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livello elementare
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ARGOMENTO: BIOLOGIA MARINA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Scorpenidi
“Ogni scarrafone è bello a mamma soia” … dice un proverbio napoletano riferendosi allo scarafaggio, animale per antonomasia sinonimo di bruttezza. La saggezza partenopea ci insegna che la bellezza è un fattore relativo anche se in natura esistono animali che, per determinate caratteristiche, non incontrano la simpatia di molti. Tra quelli marini troviamo il povero scorfano. In effetti, a guardarlo bene, i suoi caratteri fisici non lo aiutano; escrescenze carnose e lunghe spine, tra l’altro velenose, ne fanno un essere vivente non proprio attraente. Per sua sfortuna le sue carni sono deliziose e il povero scorfano trova nell’Uomo un predatore spietato.
Gli scorfani
Lo scorfano o Scorpaena fa parte della grande famiglia degli Scorpaenidae. Ne esistono molte specie che sono diffuse in tutti i mari del pianeta. Tipicamente hanno un corpo tozzo, con occhi e bocca molto grandi. Buona parte degli Scorpenidi possiede spine velenose lungo il dorso che li rendono animali potenzialmente pericolosi per l’Uomo. In realtà gli incidenti sono dovuti all’inoculazione accidentale del loro veleno, per lo più tramite le pinne dorsali, a pescatori o subacquei poco attenti. Il pericolo è maggiore a causa delle loro spiccate caratteristiche mimetiche che gli consentono di cacciare in diversi ambienti. La loro livrea ed il loro immobilismo li rende di difficile scoperta tra i coralli e le rocce del fondo. Sebbene nuotino lentamente da un nascondiglio all’altro, fermandosi sul fondo, possono essere invece velocissimi quando una preda entra nel loro raggio di azione. Dal punto di vista comportamentale non si tratta di animali dal comportamento aggressivo, tuttavia non essendo facilmente visibili si corre il rischio di toccarli e di essere punti dai loro aculei.
Gli scorpenidi sono infatti provvisti di pinne erettili dorsali, anali e pelviche, all’apice delle quali sono presenti le spine velenose che sono meno lunghe e più robuste di quelle dei pesci leone; in genere le spine velenose sono tredici dorsali, tre anali e due pelviche (una per lato), ed hanno una colorazione leggermente diversa da quella delle pinne all’apice delle quali sono collocate.
Il veleno degli scorfani
Il veleno, di natura proteica, scorre attraverso due scanalature disposte internamente lungo le spine stesse e, una volta inoculato, causa un dolore molto forte che può perdurare anche per 48 ore. Questo veleno è prodotto da un tessuto ghiandolare disposto longitudinalmente all’interno delle spine stesse. Essendo le spine velenose ricoperte da tegumento, quando penetrano all’interno di un corpo esso viene compresso e si ha il rilascio delle tossine.
Le spine presenti sul capo e in genere in altre parti del corpo, pur non essendo velenose, possono essere comunque pericolose perché cause di infezioni secondarie e ferite più o meno profonde.
Sebbene la tossicità del loro veleno sia nota non è mai stato studiata a fondo e sono relativamente pochi i gruppi nel mondo che si occupano del suo studio. Alcuni ricercatori brasiliani del Departamento de Bioquímica e Imunologia, Laboratório de Venenos e Toxinas Animais di Belo Horizonte stanno studiando da anni il veleno della specie Scorpanea plumieri, uno scorfano molto comune nei Caraibi, in Florida e lungo le coste Atlantiche del Brasile. Il suo veleno, indicato scientificamente dalla sigla SpV (= Scorpaena plumieri Venom), è una miscela tossica che causa un rapido abbassamento della pressione arteriosa, della frequenza respiratoria e abbassamento dei battiti cardiaci (bradicardia). Sono presenti spesso infiammazioni locali e sistemiche con effetti proporzionali alla dose di veleno inoculata.
Studi recenti hanno mostrato che gli effetti sembrano essere stati minori se viene inoculato il siero antiveleno SFAV (= StoneFish AntiVenom), specifico per il pesce pietra (Synanceja trachynis) dell’oceano Pacifico. Tale correlazione ha permesso di dimostrare che le due specie producono un veleno molto simile e dalle stesse caratteristiche antigeniche. Si è scoperto che esso è attivo ad un pH compreso tra 7 e 8 per cui un ambiente debolmente acido o basico potrebbe aiutare ad alleviare eventuali sintomi causati dall’attività di questo enzima.
Cosa fare in caso di puntura accidentale
Nel caso di puntura da scorpenidi, occorre subito soccorrere la vittima e, nel caso l’incidente sia occorso in acqua, portarla velocemente all’asciutto e comunque in un luogo sicuro. Le vittime riportano un immediato e forte dolore tale da rendere difficile il controllo della vittima. Possono subentrare ansia, palpitazioni, tremori, nausea e, in rari casi, una sincope. Il dolore può essere temporaneamente controllato con spray analgesici ma spesso il dolore ricompare ad intervalli più o meno regolari. E’ opportuno eliminare solo le grosse spine (ben evidenti) lasciando ai soccorritori sanitari il compito di pulire e medicare la ferita e di provvedere alla profilassi antitetanica. Le linee guida più recenti indicano che l’immersione della parte colpita in acqua calda, come nel caso delle punture di tracina, potrebbe non essere sufficiente ad alleviare il dolore.
LE SPECIE DEL MEDITERRANEO
Famiglia Scorpaenidae
Scorfano d’altura, Pontinus kuhlii (Bowdich, 1825). Nome inglese: offshore rockfish. Spine dorsali: 11 – 12; raggi dorsali molli: 9-11. Lunghezza massima: 52 cm. Tipicamente due raggi spinosi allungati, anteriormente alla dorsale. Il loro colore è spesso rosso ed uniforme. Lo si trova in Portogallo, Madeira, Azzorre, Canarie, Capo Verde, coste della Spagna e della Sicilia. La specie è stata segnalata anche a São Tomé Island.
Non velenoso
Pontinus kuhlii – esemplare di femmina- autore Cambraia Duarte, P.M.N. (c) ImagDOP Pontinus kuhlii, Offshore rockfish : fisheries (fishbase.se)
Scorfanotto di Madeira, Scorpaena maderensis (Valenciennes, 1833). Nome inglese: Madeira rockfish. Diffuso in tutto il Mediterraneo, con l’esclusione del mar Nero; presente nel golfo di Biscaglia, Senegal, Madeira, Canarie e Azzorre. Ha una preferenza per le isole e predilige gli ambienti costieri, dalla superficie sino a 40 metri di profondità. Si tratta di una delle specie di scorfano più piccole, mediamente è lungo 10 cm., la massima lunghezza riportata è di 14 cm. Pinna dorsale con 12 raggi spinosi velenosi. Pinna caudale arrotondata. Manca della fossetta occipitale. Colorazione rossastra a fasce – Velenoso
Scorpaena maderensis – Fonte http://riblje-oko.hr/index.php?. – Autore riblje-oko.hr Scorpaena maderensis.jpg – Wikimedia Commons
Scorfano rosa, Scorpaena elongata (Cadenat, 1943). Nome inglese: Slender rockfish. Lunghezza massima 50 cm ma comunemente 30 cm. Posside un corpo massiccio, testa con creste, spine e appendici cutanee sulla testa ben sviluppate, tranne che sotto la mascella inferiore. Al centro della fronte, dietro le arcate sopra orbitali, si trova una depressione detta fossetta occipitale. Ha un colore rosa o rosso-giallastro, con macchie più scure. Lunghezza fino a 40 cm. Si distingue :
dallo scorfano nero (S. porcus) per il colore rosa o rossastro ed il minor numero di squame contate verticalmente sul fianco (meno di 50);
dallo scorfano rosso (S. scrofa) per l’assenza di appendici cutanee sotto la mascella inferiore;
dallo scorfanotto (S. notata) per le appendici cutanee sulla guancia ben sviluppate (anziché ridotte);
dallo scorfano di fondale (Helicolenus dactylopterus) per la presenza della fossetta occipitale.
E’ diffuso nel Mediterraneo e nel nord della Namibia. Demersale (ovvero un organismo marino che nuota attivamente ma si trattiene nei pressi del fondale dove trova il nutrimento) lo si incontra tra i 70 e gli 800 metri di profondità – Non velenoso
Scorpaena elongata – Author Fernando Herranz MartínScorpaena elongata.jpg – Wikimedia Commons
Scorfano rosso, scorfano maggiore, Scorpaena scrofa (Linnaeus, 1758). Nome inglese: red scorpionfish, bigscale scorpionfish. Puo’ raggiungere i 50 cm di lunghezza; presenta le prime spine dorsali estremamente lunghe. Ha la mascella inferiore frangiata e filamenti cutanei sul capo. Lo si ritrova dai 10 ai 300-350 metri di profondità. Ha colore rossastro a chiazze scure. Diffuso nel Mediterraneo ed in Atlantico (Azzorre, Madeira, Canarie, Senegal, Capo Verde e Inghilterra) – Velenoso
Scorpena scrofa – autore Waielbi Scorpaena scrofa (Linnaeus, 1758).jpg – Wikimedia Commons
Scorfanotto, Scorpaena notata (Rafinesque, 1810). Nome inglese: small red scorpionfish. Corpo massiccio, testa con creste, spine e appendici cutanee ridotte. Al centro della fronte, dietro le arcate sopraorbitarie, si trova una depressione detta fossetta occipitale. Ha colore rossastro a chiazze scure e giallastre, in genere con una macchia nera sulla pinna dorsale. Di dimensioni minori rispetto allo scorfano rosso con una lunghezza fino a 15 cm, si distingue:
dallo scorfano nero (S. porcus) per la presenza di squame nell’area coperta dalle pinne pettorali, un minor numero di squame contate verticalmente sul fianco (meno di 50) e il colore prevalentemente brunastro;
dallo scorfano rosso (S. scrofa) per l’assenza di appendici cutanee sotto la mascella inferiore;
dallo scorfano rosa (S. elongata) per le appendici cutanee sulla guancia di grandezza ridotta;
dallo scorfano di fondale (Helicolenus dactylopterus) per la presenza della fossetta occipitale.
Si nutre prevalentemente di crostacei ed è diffuso dai 5 ai 700 metri di profondità. Presente alle Azzorre, a Madeira, dalla Francia al Senegal, Golfo di Biscaglia. Mediterraneo (raro nel nord Adriatico) e Mar Nero.
Velenoso
Scorpaena notata, foto scattata nell’acquario dello Zoo di Vienna Scorpaena notata (DFdB).JPG – Wikimedia Commons
Scorfanotto di Cadenat, Scorpaena loppei (Cadenat, 1943). Nome inglese: Cadenat’s rockfish. Riconoscibile per la presenza di un unico poro centrale, alla sinfisi inferiore della mandibola. L’apertura anale è più vicina all’estremità del muso che a quella della caudale. La colorazione è generalmente rosso marmorizzata, con fasce più o meno scure. Spesso presente una macchia nera sulla pinna dorsale, tra il sesto e l’ottavo raggio. Diffusa nell’Atlantico orientale, Marocco, Mauritania, Portogallo, Spagna e Mediterraneo, oltre i 200 metri di profondità – Velenoso
Scorpaena loppei, Regga, Gozo, Malta – Autore Diego Delso Pez escorpión enano (Scorpaena loppei), Regga, Gozo, Malta, 2021-08-23, DD 22.jpg – Wikimedia Commons
Scorfanotto nero, scorfanotto bruno, Scorpaena porcus (Linnaeus, 1758). Nome inglese: black scorpionfish. Riconoscibile per i caratteristici tentacoli sopra orbitali e il capo nudo; specie demersale, vive sui fondali rocciosi, detritici e a Posidonia o Zostera, dalla superficie sino a 800 metri di profondità. Il corpo è massiccio, la testa è crestata e presenta delle piccole appendici cutanee, anche sopra gli occhi ma non sulla mascella inferiore. Al centro della fronte, dietro le arcate sopra orbitarie, si trova una depressione detta fossetta occipitale. Mancano le squame nella zona coperta dalle pinne pettorali. Colore brunastro a chiazze nerastre e chiare, marrone-rossastro e sino al rossastro. Lunghezza fino a 20 cm. Si distingue dalle altre specie di Scorpaenidae per l’assenza di squame nell’area coperta dalle pinne pettorali, il maggior numero di squame contate verticalmente sul fianco (più di 60) e il colore in genere brunastro. Si nutre di pesci, crostacei e molluschi bentonici – Velenoso
Scorpaena porcus, Nerja, Spain – Fonte http://fishbase.us/photos/thumbnailssummary.php?ID=1758# – autore @ Carlos Pomares Scorpaena porcus Nerja.jpg – Wikimedia Commons
Famiglia Sebastidae
Questi pesci sono simili agli Scorpaenidae ma privi di appendici e con spine meno evidenti.
Scorpena bastarda, scorfano di fondale, Helicolenus dactylopterus (Delaroche, 1809). Capo sprovvisto della fossetta occipitale. Capo privo di filamenti cutanei. Palato tipicamente blu. Come aspetto generale assomiglia ai comuni scorfani ed anche ai serranidi ma si distingue per l’assenza di tentacoli su muso e mandibola e per gli occhi molto più grandi. Anche la bocca è piuttosto grande e munita di denti a forma di ago. La pinna dorsale è unica, munita di raggi spinosi nella metà anteriore, questi raggi sono allungati nella porzione centrale. Le pinne pettorali, ampie, hanno i raggi inferiori liberi ed ingrossati. Le pinne ventrali sono più piccole delle pettorali. La pinna caudale ha bordo più o meno piatto, con gli angoli superiori ed inferiori acuti. Il colore è rossiccio o beige con quattro fasce scure verticali, di cui l’ultima sul peduncolo caudale. Da vivo il corpo è percorso da fasce verticali rosso vivo. Una macchia nera è presente al centro della pinna dorsale; spesso ce n’è un’altra nella parte alta dell’opercolo branchiale. L’interno della bocca è nero. Raggiunge i 45 cm di lunghezza. Presente nell’Atlantico orientale ed occidentale, Nuova Scozia, dal Canada al Venezuela. Norvegia, Mediterraneo, Golfo di Guinea, Madeira, Azzorre, Canarie; Walvis Bay, dalla Namibia al Natal, Sud Africa. Demersale, diffuso da 50 a 1.100 metri di profondità.
Velenoso.
Scorpena spinosa, Trachyscorpia cristulata (Goode & Bean, 1896). Penetrata in Mediterraneo da Gibilterra è facilmente confondibile con il Helicolenus dactylopterus. Vive tra i 130 ed i 1.300 metri di profondità. – Foto © Giuseppe Mazza Velenoso
Scorpena spinosa, Trachyscorpia cristulata – autore PescaLindes Trachyscorpia Cristulata Echinata.jpg – Wikimedia Commons
Famiglia Dactylopteridae
Pesce civetta, Dactylopterus volitans (Linnaeus, 1758). Nome inglese: Flying gurnard. Pesce dalle pinne pettorali molto grandi, con linee blu e 6 raggi separati da piccoli lobi. Lungo aculeo sul capo. Lunghezza massima 50 cm ma comunemente di 38 cm. Presenta sette spine dorsali. E’ presente nell’Atlantico orientale, Angola, Mediterraneo, Madeira, Azzorre; nell’Atlantico occidentale dal Canada al Massachusetts, USA e Golfo del Messico, sino all’Argentina.
Non velenoso
Pesce civetta, Dactylopterus volitans – autore Stefano Guerrieri – Fonte https://www.ampsecchedellameloria.it/gallery/galleria-foto/
in anteprima scorfano fotografato in notturna a Giannutri – @Andrea Mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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