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livello elementare
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ARGOMENTO: EMERGENZE CLIMATICHE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: na
parole chiave: climatologia
I cambiamenti climatici sono una realtà e stanno già provocando impatti e fenomeni di frequenza e intensità mai visti nella storia umana e con essi sofferenze, perdita di vite, sconvolgimento degli ecosistemi e della ricchezza di biodiversità che sostengono la nostra vita. Il rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato l’otto ottobre 2018, è un punto di riferimento scientifico che valuta le prospettive di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C e mostra la necessità di un’azione urgente per il clima. Approvato da 195 governi, il report sottolinea che oggi abbiamo l’opportunità, ancora e per poco, di modificare la china pericolosa su cui abbiamo posto il mondo come lo conosciamo.
Il report speciale sul riscaldamento globale a 1,5 °C del Panello Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC), è stato chiesto proprio allo scopo di guidare i prossimi passi dei Governi sul clima.
Stephen Cornelius, Capo della Delegazione del WWF all’IPCC, ha dichiarato: “Ci aspettavamo negoziati difficili su questo rapporto e siamo felici che i governi abbiano fatto una ragionevole riflessione fondata su basi scientifiche. Gli attuali impegni dei Paesi per ridurre le emissioni non sono sufficienti per limitare il riscaldamento globale a 1.5 °C e con la scienza non si può negoziare”.
“Ogni mezzo grado fa la differenza per le persone e la natura: questa è la realtà sul riscaldamento globale. Dobbiamo scegliere un’azione climatica più forte e accelerare la transizione verso un’economia a zero carbonio in tutti i settori: quello energetico, dei trasporti e alimentare – continua – Senza rapidi e profondi tagli alle emissioni di anidride carbonica, ci troveremo davanti a impatti più gravi per gli ecosistemi: dalle barriere coralline ai ghiacciai del mare Artico e molte più specie animali a rischio”.
Il WWF esorta i governi a intensificare e aumentare l’ambizione nei loro piani climatici nazionali entro il 2020, coerentemente con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale entro 1,5°C rispetto all’età preindustriale. L’appello è che i Paesi annuncino la revisione verso l’alto dei propri impegni in occasione del dialogo Talanoa alla XXIV Conferenza delle parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP24), che si terrà a dicembre a Katowice, in Polonia.
In sintesi, il report IPCC evidenzia la necessità di un’azione urgente. Gli impegni finora assunti dai governi non sono sufficienti a limitare il riscaldamento a 2 °C, ancor meno a 1,5 °C, e più ritardiamo drastiche riduzioni delle emissioni, più le conseguenze saranno irreversibili e le soluzioni future saranno costose. “Superando i 2 gradi centigradi di riscaldamento globale rispetto all’età preindustriale, potremmo vedere un cambiamento climatico inarrestabile”, conclude Cornelius.
Il rapporto dell’IPCC e il suo sommario per i decisori politici sono stati commissionati dai governi con l’Accordo sul Clima di Parigi, raggiunto nel 2015, quando è stato deciso di agire per limitare l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C e cercare di rimanere entro 1,5°C.
Il rapporto dimostra che mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C è più sicuro rispetto ai 2 °C in termini di impatti climatici e che l’aumento della temperatura globale a 2 °C al di sopra dei livelli preindustriali porterebbe a conseguenze devastanti, fra cui l’innalzamento del livello del mare, la desertificazione di molti territori, la perdita di habitat e specie naturali e la diminuzione delle calotte glaciali, che avrebbero ripercussioni gravissime sulla nostra salute, sui mezzi di sussistenza, sulla sicurezza umana e sulla crescita economica.
Il livello attuale di emissioni gas serra porterà a conseguenze peggiori del previsto, causando impatti irreversibili. Fra queste la perdita del patrimonio naturale, che danneggerebbe le persone, l’ambiente e le economie, spingendoci verso scenari nei quali l’adattamento sarebbe impossibile, con molte comunità costrette ad affrontare disastri e catastrofi.
Con il rapporto speciale 1,5° dell’IPCC, la comunità scientifica ci dice che dobbiamo accelerare fortemente l’azione per il clima se vogliamo limitare il riscaldamento globale. Mantenere la temperatura globale entro 1,5°C rispetto all’epoca preindustriale è possibile, ma per farlo si deve cambiare subito strada. Se continueremo a bruciare combustibili fossili, a distruggere le foreste, a produrre cibo e a mangiare in modo insostenibile, distruggeremo il nostro futuro.
Le emissioni di gas serra stanno aumentando più rapidamente del previsto e gli effetti si stanno palesando prima di quanto si potesse supporre solo pochi anni fa. Il riscaldamento globale avrà effetti catastrofici come l’innalzamento del livello del mare, l’incremento delle ondate di calore e dei periodi di intensa siccità, delle alluvioni, l’aumento per numero e intensità delle tempeste e degli uragani. Questi fenomeni avranno un impatto su milioni di persone, con effetti ancora maggiori su chi vive nelle zone più vulnerabili e povere del mondo, danneggeranno la produzione alimentare e minacciano specie di importanza vitale, gli habitat e gli ecosistemi.
Nonostante nella comunità scientifica ci sia un consenso pressoché unanime sul fatto che il cambiamento climatico sia in atto e che esso derivi particolarmente dalle emissioni di gas serra derivanti dalle attività antropiche, i governi e le aziende stanno rispondendo con colpevole lentezza, come se il cambiamento climatico non rischiasse di mandare a pezzi le fondamenta della civilizzazione umana e dell’economia. È evidente che gli impegni assunti dai Paesi fino ad ora non sono sufficienti. Mentre dobbiamo lavorare sodo per ridurre le emissioni, dobbiamo contemporaneamente cominciare ad adattarci agli impatti del cambiamento climatico ormai in atto e crescenti.
estratto da WWF
Aggiornamento dopo COP24 di Katovice da OCEAN4FUTURE
Alla COP 24 di Katowice l’obiettivo era rendere operativo l’Accordo di Parigi, tramite regole chiare per misurare gli impegni assunti dai singoli Paesi per contrastare i cambiamenti climatici. L’obiettivo sembra essere stato raggiunto: di fatto i rappresentanti hanno approvato all’unanimità il cosiddetto “Rulebook di Parigi”, che definisce appunto i criteri di rendicontazione, monitoraggio e revisione degli impegni. Si tratterebbe dell’atteso “libro delle regole” con cui attuare l’Accordo sul clima di Parigi.
Il problema è che non sono stati stabiliti chiaramente tutti gli obiettivi. Uno degli argomenti non risolti della COP 24 è il modo in cui i Paesi aumenteranno i loro obiettivi di riduzione delle emissioni. Al momento attuale le nazioni garantirebbero un aumento delle temperature mondiali di ben 3°C rispetto i livelli pre industriali ovvero 1,5 gradi in più rispetto quanto consigliato dall’ultimo report dell’IPCC.

Katovice, località dove è stata svolta l’ultima riunione … un passo avanti?
Un nulla di fatto?
Non proprio. Iniziamo con il processo di decarbonizzazione. Sebbene con molti dubbi sui metodi, Cina e Stati Uniti stanno investendo nelle energie pulite per contrastare l’inquinamento. Grazie all’innovazione tecnologica, i costi delle fonti rinnovabili sono scesi e le rendono oggi sempre più efficienti e competitive. Inoltre, il pacchetto finale stabilisce in che modo i Paesi forniranno informazioni sui loro contributi nazionali per ridurre le emissioni – i cosiddetti Nationally Determined Contributions, NDC – comprese le misure di mitigazione e adattamento e i dettagli sulla finanza climatica destinata alle economie in via di sviluppo. C’è ancora molto da fare ma possiamo avere fiducia il prossimo appuntamento sarà quest’anno in Cile (COP25) per mettere a punto gli ultimi elementi del regolamento di Parigi e iniziare a lavorare sui futuri obiettivi emissivi. Il momento fondamentale avverrà però nel 2020 (forse in Italia) quando al COP 26 i Paesi dovranno dimostrare d’aver rispettato i loro attuali impegni in materia di emissioni e produrre i nuovi obiettivi per il 2030 quando la popolazione mondiale sarà di 9 miliardi di persone e le necessità alimentari aumenteranno del 70%. La mitigazione delle temperature sarà quindi essenziale per sopravvivere.
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