livello elementare
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ARGOMENTO: ARCHEOLOGIA
PERIODO: V – III MILLENNIO a.C.
AREA: ORIENTE
parole chiave: Archeologia, architettura
Nell’immaginario collettivo le piramidi egizie rappresentano uno dei misteri più intriganti della storia dell’Uomo. Sebbene non siano gli edifici più antichi eretti dai nostri predecessori, quello che colpisce è la maestosità di queste strutture funerarie che vennero costruite tra i 4.700 ed i 3.500 anni fa.
Un mistero di cinque millenni
Sebbene possa esserci una relazione fra le piramidi ed altre grandi strutture architettoniche dell’antichità, in Egitto si raggiunse una perfezione forse mai eguagliata.
la piramide di Saqqara costruita dal faraone Djoser, quasi 4.700 anni fa. Fu una giornata emozionante raggiungerla a cavallo di un asino, 2000 – photo credit tiziana forti
Tutto iniziò con la costruzione della prima piramide da parte del faraone Djoser, quasi 4.700 anni fa. Da allora tutti i regnanti egizi si fecero seppellire nelle loro piramidi, almeno fino a 3.500 anni fa quando il faraone Ahmose I fece costruire l’ultima, di fatto poco più di un cenotafio realizzato con sabbia e detriti litici e ricoperto di pietra calcarea forse per assicurare una qualche stabilità alla struttura. Un pallido ricordo a confronto della maestosità delle piramidi costruite nella IV dinastia che possiamo ammirare nella piana di Giza. Di fatto, dopo di lui, tutti i sovrani e sovrane egizi furono sepolti in tombe sotterranee nella Valle dei Re. Ma di questo parleremo in un prossimo articolo. E’ importante comprendere che tutto avvenne nell’antico Egitto in una finestra di soli 1200 anni, dal 2700 a.C. e il 1500 a.C., ovvero nello stesso tempo in cui popolazioni celtiche costruivano Stonehenge e in Sardegna veniva realizzato l’incredibile tempio di S’Accoddi, in provincia di Sassari.
Uno “ziqqurat” nell’interno della Sardegna
Voglio iniziare, se non altro per la sua vicinanza, proprio con questa straordinario struttura i cui resti risalgono tra la fine del Neolitico e l’inizio dell’Eneolitico, 3.020-2.860 a.C. Per chi non lo avesse visitato, è un luogo davvero magico, in cui sorge una struttura all’interno di un’area sacra costituita da una piattaforma rettangolare alta 5 metri alla quale si accedeva grazie ad una rampa di ben 25 metri; al disopra della rampa era presente una cella rettangolare intonacata di rosso (tempio rosso). Intorno al 2590 a.C., forse in seguito ad un incendio, venne costruito un muro perimetrale che inglobò il tempio rosso e sulla sua sommità venne costruito un nuovo altare. In pratica questa struttura a gradoni, costruita al centro della Sardegna, ci richiama le torri sacri a più piani, dette Ziqqurat, documentate dal terzo millennio avanti Cristo in Mesopotamia.
Un altare verso gli Dei
Le Ziqqurat erano strutture religiose polifunzionali, composte da piattaforme sovrapposte. Molti studiosi ritengono che, secondo la religione babilonese, la struttura a gradoni rappresentava un’immagine del mondo: dalle parti basse, inerenti il modo terreno, a quelle superiori per il cielo, in una visione cosmica che univa il mondo umano a quello celeste.
Lo ziggurat di Ur fu costruito durante la prima età del bronzo (21° secolo a.C.) e fu restaurato dal re Nabonedo – Foto Amjedha95 File:Ziggurat of Ur.jpg – Wikimedia Commons
Tra queste strutture religiose, diffuse lungo tutta la Mesopotamia, ma anche sull’altopiano iranico e nelle zone dell’odierno Turkmenistan, va ricordato lo ziqqurat di Ur costruito al termine del III millennio a.C., in un periodo di floridezza economica per quella grande città, quando il re Ur-Nammu, primo sovrano della Terza dinastia di Ur, lo eresse sulle fondamenta di un edificio precedente in onore di Nanna, dio della luna. Secondo Sitchin3, Andrea Parrot in Zigguraths et Tour de Babel, descrive la tavola Esagila che mostra un tempio dedicato a Marduk, il dio protettore di Babilonia. Questa tavola ritrovata a sud dello ziqqurat Etemenanki, illustra la struttura di uno ziggurat a sette piani descritto come un edificio a pianta quadrata con piani superiori progressivamente più piccoli in cui l’ultimo era considerato il piano degli dei. La precisa progressione matematica nella costruzione delle strutture fa si che essa fosse perfettamente cubica con ogni lato della base della misura di 3×60 cubiti. La cosa interessante che l’angolo di visione da parte di un osservatore aumentava progressivamente da 33°, al primo livello, fino a 90° nell’ultimo. Essendo una struttura a pianta quadrata, un osservatore all’ultimo piano aveva quindi una visione a 360°. In pratica, gli antichi astronomi potevano godere ad ogni piano di una apertura di visione del cielo diversa ma solo coloro che vivevano all’ultimo piano potevano avere una visione completa del cielo.
Al di là dell’Atlantico
Non ultime vanno ricordate le piramidi andine. Interessante quella di Caral, una grande città disposta su un’area di 66 ettari, abitata da oltre 3.000 abitanti (un grande numero considerando l’epoca) tra il 3.000 a.C. ed il 2.000 a.C. nell’attuale Perù.
Pirámide Mayor di Caral, Perù, 2022 – Autore foto Gisela Xiomara Garcia Almonacid
Pirámide mayor de Caral.jpg – Wikimedia Commons
Tra i suoi edifici, la piramide principale (Pirámide Mayor) che, con le sue notevoli dimensioni (era grande quanto quattro campi da calcio, ed alta 18 metri) non passava inosservata. Probabilmente questa civiltà del Neolitico influenzò la costruzione posteriore di edifici similari in tutte le Americhe. Ad esempio gli Anasazi, antenati degli odierni Hopi e Zuñi, vissuti intorno al 1500 a.C. nella zona che oggi corrisponde agli stati dello Utah, Colorado, Arizona e Nuovo Messico, erano abili costruttori che costruivano case verticali e templi per uso astronomico-rituale disposti su diverse altezze.
petroglifi di figure antropomorfe sulle rocce di Capitol Reef National Park (Utah) degli antichi nativi della cultura detta di Freemont – photo credit @andrea mucedola
Sempre nelle Americhe, le celebri piramidi mesoamericane, note anche come Teocalli, sviluppate a gradoni con templi costruiti sulla sommità. In realtà erano molto più simili agli ziqqurat mesopotamici che alle piramidi egizie e furono costruite dal primo millennio avanti Cristo, ovvero molto dopo quelle orientali e sud americane. Frutto dell’ingegno o di una memoria condivisa?
Perché edifici simili si ritrovano in tutti i continenti? Che collegamenti ci sono tra un misterioso popolo cinese, che costruì la città di Shimao 4.300 anni fa, 400 ettari residenziali con al centro un’imponente piramide a gradoni alta almeno 70 metri? Cosa ci può rivelare la recente scoperta della piramide di Gympie, una struttura terrazzata ubicata nel Queensland australiano? Chi le costruì? Potrebbero essere la testimonianza che Egizi e Fenici giunsero in Australia?
I misteri dell’Anatolia
Piramidi e Ziggurat non furono però i primi monumenti costruiti dall’Uomo; prima di loro va menzionato il tempio neolitico di Gobekli Tepe, situato a circa 18 km a Nordest dalla città di Şanlıurfa nell’odierna Turchia, presso il confine con la Siria, risalente forse all’inizio del Neolitico. La datazione al Carbonio 14 ne farebbe risalire la costruzione addirittura al X millennio a.C., una scoperta che mette in discussione la storia dello sviluppo delle civiltà umane, almeno come la abbiamo finora conosciuta.
Sebbene queste strutture ci possano apparire come un insieme di pietre in terre assolate, in particolare se comparate a monumenti più recenti come il Partenone (447 a.C.), la Grande Muraglia Cinese (220 a.C.) e il Colosseo (80 d.C.), ci fanno però comprendere come migliaia di anni orsono esistevano popoli, erroneamente considerati primitivi, che avevano sviluppato conoscenze e tecnologie in grado di costruire grandi edifici verso il cielo che si sono poi nel tempo perdute. C’è ancora molto da scoprire e da raccontare. Torneremo presto a parlare delle piramidi egizie.
Andrea Mucedola
in anteprima l’enigmatica sfinge a Giza – photo credit @ andrea mucedola
Note
1 Reg Clark, “Securing Eternity: Ancient Egyptian Tomb Protection from Prehistory to the Pyramids” American University in Cairo Press, 2019
2 Verner “The Pyramids: The Archaeology and History of Egypt’s Iconic Monuments” American University in Cairo Press, 2021.
3 Zacharia Sitchin, “The 12th Planet”, 1976, in italiano “Il pianeta degli dei”, edizioni Piemme
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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