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L’operazione G.A.1: attacco ad Alessandria – parte VII

tempo di lettura: 10 minuti

 

livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: DIDATTICA

parole chiave: Sommergibile Iride, operazione GAI 1

 

In una relazione del febbraio 1947, il capitano di vascello Mario Giorgini, comandante della I Flottiglia MAS, riferisce che nel giugno del 1940 l’ammiraglio Raffaele De Courten, responsabile dell’Ispettorato delle armi subacquee, si recò al Serchio per assistere ad un’esercitazione dei mezzi di assalto. 

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ammiraglio Raffaele De Courten  (Milano, 23 settembre 1888 – Frascati, 23 agosto 1978) fu un ammiraglio e politico italiano. Entrato nel 1906 nella Regia Accademia Navale di Livorno, nel 1910 venne nominato guardiamarina. Prestò servizio sulle corazzate Vittorio Emanuele e Benedetto Brin, prendendo parte alla guerra italo-turca. Prese parte alla prima guerra mondiale con il grado di tenente di vascello e destinato a bordo dei dirigibili della Regia Marina, partecipò nell’agosto 1915 con l’aeronave Città di Jesi al bombardamento della base navale austriaca di Pola, finendo per essere catturato in seguito all’abbattimento del dirigibile. Ministro della Marina, fu l’ultimo capo di stato maggiore della Regia Marina e il primo della Marina Militare del dopoguerra.

Sarebbe stata una cosa del tutto normale visto che i finanziamenti dei progetti speciali dipendevano da lui ma la sorpresa fu che al termine della dimostrazione De Courten annunciò la necessità di effettuare al più presto, con i mezzi disponibili (praticamente quasi tutti quelli usati negli addestramenti) un’azione navale contro gli Inglesi. Questa notizia sconcertò gli uomini del Serchio che si rendevano conto che i S.L.C. disponibili erano usurati e gli altri, ancora in fase finale di approntamento, non erano ancora tecnicamente migliori. Non essendoci altre possibilità, furono scelti quelli meno peggio pur nella consapevolezza dei limiti conosciuti.



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Ma c’era un altro problema, i S.L.C. erano stati collaudati fino a trenta metri per cui la tenuta delle parti stagne non sarebbe stata garantita. Questo avrebbe causato un problema operativo al sommergibile trasportatore che, modificato per poter trasportare i maiali su quattro selle (due a prora e due a poppa della torretta), non avrebbe potuto scendere al di sotto di quella profondità per non compromettere l’impiego degli S.L.C..

Si procedette quindi al sorteggio degli equipaggi, pescando i nomi da un berretto: Toschi – Lazzari, Tesei – Pedretti, Birindelli – Paccagnini e Franzini – Lazzaroni – De la Penne.

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capitano di fregata Mario Giorgini

Non dovettero aspettare molto. Il 10 agosto 1940, il Capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Cavagnari, inviò al capitano di fregata Mario Giorgini, comandante della I flottiglia MAS, l’ordine generale per la prima missione G.A. contro il porto militare di Alessandria. Tutti si rendevano conto che questa prima operazione, sebbene preparata sulle esperienze maturate al Serchio e durante l’esercitazione di attacco al R.N. Quarto nella rada di la Spezia, sarebbe stata la prima prova sul campo dell’efficienza bellica dei S.L.C.. Un fallimento avrebbe affossato il programma definitivamente. I dubbi erano ovviamente tanti e possiamo immaginarci quel misto di eccitazione e paura che da sempre attanaglia tutti i militari prima di un’operazione militare. Per la missione, lo Stato Maggiore della Marina assegnò come sommergibile trasportatore il R. Smg. Iride, un classe 600 Perla, una delle più moderne unità subacquee italiane (era entrato in servizio il 16 novembre 1936) al comando del tenente di vascello Francesco Brunetti, brillante ufficiale sommergibilista che ritroveremo anche più avanti, perché co-protagonista delle uniche due missioni di guerra di Elios Toschi.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Francesco-Brunetti-663x1024.jpegUfficiale di vascello (oggi Corpo di Stato Maggiore), appartenente allo stesso corso di Accademia di Toschi e Tesei (1925), Francesco Brunetti era nato a La Spezia nel 1909, ed era stato destinato a bordo dei sommergibili. Doveva essere considerato tra i migliori ufficiali sommergibilisti (entrato al secondo posto nella graduatoria assoluta del suo corso in Regia Accademia Navale), ed aveva avuto il comando di due ottimi battelli. Di lui, del periodo della guerra, non si trova molto, se non alcuni cenni sugli appunti di Toschi. Brunetti condivise con loro due momenti drammatici che sono descritti con molto pathos da Toschi nei suoi libri: storie umane e di guerra che racconterò più dettagliatamente nei prossimi articoli.


La missione G.A.1

Torniamo ora alla missione del sommergibile Iride, il primo tentativo di attacco al porto di Alessandria d’Egitto, una delle roccaforti della flotta inglese nel Mediterraneo. Il sommergibile partì da La Spezia il 12 agosto per trasferirsi a Messina dove arrivò il 14 agosto alle ore 19:00. Alle ore 11:00 del 16 agosto 1940 il sommergibile ricevette l’ordine di dirigersi, seguendo rotte su alti fondali, verso il golfo di Bomba, al fine di evitare gli insidiosi campi minati. Terminato l’approntamento, come da ordini, il battello partì da Messina alle 16:00 seguendo rotte costiere fino a Capo Spartivento. Alle 20:30, il sommergibile accostò con rotta diretta verso il Golfo di Bomba dove aveva appuntamento con la torpediniera Calipso.

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motonave posamine Monte Gargano

Come da ordini il sommergibile Iride partì da Messina alle 16:00, seguendo rotte costiere fino a capo Spartivento. Alle 20:30, il battello accostò con rotta diretta verso il Golfo di Bomba dove aveva appuntamento con la torpediniera Calipso. All’alba del 21 agosto, avvistò la torpediniera e diede fondo a circa 250 metri di distanza.

Il Calipso, al comando del Tenente di vascello Giuseppe Zambardi, nel pomeriggio del 16 agosto, aveva imbarcato nel Golfo di Spezia il comandante Giorgini, comandante della I Flottiglia MAS, al quale era stata affidata la direzione della missione, e gli operatori, i mezzi subacquei ed il materiale. Il 17 agosto il Calipso ripartì per Trapani, seguendo rotte dirette e regolando la velocità per arrivare nel porto siciliano nel pomeriggio del 18. Dopo il rifornimento, il Calipso si diresse con rotta diretta verso Tripoli per arrivare in tempo utile all’appuntamento con il sommergibile Iride il 19 di agosto. 

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torpediniera Calipso in uscita da La Spezia, sullo sfondo di prora si nota il Varignano che sarebbe diventata la base principale dei Gamma e poi degli incursori nel dopoguerra

Per raccontare questo drammatico evento, alternerò due fonti: alcuni estratti dal memoriale di Toschi “Tesei e i Cavalieri Subacquei” ed un interessante documento storico, conservato all’Ufficio Storico della Marina Militare, una relazione scritta da Elios Toschi sei anni dopo l’accaduto (ovvero al termine della sua prigionia in Himalaya), che proporrò in parte proponendo copie dell’originale. 

Ecco come Toschi racconta l’incontro in mare nel Golfo di Bomba della torpediniera Calipso con il regio sommergibile Iride.
… La costa tunisina si profila bassa e incerta sulla nostra dritta; da poco abbiamo superato Malta. Siamo in piena zona nemica, senza possibilità di scampo se incontriamo una formazione di caccia o peggio incrociatori nemici. Le mine vaganti, dopo l’ultima mareggiata, abbondano ed obbligano le vedette ad una guardia continua. In coperta, a poppa, fissati a selle provvisorie, sono sistemati tre maiali.

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Tesei e Toschi osservano i maiali quasi per “per chiedere loro di non tradirci quando verrà il momento dell’azione. Purtroppo, dopo averli tanto usati per i nostri allenamenti, non possiamo attenderci da essi il massimo rendimento. Troppe notti hanno trascorso in fondo al mare, troppe volte sono stati smontati e riparati. L’acqua, la salsedine, la ruggine devono aver lasciato il segno, così come è avvenuto per i nostri polmoni e le nostre articolazioni.

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Si rendono conto che la missione è stata decisa in fretta e non vi è stato troppo tempo per riflettere. Dalle prime prove erano passati tre anni, durante i quali il progetto era restato dormiente, intervallato da addestramenti e test ma niente di più.  Poi, come migliore tradizione, quella corsa a recuperare il tempo perduto. Il detto dello Stato Maggiore Marina, “sempre di corsa e in affanno” doveva essere nato in quegli anni … la tendenza ad improvvisare, basandosi sempre sul genio italico, per trovare nuove soluzioni.

Il piano
Toschi descrive la pianificazione dell’operazione: “La torpediniera deve portarci, prima di sera, fino a Bomba, una piccola baia poco lontana da Tobruk. Il sommergibile Iride comandato dal nostro amico Brunetti, partito alcuni giorni fa dalla Spezia, deve essere già lì ad attenderci. Rapido trasbordo di uomini e materiali e partenza immediata per Alessandria. Due giorni di navigazione occulta e arrivo al punto base davanti al faro di Ras el Tin a poco più di due miglia di entrata dal porto: quindi inizio della grande avventura. Da più giorni sono in corso ricognizioni aeree sul porto con fotografie della posizione delle navi, i cui risultati vengono trasmessi a Supermarina e da questa a noi. Il porto di Alessandria, dopo mesi di studi ed osservazioni ci è familiare, forse più della rada di Spezia. Conosciamo a memoria le profondità delle varie zone, le case ed i rilievi prospicienti il porto, gli sbarramenti, le ostruzioni retali, i vari rilevamenti bussola per raggiungere i posti d’ormeggio dall’entrata principale. Dopo sistemate le cariche esplosive, e nel caso che tutto vada bene, abbiamo abbozzato un piano per tentare un improbabile ritorno. Allontanamento dalla zona più sorvegliata, autoaffondamento e distruzione dei maiali, arrivo a terra a nuoto ed eliminazione delle tute da sommozzatori, sotto le quali abbiamo dei comuni abiti civili. Unico segno della nostra reale identità la piastrina metallica di riconoscimento appesa al collo, come per tutti i combattenti.

L’eventuale fuga dall’Egitto era considerata dagli assaltatori molto improbabile, essendo una  zona militare fra le più sorvegliate del mondo. Ci avevano scherzato al Serchio “fra l’alternativa di finire come guardiani di un harem e quella di novelli Lawrence d’Arabia“.

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il Calipso in uscita da Napoli 

Maiale con equipaggio ai posti
Non lontano dal Calipso c’era la motonave Monte Gargano, con a bordo il comandante del Comando Superiore Marina “Libia” (MARILIBIA), l’ammiraglio Bruno Brivonesi.

Riflettendo su questo aspetto c’è da domandarsi se, dal punto di vista operativo, fosse veramente necessario che la nave ammiraglia di Brivonesi fosse alla fonda in rada. Se la ragione fu il rifornimento del Calipso, questa avrebbe potuto comunque rifornirsi in un secondo tempo a Tobruk, evitando di avere tra i  … piedi la nave ammiraglia, un bersaglio pagante, in un momento così delicato. Tra l’altro si trovavano a pochi chilometri dal fronte terrestre ed il cielo era spesso solcato da ricognitori inglesi diretti sulle retrovie italiane. Come Giorgini aveva suggerito, sarebbe stato meglio mantenersi più verso Malta, dove la ricognizione era minore. Una situazione poco rassicurante che li fece sentire da subito bersagli “visibilissimi e preziosi” per un eventuale attacco aereo inglese.

L’inizio della fine
Dopo l’arrivo dell’Iride, gli operatori lasciarono il Calipso e si precipitarono a bordo del sommergibile per concordare il piano d’imbarco degli S.L.C. e soprattutto per non perdere tempo. La torpediniera si accostò al sommergibile in affioramento per facilitare le operazioni che iniziarono da subito. Le istruzioni prevedevano che, dopo il trasbordo, il Calipso si sarebbe dovuto mettersi a pacchetto sul lato sinistro del Monte Gargano per rifornirsi, mentre il sommergibile avrebbe dovuto allontanarsi in mare aperto ed iniziare, in affioramento, i controlli dei maiali per poi effettuare un immersione di prova a 30 metri. Trasbordati con una lancia sul sommergibile, Tesei, De la Penne e Birindelli si immersero subito in acqua per aiutare i palombari nelle operazioni di rizzaggio. Il lavoro continuò anche nelle prime ore notturne, praticamente al buio, per evitare di essere avvistati dagli aerei nemici.

Quel tragico 22 agosto
In coperta Toschi, Tesei e Birindelli discutono sul da farsi per ridurre i rischi ed anche l’amico Brunetti, comandante del sommergibile, ha le stesse preoccupazioni; sono tutti concordi che, a quel punto, forse sarebbe stato meglio fare le operazioni a Tobruk, dove avrebbero goduto una qualche protezione antiaerea.

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Alle ore 07:00 del 22 agosto appare un ricognitore britannico. Passa dapprima diritto, poi ritorna indietro cambiando spesso rotta. Di fatto tutti si rendono conto che il Monte Gargano, la torpediniera Calipso ed il sommergibile Iride costituiscono una curiosa concentrazione di forze navali. L’aereo fa un ampio giro intorno alla baia e sparisce verso il largo.

Toschi riporta “Certamente ha segnalato ad Alessandria quanto ha visto: da questo momento un attacco, anche pesante, è possibile nel giro d’un ora.”  Ciononostante non si fermano ed il lavoro assume un ritmo sempre più frenetico. Finalmente, alle nove e mezzo, l’ultimo siluro a lunga corsa è sistemato, ma un’ombra oscura passa nella mente di tutti. Sanno che sono stati scoperti e si aspettano da un momento all’altro un attacco aereo.

Fine VII parte – continua

Andrea Mucedola

 

@ copyright del testo dell’autore andrea mucedola

immagini, se non diversamente attribuite,  @Ufficio storico della Marina Militare

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Bibliografia
Beppe Pegolotti, Uomini contro navi, Vallecchi, 1959
Elios Toschi, Tesei e i Cavalieri subacquei, Giovanni Volpe Editore, 1967, Roma
Elios Toschi, In Fuga oltre l’Himalaia, Edizione EDIF, 1968
Ghetti, Storia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, De Vecchi Editore, 1968
Luis de la Sierra, Gli assaltatori del mare, Mursia, 1971
Alfredo Brauzzi, I mezzi di assalto della Marina Militare, supplemento alla Rivista Marittima, 1991
Junio Valerio Borghese, Sea Devils, Italian Commandos in WWII, Naval Institute Press, Annapolis, Maryland 1995
Alessandro Turrini, Una breve storia dei siluri a lenta corsa e della X MAS, Supplemento alla Rivista Marittima, 2000
Carlo De Risio, Ufficio storico della Marina Militare, La marina italiana nella seconda guerra mondiale Volume XIV / I mezzi di assalto
Documenti ed immagini Ufficio Storico della Marina Militare


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