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La seconda missione di assalto al porto di Alessandria (G.A. 2): dal memoriale di Elios Toschi – parte IX

tempo di lettura: 8 minuti

 

livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: SLC, Alessandria
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Se i mezzi avevano raggiunto una certa maturità, almeno sulla carta, restava aperta la questione del loro trasporto; cancellata l’ipotesi di una cooperazione con la Regia Aeronautica, come sempre generosa nelle parole ma restia nei fatti, la constatazione amara di una mancanza di una aviazione di Marina, di fatto cancellata dal regio decreto n°645 del 28 marzo 1923, comportava che un trasporto aereo con idrovolanti fino alla zona di operazioni non era più fattibile.

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Regio sommergibile Ametista che lascia il Muggiano

D’altra parte la soluzione sperimentata sul regio sommergibile Ametista, di collocare i maiali sul ponte, alloggiati temporaneamente su delle selle, non poteva essere considerata per missioni di lunga distanza. Questa limitazione era nota anche durante la prima missione contro Alessandria (G.A.1), dove i maiali erano stati alloggiati su selle sul ponte del sommergibile Iride, cosa che avrebbe dato non poche limitazioni al battello se la missione non fosse stata tragicamente interrotta nel golfo di Bomba.

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il Regio Sommergibile Iride

Ecco come Elios Toschi racconta il dilemma: “fin dal lontano 1935 il punto più debole nelle nostre spedizioni d’assalto era apparso quello del trasporto dei maiali vicino alle basi avversarie. Si era discusso a lungo e si ridiscute ora sull’opportunità di usare l’aereo o il sommergibile. È una discussione oziosa, specialmente fatta così tardi, perché la Marina non ha aerei propri ed ottenere una pratica collaborazione tecnico-strategica così complessa, porterebbe via mesi. Lo stesso sommergibile, però, pur con i suoi limiti ed inconvenienti, può fare molto di più. Il pericolo maggiore si è rivelato senza dubbio il trasloco dei maiali sull’unità subacquea in basi avanzate ed indifese. D’altra parte il trasporto dei delicati maiali sulla coperta del sommergibile, perché all’interno non possono entrare, per oltre duemila miglia, ci mette solo nelle mani del caso.

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le sistemazioni sul Gondar – da “I sommergibili italiani” di Paolo M. Pollina – USMM – 1963, credito Sergio Mariotti

Prese quindi sempre più corpo l’idea di dotare il sommergibile di cilindri stagni, resistenti a pressione, sistemati in coperta, per collocarvi i maiali dalla partenza all’arrivo. Una soluzione non semplice ma necessaria.


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Al ritorno Toschi incontra al Serchio i colleghi. Il ricordo dell’Iside e dei marinai morti nell’affondamento hanno segnato tutti ed i loro sguardi hanno un’unica risposta: il momento è giunto. Bisognerà fare tesoro delle esperienze maturate.

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Mario Giorgini (Massa, 19 marzo 1900 – Firenze, 23 gennaio 1977) è stato un ammiraglio italiano. Entrato all’Accademia Navale di Livorno nel 1914, venne nominato Guardiamarina nel 1920 e fu promosso Capitano di Corvetta nel 1934. Dal 24 febbraio al 30 settembre 1940 comandò la I Flottiglia MAS. 

Toschi riparte subito in auto per La Spezia per preparare i primi contatti per il lavoro di trasformazione di un nuovo sommergibile in una ventina di giorni mentre Tesei e gli altri al Serchio collaudano i maiali e tutto il restante materiale. Vengono prescelti due sommergibili, il Regio Sommergibile Gondar, comandato dal tenente di vascello Brunetti e il Regio Sommergibile Scirè, dal tenente di vascello Borghese, a cui vennero assegnati gli obiettivi dei porti strategici di Alessandria e di  Gibilterra. Il comandante del Gruppo, il capitano di fregata Mario Giorgini, che ricordo aveva sostituito Aloisi, decise di partecipare alla missione ad Alessandria, tra l’altro quella con minori speranze di sopravvivenza, imbarcando sul Gondar.

Sui sommergibili vengono montati tre grossi cilindri in coperta, soluzione che Toschi commenta “hanno perduto il loro aspetto tradizionale affilato ed insinuante. Sembrano mostruose macchine antiche, costruite senza criteri tecnici.

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i “cassoni” montati sul R. Smg Gondar

Escono molte volte in mare per le prove d’immersione e per la sistemazione e l’uscita subacquea dei maiali e, ai primi di settembre i sommergibili sono pronti a partire. Ora bisogna scegliere gli operatori, scelta non facile per nessun comandante.

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flotta inglese nel porto di Alessandria

Toschi nel suo memoriale racconta come vennero suddivise le missioni: “Un pomeriggio assolato arriva Giorgini al Serchio. Giorgini appare sulla porta agitando un foglietto bianco. «Ragazzi si parte», annuncia con voce calma e misurata. Anche lui sembra aver trovato l’unico antidoto al veleno della sua ansia: l’azione. Riunione fino a tarda notte per organizzare i particolari. La questione più grave, umana, sorge per prima. Chi andrà a Gibilterra e chi ad Alessandria? La scelta è indifferente dal punto di vista del rendimento tecnico perché entrambe le basi sono notissime a tutti noi, dopo mesi di studio, in ogni dettaglio. L’enorme diversità è di altro ordine: Gibilterra consente un possibile ed anche probabile ritorno per la vicinanza delle coste spagnole; Alessandria è senza speranza. Teseo ed io siamo già divisi in partenza; come tecnici e specialisti del maiale dobbiamo essere uno in una spedizione e uno nell’altra per qualsiasi necessità. Ma gli altri? Come decidere visto che i fattori di fondo sono gli stessi per tutti? Ci affidiamo al caso. Giorgini mette nel suo cappello altrettanti bigliettini quanti sono i nostri nomi. Falcomatà, il medico che non parte con noi, estrae i nomi ad uno ad uno fra i lazzi un pò forzati di tutti. Subito dopo il nome di Alessandria viene il mio, poi Franzini, Stefanini, Cacioppo e Calcagno come riserva. A Gibilterra, oltre Tesei andranno Birindelli e De la Penne con Bertozzi come riserva. … “.

In quel momento tutti si rendono conto che si sta avvicinando il loro destino. Partiranno entro due giorni e le probabilità di ritornare sono minime per tutti, specialmente per quelli che attaccheranno Alessandria. Toschi scrive delle bellissime parole che dipingono quel momento grave e inevitabile. “Finita la «lotteria», divisi su due linee una di fronte all’altra, ci guardiamo stupefatti senza poter credere a quanto avvenuto con tanta semplicità. D’ora in avanti saremo divisi. Divisi i destini, diverse le possibilità di vittoria o di sconfitta. Specialmente Teseo ed io, dopo cinque avventurosi anni di lotte, percorsi strettamente uniti, saremo per sempre uno da una parte e uno dall’altra. Ci guardiamo per un istante con fredda tristezza e senza rammarico perché è ciò che abbiamo sempre i chiesto e voluto. Cosa ci riserverà l’avvenire? Per noi di Alessandria una sola cosa è certa: non torneremo.

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Partono tutti per Roma sul rapido Genova-Reggio Calabria, e Toschi ancora una volta descrive quel momento particolare: “Siamo in cinque nello scompartimento del vagone letto; fumiamo molto, fingiamo di leggere giornali, guardiamo più spesso davanti a noi, con occhi fissi, nel più assoluto silenzio. I pensieri sono sfuggenti, difficili da seguire. Ritorno sovente al passato recente. Rivedo, in una gran confusione, fogli di carta ricolmi di formule, l’azzurro cristallino delle visioni subacquee davanti al Serchio, infiorato del rosa pallido degli anemoni di mare, gli occhi dolci, scuri di una donna, lo sguardo triste e quasi presago di mio padre al momento di salutarci pochi giorni fa, la smorfia contorta, tragica, di uno dei morti dell’Iride. Poi, passando oltre il presente, mi immagino a cavallo del maiale già diretto verso il porto di Alessandria. Rotta vera 60°; la testata del molo Quarantena è ormai prossima. Ripasso tutti i dettagli. Vedo materialmente, nel buio, la sagoma della corazzata nemica. Sto per immergermi per l’ultimo balzo, quando i miei occhi colgono la realtà nello sguardo ironico di Franzini che mi siede di fronte. Ci siamo sorpresi a vicenda in fase d’immersione. Sorridiamo di noi e dei nostri pensieri, ma non riusciamo a scacciarli. Proviamo a parlare di cose allegre, leggere, ma è peggio. Ora che sta per sfuggirci, la vita di ieri ci sembra troppo dolce per poterne parlare a cuor leggero. Ripiombiamo nel silenzio.

Per chi ha avuto nella sua vita momenti di attesa simili, poco prima di una missione, queste parole sono di una straordinaria realtà … sembra che tutto passi velocemente nella mente e si resta in silenzio. Se questo è vero in missioni di “pace” immaginatevi cosa doveva essere per quei giovani in tempo di guerra. Quello che ti aiuta è sempre il senso del dovere e delle responsabilità che hai verso i tuoi Uomini ed il tuo Paese. E’ un concetto difficile da capire per chi non ci si è mai trovato, nasce quello spirito di gruppo, chiamato dagli anglosassoni “band of brothers”, che fa di tutti un solo corpo. Quello che fu chiamato all’epoca lo Spirito del Serchio

Dopo una breve sosta a Roma, per incontrare l’ammiraglio che comandava la Sezione «Mezzi d’assalto» per un saluto e augurio, gli operatori risalgono sul treno verso sud … la loro missione sta per incominciare.   

Fine IX parte – continua

Andrea Mucedola

 

@ copyright del testo dell’autore andrea mucedola

immagini, se non diversamente attribuite,  @Ufficio storico della Marina Militare Italiana
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Bibliografia
Beppe Pegolotti, Uomini contro navi, Vallecchi, 1959
Elios Toschi, Tesei e i Cavalieri subacquei, Giovanni Volpe Editore, 1967, Roma
Elios Toschi, In Fuga oltre l’Himalaia, Edizione EDIF, 1968
Ghetti, Storia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, De Vecchi Editore, 1968
Luis de la Sierra, Gli assaltatori del mare, Mursia, 1971
Alfredo Brauzzi, I mezzi di assalto della Marina Militare, supplemento alla Rivista Marittima, 1991
Junio Valerio Borghese, Sea Devils, Italian Commandos in WWII, Naval Institute Press, Annapolis, Maryland 1995
Alessandro Turrini, Una breve storia dei siluri a lenta corsa e della X MAS, Supplemento alla Rivista Marittima, 2000
Carlo De Risio, Ufficio storico della Marina Militare, La marina italiana nella seconda guerra mondiale Volume XIV / I mezzi di assalto
Documenti ed immagini Ufficio Storico della Marina Militare

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