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Le anfore Dressel

tempo di lettura: 4 minuti


livello elementare
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ARGOMENTO: ARCHEOLOGIA DELLE ACQUE
PERIODO: CLASSICO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Dressel

 

Una delle esigenze fondamentali, per chi vuole occuparsi di archeologia subacquea, è saper riconoscere, in caso di rinvenimento di piccoli frammenti, la loro appartenenza ad un tipo particolare di ceramica.

In questo breve contributo, vogliamo iniziare un veloce excursus sui principali tipi di anfore utilizzate in antichità nei trasporti commerciali marittimi. Iniziamo oggi con la Dressel 20, un contenitore di notevoli dimensioni caratterizzato da un corpo globulare, un collo corto e ampio, anse a bastone ed un piccolo puntale alla sua base. Questa anfora era originaria della penisola iberica, in particolare della regione del Guadalquivir, e venne ampiamente utilizzata fra il I e il III secolo dopo Cristo. Queste anfore pesavano circa trenta chilogrammi e avevano una capacità di circa settanta chilogrammi. L’altezza oscillava tra i 70 e gli 80 centimetri per un di circa 60 centimetri.

L’importanza di questa tipologia di anfora è legata al commercio dell’olio d’oliva spagnolo nel bacino occidentale del Mediterraneo nei primi tre secoli dell’impero. Di fatto, nessun dato archeologico riporta notizie di questo contenitore negli scavi effettuati nel bacino orientale, così come nessun frammento di quest’anfora è stato trovato negli scavi dell’Agorà di Atene. Tramite la lettura dei dati archeologici, si ritiene che la diffusione di questo contenitore fu capillare in tutti i siti occidentali per i primi due secoli dopo Cristo per poi concentrarsi nella sola Roma durante il III secolo. In molti scavi archeologici si sono raccolte numerose attestazioni che ci tramandano le notizie sulle famiglie che si occupavano di queste produzioni, sui porti di partenza, sul prodotto trasportato, appunto l’olio di oliva. Le attestazioni di cui trattiamo sono prevalentemente bolli su frammenti ceramici che erano impressi sull’impasto ceramico prima della cottura quando la forma, dopo essere stata formata al tornio e assemblata, presentava una consistenza come il cuoio.

I bolli potevano indicare il nome del proprietario della figlina (si pronuncia con la “gli” di glicine) ovvero la fornace che aveva preparato il contenitore, spesso vicino al luogo di produzione e conservazione del prodotto trasportato, il nome del proprietario del latifondo o dei navicularii che si occupavano del trasporto. I tituli picti invece erano scritte dipinte sull’anfora già cotta ed erano utilizzati per identificarne il contenuto, il luogo di partenza o di destinazione, il nome dello schiavo che aveva preparato il carico, una sorta di etichetta ante litteram

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anfore romane di tipo Dressel 2-4, I-II secolo d.C. dalla Punta de l’Areal, che contenevano vino.  Museum Soler Blasco di Xàbia – Foto di Joanbanjo
Amfores romanes tipus Dressel 2-4, Museu Soler Blasco de Xàbia.JPG – Wikimedia Commons

All’inizio del III secolo dopo Cristo le esigenze di controllo del consenso dei cittadini inducono il sistema imperiale a implementare, in maniera significativa, il costume introdotto dall’imperatore Antonino Pio nel II secolo dopo Cristo con le distribuzioni di olio e vino alla popolazione.

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sulla sinistra un’anfora romana betica Dressel 9-11, a destra una giara di vino  conservate al Bedford Museum – foto di Simon Speed File:AmphorasBedfordMuseum.JPG – Wikimedia Commons

Le evidenze archeologiche consentono di affermare che la massa critica della produzione di questi contenitori e del prodotto trasportato de facto furono concentrate solo sulla città eterna. Nello stesso periodo le epigrafi, i testi scritti sulle stesse anfore, tramite tituli picti o bolli, testimoniano la presenza costante dello Stato nei rapporti commerciali correnti fra la provincia della Betica (la parte meridionale della penisola iberica) e Roma. 

Il flusso di tali contenitori oleari si ridusse fino a concludersi alla fine del III secolo dopo Cristo, prima affiancato e quindi rimpiazzato dal contenitore Dressel 23, più piccolo e maneggevole. Per completezza esiste una tipologia che non era originaria della zona del Guadalquivir. Si tratta della tipologia “Similes” o “Parva Tarraconense” prodotta nella zona della Tarracona e Barcellona. Erano leggermente più piccole delle anfore Dressel 20 della Betica. Possiamo affermare questo poiché ne sono stati ritrovati esemplari integri alti fino a 60/65 cm per un diametro di circa 45 cm.

La presenza di Dressel 20 del tipo parvae tarraconense è stata rilevata anche fuori dalle zone di produzione originarie.

Nel relitto romano di Port-Vendres II, in associazione con altri contenitori della medesima forma, ma di dimensioni normali sono stati rinvenuti frammenti di tali contenitori. Questa tuttavia non consente, al momento, di associare le due produzioni in commerci contigui e paralleli. Per finire una curiosità: circa l’80% dei cocci, che hanno nel tempo contribuito alla costruzione del monte artificiale del Testaccio a Roma, una delle prime discariche romane, è costituito proprio da frammenti di anfore Dressel 20.

Ivan Lucherini   

articolo pubblicato su Scuba Zone n°9 giugno 2013

 

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