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livello medio
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ARGOMENTO: BIOLOGIA
PERIODO: NA
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Holocephali, chimere
Parliamo oggi di Chimere, dei pesci cartilaginei decisamente particolari. Da un punto di vista tassonomico essi appartengono ai Condritti, una classe che comprende oltre 1.100 specie diverse a cui appartengono squali e le razze, chimere e le forme affini. Proprio belli non sono e si distinguono a prima vista dai pesci ossei per la scarsa simmetria su un piano orizzontale, in particolare per la loro bocca, che si trova più in basso, e la pinna asimmetrica.
Da un punto di vista zoologico, i Condritti si suddividono morfologicamente in due sottoclassi: gli Elasmobranchi, che includono squali e razze, e gli Holocephali che comprendono le chimere.
Gli Holocephali, compresa la famiglia Chimaeridae, sono pesci cartilaginei e non ossei che si sono separati dalla linea evolutiva di razze e squali circa 300 milioni di anni fa, ovvero sin dall’era dei dinosauri. Essi appaiono molto simili ai loro antenati nelle caratteristiche comportamentali e morfologiche. Essendo animali molto difficili da trovare ed individuare, è difficile studiarli e sono per questo poco conosciuti.
Gli Olocefali hanno due generi le Chimaera e gli Hydrolagus, ambedue con esemplari caratterizzati da un aspetto decisamente insolito. Il muso è tozzo ed arrotondato, simile a quello di un coniglio e per questo vengono chiamati “pesci coniglio“; le loro pinne pettorali sono simili ad ali e la pinna caudale è affusolata e sottile, simile alla coda di un topo, tanto da essere chiamati anche “pesci topo”. Gli Holocephali sono per lo più scoperti a profondità comprese tra i 200 ed i 1000 metri.
La Chimera monstrosa è comunemente chiamata chimera. La sua prima pinna dorsale è alta ed è armata di una spina rigida molto evidente e connessa ad una ghiandola velenosa. La seconda dorsale è molto bassa e lunga; la pinna anale è piccola; la pinna caudale è piccola e termina con un lungo filamento. Le pinne pettorali sono molto grandi e sono a punta. Esiste il dimorfismo sessuale: i maschi hanno un’appendice curva sulla fronte che serve a trattenere la femmina durante la copula. Ovviamente questa struttura anatomica (pterigopodio o clasper) è solo maschile e viene utilizzata nell’accoppiamento. I maschi adulti hanno clasper formati dalla parte posteriore delle loro pinne pelviche, e vengono utilizzati per incanalare sperma nella femmina durante l’accoppiamento per eseguire la fecondazione interna.
Mentre la pelle del pesce adulto è completamente senza squame, la parte dorsale della testa e del tronco degli esemplari giovanili ha dentelli fini incorporati nella pelle. Sotto il neurocranio ci sono archi di branchie ricoperti da un opercolo dalle pareti spesse, supportato da raggi di cartilagine che si estendono dall’arcoioidico. Come tutte le chimere la Chimera monstrosa è ovipara e si nutre di Bryozoa, Cnidaria, Crustacea, Mollusca, Tunicata e Teleostei. Il suo corpo è brunastro sul dorso e biancastro sul ventre, ricoperto da un disegno marrone distinto, con strisce e macchie sulla parte laterale del corpo. I margini delle pinne sono più pallide o biancastre del corpo. La lunghezza totale massima di questa specie è di 150 cm.
Le chimere hanno un totale di sei denti piatti. Una coppia di questi è situata nella mascella inferiore (mandibolare), mentre le altre due coppie si trovano nella mascella superiore. Questo pesce non ha nessun valore alimentare o commerciale dato che le carni non sono commestibili ma viene catturato con le reti a strascico, soprattutto nella pesca dei gamberi, e con i palamiti profondi. Si tratta di una specie a lentissima riproduzione e queste catture accidentali potrebbero mettere in serio pericolo le popolazioni.
Chimaera monstrosa – Source NOAA – Photo Library – Autore Mandy Lindeberg, NOAA/NMFS/AKFSC/Auke Bay Lab Chimaera monstrosa NOAA.jpg – Wikimedia Commons
La Chimera monstrosa è comune nell’Atlantico orientale, dalla Norvegia del Nord all’Islanda fino all’Islanda, e poi a sud verso le Azzorre e l’Africa occidentale. Anche la sua presenza nel Mediterraneo è nota e abbondante ed è stata segnalata in diverse parti del Mediterraneo occidentale, comprese le acque italiane. La sua scoperta nelle acque profonde cipriote è però stata una novità.
Un recente studio di alcuni ricercatori dell’Università di Mersin e di Famagosta ha rivelato che il 7 marzo 2019, durante un campionamento in acque profonde, effettuato con l’uso di una rete da traino commerciale, è stato pescato per la prima volta in quelle acque del Mediterraneo orientale un esemplare di chimera ad una profondità compresa tra 456 e 690 metri. Si presuppone che la scoperta in quelle acque possa essere stata ritardata dal fatto che in quelle acque la pesca profonda non è prassi comune. Il campione è stato depositato nel Museo di Sistematica, Facoltà della pesca dell’università di Mersin, Turchia.
foto di copertina Mimmo Roscigno
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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