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livello elementare
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ARGOMENTO: NAUTICA
PERIODO: XX – XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: ancore
L’innovazione tecnologica, richiesta anche per navi di minore tonnellaggio, portò nel XX secolo a nuovi tipi di ancore.
Una grande novità, nel campo delle ancore, fu l’introduzione negli anni ’30 dell’ancora SECURE, più comunemente conosciuta come la Coastal Quick Release (CQR) o come Clyde Quick Release. Si racconta che fu ideata da Sir Geoffrey Ingram Taylor nelle campagne inglesi, dopo aver osservato la forma degli aratri usati nei campi. Si trattava di un’ancora singola con una forma basata su un vomere agricolo a lama doppia. Come l’aratro, questa ancora era stata progettata per penetrare nel terreno e fare quindi presa nel fondo. Il suo fuso è incernierato con una unica grande patta e consente un movimento direzionale che, quando in trazione, non fa spedare l’ancora. Questo tipo di ancoraggio è ancora in uso nel diporto, sebbene siano considerate non eccezionali su nessun tipo di fondale. Ciononostante l’ancora C.Q.R. ha influenzato lo sviluppo di molti nuovi modelli del XX secolo, utilizzati soprattutto dalle piccole imbarcazioni da diporto.
Negli anni ’40, Richard Danforth ridisegnò l’ancora navale per l’uso su idrovolanti e mezzi da sbarco militari, che prima utilizzavano la più ingombrante ancora di Northill. Il suo design piatto leggero e compatto rende le Danforth facili da recuperare e da riporre. Questo tipo di ancora non penetra nei sedimenti duri, come ghiaia e ciottoli, ma nemmeno in quelli con alghe. Inoltre tende ad incattivarsi nei massi e nei coralli. Nel caso ci sia molta corrente o se la nave si sta ancora muovendo mentre si da fondo all’ancora, l’ancora Danforth può “pattinare” sul fondo (modificando il punto di posa) a causa della grande superficie delle marre che agiscono come un’ala. Questo comporta che durante il controllo della tenuta dell’ancora potrebbero non essere immediatamente osservabili gli effetti dello scarroccio dell’imbarcazione (dovuti alla non perfetta tenuta dell’ancora sul fondo) con gravi rischi per la sicurezza della nave.
Seguirono nel tempo versioni più leggere della Danforth ed oggi l’ancora Fortress è forse uno dei marchi più popolari.
Le ancore Fortress sono realizzate con una lega di magnesio ed alluminio cosa che le rende molto robuste e resistenti alla corrosione. I componenti di queste ancore sono assemblati ad incastro, quindi senza bisogno di saldature che potrebbero indebolire la struttura. Per le loro caratteristiche questo tipo di ancora sono particolarmente adatte per fondali fangosi ma non vanno bene su quelli con sedimenti duri.
Dall’ancora Danforth derivò anche l’ancora Delta, brevettata da Philip McCarron, James Stewart e Gordon Lyall di Simpson-Lawrence Ltd nel 1992, usata inizialmente per gli ancoraggi dei sistemi galleggianti delle piattaforme petrolifere. Pur mantenendo la punta appesantita del modello CQR, la Delta ha una superficie della patta maggiore e non possiede cerniera e fuso. Sebbene sia un’ancora di “tipo aratro” (plough), mantiene ragionevolmente bene anche nei fondi duri. Nella nostra carrellata sulla storia delle ancore del XX secolo va menzionata l’invenzione di un famoso circumnavigatore tedesco Rolf Kaczirek. Erano gli anni ’80, e il navigatore voleva realizzare un ancora che fosse autoregolante senza aver bisogno di una punta zavorrata. Nacque cosi la Bügel Anker.
Di fatto, partendo dall’idea di base delle altre ancore ad aratro, aggiunse una roll bar e sostituì la patta con un nuovo design a lama piatta, che forniva una forte presa sul sedimento. Per le sue caratteristiche la Bugel Anker si adatta perfettamente ad imbarcazioni da diporto di piccola e grande dimensione. Questa ancora, dalla forma decisamente bizzarra, è stata riconosciuta dalla See-Berufsgenossenschaft e dalla Germanischer Lloyd come ancora ad alta tenuta. Che dire, non avendole mai viste, non posso che credere alle loro recensioni.
Le ancore ad artiglio
Passiamo ora ad un’altra famosa famiglia di ancore moderne denominata “ad artiglio”.
La prima di queste ancore, la Bruce, fu ideata negli anni ’70 da Peter Bruce (da cui prese il nome) e fu realizzata nell’Isola di Man, isola britannica atlantica spesso battuta dai forti venti del Nord. L’obiettivo iniziale era di sviluppare degli ancoraggi di discrete dimensioni per mantenere in sicurezza le piattaforme petrolifere del Mare del Nord. Successivamente il modello fu adattato per le imbarcazioni di piccole dimensioni per usarlo in contemporanea con altri tipi di ancora.
Le ancore a scoop
Non ultima va menzionata la classe di ancora “a scoop”. La prima ancora di questo tipo fu l’ancora Spade, ideata dal francese Alain Poiraud nel 1996. Le scoop (a ancore a scodella) hanno una forma simile ad una pala, realizzata con una patta concava. Proprio come una pala è progettata per scavare e, applicando più pressione, può penetrare nel sedimento del fondale e fare presa. Presenta un gambo smontabile e viene realizzata in acciaio zincato inossidabile o in alluminio, il che ne fa un’ancora leggera e facilmente riponibile.
Da questo modello, ma non solo, deriva la Rocna, progettata nel 2004 da Peter Smith in Nuova Zelanda, che presenta una roll bar simile a quella della Bügel. Il progettista ha usato un fuso simile a quello della Delta ed ha aggiunto ali stabilizzatrici alle alette posteriori per rendere la forma dell’ancora più simile a una scodella (rendendola simile alla Spade). Anch’essa ha una punta affilata che penetra bene anche in praterie erbose. Il Rocna ha ottenuto nel 2006 la più alta valutazione di tenuta media, secondo i test comparativi della rivista SAIL.
Questo tipo di ancore rappresentano uno dei progressi rivoluzionari del design negli ultimi decenni nel settore della nautica. La ricerca naturalmente continua.
Conclusioni
Come abbiamo visto il disegno delle ancore si modificò nel tempo con sistemi di ancoraggio con marre e fusto snodato e privi di ceppo. Sistemi di ancoraggio che comportarono per il diporto ovvi vantaggi grazie al minor ingombro ed alla possibilità di far entrare il fusto nelle cubie. Il loro disegno derivò soprattutto dalla necessità delle imbarcazioni minor di adeguarsi alle diverse condizioni di ancoraggio ed evitare che, in caso di condizioni meteorologiche avverse, le ancore potessero arare trascinandole in zone pericolose. Nacquero così ancore a patte larghe trapezoidali, più adatte ai fondali fangosi, anche se poco efficaci su quelli con presenza di ghiaie e ciottoli.
Oggi esistono molteplici soluzioni, in continuo miglioramento grazie alle moderne tecniche di progettazione al computer, ma nessuna ancora può essere sicura senza la perizia dei comandanti, responsabili della sicurezza degli ancoraggi, argomento di cui parleremo in un prossimo articolo.

ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.