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ARGOMENTO: NAUTICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Nautica, cosmografia, solstizio
Il solstizio
Nel cammino del nostro pianeta intorno al Sole esistono due momenti dell’anno in cui la nostra stella, il Sole, raggiunge (nel suo moto apparente) la massima o la minima altezza sull’orizzonte. Nel primo caso lo chiamiamo Solstizio d’Estate, nel secondo Solstizio d’Inverno.
“Solstizio” deriva dal latino “sol”, (Sole), e “sistere” (sostare, fermarsi). Si tratta del momento in cui il Sole apparentemente si arresta (meglio dire “raggiunge”) il suo punto più alto al mezzodì. Questo è dovuto all’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano dell’orbita intorno al Sole. Questo determina, durante il corso dell’anno, una durata della notte e del dì diversa da luogo a luogo e variabile di giorno in giorno. Nello scorso 21 dicembre 2018, alle 23:22 ora italiana, l’asse terrestre si è trovato alla massima inclinazione rispetto al piano dell’orbita percorsa annualmente.
Nell’emisfero meridionale il Sole si è trovato nel punto più a Sud ( 23° 26′ 14,44 gradi circa ovvero al tropico del Capricorno) rispetto all’equatore celeste. Per via del moto apparente, le latitudini comprese tra ciascun tropico e il relativo polo non hanno mai il Sole allo zenit (ovvero il punto che congiunge idealmente la volta celeste e il piano terrestre). In realtà, parlando di solstizi, per correttezza, sarebbe più corretto parlare di Solstizio di dicembre o di giugno anziché “d’Inverno” e “d’Estate” data l’inversione delle stagioni dei due Emisferi.
Il Solstizio di dicembre, secondo il calendario gregoriano, non si verifica sempre lo stesso giorno ma può cadere il 20, 21, 22, o anche il 23. Quelli del 20 e 23 sono rari e l’ultimo Solstizio di 23 è stato nel 1903 e il prossimo sarà nel 2303. Nel 2018, abbiamo avuto circa 15 ore di buio (teoricamente tra il tramonto di e l’alba) e 9 ore di luce; è stata effettivamente la “notte più lunga dell’anno” che ha segnato ufficialmente l’inizio dell’inverno. Dal punto di vista percettivo, però, le “giornate”, hanno incominciato ad allungarsi e, con piccoli ma costanti incrementi giornalieri di luce (anticipi del sorgere + ritardi del tramonto del sole), raggiungeranno il culmine al Solstizio d’Estate, intorno al prossimo 21 giugno quando si verificherà il “dì più lungo dell’anno”. Questa è la data che noi dell’Emisfero Nord chiamiamo “Solstizio d’Estate”. Per molte culture il Solstizio è ancora vissuto con particolare spiritualità dato che in questo giorno osserviamo il “dì più lungo dell’anno” e conseguentemente la notte più corta.
Nell’emisfero settentrionale, nel solstizio d’estate, l’asse terrestre si trova alla massima inclinazione rispetto al piano dell’orbita ed il Sole nel punto più a Nord di tutti i 365 giorni dell’anno, precisamente a 23° 26′ 14,44 gradi a Nord dell’equatore celeste, il cosiddetto Tropico del Cancro. Contemporaneamente, ma in maniera diametralmente opposta nell’Emisfero Australe si ha il dì più corto dell’anno perché l’asse terrestre si trova alla massima inclinazione ma opposta rispetto al Sole.
con tempo universale ci si riferisce all’ora di Greenwich
L ‘evento ogni anno ritarda di circa sei ore rispetto all’anno precedente (più precisamente 5 ore 48 minuti e 46 secondi) ma, per convenzione, viene fatto “riallineare forzatamente” ogni 4 anni in corrispondenza dell’anno bisestile, introdotto proprio per evitare la progressiva divergenza delle stagioni con il calendario. Per queste variazioni può capitare che nel nostro emisfero settentrionale il solstizio di estate in qualche anno possa cadere anche il venti di giugno.
Una curiosità
Ogni parte del mondo (per fascia di latitudine) sperimenta nei solstizi una durata di luce diversa. Ad esempio, al solstizio d’Estate settentrionale a Thule (la città più settentrionale della Groenlandia) ci saranno ben 24 ore di luce mentre a Port Williams (la città più meridionale del Cile) solo sette.
Paolo Giannetti
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entrato in Accademia nel 1977 (Corso SAOREN) ha prestato servizio e comandato numerose unità navali, specializzandosi nel tempo in Idrografia (Idrographic Surveyor di categoria “A”) e Oceanografia con un Master presso la Naval Postgraduate School di Monterey, California. Appassionato divulgatore ha creato Capitan Bitta, detto il “Gianbibbiena”, un personaggio immaginario che racconta con brevi scritti curiosità di nautica, meteorologia e astronomia
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