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ARGOMENTO: BIOLOGIA E ECOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANI
parole chiave: squalo bianco, Carcarinidi, Carcharodon carcharias
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Nell’immaginario collettivo lo squalo bianco, noto anche come grande bianco, è considerato l’animale più terrificante del pianeta. Parliamo di un predatore che spesso caccia nelle acque superficiali costiere di tutti i principali oceani e che può raggiungere notevoli dimensioni, con esemplari di lunghezza fino a 6,1 m e circa 2.000 chilogrammi di peso. I maschi misurano da 3,4 a 4,0 m e sono mediamente di dimensioni minori delle femmine che arrivano a 4,8 metri.
Tra le pesche fortuite di squali bianchi si ricorda quella avvenuta a Favignana il 2 di giugno del 1987 quando una coppia di squali si aggirava attorno all’allora funzionante tonnara di Favignana durante il periodo della mattanza dei tonni. Ad essere catturata qualche giorno dopo fu la femmina, morta probabilmente per asfissia mentre cercava di uscire dal labirinto delle reti. Misurava 5,40 metri di lunghezza e poco più di 2 tonnellate di peso e nella sua pancia vennero trovati 20 tonnetti ed un delfino di 200 kg
Secondo recenti studi, la loro vita è stimata intorno ai 70 anni, rendendoli tra i pesci cartilaginei più longevi attualmente conosciuti. I maschi raggiungono la maturità sessuale a circa 26 anni, mentre le femmine incominciano a riprodurre intorno ai 33 anni. Da un punto di vista morfologico, si presenta massiccio, con un muso robusto, grande, conico. I lobi superiore e inferiore della pinna caudale sono approssimativamente della stessa dimensione. La sua pelle non è ricoperta scaglie ma di dentelli dermici molto appuntiti, che misurano da qualche decimo di millimetro ad un centimetro, costituiti da una dentina ricoperta di smalto; questo è il motivo per cui un tempo la pelle degli squali veniva utilizzata per le fodere delle sciabole dei marinai. Di fatto l’estrazione della lama su questa superficie ruvida la affilava perfettamente. In realtà i dentelli dermici hanno come funzione principale far scorrere, in modo altamente idrodinamico, l’acqua lungo il corpo dello squalo, proteggendolo anche dai parassiti.
la pelle dello squalo bianco è composta da dentelli dermici appuntiti
Un predatore perfetto
Il grande bianco (Carcharodon carcharias) ha la parte inferiore del corpo di color bianco ed un’area dorsale grigia che gli conferisce un aspetto generale screziato. Questa colorazione crea un mimetismo che rende difficile per la preda individuare il contorno dello squalo. Dall’alto, la tonalità più scura lo rende infatti invisibile rispetto al fondo del mare.
I grandi squali bianchi, come molti altri squali, hanno file di denti seghettati dietro a quelli principali, pronti a sostituire quelli che si staccano. Quando lo squalo morde, scuote la testa da un lato all’altro, aiutando i denti a segare grossi pezzi di carne proprio come farebbe … un cane (da cui il nome comune di pescecane). La loro fama di eccellenti predatori è giustificata dalla loro capacità di nuotare molto velocemente (25 km/h – 16 nodi), e di cacciare anche a grandi profondità (sono stati riportati esemplari scoperti ad una profondità di 1.200 metri). A parte l’orca assassina, non ha predatori e può quindi dedicarsi a predare diverse forme di vita, non solo subacquee senza concorrenti.
Carcharodon carcharias giovanile – Fonte http://biogeodb.stri.si.edu/caribbean/en/gallery/specie/49 Autore D. Ross Robertson Carcharodon carcharias lower teeth juv.jpg – Wikimedia Commons
Nel suo stomaco sono stati trovati anche rettili e uccelli marini. In sintesi una macchina da guerra, dotata di ricettori sofisticati che le permettono di “annusare” la sua preda e attaccarla in solitario ma anche, come recentemente scoperto, in branco.
La sua brutta fama, di terribile assassino dei mari, si deve ad un romanzo, Lo squalo di Peter Benchley, e soprattutto al film che ne derivò di Steven Spielberg che resero questo grande animale il simbolo del terrore degli abissi. Un film fatto per il pubblico, con comportamenti dell’animale che non corrispondono alla realtà. Di fatto le percentuali degli incidenti legati ad attacchi contro gli umani sono bassissime e sono stati registrati solo una decina di attacchi letali all’anno, per lo più a surfisti sdraiati sulle loro tavole.
Le sue origini genetiche
Il grande bianco è l’unica specie esistente sopravvissuta del genere Carcharodon, che significa letteralmente “dente frastagliato“, con riferimento alle grandi dentellature che compaiono nei denti di questo predatore. Conosciuto sin dall’antichità, il grande squalo bianco (da non confondere con il piccolo squalo bianco che è un’altra specie) venne descritto dallo scienziato svedese Carlo Linneo nella sua decima edizione del Systema Naturae del 1758.
Linneo gli assegnò il nome scientifico Squalus carcharias, essendo Squalus il genere in cui egli aveva collocato tutti gli squali. Fu solo nel 1838 che Sir Andrew Smith stabilì il nome Carcharodon come nuovo genere. Analisi genetiche, pubblicate tra il 1988 e il 2002, determinarono che il parente vivente più prossimo del grande squalo bianco fosse lo squalo mako, appartenente al genere Isurus.
raffronto tra Megalodonte e grande bianco
Questo mise in dubbio la teoria precedente che lo faceva discendente dal megalodonte, uno squalo di ben maggiori dimensioni che poteva raggiungere una lunghezza tra i 14,2 ed i 16 metri. L’errore fu legato alla rassomiglianza della forma dei denti, triangolari con lame seghettate e bande dentali.
Oggi i paleontologi lo fanno invece derivare da uno squalo che nuotava nei mari temperati del mondo sessanta milioni di anni fa, noto come Cretalamna, l’antenato comune di tutti gli squali Lamnidae. Un’altra ipotesi è che i bianchi e i mako possano aver condiviso un antenato comune, una specie primitiva simile al mako, l’Isurolamna inflata, vissuta tra i 65 e i 55 milioni di anni fa.
una foto altamente drammatica di un grande bianco che emerge con le fauci spalancate in superficie da https://sharksurvival.blogspot.com/
Ecologia
Gli squali bianchi sono animali cosmopoliti e vivono in quasi tutte le acque costiere e d’altura con temperature dell’acqua comprese tra 12 e 24 °C. Si ritrovano in tutti gli oceani temperati ma anche nel Mediterraneo, compreso il Mar di Marmara e il Bosforo. Come molti amanti del brivido sanno, la sua concentrazione maggiore sembra essere intorno all’isola di Dyer, in Sudafrica, dove centinaia di turisti subacquei si recano ogni anno per immergersi e filmare o fotografare i bianchi.
il grande bianco è presente in tutti i mari caldi e temperati del mondo da http://www.iucnredlist.org/apps/redlist/details/3855/0
La ragione della sua presenza è legata ovviamente alla quantità di prede che necessita per sopravvivere. Lo squalo non disdegna piccole prede ma soprattutto preferisce foche (Arctocephalus ssp.), leoni marini, cetacei, altri squali e grandi specie di pesci ossei. Per cacciare con maggior successo prede veloci e agili, come i leoni marini, il grande bianco si è adattato a mantenere una temperatura corporea più calda rispetto all’acqua circostante.
Uno di questi adattamenti è legato ad una rete di vene e arterie, situata lungo ciascun lato dello squalo, che gli permette di conservare il calore riscaldando il sangue arterioso più freddo con il sangue venoso che è riscaldato dai muscoli in attività. Ciò mantiene alcune parti del corpo (in particolare lo stomaco) a temperature superiori a quelle dell’acqua circostante, mentre il cuore e le branchie rimangono alla temperatura del mare.
Carcharodon carcharias (Linnaeus, 1758), Hobart, Australia, coll. 06/1982, coll. by fishermen and P. Lewis, American Museum of Natural History (AMNH) collection nr. I-53095 © Ross Robertson, Smithsonian Tropical Research Institute, Panama, l’immagine mostra la corretta posizione dei denti
La loro migrazione può raggiungere migliaia di chilometri prevedendo periodi costieri e pelagici, cosa che fa ipotizzare ci siano ragioni sia di sopravvivenza alimentare che di riproduzione. Sulla base di uno studio del 2018, sembrerebbe che gli squali bianchi preferiscano radunarsi in profondità nei vortici anticiclonici nell’Oceano Atlantico settentrionale, favorendo i vortici di acqua calda e trascorrendo le ore diurne in profondità per poi risalire di notte.
Un interessante comportamento sociale
In Sud Africa, è stato osservato che esiste una complessa gerarchia di dominanza tra i grandi bianchi, a seconda delle loro dimensioni e del sesso: le femmine dominano i maschi e gli squali più grandi dominano gli squali più piccoli. Inoltre, i residenti dominano gli ultimi arrivati. Non sembra che litighino fra di loro e solo nel caso uno si avvicini troppo ad un altro questo può reagire con un … morsetto di avvertimento, dimostrando in pratica la sua superiorità (si potesse fare lo stesso nelle assemblee di condominio …). Un altro comportamento tipico è di sporgersi con il capo fuori dell’acqua per ricercare le proprie prede, cosa molto utile quando caccia le foche sdraiate sul bagnasciuga .
Gli squali bianchi sono generalmente molto curiosi, mostrano intelligenza e possono anche dedicarsi alla socializzazione se la situazione lo richiede. Sono stati osservati squali bianchi riuniti in “clan” stabili di due fino a sei individui, che sembrano convivere pacificamente e cacciare insieme come un branco di lupi, seguendo il rango sociale in modo non violento, attraverso una varietà di interazioni.
l’orca marina è l’unico predatore, a parte l’Uomo, dello squalo bianco – da https://blog.naver.com/
L’unico suo predatore è l’orca, specialmente quando entra in competizione per esigenze alimentari. Nel 2015, fu avvistato un branco di orche assassine uccidere un grande squalo bianco al largo dell’Australia meridionale.
Il suo pericolo per l’Uomo è trascurabile raffrontato alle morti causate da occasionali contatti con altri animali, ad esempio alcune meduse, ma è comunque di gran lunga responsabile del maggior numero di morsi di squalo registrati, con 272 incidenti a partire dal 2012. Tra questi solo 74 sono stati letali; ad esempio, nel Mar Mediterraneo, ci sono stati 31 incidenti confermati negli ultimi due secoli, la maggior parte dei quali però non fu fortunatamente fatale. I biologi ritengono che si trattino di “morsi di prova” cosa che il bianco fa anche sulle tavole da surf, spesso scambiate per foche in galleggiamento. In realtà, si ritiene che sembrino non gradire il gusto della carne umana, non così grassa rispetto a quella dei cetacei.
In merito al fatto che possano attaccare barche di piccole dimensioni c’è una possibile spiegazione. Sembrerebbe che gli squali siano attratti dai campi elettrici che si generano a bordo, che vengono captati dalle ampolle di Lorenzini e confondono lo squalo sul fatto che una preda ferita possa essere nelle vicinanze.
un malconcio squalo bianco che presenta molte ferite sul corpo causate probabilmente dalle eliche delle imbarcazioni. Secondo i subacquei del Sea Dragon films che lo filmarono, lo squalo ebbe un comportamento molto amichevole e si fece avvicinare senza assumere comportamenti aggressivi – località Neptune islands – il video può essere visto su You Tube
Il numero degli squali viene mantenuto limitato, nonostante le proteste degli ambientalisti e degli scienziati, in regioni come il Queensland e nel Nuovo Galles del Sud si applicano dei programmi di “controllo degli squali”, utilizzando reti da squalo e lunghi palamiti. Di fatto, dal 1962 al 2018, le autorità australiane hanno ucciso circa 50.000 squali, molti dei quali erano grandi bianchi. Programmi analoghi avvengono anche in altre parti del mondo.
Meglio vivi che morti: gli squali possono essere un’importante risorsa economica per il turismo
La diffusione del turismo basato sull’osservazione degli squali ha portato ad organizzare dei veri e propri tour con immersioni in gabbia lungo le coste del Sudafrica, le Isole Neptune nell’Australia meridionale e l’isola di Guadalupe nella Baja California messicana. I tour operator attirano lo squalo verso la gabbia con esche insanguinate, che ne aumentano la frenesia. Spesso gli squali si feriscono contro le sbarre della gabbia.
Questo sistema è ecologicamente sbagliato in quanto può alterare il comportamento naturale. Negli ultimi anni il turismo subacqueo è diventato comunque un’attività economica più sostenibile della pesca degli squali.
brividi per subacquei che osservano uno squalo bianco dall’interno di una gabbia semi immersa vicino a Gansbaai in South Africa – da https://commons.wikimedia.org/wiki/Category: Walker_Bay (Sud Africa)
Ad esempio, l’industria delle immersioni per osservare questi squali nel loro ambiente naturale può creare un guadagno giornaliero compreso tra 9.000 a 27.000 sterline al giorno. Sicuramente di più della loro uccisione per tagliargli la pinna.
Andrea Mucedola
in anteprima Grande squalo bianco (Carcharodon carcharias) catturato da un pescatore su una piccola barca vicino all’area di studio di Bodega Bay- autore Dott. Dwayne Meadows, NOAA/NMFS/OPR Carcharodon carcharias caught by fisherman.jpg – Wikimedia Commons
Riferimenti
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Egidio Trainito e Baldacconi R., Flora e Fauna del mediterraneo, Il Castello
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Fergusson, I., Compagno, L. & Marks, M. 2000, Carcharodon carcharias, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
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De Maddalena, A. (2002): Lo squalo bianco nei mari d’Italia. Ireco, Formello, 144 pp. EAN 9788886 253192.
Rigby, C.L.; Barreto, R.; Carlson, J.; Fernando, D.; Fordham, S.; Francis, M.P.; Herman, K.; Jabado, R.W.; Liu, K.M.; Lowe, C.G.; Marshall, A.; Pacoureau, N.; Romanov, E.; Sherley, R.B.; Winker, H. (2019). “Carcharodon carcharias“. IUCN Red List of Threatened Species. 2019: doi:10.2305/IUCN.UK.2019-3.RLTS.T3855A2878674.en
Effective number of white shark (Carcharodon carcharias, Linnaeus) breeders is stable over four successive years in the population adjacent to eastern Australia and New Zealand di Danielle Davenport, Paul Butcher, Sara Andreotti, Conrad Matthee, Andrew Jones, Jennifer Ovende – December 2020 https://doi.org/10.1002/ece3.7007
Great white sharks are disappearing from the Mediterranean: why that’s not good news di Lorenzo Brenna
The Influence of Environmental Variables on the Presence of White Sharks, Carcharodon carcharias at Two Popular Cape Town Bathing Beaches: A Generalized Additive Mixed Model di Kay Weltz , Alison A. Kock, Henning Winker, Colin Attwood, Monwabisi Sikweyiya Pubblicato luglio 2013 https://doi.org/10.1371/journal.pone.0068554
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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