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livello elementare.
ARGOMENTO: SFRUTTAMENTO MINERARIO DEGLI ABISSI
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANI
parole chiave: estrazioni minerarie, danni ambientali, noduli di manganese
Il progresso della tecnologia oceanografica apre nuove frontiere per lo sfruttamento delle risorse minerarie nei fondali degli oceani. Un’attività fino a pochi anni fa impensabile che potrebbe permettere di attingere importanti risorse in aree oceaniche che coprono circa il 54% della superficie terrestre.
La ricerca e sviluppo per il deep mining è mirata per i giacimenti oltre i 200 metri di profondità, per lo più nella cosiddetta piattaforma continentale al di fuori delle Zone Economiche Esclusive (ZEE) degli Stati, dove minerali strategici per l’industria del III millennio come rame, nichel, alluminio, manganese, zinco, litio e cobalto, in esaurimento nelle terre emerse, potrebbero soddisfare la crescente domanda di questi metalli per la produzione di applicazioni high-tech come smartphone e tecnologie verdi come turbine eoliche, pannelli solari ed accumulatori elettrici. Una risorsa importante per soddisfare le richieste del III millennio ma … c’è sempre un ma.
Un’organizzazione internazionale autonoma, l’International Seabed Authority (ISA), con sede a Kingston, in Giamaica, fu istituita ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) del 1982 e dell’Accordo del 1994 relativo all’attuazione della parte XI della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. L’ISA è pienamente operativa come organizzazione internazionale autonoma dal giugno 1996, ed utilizza i locali del precedente Ufficio di Kingston delle Nazioni Unite per il diritto del mare. In conformità con l’articolo 156 (2) dell’UNCLOS, tutti gli Stati parti dell’UNCLOS sono membri ipso facto dell’ISA. Al 1 maggio 2020, ISA conta 168 membri, inclusi 167 Stati membri e l’Unione Europea.
Attraverso l’ISA gli Stati firmatari dell’UNCLOS organizzano e controllano tutte le attività relative alle risorse minerarie nell’Area a beneficio dell’Umanità, affinché gli sfruttamenti da effettuare oltre la Zona Economica Esclusiva (ZEE) di ciascuna nazione (200 miglia nautiche) siano effettuati proteggendo l’ambiente marino dagli effetti delle operazioni minerarie nei fondali profondi. Il presupposto è che le risorse contenute dei fondali marini sono patrimonio comune dell’Umanità.
Schema di un’operazione di estrazione di noduli polimetallici. Dall’alto al basso, i tre pannelli ingranditi illustrano la nave operativa in superficie, il pennacchio di sedimenti a mezz’acqua e il collettore di noduli operante sul fondo marino. Il pennacchio a mezz’acqua comprende due fasi: (i) il pennacchio dinamico, in cui l’acqua di scarico carica di sedimenti discende rapidamente e si diluisce fino a una profondità di galleggiamento neutra, e (ii) il successivo pennacchio ambientale che viene portato dalla corrente oceanica e soggetto a turbolenza e assestamento di fondo – Fonte https://www.researchgate.net/figure/Schematic-of-a-polymetallic-nodule-mining-operazione-From-top-to-bottom-the-tre_fig1_353483138 – Autore Carlos Muñoz-Royo Schematic-of-a-polymetallic-nodule-mining-operation-From-top-to-bottom-the-three (2).png – Wikimedia Commons
A maggio 2018, l’International Seabed Authority (ISA) – che ha il compito di regolare le future attività in aree al di fuori della giurisdizione nazionale – aveva emesso 29 contratti per l’esplorazione di giacimenti minerari di acque profonde. Più di 1,5 milioni di km2 di fondali marini internazionali sono stati destinati all’esplorazione mineraria negli oceani Pacifico e Indiano e lungo la dorsale medio-atlantica. Il prossimo passo sarà lo sfruttamento, probabilmente partendo con le prime estrazioni dalle acque nazionali della Papua Nuova Guinea nel 2025.
Un’ophidiidae nuota sul fondo nell’area del sito Deep Sea Ventures – Immagine per gentile concessione del NOAA Office of Ocean Exploration and Research 2019 in acque profonde degli Stati Uniti sudorientali
Gli Stati membri dell’ISA stanno discutendo un regime di royalty attraverso le quali società appaltatrici dei contratti minerari dell’ISA pagherebbero una commissione all’ISA, che sarebbe ripartito equamente tra i paesi membri. Il Massachusetts Institute of Technology (MIT) sta valutando, su contratto ISA, i costi e vantaggi dell’estrazione in acque profonde per i noduli polimetallici nella Clarion Clipperton Zone (CCZ), un’area del Pacifico orientale dove sono stati approvati sedici contratti per esplorare 1,2 milioni di chilometri quadrati di fondale.
Vantaggi e svantaggi
Il MIT ha stimato che i costi operativi annuali di operazione per l’estrazione dei noduli nella CCZ, inclusa la raffinazione dei minerali, sarebbe compreso tra US $ 0,6 e US $ 1,1 miliardi, con un reddito lordo di circa 2,3 miliardi di dollari USA all’anno ai prezzi odierni. Di fatto, con i contratti attuali, i vantaggi per i Paesi sarebbero però trascurabili. Il MIT ha infatti concluso che l’importo annuale ricevuto dall’ISA in royalties per ciascuna operazione mineraria nella CCZ varierebbe tra i circa $ 80-176 milioni all’anno, equivalente ad un valore attuale netto tra 285-660 milioni di dollari in 30 anni dollari di oggi. Secondo diverse valutazioni ciascuno dei Paesi membri riceverebbero in media, in termini di valore attuale netto, circa $ 97.800 per anno. Un compenso ritenuto non giusto dal Gruppo dei Paesi africani, che probabilmente non sarebbe nemmeno sufficiente a compensare i danni ambientali.
Uno sfruttamento conveniente?
Sebbene l’idea sia allettante, le complicazioni tecniche e ecologiche sono molte. Parliamo di fondali caratterizzati da diverse caratteristiche geologiche, che includono pianure abissali a 3.500–6.500 m di profondità, montagne vulcaniche sottomarine, camini idrotermali e faglie profonde come la Fossa delle Marianne. Aree in cui la vita si è sviluppata in condizioni estreme e di cui abbiamo una conoscenza ancora molto limitata. Questo comporta che è difficile valutare a fondo i potenziali impatti dell’attività mineraria in acque profonde e mettere in atto adeguate azioni per salvaguardare e proteggere l’ambiente marino.
Gli scienziati ritengono che esistano diversi tipi di impatti
Le macchine di estrazione causeranno delle “raschiature” dei sedimenti oceanici, distruggendo gli habitat profondi e portando alla perdita di specie che ancora non conosciamo. In particolare, molte specie che vivono nelle profondità marine sono endemiche, il che significa che non si trovano in nessun’altra parte del pianeta e i disturbi fisici in un solo sito minerario potrebbero portare alla estinzione di intere specie.
Alcune forme di estrazione solleveranno colonne di sedimenti fini costituiti da limo, argilla e resti di microrganismi. Nuvole verticali di particelle sospese il cui spostamento e permanenza non sono quantificabili in quanto sono dipendenti dalle diverse caratteristiche geologiche e dalle correnti locali. Le particelle potrebbero portare dispersioni di lungo periodo oltre l’area mineraria, che potrebbero influenzare gli ecosistemi e specie animali che si nutrono filtrando le acque. Inoltre, specie come balene, tonni e squali potrebbero essere influenzate dal rumore, dalle vibrazioni e dall’inquinamento luminoso causato dalle attrezzature minerarie e dalle navi di superficie, nonché da potenziali perdite e fuoriuscite di carburante e prodotti tossici.
Queste problematiche, note e discusse da anni, hanno portato a delle sperimentazioni in aree prestabilite che non sembrano aver dato esiti favorevoli e che richiedono ulteriori approfondimenti.
l’analisi delle condizioni biologiche sugli alti fondali del Perù ha rivelato che le comunità microbiche non si sono ancora ristabilite dopo l’esperimento effettuato 26 anni fa Ökosünder «Deep Sea Mining» – Tiefseebergbau schädigt Mikroben jahrzehntelang – Wissen – SRF
Costo efficacia
Una migliore comprensione delle profondità marine è necessaria per guidare le strategie di mitigazione e la corretta applicazione delle normative al fine di limitare gli impatti ambientali delle attività minerarie. Studi di base per capire quali specie vivono nelle profondità marine, come vivono e come potrebbero essere influenzate dalle attività minerarie sono necessari ma i fondi sono ancora insufficienti.
Le valutazioni ambientali per valutare gli effetti, in termini di entità e durata dei danni ambientali causati dalle operazioni minerarie in acque profonde, sono necessarie per garantire che la perdita di biodiversità dovuta alle operazioni minerarie sia adeguatamente contabilizzata nei regolamenti minerari stabiliti dalle autorità, prima dell’approvazione di qualsiasi decisione di assegnazione di contratti di estrazione alle società minerarie. Come ho premesso, la preoccupazione maggiore è che le attuali tecnologie potrebbero non essere sufficienti per evitare danni gravi e duraturi all’ambiente, compresa la perdita di biodiversità. La riduzione al minimo degli impatti dovrebbe comportare, tra le altre cose, il miglioramento delle attrezzature minerarie per ridurre gli effetti sul fondale marino.
Secondo la DeepSea Conservation Coalition, fino a quando non verrà dimostrato il costo efficacia dell’estrazione mineraria, valutando il beneficio netto globale per sostenere equamente i più poveri del mondo e popolazioni più vulnerabili, l’autorizzazione a iniziare lo sfruttamento non dovrebbero essere date … e questo sarà un principio fondamentale dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Un’altra preoccupazione è che l’impegnativo mandato ricevuto da ISA non possa essere perseguito senza una supervisione da parte della comunità internazionale. I rischi maggiori sono possibili conflitti di interesse da parte dei Paesi che hanno capacità estrattive e gli altri Paesi. Ad esempio, l’emanazione del Foreshore and Seabed Act (2004) ha acceso la feroce opposizione indigena in Nuova Zelanda, perché appare essere in conflitto con le rivendicazioni dei Māori sulle loro terre native, che hanno protestato contro l’Atto definito come un “furto di mare” (sea grab).
In sintesi, nonostante siano state concesse numerose licenze esplorative, al momento (2021) non esistono attività di estrazione commerciale di minerali dai fondali marini al di fuori delle Zone Economiche Esclusive.
in anteprima noduli di manganese File:2015-04-14 18-20-14 Sonne SO239 157ROV11 Logo original(1).jpg – Wikimedia Commons
Riferimenti
About ISA | International Seabed Authority
Seabed Mining – The Ocean Foundation (oceanfdn.org)
The Unvarnished Truth: The Debate on the Law of the Sea Convention .” Naval War College Law Review. Vol. 61, No. 2 (Spring 2008): 119-127. “
Deep-sea mining | IUCN
The Observer view on the pros and cons of deep-sea mining | Observer editorial | The Guardian
Deep sea mining – Wikipedia
Protecting the Deep Sea for All of Us – Deep Sea Conservation Coalition (savethehighseas.org)
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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