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Squali Mako, animali nomadi o stanziali? Implicazioni per la pesca

tempo di lettura: 6 minuti


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livello elementare

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ARGOMENTO: BIOLOGIA ED ECOLOGIA MARINA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Mako, squali, comportamento, ecologia
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Gli ingiustamente definiti “terribili“ squali Mako stanno modificando i loro comportamenti pelagici spostandosi sotto costa. Prima di cercare di dare una risposta a questo poco usuale comportamento conosciamo questi splendidi squali. 

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Isurus oxyrhincus – Shortfin Mako Shark nel nord atlantico al Condor Bank, Azzorre – autore fotografia Patrick Doll Kurzflossen-Mako.jpg – Wikimedia Commons

Il nome, “Mako” deriva dalla lingua Maori, che significa semplicemente squalo. Nel 1809, Costantin Rafinesque diede al brevifin mako il nome scientifico Isurus oxyrinchus (isurus significa “la stessa coda”, oxyrinchus significa “muso a punta”).

Il mako è uno squalo di grandi dimensioni in cui un esemplare adulto può misurare mediamente 3,2 m di lunghezza, arrivando a pesare da 60-135 kg.

La specie è sessualmente dimorfica, con femmine tipicamente più grandi dei maschi. La definizione media delle dimensioni e del peso deriva soprattutto dagli esemplari pescati nella pesca sportiva e commerciale. Sono stati segnalati esemplari di grandi dimensioni, con alcune femmine grandi e mature che superano una lunghezza di 3,8 metri e un peso di 570 kg. Un esemplare catturato al largo della costa italiana pesava addirittura 1.000 kg con una lunghezza di 4 metri. Il più grande in assoluto fu pescato a Marmaris, Turchia, alla fine degli anni ’50, con una dimensione stimata tra i 5,7 ed i 6 metri, rendendolo il più grande esemplare conosciuto della specie.

 

Lo squalo mako a pinna corta è di forma cilindrica, con una coda allungata verticalmente. Possiede una brillante colorazione blu metallizzato sul dorso e un colore bianco ventralmente. La linea di demarcazione tra il blu e il bianco sul corpo è distinta. La parte inferiore del muso e l’area intorno alla bocca sono bianche. Gli esemplari più grandi tendono a possedere colorazioni più scure.

Il mako giovanile differisce in quanto ha una netta macchia nerastra sulla punta del muso. Lo squalo mako longfin assomiglia molto allo squalo mako a pinne corte ma ha pinne pettorali più grandi, colorazione scura piuttosto che pallida intorno alla bocca e occhi più grandi. La presenza di una sola keel laterale sulla coda e la mancanza di cuspidi laterali sui denti distinguono il mako dagli squali smeriglio, squali strettamente correlati che appartengono al genere Lamna.

Presenza
Mentre il Mako shortfin vive in tutto il mondo, sia in acque temperate che tropicali, il Mako longfin è presente in Atlantico nella corrente del Golfo e nelle acque più calde al largo delle coste della Nuova Zelanda e del Maine. Nell’Atlantico occidentale, può essere trovato dall’Argentina e dal Golfo del Messico alla Browns Bank al largo della Nuova Scozia. La loro presenza è legata a quella dei pesci spada di cui si nutrono.

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Isurus oxyrinchus disegno 1700 – 1880 – Fonte e autore Iconographia Zoologica Isurus oxyrinchus (white background).jpeg – Wikimedia Commons

È una specie pelagica che può essere trovata dalla superficie fino a 150 m di profondità, normalmente lontano da terra, che sembra si avvicini solo occasionalmente alla costa, attorno alle isole o alle insenature. Uno dei pochi squali endotermici conosciuti, si trova raramente in acque più fredde di 15 ° C. Come gli altri squali lamnidi, lo squalo mako a pinna corta ha un sistema circolatorio di scambio termico che consente allo squalo di essere più caldo di 4-7 ° C rispetto all’acqua circostante. Questo sistema consente loro di mantenere un livello di attività stabile e molto elevato, conferendogli un vantaggio rispetto alle prede a sangue freddo avendo di fatto una velocità relativamente più elevata.

I Mako Shortfin possono percorrere lunghe distanze per cercare prede o femmine per accoppiarsi. Nel dicembre 1998, una femmina taggata fuori dalla California fu catturata nel Pacifico centrale da una nave di ricerca giapponese. Aveva percorso più di 1.725 miglia.

mascella Shortfin – Località: North Atlantic Ocean – dimensioni: 25x24x24 cm – autore Didier Descouens This file is licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International Isurus oxyrinchus Machoire.jpg – Wikimedia Commons

Lo squalo mako si nutre principalmente di cefalopodi e pesci ossei, compresi sgombri, tonni e pesce spada, ma può anche mangiare altri squali, focene, tartarughe marine e uccelli marini. La loro tecnica di caccia consiste nel puntare sulle prede verticalmente dal basso o dall’alto, dilaniandole i fianchi e le pinne. Non sono scontri incruenti.

A Ganzirri e all’Isola di Lipari, Sicilia, sono stati rinvenuti esemplari di mako a pinne corte con ferite causate dai pesce spada che nella lotta li avevano uccisi. I mako Shortfin consumano il 3% del loro peso ogni giorno e impiegano circa 1,5-2 giorni per digerire un pasto di dimensioni medie. Gli esemplari adulti hanno denti interni considerevolmente più larghi e più piatti del mako giovanili, La loro alta velocità,  valutata intorno ai 25 nodi, gli consente di catturare efficacemente delfini, pesci spada ed altri squali.  Inoltre, possono saltare fuori dall’acqua ad altezze di circa 9 metri.

Un ultimo accenno alla sua pericolosità per l’Uomo. Le statistiche dell’ISAF (International Shark Attack File) registrano nove attacchi mako shortfin contro esseri umani tra il 1580 e il 2017, di cui solo uno fatale. In realtà questa specie generalmente non attacca gli umani e non sembra nemmeno considerarli come prede. Gli attacchi furono infatti provocati da molestie verso lo squalo quando catturato con una lenza. I subacquei che hanno incontrato il mako a pinna corta hanno riferito che, prima di un attacco, lo squalo effettua uno schema a figura otto e poi si avvicina con le fauci aperte.

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Isurus paucus – Autore fotografia D. Ross Robertson – Fonte http://biogeodb.stri.si.edu/caribbean/en/gallery/specie/52 Isurus paucus lower teeth.jpg – Wikimedia Commons

Predatori o predati?
Gli squali pelagici sono vulnerabili allo sfruttamento eccessivo a causa dei loro bassi tassi di riproduzione, generalmente bassi tassi di crescita contro alti tassi di cattura nelle attività di pesca del tonno in tutto il mondo. Gli squali pelagici migrano spesso su lunghe distanze, ma possono anche verificarsi avvicinamenti vicino alla riva, rendendo difficile classificare il loro comportamento sul continuum dal nomade oceanico al residente costiero. Ciò ha importanti implicazioni per la gestione della pesca, che deve essere mirata su una scala spaziale appropriata. I tagging convenzionali indicano che gli squali mako shortfin si spostano ampiamente intorno all’oceano Pacifico sud occidentale, ma ci sono poche informazioni sul loro uso dell’habitat o sulla mobilità nella regione. L’importanza di meglio comprenderne il comportamento ha quindi un aspetto economico per la gestione delle attività ittiche. La domanda che ci si pone è se questo squalo stia mantenendo il suo comportamento nomade o si stia spostando in aree costiere con maggiori disponibilità d prede.

Uno studio recente sta cercando di comprendere questo apparente cambiamento di abitudini. Gli scienziati hanno marcato elettronicamente degli esemplari di Mako, principalmente giovanili, nella Nuova Zelanda per studiare il loro habitat e la scala spaziale e temporale dei loro movimenti.

I primi risultati mostrano un comportamento inizialmente residente, focalizzato nelle acque costiere e oceaniche intorno alla Nuova Zelanda e lungo le creste oceaniche che corrono a nord verso le isole tropicali delle Figi, Vanuatu e Nuova Caledonia. Gli squali sembrano cambiare regolarmente le loro abitudini comportamentali, da residenti a nomadi, ma i loro periodi di residenza a volte durano per diversi mesi. Sorprendentemente gli squali sembrano aver trascorso la maggior parte del tempo nella Zona Economica Esclusiva della Nuova Zelanda (in media per il 77%, con cinque squali per il 90% del tempo), presumibilmente a causa dell’alta produttività ittica costiera e del facile accesso ad aree con presenza abbondante di prede. Un cambiamento comportamentale importante.

In sintesi questi primi risultati mostrano una modifica del loro comportamento adattandosi da animali nomadi  a stanziali in aree costiere, e suggeriscono che l’aumento della mortalità ittica dovrebbe essere gestita a livello locale e regionale per salvaguardare gli interessi della pesca.

 

Riferimento
Francis, M.P., Shivji, M.S., Duffy, C.A.J. et al. Oceanic nomad or coastal resident? Behavioural switching in the shortfin mako shark (Isurus oxyrinchus). Mar Biol 166, 5 (2019). https://doi.org/10.1007/s00227-018-3453-5
Oceanic nomad or coastal resident? Behavioural switching in the shortfin mako shark (Isurus oxyrinchus) | SpringerLink

 

 

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