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Da Alessandria all’Orsa Maggiore: le azioni che cambiarono la guerra navale – terza parte

tempo di lettura: 8 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: X MAS

 

10 Flottiglia MAS
Già alla fine del 1941, dopo lo straordinario successo della missione ad Alessandria, la Decima Flottiglia MAS, che era stata creata il 14 marzo 1941, era stata riordinata da SUPERMARINA aggiungendo al Naviglio Subacqueo e di Superficie, un Ufficio Operazioni ed Addestramento, un Servizio G.N., un Servizio Sanitario ed un Comandante al dettaglio.

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foto Ufficio storico della Marina: Comandante Junio Valerio Borghese

Assumeva di fatto una configurazione di Reparto complesso a tutti gli effetti. Il Comandante Borghese cedette il comando dello Scirè al C.C. Bruno Zelich e venne pianificata una quarta operazione per colpire nuovamente Alessandria. Nel porto egiziano erano infatti rimaste alcune unità d’appoggio ai sommergibili che, se eliminate, avrebbero ridotto al minimo il potenziale bellico inglese in mare. Inoltre, l’HMS Valiant era ancora adagiata sul fondo e l’HMS Queen Elizabeth, seriamente danneggiata, stava per essere trasferita in un altro bacino per le necessarie riparazioni. Se il colpo fosse andato a segno, la Flotta inglese in Mediterraneo sarebbe stata messa in ginocchio per molto tempo, ma la fortuna non si ripeté.

foto Ufficio storico della Marina: notare la data dell’assunzione della denominazione 10^ Flottiglia MAS


Questo articolo ti interessa? Su OCEAN4FUTURE, il portale del Mare e della Marittimità, troverai numerosi articoli sulla storia dei mezzi di assalto della Regia Marina italiana e dei loro eredi (Com.Sub.In.), corredati da molte foto provenienti da archivi privati, per meglio comprendere il loro valore ed importanza. Se hai suggerimenti o domande puoi lasciarci un commento in calce all’articolo oppure scriverci alla nostra mail: infoocean4future@gmail.com

G.A. 4 operazione Alessandria
La “G.A. 4” fu pianificata con modalità operative simili a quella del dicembre precedente e, il 14 maggio 1942, il regio sommergibile Ambra comandato dal Capitano di Corvetta Mario Arillo rilasciò tre Siluri a lenta corsa dinanzi alla base egiziana. 

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S.L.C. – ripresa durante un set cinematografico, archivio storico della marina militare italiana

I mezzi erano guidati dagli operatori G.M. Giovanni Magello e sottocapo Giuseppe Morbelli, il tenente del G.N. Luigi Feltrinelli con il  sottocapo Luciano Favale, ed il sottotenente medico Giorgio Spaccarelli con il sergente Armando Memoli. Gli operatori incominciarono l’avvicinamento ma seri problemi tecnici ai maiali, un errato posizionamento del sommergibile, scarrocciato a causa delle forti correnti, e la vigilanza britannica notevolmente intensificata dopo lo scacco di dicembre, portarono al totale fallimento della missione. Tutti gli operatori vennero catturati.

La campagna in Nord Africa
Successivamente, tra l’agosto ed il settembre 1942 il Comandante Forza organizzò l’autocolonna “Giobbe” per trasportare lungo la costa della Marmarica sino al El Daba, a 50 km da El Alamein, tre barchini siluranti destinati ad attaccare unità navali, in appoggio ad operazioni terrestri.

nave costanza

foto Ufficio storico della Marina: peschereccio Costanza

Il Sottotenente di vascello Piero Carminati ed il sottocapo Cesare Sani, nella notte del 29 agosto, con un MTSM attaccarono quattro cacciatorpediniere inglesi e, nonostante il violento fuoco di sbarramento, danneggiarono il caccia Eridge (1.050 tonn.) successivamente colpito anche da aerei tedeschi che per errore mitragliarono anche l’MTSM incendiandolo. Le tre unità (Cefalo, Sogliola e Costanza), di fatto dei pescherecci modificati, parteciparono alle operazioni di agguato sulla rotta per Malta per attaccare le unità nemiche in avvicinamento, e specialmente le portaerei che periodicamente rifornivano l’isola di aerei. In quella zona esistevano campi minati dell’Asse per cui la flotta britannica, doveva rallentare e fare molte deviazioni rendendosi così più vulnerabile agli attacchi dei MAS. Il loro impiego si estese lungo alle coste della Spagna e delle Baleari e lungo le rotte per Tobruk, assediata dalle forze dell’Asse.

La Squadriglia dell’Orsa Maggiore
L’azione dei Nuotatori Gamma più rilevante dell’anno fu effettuata a Gibilterra il 14 luglio 1942. La necessità di tenere Gibilterra sotto pressione portò all’elaborazione di una diversa strategia di attacco. Si pensò di rinunciare per il momento alle operazioni tramite i S.L.C., considerati ancora tecnologicamente immaturi, che dovevano essere trasportati da sommergibili fino ai pressi degli obbiettivi. 

gamma operatori

foto Ufficio storico della Marina: nuotatori guastatori Gamma

Nascevano gli uomini Gamma, dove G stava per guastatori (nuotatori guastatori), addestrati ad avvicinarsi in maniera occulta alle navi e portare a nuoto cariche esplosive da applicare alle navi alla fonda nella rada. Erano gli Uomini contro navi le cui imprese scrissero la storia. Fu deciso di installare una base segreta in territorio spagnolo, nei pressi della città di Algeciras, località che si prestava particolarmente per attaccare Gibilterra.

Antonio Ramognino e Conchita

foto Ufficio storico della Marina: Antonio Ramognino e Conchita

Nella primavera del 1942, un sottufficiale della Decima Flottiglia MAS, Antonio Ramognino, un ex tecnico della Piaggio, fu inviato con compiti di osservatore in Spagna, per osservare i movimenti del naviglio nemico nella baia di Algeciras. Ramognino era accompagnato dalla moglie Conchita, di nazionalità spagnola, ed affittò una casa, Villa Carmela, nei pressi di punta Maiorga a circa 4.000 metri in linea d’aria dalla roccia di Gibilterra. La villa consentiva di poter osservare la base inglese, comprendere i movimenti delle navi e pianificare eventuali attacchi, visto che la rada poteva essere agevolmente raggiunta a nuoto dai nuotatori gamma.

Utilizzando vari sotterfugi, il gruppo degli operatori giunse a Cádiz ed si imbarcò sul mercantile cisterna Fulgor. L’11 e il 12 luglio il gruppo fu trasferito sull’Olterra ad Algeciras. Durante la missione svolta nella primavera del 1942, Antonio Ramognino aveva notato che la nave cisterna italiana Olterra di 4.995 tonnellate, di proprietà dell’armatore genovese Zanchi, era stata portata dal comandante Amoretti di Imperia, sui bassi fondali delle adiacenti acque territoriali spagnole e lì erano state aperte le valvole Kingston, per impedire che gli Inglesi si impadronissero della nave.

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foto Ufficio storico della Marina: l’Olterra

Il piroscafo era attraccato alla banchina orientale del porto di Algeciras, proprio di fronte a Gibilterra. Algeciras era il posto ideale per osservare Gibilterra, ma dal posto d’ormeggio dell’Olterra tutto era ancora più visibile. Al rientro di Ramognino in Italia propose di sfruttare la petroliera italiana per farvi partire i mezzi d’assalto. Così il comando dei mezzi d’assalto iniziò subito le trattative con l’armatore dell’Olterra, stabilendo che una ditta spagnola di recuperi marittimi fosse incaricata di riportare a galla il piroscafo. L’armatore della nave si prestò subito a collaborare e fece le regolari pratiche con le Autorità spagnole, spiegando di voler mettere la nave in efficienza. Con regolari permessi iniziarono i lavori di trasformazione; fu effettuata la graduale sostituzione dell’equipaggio mercantile rimasto sull’Olterra incaricato di modificare lo scafo per consentire l’uscita occulta dallo scafo. Arrivarono tecnici militari e civili da La Spezia, alcuni erano operai delle officine di San Bartolomeo alla Spezia.

Olterra, la base segreta

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foto Ufficio storico della Marina: Sezione dell’Olterra che mostra il complicato percorso per arrivare all’officina di montaggio dei maiali

L’officina di montaggio dei maiali si poteva raggiungere solo dal ponte di coperta attraverso un contorto percorso interno. A missione compiuta, il foro superiore della stiva sarebbe stato rinchiuso con una lamiera, nascondendo il rifugio e sarebbe stato riaperto per il prossimo montaggio. Un’altra lamiera chiudeva anche l’ingresso della piscina, attraverso il quale erano messi in acqua, uno alla volta, i S.L.C. che, da quell’apertura sotto la prora potevano entrare in acqua. I “maiali”, dopo l’assalto agli obiettivi, rientravano sotto la nave e potevano essere riagganciati agli argani sopra la piscina, in attesa di essere approntati con una nuova testa esplosiva.

Nell’estate del 1942 furono quindi effettuate le modifiche allo scafo e si preparò la nave per l’attacco a Gibilterra. Nel frattempo, considerando i ricorrenti problemi tecnici dei S.L.C., si pensò di effettuare un attacco con i Gamma patendo dalla costa.  Il libro “ Eroismo Italiano Sotto i Mari” di R.B. Nelli, Editore De Vecchi del 1968, racconta l’azione di quel pugno di eroi.

La spedizione è ostacolata da innumerevoli difficoltà. Però gli italiani ci riescono e ai primi di luglio, uomini e cose sono riuniti a Cadice. Gli operatori entrano in territorio spagnolo divisi in due gruppi; il primo viene spedito alla base sommergibili di Bordeaux, poi da San Jean de Luz prosegue a piedi per sentieri montani attraverso i Pirenei aiutati da agenti della marina italiana; il secondo raggiunge Barcellona a bordo del piroscafo Mauro Croce e gli operatori sbarcano come marittimi disertori. Poi tutti insieme, a gruppi di tre, vengono condotti a Cadice e alloggiati a bordo della cisterna Fulgor. Nei giorni 11 e 12 arrivano a Algeciras e salgono sulla Olterra ancora semi affondata. Per giustificare la presenza di tanta gente su quella nave l’equipaggio inizia finti lavori di manutenzione e di raddobbo.   Alla spicciolata, gli uomini dei mezzi d’assalto salgono a villa Carmela all’alba del 13 luglio: Ramognino ha già preparato tutto, accoglie gli 11 uomini e li nasconde alla vista della polizia spagnola e degli agenti britannici. Dall’osservatorio della villa, nascosto con una gabbia di pappagalli, gli operatori possono studiare i bersagli e il tratto di spiaggia dal quale muoveranno all’attacco dei piroscafi.  Gli operatori portano tre “mignatte” a testa e la squadra dei “nuotatori d’assalto” è così composta: sottotenente di vascello Agostino Straulino, sottotenente di vascello Giorgio Baucer, i marinai Giovanni Lucchetti, Vago Giari, il sottocapo palombaro Giuseppe Feroldi, il palombaro Bruno di Lorenzo ed il capo silurista Alfredo Schiavoni, il 2° capo cannoniere Alessandro Bianchini, il sottocapo Evideo Boscolo, il fuochista Rodolfo Lugano, il fuochista Carlo Bucovaz. E nel pomeriggio viene dato il via alla operazione C.G. 1. Alle 03:00 del 14 luglio gli operatori, in completo equipaggiamento d’attacco, escono dalla villa e raggiungono la spiaggia seguendo un itinerario studiato in precedenza. In mezz’ora, passando uno alla volta davanti ai poliziotti che percorrono la spiaggia nei due sensi, tutto il personale entra in acqua. Nuotando silenziosamente, gli 11 uomini dirigono al largo; motoscafi incrociano nella rada e lanciano piccole bombe di profondità a intervalli serrati. Gli italiani riescono a passare ma ogni tanto sono costretti alla più assoluta immobilità, anzi a scomparire sott’acqua quando la luce di un riflettore passa sulle loro teste. Avanzano piano, hanno paura che lo sciacquio li tradisca”.

L’azione ebbe successo e furono danneggiati i piroscafi Meta (1.575 t.s.L), Shuna (1.575 t.s.l.), Empire Snipe (2.497 t.s.l.) e Baron Douglas (3.899 t.s.l.) per un totale di 9.468 tonnellate. Sette dei Gamma furono arrestati dai carabineros  spagnoli al loro rientro alla spiaggia, mentre gli altri, in un modo o un altro, riuscirono a rientrare a Villa Carmela e quindi alla Fulgor. I sette arrestati vennero quasi immediatamente rilasciati dalle Autorità spagnole (grazie all’intervento del console italiano) e assieme agli altri poterono poi rientrare in patria.

fine terza parte – continua 

Andrea Mucedola 

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