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ARGOMENTO: REPORTAGE
PERIODO: ODIERNO
AREA: TECNICA
parole chiave: minibombolini, pony
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In ben due film (1965’s Thunderball e 2002’s Die Another Day 007) il mitico James Bond, si immerge con un mini apparato di respirazione che trattiene semplicemente tra i denti.
Fantasia o realtà?
Per ora sembra che anche i più piccoli bombolini sub (chiamati comunemente pony bottles) abbiano ancora dimensioni importanti e miniaturizzazioni simili a quelle dei film siano ancora non disponibili.
La maggior parte dei subacquei entrano in acqua con un doppio secondo stadio (octopus) o una fonte d’aria alternativa integrata. Sebbene l’impiego di due primo stadio e di due secondo stadio separati sia consigliato, la soluzione più comune e’ un primo stadio e due erogatori o un erogatore principale ed un octopus. Entrambi questi backup sono essenziali nel caso in cui si verifichi un malfunzionamento del secondo stadio o il compagno di immersione abbia bisogno di condividere la vostra alimentazione dell’aria. Ma nessuno di questi due sistemi può essere di grande aiuto se improvvisamente vi troviate sul fondo del mare con una bombola improvvisamente vuota. In ambito anglosassone, ma non solo, molti utilizzano dei bombolini di aria, chiamati colloquialmente pony bottles, da usarsi in caso di emergenza in maniera completamente indipendente dalla bombola principale e dai suoi erogatori .
Questi sistemi non sono adatti per effettuare le nostre immersioni ma sono progettati per fornire qualche prezioso minuto di aria in più per poter, ad esempio, raggiungere la bombola di emergenza che dovrebbe essere sempre presente sul luogo di immersione. In pratica si tratta di un sistema di emergenza, di dimensioni contenute, costituito da un erogatore integrato che si avvita direttamente sul bombolino. Può essere attaccato ad una cinghia del GAV, centralmente o lateralmente, in modo che da essere facilmente raggiungibile. Ovviamente, un’accortezza che può sembrare banale, è che la rubinetteria di questi sistemi deve essere sempre aperta prima di entrare in acqua, come le bombole principali, in modo di poterli usare immediatamente.
Fin dalla loro introduzione sul mercato della subacquea, avvenuta da oltre due decenni, questi bombolini di salvataggio sono stati oggetto di molte discussioni. Da una parte, sulla base di calcolo medio del consumo di aria, gli oppositori di questi sistemi sostengono che siano troppo piccoli per soccorrere sufficientemente un subacqueo, in particolar modo se in preda al panico, per fargli raggiungere in modo sicuro la superficie. Dall’altra, i loro sostenitori ritengono che possano essere considerati una specie di assicurazione al fine di avere una alimentazione alternativa di aria completamente separata e sufficiente a fornire anche quel paio di respiri in più necessari per raggiungere la superficie.
Recentemente, una rivista americana, SCUBA DIVING, ha effettuato una serie di test impiegando tre diversi modelli di pony bottles ed effettuando 10 immersioni nel corso di tre giorni consecutivi. I subacquei che hanno fatto i test hanno effettuato le prove partendo dalla quota di 40 metri (massima profondità della subacquea ricreativa) ed utilizzando ogni volta un bombolino diverso. Lo scopo era quello di valutare da quale effettiva profondità il sistema di respirazione di emergenza era efficace per poter raggiungere la superficie. Pur simulando una situazione di improvvisa “out of air”, con un comportamento del subacqueo di semi panico (ovvero soggetto ad una rapida respirazione), sembrerebbe che le risalite non abbiano mai costretto i subacquei a superare i rate massimi di risalita dettati dai computer subacquei.
Vediamo i vari sistemi testati
Il primo sistema impiegato nel test è stato il SUBMERSIBLE SYSTEMS Spare Air 300. Il sistema misura poco più di 33 centimetri (13 pollici) di altezza con un attacco 2 ¼ di pollice di diametro, con una capacità di circa 85 litri (3 piedi cubici) ad una pressione di ricarica di 200 atmosfere.
Il modello Spare Air 300 pesa poco più di due chili quando il bombolino è pieno ed è riponibile in una contenitore facilmente montabile sul fascione del GAV. Utilizza un erogatore a singolo stadio, equilibrato, integrato direttamente sulla sua bombola. La respirazione ovviamente non è buona come con un regolatore tradizionale ma è gestibile facilmente anche con una sola mano. Una volta che il boccaglio è introdotto in bocca non è necessario mantenere il bombolino. Durante il test il quantitativo d’aria fornito dal Spare Air 300 è stato in grado di portare i subacquei da circa 30 metri (70 piedi) consentendo sei ulteriori respiri in superficie. Spare Air 300 può essere ricaricato come una qualsiasi bombola tramite un raccordo che permette la ricarica direttamente da un compressore. Un indicatore di pressione incorporato sporge quando la bottiglia è piena e si allinea quando la pressione è a meno del mezzo pieno. Esiste la possibilità di acquistare, come opzione, un modello con manometro incorporato. Il costo dello Spare Air 300, completo di bombolino, erogatore mono stadio, indicatore di pressione integrato, adattatore per la ricarica, fondina di stoccaggio e cordino di sicurezza, è di circa $ 299. Il modello 300 è disponibile anche in una versione nitrox (quasi allo stesso prezzo) ed ha una garanzia di un anno.
Il secondo modello testato è il SUBMERSIBLE SYSTEMS Spare Air 170
Qualcuno ricorderà che il 170 fu tra i primi, se non il primo, sistema di bail out, e apparve sul mercato nel lontano 1979. Lo Spare Air 170 differisce dal fratello 300 solo per le dimensioni.
Praticamente le sue dimensioni sono inferiori rispetto al Spare Air 300 garantendo solo 45 litri d’aria. Il suo peso è ovviamente minore, circa 700 grammi (1,5 libbre). Proprio per le sue dimensioni è quello oggigiorno maggiormente diffuso soprattutto negli Stati Uniti. Il prezzo negli Stati Uniti, per ovvi vantaggi commerciali, è lo stesso della versione 300.
L’ultimo modello testato è stato il H2ODYSSEY Extra Air Source
Questo pony, di dimensioni maggiori dello Spare Air 300, offre una capacità di circa 170 litri (6 piedi cubici) di aria e ovviamnete consente una maggior autonomia.
I subacquei hanno apprezzato una quantità d’aria più che sufficiente per arrivare in superficie da una profondità di 40 metri. Cosa che non ci sorprende tenendo conto della maggiore quantità d’aria disponibile (praticamente il doppio del 300). Cosa che rende questo sistema diverso dai precedenti è l’impiego di un vero e proprio secondo stadio connesso ad un primo stadio bilanciato attraverso un perno orizzontale/verticale.
Il perno consente di mantenere una posizione più confortevole di respirazione in qualsiasi posizione si trovi il bombolino di emergenza. Questa maggiore facilità di respirazione fornisce ovviamente una maggiore efficienza durante la risalita. Quando completamente carico, il pony è leggermente negativo, consentendo una miglior gestione laterale. Durante il test i subacquei hanno però lamentato di dover, a volte, mantenere il bombolino con una mano, afferrando il secondo stadio con l’altra, prima di inserire il boccaglio in bocca. Il problema sembra ripetersi quando il pony, diventando scarico, diventa positivo e si ha la necessità di mantenere il bombolino per evitare che il perno rotante vada verso la maschera. Anche questo sistema può essere rifornito da una qualsiasi stazione di ricarica. Il prezzo, sempre sul mercato americano, è analogo, $299 con due anni di garanzia inclusa. Come opzione esiste la possibilità di acquisire un raccordo per ricaricarlo da una bombola, un alloggiamento ad hoc ed un misuratore di pressione.
Commento
L’articolo non fornisce una valutazione finale, ma non credo ci vogliano test in mare per capire che una bombola di dimensioni maggiori fornisca più atti respiratori e autonomia di una con minor capacità. Un fattore che apparentemente non viene considerato è il fatto che il subacqueo ricreativo ha necessità di effettuare una sosta di sicurezza se non, a causa di una errata conduzione dell’immersione, delle soste decompressive. In passato usai durante un’immersione negli Stati Uniti un piccolo pony bottle (in realtà dovrei dire lo portai con me). Non lo trovai molto ingombrante, essendo inserito in una tasca del GAV, ma ricordo che mi domandai se quel bombolino avrebbe realmente potuto aiutarmi in caso di emergenza.
Il “meglio che niente”, spesso vantato su certe riviste, mi lascia tutt’oggi ancora molto perplesso. A mio avviso sarebbe meglio portarsi una bombola da cinque litri trasportata in sidemount. Una soluzione di costo sicuramente minore e di maggiore efficacia. Teniamo conto che, se caricata a 200 atmosfere, ci fornirebbe 1000 litri di aria ed una autonomia sufficiente ad arrivare alla bombola di emergenza che, mi ripeto, ogni diving dovrebbe predisporre sul punto di immersione, a 5 metri di profondità, per effettuare la sosta di sicurezza. L’uso dei pony potrebbe essere quindi un “nice to have” in relazione al tipo di immersione, dell’esperienza personale ma anche del comportamento del compagno di immersione. Se conosci il tuo buddy, ti risponderai da solo. Se non ricordo male, la probabilità di una doppia avaria ai due secondi stadi è di circa 1 a 40000 (per sistemi correttamente manutenuti) ed aumenta se si considera il sistema di coppia. Il rischio è quindi minimo se ci si immerge in due con un reciproco “continuo“ controllo.
Vedrei quindi l’uso del pony bottle solo in caso di immersioni in solitaria (per vari motivi … da non fare) e su basso fondale, almeno fino a quando non usciranno sistemi in grado di fornire quantità di aria più importanti mantenendo le dimensioni dei pony a misure accettabili. Che dire … James Bond pensaci tu.
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.
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