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I mezzi di assalto, dalla mignatta ai siluri a lenta corsa: le azioni che cambiarono la guerra navale – prima parte

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: mezzi insidiosi
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Lo spirito del Serchio
Nel suo libro “Vita di Marinaio“, l’ammiraglio Gino Birindelli descrisse così l’attività giornaliera degli uomini a Bocca di Serchio: ” Noi andavamo in mare al mattino assai presto ed alla sera a buio fitto, dedicando il lavoro nelle ore di luce al continuo perfezionamento di ogni strumento e quello notturno all’addestramento alle vere e proprie operazioni belliche, di cui studiavamo le tattiche. Al Serchio si era creata, in modo vero, profondo e sincero, quella “banda di fratelli che costituiva un ideale dei giovani allievi dell’Accademia Navale” ed essere uniti come consanguinei non era retorica, come non lo era il volere dare in ogni possibile modo tutto quello che si poteva ad un’Italia che amavamo sopra ogni cosa. Là si creò quello “spirito del Serchio” che nessuno di noi ha mai potuto dimenticare“.

Foto Ufficio storico della Marina: gli assaltatori al Serchio

Questi mezzi erano inquadrati in un reparto speciale, nato nel 1939 come Iª Flottiglia M.A.S., che cambiò ufficialmente la propria denominazione in “Xª Flottiglia M.A.S.” il 14 marzo 1941. Il loro motto era Memento Audere Semper per la 1ª Flottiglia MAS e fu cambiato con Per il Re e per la bandiera per la Xª Flottiglia MAS. Il loro compito era l’attacco occulto al naviglio nemico in rada e nei porti, tramite i mezzi insidiosi, ed in mare aperto con l’uso di mezzi veloci.

Nessuno era al corrente della loro esistenza, nemmeno alcuni vertici di Supermarina. Il loro comandante era il capitano di corvetta Junio ​​Valerio Borghese, un valoroso sommergibilista che troveremo anche comandante del sommergibile Scirè nell’azione di Gibilterra. Il concetto strategico originale era di essere pronti ad attaccare, in caso di guerra, simultaneamente tutte le basi principali britanniche  nel  Mediterraneo. Di fatto, quando l’Italia entrò in guerra, il 10 giugno 1940, il progetto si rivelò ancora immaturo data l’inaffidabilità delle apparecchiature sia di respirazione che di attacco. 

Il primo attacco
La prima azione fu  programmata nella notte tra il 25 ed il 26 agosto 1940, contro tre corazzate britanniche della Flotta del Mediterraneo.

iride

Foto Ufficio storico della Marina: Il Regio Sommergibile Iride comandato da TV Francesco Brunetti

Il 12 agosto del 1940 il Regio sommergibile Iride, al comando del tenente di vascello Brunetti,  partì dalla Spezia e raggiunse il 21 agosto il Golfo di Bomba (in Cirenaica)  dove si trovavano ridislocati la torpediniera Calipso, che trasportava gli operatori dei maiali ed i mezzi e la nave appoggio Monte Gargano.

Al ritorno da una missione furono scoperti casualmente da alcuni aerei britannici. Il sommergibile e le navi furono attaccate a mezzogiorno da tre aerosiluranti inglesi Fairey Swordfish, proprio nel momento in cui, dopo aver imbarcati i mezzi, il sommergibile stava per immergersi. Uno dei velivoli sganciò un siluro da circa 200 metri che andò a segno sul sommergibile il quale spezzato in due affondò in pochi istanti, seguito in breve tempo dalla nave appoggio, a sua volta centrata da un altro siluro. Gli uomini dei “maiali” (fra cui Birindelli, Tesei, Toschi e Durand de La Penne) si tuffarono immediatamente e furono in grado di recuperare i S.L.C. e sette marinai intrappolati nel relitto che giaceva sul fondo ad una profondità di circa quindici metri di profondità con purtroppo molti caduti.

gondar

Fonte Ufficio storico della Marina: il Regio Sommergibile Gondar sul quale è visibile il contenitore del S.L.C.

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Fonte Ufficio storico della Marina: Contenitori stagni per i S.L.C. aperti. Sullo sfondo la banchina Giovannini dell’arsenale di La Spezia

Il tentativo successivo fu l’esecuzione di una doppia operazione contro Alessandria d’Egitto e Gibilterra (colonia inglese a sud della Spagna) pianificata per la fine di settembre 1940. Per questa missione furono designati due sommergibili, il R. Smg Gondar ed il R. Smg Scirè, modificati per trasportare tre S.L.C. ciascuno in contenitori speciali (vedi foto). Questa modifica ai contenitori presso-resistenti poteva permettere ai sommergibili di potersi immergere più in profondità (l’Iride con a bordo i S.L.C. aveva una limitazione operativa ai 30 metri).

siluro

Fonte Ufficio storico della Marina: S.L.C.

La missione, però, fu interrotta da notizie intelligence che avvisarono che che le navi da guerra inglesi si erano allontanate dal porto. Sfortunatamente, sulla rotta di rientro, il Gondar (al comando dello stesso comandante dell’Iride, il TV Brunetti) fu intercettato dal cacciatorpediniere australiano Stuart. Brunetti ordinò l’immersione rapida a 80 metri ma la nave individuò il sommergibile con l’ecogoniometro ed incominciò a lanciare le cariche di profondità. Alle 22.30 si unirono alla caccia il cacciatorpediniere H.M.S. Diamond ed una corvetta, cui si aggiunsero altre unità che saturarono l’area colpendo alla fine il battelloGravemente danneggiato il sommergibile dovette quindi emergere. Una volta a galla, fu chiamato l’abbandono nave ma alcuni uomini, tra cui il comandante Brunetti, avviarono le manovre di autoaffondamento ed il sommergibile s’inabissò su un fondale di 2000 metri a circa 110 miglia da Alessandria. L’equipaggio fu tratto in salvo dallo Stuart. A seguito dell’affondamento del Gondar, i servizi segreti britannici iniziarono ad insospettirsi circa l’esistenza di un reparto speciale della Regia Marina italiana; in particolare si chiesero che cosa fossero quei tre strani cilindri presenti sul ponte del sommergibile e perché nell’equipaggio c’erano così tanti sommozzatori.

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Fonte Ufficio storico della Marina: il Regio Sommergibile Scirè in uscita da La Spezia

Nell’agosto del 1940 il sommergibile Scirè fu anch’esso modificato per il trasporto dei maiali rimuovendo il cannone prodiero ed riducendo la torretta. Sul ponte di coperta furono quindi installati tre cilindri (uno a proravia della torretta e due a poppavia affiancati), nei quali potevano essere contenuti i S.L.C.. Per migliorare la mimetizzazione fu pitturato con una tinta verdolina, più adatta per confonderlo col cielo notturno. Con il sommergibile Scirè la X flottiglia M.A.S. incominciò una serie di azioni straordinarie tra cui l’attacco ad Alessandria d’Egitto che vedremo più avanti. 

Operazioni B.G. 1 e B.G. 2: attacco a Gibilterra
Il 24 settembre 1940 il sommergibile lasciò la base di La Spezia per l’operazione B.G. 1, un attacco di tre S.L.C. contro la base britannica di Gibilterra. Ma il 29 settembre, ad una cinquantina di miglia da Gibilterra gli fu ordinato di interrompere la missione essendo la forza inglese fuoriuscita. Il 21 ottobre fu lanciato un nuovo attacco, sempre contro Gibilterra, l’operazione B.G. 2. Il sommergibile salpò dalla base di La Spezia con tre team di operatori: il capitano del Genio Navale Teseo Tesei con il sergente palombaro Alcide Pedretti, il TV Gino Birindelli con il secondo capo Damos Paccagnini ed il TV Luigi Durand de la Penne con il secondo capo palombaro Emilio Bianchi.

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Fonte Ufficio storico della Marina: primo attacco a Gibilterra 

Il 30 ottobre 1940 arrivò in prossimità della base inglese ed il sommergibile rilasciò con successo i tre S.L.C.. Il primo mezzo, con la coppia de la Penne e Bianchi, venne subito avvistato da una motovedetta che, senza comprendere che cosa fosse, lanciò una carica esplosiva nelle loro vicinanze; il maiale riportò dei danni, tra cui la bussola necessaria per effettuare l’avvicinamento finale, e fu fatto precipitare verso il fondo.

I due assaltatori si diressero quindi a nuoto verso la costa spagnola. Il secondo maiale, con a bordo Teseo Tesei e Alcide Pedretti, arrivò in superficie fino all’entrata del porto. Gli operatori, al momento dell’immersione per la fase finale dell’avvicinamento occulto, si accorsero che i loro respiratori ad ossigeno non funzionavano per cui furono costretti ad affondare il mezzo e nuotare verso la costa spagnola. 

La terza coppia, composta da Birindelli e Paccagnini, nonostante una grave avaria al respiratore di Paccagnini ed una perdita nel vano batteria del mezzo, proseguì verso il bersaglio riuscendo faticosamente a superare le reti anti siluro del porto. A lentissimo moto i due operatori si avvicinarono alla corazzata Bahram ma, a circa 70 metri di distanza, improvvisamente, il motore del S.L.C. si fermò ed il mezzo discese verso il fondo. Birindelli, restato solo a causa dell’impossibilità di Paccagnini di seguirlo per il malfunzionamento dell’ARO, sganciò la carica (ricordo che pesava ben 300 chilogrammi) e cercò di trascinarla da solo verso la nave inglese. Uno sforzo titanico che dovette però sospendere, stremato dallo sforzo, a poche decine di metri dall’obiettivo. Attivò quindi il timer e raggiunse Paccagnini in superficie. Insieme raggiunsero terra ma furono catturati dagli Inglesi prima di ricongiungersi, come da pianificazione, con gli altri quattro operatori sulla costa spagnola. Poco dopo, la carica del S.L.C. esplose ma, a causa dell’eccessiva distanza dal Bahram, non causò danni alla nave da battaglia.

Così si concluse la prima missione di attacco a Gibilterra. L’insuccesso, dovuto ad una tecnologia non ancora matura, provocò una battuta d’arresto nel programma suggerendo numerosi miglioramenti tecnici del sistema … ma di questo parleremo nel prossimo articolo.

fine prima parte – continua

Andrea Mucedola 

quadro del Claudus – proprietà MMI 

 

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