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livello elementare
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ARGOMENTO: NAUTICA E CARTOGRAFIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: cartografia
Metodi di navigazione ottici
Dopo aver parlato della forma della Terra e degli artefici dell’Uomo per poterla rappresentare, passiamo ora ai metodi per determinare una posizione geografica da referenziare sulle nostre carte.
Breve storia
Essendo la navigazione una scienza antica, i metodi di posizionamento in mare si evolsero nel tempo, sfruttando le nuove conoscenze scientifiche. Descrivere la storia dei metodi dii navigazione necessiterebbe molto spazio per cui cercherò di condensare il tutto in poche righe segnalando i capisaldi di questo viaggio straordinario che iniziò, molto probabilmente, 10000 mila anni or sono. Forse il più antico dei metodi di identificare una posizione fu quello di traguardare delle strutture note sul territorio ovvero di porre sullo stesso allineamento punti visibili, ad esempio due rocce cospicue. Questo metodo era conosciuto sin dall’antichità e fu descritto da Omero nell’Odissea. In seguito, partendo dagli studi di geometria, si studiarono metodi di triangolazione basati su differenze angolari tra più punti.
museo Galileo – triangolazione
La scoperta della bussola consentì poi di riferire questi valori al Nord magnetico e di ottenere dei rilevamenti referenziati. In seguito, si svilupparono i primi metodi di navigazione astronomica, impiegando rette di altezza ottenute con il sestante. Gli antichi avevano notato che durante la notte le stelle nascevano e tramontavano nella volta celeste, tutte tranne una, la stella polare. Questa stella non particolarmente luminosa sembrava restare sempre alla stessa altezza. Essendo un riferimento fisso il navigante poteva dirigersi mantenendo la stella in determinate posizioni rispetto al moto della nave. Andando verso settentrione l’altezza fissa della stella era sempre più in alto. Non a caso il settentrione era il punto cardinale (Nord) rivolto verso la costellazione dell’Orsa Minore da cui seguendo l’allineamento di due stelle si ricava la stella polare.
In seguito, attraverso dei computi matematici sempre più complessi furono ricavate delle tabelle chiamate effemeridi che aiutarono alla determinazione di alcune rette, chiamate di altezza, per triangolare la propria posizione attraverso la misura delle rette di altezza. il cammino non fu facile perché mancava ai primi navigatori uno strumento fondamentale: il cronometro. Infatti, la determinazione della longitudine richiedeva con precisione il calcolo dell’ora di osservazione.
Per determinare la latitudine i primi navigatori usavano il quadrante d’altezza, costituito da un settore circolare ampio 90°. Su uno dei due lati del settore vi erano due mirini attraverso i quali occorre puntare un oggetto in cielo, ad esempio una stella o il Sole. In prossimità del vertice del settore era praticato un foro dal quale passa un filo a piombo. La parte curva del settore è contrassegnata con una graduazione da 0° a 90° in maniera tale che, quando il lato con i mirini è perfettamente orizzontale, il filo a piombo deve indicare il valore 0°. Il quadrante dunque consente di misurare angoli verticali che forniscono l’altezza astronomica degli astri. Con questo strumento Cristoforo Colombo poteva calcolare la latitudine nei suoi primi viaggi oceanici.
históriadograu – susymcmarques (google.com)
Di fatto, se i marinai non avevano grandi difficoltà a calcolare la latitudine, cioè ad identificare la loro posizione a nord o a sud rispetto all’equatore, osservando la stella polare, essi non conoscevano un metodo accurato per misurare di quanto si erano spostati a est o a ovest del punto di partenza. Era una navigazione tra un capo geografico e l’altro, da cui il termine cabotaggio.
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La sfida della Longitudine
Agli inizi del XVIII secolo lo sviluppo commerciale della navigazione richiese una soluzione, anche per ridurre il gran numero di naufragi dovuti ai frequenti errori di posizione che portavano le navi sugli scogli. L’interesse fu così impellente che nel 1714 il Parlamento britannico offrì un premio di ben 20.000 sterline a chiunque fosse stato in grado di stabilire con precisione il valore della longitudine in mare. Determinare la longitudine richiedeva una precisa misurazione del tempo in quanto, conoscendo l’orario con una precisione al secondo si sarebbe stati in grado di calcolare al momento dello zenith del sole la longitudine. Per capirci, se sappiamo che il sole in una posizione A raggiunge il suo culmine X ore dopo il nostro punto di partenza, facendo la differenza di tempo tra l’orario del punto di partenza ed il momento in cui osserviamo localmente il fenomeno possiamo calcolare quanti gradi di longitudine siamo rispetto al punto di partenza. Di fatto, un buon navigante, conoscendo con precisione l’ora del porto di partenza, avrebbe potuto ricavare la sua longitudine con uno scarto di soli cinquanta chilometri, determinando con un orologio (che poi chiameremo cronometro marino) l’orario locale a mezzogiorno. La soluzione del calcolo del tempo fu trovata da John Harrison, un geniale falegname di campagna di Barrow Upon Humber, nel Lincolnshire, che realizzò un orologio che misurava il tempo con un errore di un solo secondo al mese.
I cronometri marini realizzati da John Harrison sono esposti al Royal Observatory di Greenwich, nella galleria Time. Questi orologi sono di per sé oggetti straordinariamente belli, oltre ad essere rivoluzionari nella loro capacità di consentire alle navi di determinare la propria longitudine in mare. Questo sviluppo ridusse drasticamente il rischio che le navi e i loro equipaggi, insieme ai loro preziosi carichi, andassero perduti in mare. Certo non erano molto pratici e piuttosto ingombranti – Autore Tatters, Brisbane, Australia
Clock that changed the world (H3) – Flickr – Tatters ❀.jpg – Wikimedia Commons
Nel 1735 John Harrison sviluppò il primo cronometro da marina della storia che sottopose al giudizio della prestigiosa Royal Society. Questo orologio in ottone non era propriamente tascabile e pesava circa 34 chili. Nel 1772, il capitano James Cook, nel corso del suo secondo storico viaggio, si servì di una copia dell’orologio di Harrison e ne validò entusiasticamente l’utilità. I secoli passarono e si arrivò, nel XIX secolo, ed all’uso delle onde radio che consentirono lo sviluppo di sistemi distanziometrici e a differenza di fase sempre più complessi per l’uso nel campo della navigazione. Iniziava l’era della radionavigazione che ci ha portato ai sistemi GPS. Ma ne parleremo più avanti.
Dai metodi ottici a …
Ogni sistema ha la sua validità ma anche i sui limiti di precisione e ripetibilità. Oggigiorno le moderne tecnologie di posizionamento laser o acustico, impiegate nella ricerca e nel campo petrolifero, possono fornire precisioni centimetriche ma sono appannaggio di professioni con necessità particolari.
Il metodo più semplice per la determinazione di una posizione geografica è sicuramente quello ottico. Esso viene facilmente ottenuto tramite il tracciamento e l’intersezione di più linee di rilevamento ricavate da sistemi azimutali riferiti ad una direzione. Essendo le carte riferite al Nord si impiegano sistemi in grado di fornire direzioni angolari come le bussole magnetiche o le girobussole. Un metodo ottico molto diffuso, che può offrire elevati livelli di precisione, è quello della “differenza angolare“. Questo sistema si basa sulla misurazione dell’angolo compreso tra due punti posti lungo la costa utilizzando strumenti ottici come il sestante o il circolo a riflessione “Amici-Magnaghi“.
Il sestante
Parliamo un attimo del primo le cui origine sono molto antiche; si pensa che un sistema sestantale fosse già conosciuto dagli Egizi che lo utilizzavano per misurare l’angolo di elevazione di un oggetto astrale sopra l’orizzonte.
Lo strumento è molto semplice ed effettua la misura facendo collimare due punti di vista, ad esempio un astro o la luna, attraverso lo specchio mobile, con l’orizzonte per mezzo dello specchio fisso. Con una opportuna regolazione si porta l’immagine della parte bassa dell’oggetto celeste verso l’orizzonte e viene letta la sua misura angolare contemporaneamente all’ora (al secondo) di lettura.
Il valore letto, ovvero l’angolo di elevazione, permette attraverso dei calcoli matematici di ricavare una direzione detta retta di altezza. Un tempo questo calcolo veniva effettuato consultando degli almanacchi, le Tavole a soluzione diretta per il calcolo delle rette d’altezza. Esse sono state sviluppate dall’istituto idrografico della Marina Militare Italiana sulla base della pubblicazione HO 214 dell’Ufficio Idrografico della Marina degli Stati Uniti, pubblicate negli USA tra il 1936 e il 1946, e riprodotte per la prima volta in Italia nel corso degli anni ’50. Le Tavole sono pubblicate in cinque volumi, uno ogni 15° di latitudine. La pubblicazione per le nostre latitudini è il Volume 3 che comprende i dati relativi alle latitudini tra 30° e i 45°. Tramite le tavole si ottiene la soluzione diretta del triangolo di posizione, utilizzando i valori dell’altezza e dell’angolo azimutale di un astro in funzione della latitudine dell’osservatore, dell’angolo al polo e della declinazione dell’astro. Sebbene il sistema sia dal punto di vista nautico ancora valido, esistono oggi programmi che consentono di calcolare le intersezioni di tre o più circoli di elevazione, riferiti ad oggetti celesti diversi, con una maggior rapidità e precisione di localizzazione. Ovviamente le misure devono comunque essere prese con accuratezza, utilizzando la regola della media delle tre misure, scartando i valori aberranti, e riferendosi sempre ad un dato di tempo preciso.
circolo Amici Magnaghi – credito Istituto idrografico della Marina
Il sestante può essere anche utilizzato per ricavare “differenze angolari” fra punti diversi posti sulla costa prese su un piano orizzontale. In pratica, il sestante viene ruotato di 90 gradi e viene prima puntato un oggetto e poi fatto collimare sull’altro. L’angolo letto è la differenza angolare tra i due punti. In alternativa va impiegato il circolo Amici-Magnaghi, uno strumento ottico utilizzato per misurare gli angoli azimutali tra tre punti cospicui visibili sulla costa. Questi, riportati in mappa con uno staziografo, permettono di individuare la posizione con una certa precisione su una carta. Lo staziografo è costituito da un cerchio, graduato da 0° a 180° nei due sensi, nel centro del quale sono imperniate tre aste, la centrale fissa sullo zero e le altre due mobili. Posizionando le tre aste sulla carta nautica in modo che, passando per i tre punti osservati, formino i rispettivi angoli misurati, si ottiene la posizione.
staziografo – credito Istituto idrografico della Marina
Il primo efficace strumento a riflessione realizzato con prismi fu costruito in Italia intorno al 1830 dal modenese G. B. Amici (1786-1863). L’Ammiraglio G. B. Magnaghi 1838-1902) lo perfezionò pur conservando la stessa disposizione dei prismi e del cannocchiale. Per precisioni molto spinte, vengono utilizzati i teodoliti che, permettendo la lettura millesimale dell’angolo azimutale, possono dare errori notevolmente inferiori al metro; questi sistemi sono usati anche per validare le posizioni dei sistemi distanziometrici (di cui parleremo in seguito) quando impiegati all’interno dell’orizzonte.
fine parte VIII
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).