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Le straordinarie canoe neolitiche del lago di Bracciano

tempo di lettura: 6 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: ARCHEOLOGIA DELLE ACQUE
PERIODO: VII – V MILLENNIO a.C.
AREA: LAZIO
parole chiave: Neolitico, canoe monossili
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Nei primi insediamenti neolitici, sulle isole o vicino al mare, le prime comunità agricole si ingegnarono nei primi viaggi via mare, navigando su brevi tratti lungo i fiumi e gli specchi d’acqua. Fu così che, seguendo i fiumi, raggiunsero il mare e iniziò la storia dell’Uomo. Tutto iniziò con la costruzione di piroghe di diverse dimensioni che consentivano di potersi muovere relativamente velocemente da un punto all’altro della costa, raggiungendo altri gruppi neolitici.

I primi esempi di canoe furono trovati nel nord Europa in diverse località0 in prossimità di zone acquatiche, significando che questo salto tecnologico fu ingegnato da gruppi diversi che intravidero nella possibilità di navigare un modo per allargare i loro confini. Sebbene a quel tempo le canoe fossero solitamente realizzate con tronchi di pino (Pinus sylvestris), venivano utilizzate anche altre specie vegetali come il pioppo (Populus tremula), la quercia (Quercus sp.), l’ontano (Alnus sp.) ed il tiglio (Tilia sp.), utilizzando un singolo tronco (quindi monossili) di dimensioni diverse. Queste canoe erano propulse principalmente a remi come dimostrato da oggetti lignei assimilabili a questi strumenti nautici ritrovati nei pressi di queste prime imbarcazioni. Esse venivano realizzate bruciando la parte centrale dei tronchi, il che di fatto accelerava il lavoro di svuotamento essendo così più facile intagliare il legno; il nome piroga potrebbe derivare proprio da πὺρ (parola greca che indica il “fuoco”), in quanto uno dei metodi per realizzare le canoe impiegando un fuoco controllato. L’unico esempio di canoe ritrovato nei siti neolitici del bacino del Mediterraneo è quello legato al ritrovamento di cinque importanti canoe nel sito de La Marmotta (Bracciano), ancora oggi considerato il più antico villaggio neolitico del Mediterraneo centrale.

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Planimetria del sito de La Marmotta con la posizione delle cinque canoe ritrovate. Questo sito archeologico, ritrovato lungo le rive del lago di Bracciano (Anguillara Sabazia, Lazio, Italia), è uno di quei casi in cui l’eccezionale conservazione dei numerosi reperti archeologici ha potuto convalidare non solo le ipotesi sui materiali utilizzati in quegli antichi insediamenti, ma soprattutto l’abilità delle popolazioni locali di lavorarli, dimostrando di fatto il livello tecnico raggiunto da quelle società neolitiche – da articolo Gibaja JF, Mineo M, Santos FJ, Morell B, Caruso-Fermé L, Remolins G, et al. (2024) The first Neolithic boats in the Mediterranean: The settlement of La Marmotta (Anguillara Sabazia, Lazio, Italy). PLoS ONE 19(3): e0299765. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0299765
https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0299765

Durante lo Scuba Vintage Days 2024, tenutosi ultimamente a Trevignano Romano, è stato possibile assistere ad una interessantissima conferenza della dottoressa Laura d’Erme sulla storia antica dei laghi del complesso vulcanico sabatino: dalle prime civiltà che vi si affacciarono nel Neolitico fino all’epoca romana; di particolare interesse i ritrovamenti di canoe neolitiche avvenuti lungo le rive del lago di Bracciano nel 1989 sul sito de La Marmotta. L’area archeologica si trova a circa 300 m dalla attuale riva del lago ad una profondità di 11 m (8 m di acqua e 3 m di sedimenti).

Secondo un recente articolo di ricerca 1, durante lo scavo sul sito furono rinvenuti 3.400 pali che sostenevano la struttura delle abitazioni di questi nostri progenitori, nonché resti di muri realizzati con graticci e argilla, coperture costituite da fusti di diverse specie vegetali e alcuni solai lignei realizzati con legname o corteccia. Le loro posizioni hanno permesso di definire un gruppo di 14 possibili abitazioni rettangolari, lunghe circa 8-10 m e larghe 6 m, con muri interni ed un focolare centrale. Nell’ambito della ricerca fu effettuato un eccezionale ritrovamento dei resti di cinque canoe che erano associate ad alcune delle abitazioni ritrovate. Sebbene l’uso delle piroghe fosse prevalentemente lacustre, il ritrovamento dimostra che una comunità prevalentemente agricola, oltre 7 millenni fa, si dedicava intorno al lago di Bracciano alla pesca e alla caccia, impiegando queste canoe per spostarsi per le loro necessità sull’acqua.
I ritrovamenti sul sito de La Marmotta hanno restituito utensili realizzati in legno come archi, asce, falci, cucchiai, fusi, recipienti e cesti di legno. Insieme agli utensili di legno, utensili litici scheggiati generalmente realizzati con varietà di selce e, in misura minore, con ossidiana. Va compreso che le pietre utilizzate per realizzare questi utensili avevano provenienze diverse; la selce probabilmente dalle miniere di Defensola, nella provincia di Foggia, mentre l’ossidiana proveniva dalle isole di Palmarola e Lipari, cosa che conferma l’esistenza di una rete commerciale marittima che tra circa il 5.700 e il 5.150 a.C. cal. collegava le coste e il primo entroterra del Mediterraneo.

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la canoa Marmotta 1 – Museo delle Civiltà, Piazza Guglielmo Marconi 14, Roma – da opera citata https://doi.org/10.1371/journal.pone.0299765.g003


Le straordinarie canoe della Marmotta: un primo esempio di architettura nautica

Sebbene sino ad oggi siano state trovate solo cinque canoe, gli archeologi ritengono che sul sito della Marmotta potrebbero essercene altre. Una delle più interessanti è la canoa denominata Marmotta 1 ricavata da un unico tronco di quercia (Quercus sp.), lunga oltre dieci metri, larga 1,15 m a poppa e 0,85 m a prua, con diverse altezze (da 65 a 44 cm) a seconda della parte della canoa. Da notare che sulla base della canoa erano stati realizzati quattro rinforzi trasversali di forma trapezoidale ricavati dallo stesso tronco probabilmente per rinforzarne la struttura e migliorarne la maneggevolezza.

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dettaglio della canoa 1 – Museo delle Civiltà, Piazza Guglielmo Marconi 14, Roma – da opera citata https://doi.org/10.1371/journal.pone.0299765.g004

Oltre alle sue notevoli dimensioni, questa canoa è di particolare interesse per tre particolari sul suo lato di dritta. Sono a forma di T, con parte superiore ogivale e con rispettivamente 2, 3 e 4 fori inseriti nello scafo della canoa a distanze e altezze simili, che potrebbero essere stati utilizzati per fissare delle cime forse collegate a una possibile vela o per unire altri elementi nautici come uno stabilizzatore o persino un’altra canoa per creare un doppio scafo a forma di catamarano. Si tratta quindi di una scoperta eccezionale perché dimostra un salto tecnologico di questi nostri antichi progenitori che nel Neolitico  realizzarono un’imbarcazione con maggiore capacità di trasporto di persone, animali e merci lungo le vie d’acqua, forse per raggiungere il mare.

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la canoa Marmotta 2 conservata al Museo delle Civiltà, Piazza Guglielmo Marconi 14, Roma – da opera citata https://doi.org/10.1371/journal.pone.0299765.g006

La seconda canoa, Marmotta 2, fu realizzata da un grande tronco di ontano (Alnus sp), lunga 5,4 m, largo 0,4 m a poppa e 0,36 m a prua, probabilmente una barca da pesca o da trasporto sul lago o, forse, anche sul non lontano mare, raggiungibile tramite un piccolo fiume. Sulla canoa fu trovato un pezzo di legno a forma di fungo (lungo 13,4 cm e largo tra 9,1 e 8,3 cm) che presenta un foro, di circa 2,8 cm di diametro, la cui somiglianza con le moderni bitte suggerisce che la sua funzione potrebbe essere stata quella di ormeggio della canoa lungo le rive del lago. Le altre tre canoe (3, 4 e 5), in condizioni di conservazione peggiori, furono realizzate con legni diversi; erano all’epoca sulla terraferma e presentano dimensioni diverse e segni di fratture che probabilmente ne impedirono all’epoca il riutilizzo. Inoltre, nelle prossimità delle canoe furono ritrovati tre oggetti in legno che potrebbero essere stati impiegati come remi o forse timoni. In particolare quello ritrovato vicino alla canoa Marmotta 2 è lungo 105 cm dall’asta alla pala. In sintesi, queste canoe sono testimonianze straordinarie di una tecnologia realizzata oltre 7 mila anni fa, quando i primi uomini incominciarono ad affacciarsi sul mare sfidando l’orizzonte.

Questi straordinari reperti sono conservati al Museo delle Civiltà, Piazza Guglielmo Marconi 14, Roma, che merita una visita approfondita per le sue interessantissime collezioni.

Andrea Mucedola

Riferimenti

0. Resti di canoe monolitiche furono trovate nell’Europa centro occidentale, a Noyen-sur-Seine e Le-Codray-Montceaux-Nandy, in Francia, a Dümmerlohausen e Stralsund-Mischwasserspeicher, in Germania, a Pesse, in Olanda, a Tybrind Vig, Lystrup e Praestelyng II-Baden in Danimarca e a Hotiza, in Slovenia. Tra le più antiche canoe monossili ricordo quella ritrovata a Pesse (7.920-6.470 a.C.), lunga circa 3 m, o a Noyen-sur-Seine (7.190-6.540 a.C.), lunghe 4,5 m. Altre erano più grandi, come le canoe I e II a Lystrup (5.200-5.000 a.C.), lunghe 6-7 m o quella ritrovata a Stralsund-Mischwasserspeicher (4.800-4.700 a.C.), lunga 8 m, e a Tybrind Vig (4.300-4.100 a.C.), lunghe 10 m. 

1. Juan F. Gibaja, Mario Mineo, Francisco Javier Santos, Berta Morell, Laura Caruso-Fermé, Gerard Remolins, Alba Masclans, Niccolò Mazzucco, The first Neolithic boats in the Mediterranean: The settlement of La Marmotta (Anguillara Sabazia, Lazio, Italy), 20 marzo 2024 pubblicato su https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0299765

Conferenza dottoressa Laura d’Erme, I laghi Sabatini, Trevignano Romano, 2024
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