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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: V – III SECOLO a.C.
AREA: MEDITERRANEO
parole chiave: flotta romana
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Roma è stata una città marittima fin dalle sue più remote origini: essa non sarebbe nemmeno nata, né avrebbe mai potuto acquisire la propria straordinaria vitalità, se non fosse stata capace di avvalersi della felicissima sua posizione sul Tevere e dell’agevole suo collegamento con il mare. I primi Romani hanno in effetti potuto prosperare grazie ai loro traffici marittimi e garantire i rifornimenti alimentari dell’Urbe anche quando la stessa Città si trovava circondata da popolazioni ostili. Per poter giungere a destinazione le navi da carico dovevano essere necessariamente scortate da navi da guerra, come si può desumere anche dai trattati navali stipulati da Roma con Cartagine fin dal 509 a.C., primo anno della repubblica.
Unità navale arcaica di tipo pentecontoro, con venticinque rematori per lato, rappresentata su di un vaso attico a figure nere del VI sec. a. C. L’immagine, basata su di una foto del Museo di Villa Giulia, di Roma, è stata rielaborata graficamente per dare una migliore percezione della forma della nave e delle dimensioni della vela maestra, manovrata mediante i relativi cavi (disegno D. Carro).
Le prime navi
Da quell’epoca arcaica sono pervenute ben poche notizie, ma è rimasta a Roma per un tempo straordinariamente lungo una nave pentecontoro (a cinquanta remi), un tipo di unità da guerra diffuso a partire dalla colonizzazione greca nel Mediterraneo occidentale e poi rimasto in uso per molti secoli, perlomeno fino al III sec. a.C. presso le marinerie d’Italia. Ebbene una di queste navi venne conservata nei Navalia di Roma (la base navale cittadina). Per custodirla in un luogo pubblico venne successivamente eretto – probabilmente in epoca augustea – un apposito edificio tetrastilo, di forma alquanto allungata, collocato su di un alto podio sulla riva sinistra del Tevere di fronte all’isola Tiberina. In quella sorta di museo navale, l’antichissima unità fu oggetto di continue manutenzioni e progressive sostituzioni di parti del fasciame, tanto da conservarsi in eccellente stato fino al VI secolo, quando venne esaminata da Procopio di Cesarea, che diede una descrizione ammirata di quella che veniva all’epoca chiamata la “Nave di Enea”.
Dobbiamo quindi immaginare che fosse proprio per questo tipo di nave che i Romani selezionarono i loro primi contingenti armati da imbarcare, nonostante la scarsa disponibilità di posto a bordo. Quegli scafi erano infatti privi del ponte di coperta e avevano una larghezza massima di circa quattro metri: ai due lati vi erano i banchi per i rematori (venticinque per parte), mentre lo spazio liberamente agibile da prora a poppa era costituito dalla corsia centrale. Fra le rare missioni navali ricordate dalle fonti antiche fra il V e il IV sec. a.C., ve ne fu una in Corsica e una in Grecia. La prima, effettuata da venticinque navi, fu una ricognizione che, dovendo verificare la possibilità di fondare una colonia romana nell’isola, ebbe modo di riscontrare l’eccessiva inospitalità della località prescelta. La seconda fu una missione navale di Stato intesa a portare un cratere d’oro in offerta al santuario di Apollo Delfico, nel golfo di Corinto, quale ex voto per la vittoria riportata su Veio e Faleria; la nave romana, intercettata prima dello stretto di Messina dai pirati delle Eolie, venne quindi scortata nelle navigazioni di andata e ritorno.
Fine I parte – continua
Domenico Carro
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estratto dal saggio Classiari di Domenico Carro – Supplemento alla Rivista marittima aprile-maggio 2024 – per gentile concessione della Rivista Marittima, dedicato alla memoria del figlio Marzio, corso Indomiti, informatico visionario e socio del Mensa, prematuramente scomparso
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immagine in anteprima: Nave da guerra romana, probabile quinquereme, in navigazione a remi con dei classiari (di cui si vedono gli scudi) presenti sull’aposticcio di dritta. Particolare di un affresco della Casa del Sacerdos Amandus di Pompei (foto D. Carro).
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ammiraglio di divisione della Riserva della Marina Militare Italiana, dal momento del suo ritiro dal servizio attivo, assecondando la propria natura di appassionato cultore della Civiltà Romana, ha potuto dedicarsi interamente all’approfondimento dei suoi studi storiografici, nell’ambito dei quali ha pubblicato numerosi libri e saggi, creato l’interessantissimo sito ROMA AETERNA ed il foro di discussione FORVM ROMAETERNA (2001-2013), poi sostituito dall’istituzione di pagine estratte da “Roma Aeterna” nelle maggiori reti sociali, quali Linkedin, Facebook, Twitter, Youtube, Flickr, etc. Non ultimo, l’ammiraglio Carro è relatore in importanti convegni, nazionali ed internazionali sui temi della storiografia romana e della salvaguardia della cultura marittima.
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