.
livello elementare.
ARGOMENTO: NAUTICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: albero, manutenzione, controlli
Oggi parliamo di alberi delle barche … non mi riferisco a questi, ovviamente, ma a quella componente fondamentale delle imbarcazioni a vela che consente la propulsione velica.
Tecnicamente si tratta di un palo verticale impiegato per il sostegno delle vele in una nave e in qualsiasi altro mezzo di trasporto a propulsione velica. La maggior parte delle imbarcazione a vela da diporto ne possiedono solo uno, ma, per completezza, riporto i nominativi che gli sono stati assegnati nei secoli. In estrema sintesi, a seconda della sua posizione, nelle grandi navi, l’albero assume un diverso nome:
- albero di maestra, l’albero principale, è quello più alto o, nel caso di golette con alberi di uguale altezza, l’albero poppiero;
- albero di mezzana, l’albero situato a poppavia dell’albero di maestra;
- albero di trinchetto, l’albero situato a proravia dell’albero di maestra.
- albero di bompresso, dove presente, è quello inclinato di circa 30 gradi a prua.
Nelle barche a vela, sono presenti le crocette, supporti montati su ciascun albero, fondamentali per ridurre l’angolo con cui le sartie intersecano l’albero, diminuendo le forze di trazione sul sartiame ed aumentando la compressione dell’albero sulla coperta. Questo permette di sostenerlo quindi in maniera ottimale.
All’albero possono essere fissati, tramite uno snodo detto trozza, i pennoni che consente di modificare il loro orientamento rispetto all’albero tramite opportune cime di manovra. Nei velieri, sotto al pennone, si trova un cavo detto marciapiede sul quale i marinai addetti a mollare o issare le vele si appoggiano per poter lavorare. Le imbarcazioni da diporto minori hanno spesso pennoni “solidali” con l’albero che non sono brandeggiabili. L’albero possiede una o più biscaggine verticali per consentire le manutenzioni lungo la sua lunghezza.
Sugli alberi sono installate, oltre alle strutture necessarie per la vela, le antenne, le luci , segnali di comunicazione e bandiere, e a volte elementi per la movimentazione dei carichi.
L’albero, e tutto il sartiame ad esso collegato di cui parleremo nella terza parte, rappresentano una parte importantissima dell’imbarcazione sulla quale navighiamo. Spesso è fuori dal nostro raggio visivo e da controlli periodici, ma non per questo deve essere considerato meno importante. Realizzato in differenti materiali, dal legno pieno al lamellare scatolato, in ferro, in alluminio, in fibra di carbonio, sono sottoposti a rilevanti sforzi dall’azione del vento sulla vela e trasmessi a lande, chiglia, madieri e ragni strutturali. Va compreso che stralli, paterazzi, sartie, crocette, pulegge, rolla fiocchi, rolla rande e accessori come scalini, luci, winches, stopper, rotaie, sono tutti componenti di un sistema che, combinati, agiscono in un sistema statico complesso.
In sintesi, passante o poggiato in coperta, ellittico o circolare, frazionato o in testa, con crocette acquartierate o in linea, rastremato o a palo, l’albero è l’elemento principale insieme al sartiame sul quale armare le nostre vele in assoluta sicurezza. Questo deve essere fatto nella considerazione di mantenere sempre l’assoluta sicurezza della barca.
Cosa bisogna fare per essere sicuri dell’affidabilità del nostro armo?
Verificare i punti di maggiore usura dove l’attrezzatura si innesta all’albero e dove si accoppiano diversi materiali con rischio di “fioriture” e ossidazioni (viti inox su alluminio) che “saldano” nel tempo i due materiali, rendendo quasi impossibile il successivo smontaggio. Utilizzare nel caso di nuovi terminali o attrezzature paste isolanti tipo Duralac o Tuff Gel.
Controllare la base e la scassa interna dove in genere ristagna umidità e controllare la presenza di corrosioni, crepe, ammaccature, pieghe o segnali di cedimento, soprattutto se il profilo in alluminio ha la base in acciaio inossidabile. La “polvere bianca” che si deposita intorno alla scassa, come nei fissaggi dei terminali crocette, basi dei winch, luci, non è un antitarlo ma un ossido di disgregazione del metallo.
sezione di albero in fibra di carbonio
Quello passante è più vincolato; ha un passaggio nella mastra di coperta e uno in chiglia e può avere una sezione più piccola. Acqua piovana che entra dalla testa d’albero, dai passaggi delle drizze e dalla mastra (non sigillata bene) finisce direttamente in sentina dove la base dell’albero convive spesso a “mollo” di umidità. E’ comunque possibile stagnare l’albero all’interno della sezione, all’altezza della mastra, e praticare un foro di drenaggio esterno a 10-15 cm sopra la coperta.
Quello appoggiato in coperta, al contrario, non ha vincoli e spesso una sezione maggiore. In entrambi i casi le sollecitazioni a cui sono sottoposti sono principalmente una compressione (data dal peso dell’albero stesso e dalla tensione del sartiame), una flessione di pompaggio e regolazioni d’assetto (l’alluminio è più “morbido” e il carbonio più rigido) e una torsione legata alla spinta del boma, all’inferitura randa e al tangone di spy.
E’ raro che si debba arrivare alla sostituzione dell’albero, salvo disalberamenti o rotture. Un albero è quasi per sempre ma, quasi certa, è la necessità del cambio del sartiame di cui parleremo nel prossimo articolo.
Buon vento a tutti.
Fine parte II – continua
Sacha Giannini
Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
PAGINA PRINCIPALE

architetto, yacht designer, perito navale ed ex ispettore di sicurezza del diporto per il rilascio delle certificazioni di sicurezza, è un appassionato e profondo conoscitore delle imbarcazioni a vela che effettua valutazioni tecniche e stime commerciali. Dal 2000 esercita la professione di architetto, tra terra e mare, impegnato nell’architettura come nel refitting di barche.