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livello elementare
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ARGOMENTO: MARINA MERCANTILE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: CANTIERISTICA
parole chiave: Destriero
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Anche le navi hanno la loro vita: nascono, navigano e poi terminano la loro vita esistenza. Per quanto può sembrare un’espressione romantica, tutte hanno un’anima, una loro identità che si forma giorno per giorno nelle tante miglia percorse in mare in simbiosi con lo spirito dei loro equipaggi. Un’umanizzazione che solo chi ha vissuto il mare può pienamente capire. In alcuni casi, alcune di esse sopravvivono al loro disarmo, avendo guadagnato record prestigiosi che ancora resistono nel tempo, nonostante l’avanzare delle nuove tecnologie.
Parliamo oggi del Destriero il cui record è imbattuto da venticinque anni. Torniamo indietro, all’alba del 9 agosto 1992, quando questa nave, che batteva il vessillo dello Yacht Club Costa Smeralda, conquistò il record di traversata atlantica. 3.106 miglia nautiche percorse senza rifornimento, da New York al faro di Bishop Rock nelle Isole Scilly in Inghilterra, impiegando 58 ore, 34 minuti e 50 secondi, alla media di 53,09 nodi. Un record che stracciò il precedente record del catamarano inglese Hoverspeed di 3 giorni, 7 ore e 54 minuti, ad una media di “soli” 36,96 nodi.
L’equipaggio era composto da Cesare Fiorio, responsabile ed organizzatore, famoso pilota di motonautica italiano che era stato due volte Campione del Mondo e sei volte Campione Europeo, vincendo in tutto ben 31 Gran Premi.
.Il comandante del Destriero era Odoardo Mancini, un ex ufficiale della Marina Militare italiana e successivamente capitano di armamento per l’Ansaldo e poi per Italcantieri e Fincantieri nonché dirigente della Bacini Spa. Mancini si avvaleva di Aldo Benedetti come comandante in seconda, Sergio Simeone come primo ufficiale, Franco De Mei come operatore di telecomunicazioni, Giuseppe Carbonaro come direttore di macchina, Mario Gando e Nello Andreoli come capomacchinisti, Massimo Robino come elettricista, Silvano Federici, Cesare Quondamatteo e Carlo Chiara come motoristi e i tecnici Davide Maccario, Giacomo Petriccione, Giuseppe Valenti e Michael Hurrle.
Fa piacere ricordare questo equipaggio, passato alla storia come la loro nave che, dopo venticinque anni, resta ancora la nave più veloce del mondo.
Raccontiamo la storia di questo orgoglio della nostra cantieristica e marineria
Il Destriero venne costruito da Fincantieri tra il 1990 ed il 1991 nei cantieri di Muggiano e Riva Trigoso, in soli 270 giorni. Lo scafo fu varato il 28 marzo 1991 presso i cantieri Fincantieri di Muggiano, La Spezia, alla presenza di rappresentanze della marineria civile e militare. La nave, costruita interamente in alluminio, aveva una lunghezza di 67,7 metri, con carena dislocante a prua e planante a poppa, su progetto dello studio navale Donald L. Blount and Associated, era equipaggiato con tre Turbine a gas General Electric LM1600-MTU, capaci di sviluppare complessivamente 51.675 hp / 38.535 kW (continui), collegate a tre idrogetti KaMeWa model 125 tramite riduttori Renk-Tacke.
.L’autonomia a pieno carico era di oltre 3.000 miglia nautiche con una velocità a pieno carico di oltre 40 nodi e nominale (in dislocamento leggero) di oltre 60 nodi. Secondo la certificazione della società Det Norske Veritas (DNV), la struttura del Destriero consentiva una velocità massima di 65 nodi con condizioni di mare 4, e fino a 30 nodi con condizioni di mare 5-6 (in pratica con onde di altezza fino 5 metri). Il tentativo di battere il record del cosiddetto Nastro Azzurro che, a partire dagli anni trenta, premiava la Hales Trophy per coloro che superasse il record di attraversamento dell’Oceano Atlantico, fu patrocinata dal principe ismailita Karim Aga Khan con l’appoggio di Gianni Agnelli e dall’IRI di Franco Nobili. La Hales Trophy, era stata istituita nel 1932 dall’armatore e uomo politico inglese Harold Keates Hales, come un vero e proprio trofeo conferito alla nave passeggeri di qualsiasi tipologia, purché commerciale, che attraversasse nel minor tempo l’oceano.
Ci furono polemiche sulla validità del record in quanto sebbene il Destriero non fosse una nave commerciale ma di un privato, esistevano dei precedenti. Nel 1990 era stato messo in discussione anche il record del catamarano Hoverspeed Great Britain che aveva ridotto di due ore il primato di attraversata conquistato nel 1952 dal transatlantico di linea SS United States. Si trattava di un sogno che richiamava l’impresa del famoso transatlantico italiano Rex che 60 anni prima aveva vinto il Nastro Azzurro, riportando l’Italia ai vertici della marineria internazionale.
Vale la pena di ricordarlo
Il Rex fu progettato dall’ingegnere navale Achille Piazzai e la sua costruzione iniziò il 27 aprile 1930; il 1° agosto 1931 la grande nave fu varata alla presenza del re Vittorio Emanuele III con la regina Elena che ne fu anche la madrina. Il 22 settembre del 1932 il Rex fu consegnato alla compagnia Italia Flotte Riunite, nata dalla fusione delle flotte delle società Navigazione Generale Italiana, Lloyd Sabaudo e Cosulich. Destinato alla rotta atlantica, il Rex conquistò il Nastro Azzurro nell’agosto 1933 con una velocità media di traversata di 28,92 nodi, strappando il record precedentemente detenuto dal transatlantico tedesco Europa, gemello del Bremen. Il tentativo di record iniziò il 10 agosto del 1933, quando il Rex salpò da Genova alla volta di New York, comandata dal comandante Francesco Tarabotto. La nave percorse le 3181 miglia da Gibilterra dal faro di Ambrose in 4 giorni, 13 ore e 58 minuti. Lo strepitoso record fu però battuto due anni dopo dal transatlantico francese Normandie durante il suo viaggio inaugurale.
Durante la guerra il Rex fu trasferito a Trieste, dove sostò con equipaggio ridotto per molto tempo. La nave, già depredata dai Tedeschi, che ne avevano asportato il ricco corredo, era uscita in mare in cerca di salvezza ma si era incagliata a circa 300 metri dalla riva. Ma non era finita. L’8 settembre del 1944, tra Isola d’Istria e Capodistria, a circa 300 metri dalla costa, fu avvistata da sei ricognitori Beaufighter della Royal Air Force che la attaccarono pur sapendo che si trattava di una nave passeggeri. Gli aerei la bombardarono per tre volte e il gigante del mare bruciò per quattro giorni prima di affondare. Sembrerebbe che solo una sua elica giaccia ancora sotto la sabbia mentre il metallo delle strutture fu asportato e fuso dagli Jugoslavi dopo la guerra.
Che fine ha fatto il Destriero?
Dopo il record si sparse la voce di una sua possibile traversata dell’Oceano Pacifico e di un ancor più improbabile giro intorno al mondo. Rimasero solo progetti. Sembrerebbe che dopo un lungo periodo di sosta nei cantieri di Pisa, la nave sia stata abbandonata nella base navale di Devonport, nei pressi di Plymouth, Regno Unito. Nel 2009 fu trasferita su di un mezzo navale speciale a Brema, Germania, presso i cantieri Lurssen Yachts, leader mondiali nella costruzione e personalizzazione di super yacht ma anche di mezzi navali speciali e militari, ed il suo stato attuale non è però conosciuto. A questo punto ci si può domandare a che pro vengono realizzate queste navi super veloci, dai costi proibitivi e spesso appannaggio di solo grandi magnati. La risposta è molto semplice: per la ricerca e sviluppo di nuovi mezzi. Nel caso specifico la realizzazione del Destriero fece da battistrada per i futuri traghetti veloci commerciali tra cui la serie MDV 1200, MDV 2000 e MDV 3000 e ispirò lo sviluppo della carena nella proposta Lockheed Martin Team per il ancora discusso programma della Marina degli Stati Uniti denominato LCS – Littoral Combat Ship. Investimento e Ricerca, oltre a mantenere inn uso forze lavoro pregiate, possono dare frutti insperati, anche quando, in origine, sono mirati alla realizzazioni di mezzi apparentemente idonei solo ad attività specifiche e settoriali. Voglio sperare che la nostra cantieristica navale, famosa in tutto il mondo, sia messa in grado di poter continuare a sviluppare sempre nuovi mezzi, restando un’eccellenza mondiale nel settore della nautica.
Andrea Mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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