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Perché un libro sull’osmosi?

tempo di lettura: 5 minuti

 

livello elementare

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ARGOMENTO: NAUTICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Osmosi
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Il termine osmosi, soprattutto in campo nautico, ha un significato ormai noto quasi a tutti coloro che si interessano di barche in vetroresina. Il noto processo fisico-chimico e la conseguente lenta degradazione della resina, soprattutto poliestere, hanno accompagnato nel tempo ansie e in alcuni casi vere e proprie psicosi.

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L’informazione negli anni è stata spesso complice e non sempre corretta, alimentando luoghi comuni e consuetudini da banchina con enigmatiche risposte su un mistero per molti ancora da svelare. Il problema osmosi è stato molte volte contaminato nella sua autenticità e oggettività, condizionando gran parte del mercato nautico soprattutto diportistico, armatori, broker e cantieri di rimessaggio e diventando per qualcuno anche occasione per facili guadagni.

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le prime avvisaglie, spesso nascoste al di sotto della vernice 

Da qui la necessità di scrivere questo manuale che vuole restituire concretezza al fenomeno senza condizionamenti e meccanismi psicologici che l’hanno ingigantito e confuso, mai uguale e mutevole, ma quasi sempre presente come preoccupazione costante o per battute d’arresto nei propri programmi manutentivi, d’uso e di budget.

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Un riferimento tecnico ma anche di riflessione, per acquisire una maggiore consapevolezza sul problema e consentire di potersi confrontare liberamente in qualunque fase del problema, rivolgendosi a tutti i diportisti, ai neofiti della nautica, agli acquirenti dell’usato, ai navigatori, ai sognatori di barche in genere e a tutti coloro che prima o poi si ritroveranno, confusi ma estremamente felici, tra le barche di vetroresina. Il contesto nautico in cui opera e si sviluppa lo specifico processo di osmosi, ne stabilisce poi le cause, gli effetti e le “regole del gioco”. L’osmosi in campo nautico è un particolare riflesso della società in cui viviamo, è l’alterazione, il disordine, lo squilibrio spontaneo spesso inevitabile e come efficace rappresentazione contemporanea del sistema barca-uomo.

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poi le sorprese poco piacevoli

La barca ha l’osmosi? Quali segnali indicano che sia iniziato il fenomeno? Come possiamo essere sicuri che sia osmosi? La barca è nella condizione favorevole? Cosa significa la percentuale di umidità nel laminato in vetroresina? A chi rivolgersi, che indagini fare e come interpretarle? Vediamo.

Fattori di rischio e primi sintomi dell’osmosi 

L’osmosi è un processo graduale tanto inevitabile ed irreversibile quanto più il laminato è, non solo a contatto prolungato con l’acqua, ma predisposto a sviluppare il fenomeno. In sostanza l’osmosi con le sue bolle, ormai note a tutti, minaccia piano piano l’identità del materiale composito in una lenta fusione di reciprocità ed equilibri, tra l’acqua di mare e l’interno del laminato in vetroresina, degradando non solo il diaframma gel coat che le separa ed il laminato sottostante, ma pregiudicando spesso anche le nostre capacità interpretative di diagnosi e soluzioni.

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L’osmosi esiste e in alcuni casi è un problema, in altri meno. Andrebbe prevenuto molto prima ed affrontato per evitare che si sviluppi e scateni, ma non è la fine per lo scafo. È un danno principalmente economico, proprio perché la cura è molto costosa (materiali e soprattutto manodopera) ed a volte può anche superare il valore della barca, motivo per cui solo il sospetto giustifica ansie e preoccupazioni. È un processo mediamente lento che impiega mesi o anni per rendersi visibile o per diventare talmente grave da compromettere nel caso anche la resistenza strutturale e meccanica del mezzo. Questo però non vuol dire che se presente ci possiamo permettere di ignorarlo, anzi dobbiamo valutarlo e individuarlo precocemente per decidere come intervenire. Gli acquirenti, soprattutto quelli alle prime armi, vivono uno stato di debolezza psicologica nell’istante in cui, convinti che l’oggetto dei propri desideri possa sfuggirgli di mano, scoprono dopo faticose trattative, visite e programmi di navigazioni estive già stabilite, la presenza di osmosi (occultata nella vendita o peggio ignorata). Che fare in questo caso, come comportarsi ?

I primi sintomi visibili ed evidenti per tutti sono le bolle, le vesciche sparse in carena. Quelle meno visibili, perché troppo piccole come punte di spillo, sono nascoste sotto strati di vecchie antivegetative o trattamenti vari, poi ci sono quelle embrionali sotto gel coat che forse si manifesteranno solo se, caratteristiche e qualità costruttive, usi, consumi e manutenzioni improprie dello scafo, consentiranno quelle condizioni favorevoli per svilupparsi. L’acqua, assorbita sotto forma di umidità o per infiltrazione diretta nel laminato, scioglierà per idrolisi ciò che è solubile, disponibile a diluirsi all’interno delle micro cavità intrappolate nello stratificato di vetroresina: polveri varie, resine a catalizzazione incompleta, l’appretto dei primi strati di mat o il cloruro di polivinile che ricopre la fibra di vetro, convertendosi in acetato di polivinile, responsabile del caratteristico odore acetico che si sprigiona all’apertura delle bolle di osmosi con la tipica consistenza untuosa al tatto.

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Umidità nello scafo

Il fatto che alcune barche di venti o trenta anni possano apparire umide a seguito di verifiche strumentale (purché eseguite con letture corrette per punti e tempi di misurazione a secco) non è una diagnosi univoca di osmosi! Che sia umida è piuttosto normale dopo molti anni a mollo, per le ormai note caratteristiche di alcuni materiali, utilizzati soprattutto in passato, per le stratificazioni di serie di barche in VTR. L’eccesso di umidità in opera viva indica inevitabilmente lo stato di usura e di porosità del gel coat ma non necessariamente una condizione degenerativa.

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I misuratori utilizzati per stabilire la percentuale di umidità all’interno dello stratificato, segnalano la presenza di un liquido, non distinguendo tra l’acqua e i sottoprodotti acidi o basici dell’idrolisi. Gli igrometri non segnalano quindi la presenza di osmosi, ma di un liquido assorbito, che non causa necessariamente osmosi.

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Più verosimilmente può rappresentare una premessa, una predisposizione al rischio osmosi, sempre se il laminato è nella condizione favorevole per innescarlo (stratificazione non corretta, permeabilità compromessa del gel coat, costituenti non legati e volatili ma soprattutto bolle d’aria intrappolate in cavità del laminato).

Fine I  parte – continua
Sacha Giannini

 

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PARTE I PARTE II

 

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