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La guerra in Ucraina può cambiare gli equilibri nello stallo libico di Giorgio Armento

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: GEOPOLITICA MEDITERRANEA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: LIBIA
parole chiave: Libia, USA, ONU

 

A più di dodici anni dalla caduta di Gheddafi, la questione libica resta lontana da una soluzione. Nell’audizione tenutasi il 27 febbraio presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il rappresentante a capo della Missione di Sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL), Abdoulaye Bathily, ha ammesso l’inadeguatezza delle istituzioni libiche incaricate di traghettare il paese ad un processo di normalizzazione, parlando esplicitamente di mancanza di legittimità da parte della classe politica [1].

Pur rilanciando, con l’annuncio di una nuova iniziativa ONU per portare il paese ad elezioni attraverso l’istituzione di un “Comitato di alto livello”, di fatto le parole di Bathimy riportano la situazione politica libica al punto di partenza rispetto alla possibilità di soluzione pacifica della contesa per il controllo del paese.

Tra le due principali fazioni si ripropone una situazione di stallo che non necessariamente prelude alla distensione. Da una parte, con il fallimento dei blitz su Tripoli tentati nello scorso anno da parte di Bashaga, l’ennesima iniziativa dell’LNA per imporsi militarmente sul governo di Tripoli si è rivelata infruttuosa. Dall’altra è stata sancita l’incapacità del GNU di pacificare il paese portandolo a nuove elezioni. Al quadro di incertezza politica si aggiunge l’aggravarsi delle condizioni economiche e sociali in cui versa l’area nordafricana. Come tutta la regione, all’indomani della guerra in Ucraina, la Libia ha visto aggiungersi ad un quadro economico già dissestato la crisi alimentare conseguente alla riduzione delle forniture dai porti del mar Nero. In tale contesto è verosimile che entrambi gli schieramenti si preparino ad affrontare una situazione di stallo prolungata, che potrebbe sfociare in un riaccendersi del conflitto armato.

Pertanto non sorprenderebbe che tanto il governo di Tripoli quanto l’LNA di Tobruk si stiano preparando a rinsaldare le proprie posizioni, cercando sostegno dai rispettivi partner esterni. Entrambe le fazioni sono infatti ancora fortemente dipendenti dal sostegno politico, diplomatico ma soprattutto militare fornito diverse potenze della regione. Interessate ad estendere sull’area libica la propria influenza, queste hanno saputo sfruttare inserite lo spazio lasciato vuoto dalla coalizione italo-francese-americana dopo lo scoppio della guerra civile nel paese. Sebbene di fatto l’Italia non abbia mai ritirato il proprio sostegno al governo di Tripoli, mantenendo aperta l’ambasciata ed offrendo i propri servizi diplomatici al mondo occidentale, è solo grazie al determinato intervento militare turco del 2019 che il generale Haftar non ha conquistato il Paese.

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Haftar e le sue eterogenee milizie – https://libyaalahrar.net

Allo stesso modo l’LNA, di base in Cirenaica, resta una minaccia al legittimo governo grazie alla potenza militare che gli è garantita dal supporto, oltre che dell’Egitto e delle monarchie del golfo, anche e soprattutto della Russia. Ad un anno dall’inizio del conflitto in Ucraina, il rapporto tra la Federazione Russa e la fazione rappresentata dal generale Haftar non si è spezzato. La stessa Compagnia Wagner rimane tutt’ora schierata in Cirenaica a sostegno dell’LNA. Ma la guerra civile libica in questi anni ci ha abituato ad una certa ambiguità nei rapporti tra i suoi protagonisti e i rispettivi sostenitori. In particolare considerata la situazione di stallo in cui si trova nuovamente il paese.

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ricostruzione Itamilradar da DIFESAONLINE 

Attività dell’Aeronautica statunitense (USAF) a Benghasi
Recentemente si è registrata un’inusuale attività presso l’aeroporto di Benghasi. Secondo quanto riportato dal sito di monitoraggio aereo-navale Itamilradar [2], lo scalo cirenaico sarebbe stato visitato il 21 febbraio 2023 da alcuni C 17 Globemaster USAF decollati dalla base NATO di Ramstein, dove avrebbero fatto ritorno dopo una sosta di poche ore.

Il tempo sufficiente ai grossi aeromobili da trasporto per eseguire un’operazione di carico-scarico di materiale e fare ritorno in Europa. Sebbene non ci siano informazioni disponibili circa la natura del carico, la compatibilità tra l’equipaggiamento del quale dispone l’LNA e il munizionamento di cui le forze armate ucraine lamentano disperato bisogno in questa fase del conflitto, consente di fare alcune ipotesi.

L’LNA (Lybian National Army) ha infatti goduto, soprattutto nella fase iniziale della guerra civile libica, di cospicue forniture militari da parte dei suoi sponsor. Tra l’armamentario in possesso delle forze cirenaiche spiccano 200 Humvee donati dagli USA, diversi esemplari di carri armati sovietici T 72, oltre che pezzi d’artiglieria occidentali e sovietici, tra cui gli imponenti semoventi G6 di produzione Sudafricana, forniti all’LNA dagli Emirati Arabi, che adottano lo stesso munizionamento da 155mm degli Howitzer impiegati da entrambi gli schieramenti in Ucraina.

Inoltre nei primi anni di conflitto sarebbero stati forniti alle forze di Haftar numerose armi anticarro portatili Javelin, che si sono dimostrate estremamente importanti nello scenario ucraino tanto sul terreno quanto nell’immaginario legato al conflitto.

Le pressioni della CIA
L’episodio dei C-17 si è registrato a poco più di un mese dall’incontro tra il generale Haftar e il direttore della CIA William Burns [3] [4]. Fonti locali riferiscono che tra i contenuti del colloquio vi sarebbe l’invito di Washington a ridimensionare l’attività della Wagner nelle zone controllate dall’LNA [5]. Le intenzioni statunitensi di estromettere la Russia dalla partita libica sarebbero state ripetute dallo stesso Burns nell’ambito di una visita avvenuta pochi giorni dopo alle autorità egiziane [6], principali sostenitrici del generale Haftar. Alle pressioni su Haftar e i suoi alleati si è affiancata nel mese scorso un’intensificazione delle sanzioni dirette al gruppo Wagner. Parallelamente ai colloqui sostenuti dal direttore della CIA, il 26 Gennaio il Dipartimento del Tesoro USA ha designato lo status del gruppo Wagner a livello di Organizzazione Criminale Trasnazionale [7], e attualmente si dibatte circa la proposta di designarlo come gruppo terroristico internazionale, con iniziative analoghe in corso in Europa [8].

Pare dunque che stiamo assistendo ad una ripresa dell’iniziativa USA nell’area libica, dopo i lunghi anni di distrazione che hanno consentito ad altri attori regionali, in particolare Turchia per una parte e Russia per l’altra, di ritagliarsi ampie sfere di influenza. Le ripercussioni della guerra in Ucraina su questo scenario potrebbero consistere non solo nel riaccendere l’interesse occidentale verso le sorti della regione, ma anche nell’arretramento cui è stata costretta la Russia dalle circostanze.

Le difficoltà russe
È lecito ritenere infatti che la federazione abbia dovuto distogliere ingenti risorse dal teatro libico per dedicarle ad un conflitto di cui, alla celebrazione del primo anniversario, è ben lontana dal vedere una soluzione. Così come è verosimile che la stessa compagnia Wagner, formalmente ancora schierata a supporto delle forze di Haftar, potrebbe aver fortemente ridotto il proprio impegno sul teatro libico in favore di quello ucraino. Quest’ultimo la vede direttamente schierata in prima linea sul fronte più caldo del conflitto, quello del Donbass. Risalgono proprio a questi giorni i comunicati con cui Prigozhin manifesta la propria insoddisfazione verso i vertici delle forze armate russe, colpevoli a suo dire di mancare nelle forniture di supporto e munizionamento alla compagnia Wagner. Al di là della strumentalità di simili dichiarazioni, resta una testimonianza di quanto duro sia per la Wagner l’impegno nella presa di Bakhmut, in termini materiali e soprattutto umani.

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Yevgeni Prigozhin, imprenditore e oligarca russo con stretti legami con il presidente russo Vladimir Putin, proprietario del gruppo Wagner, a Bakhmut da https://www.globalist.it/

Stime Ucraine sostengono che la compagnia abbia perso fino a 10.000 uomini nell’avanzamento sul fronte di Bakhmut, voci parzialmente confermate anche da fonti informali della stessa Wagner. Non bisogna dimenticare che, per quanto esperti e ben addestrati, la compagnia dispone di un numero limitato di combattenti, e che l’impegno ad essi richiesto è sempre stato in operazioni ben circoscritte, come attività di supporto ad eserciti nazionali in operazioni anti-terrorismo, sicurezza privata per attività industriali in aree ad alto rischio, addestramento di forze speciali o di polizia.

Ben diverso dall’impegno attuale che li vede incaricati dell’avanzamento su un fronte fortificato, in una guerra d’attrito, peraltro contro una forza armata di tutto rispetto per qualità e quantità di equipaggiamento. Pertanto è difficile immaginare che le difficoltà della compagnia in Ucraina non si traducano in un minore impegno negli altri scenari che la vedono coinvolta, come quello libico. Soprattutto in termini di personale, anche al netto del reclutamento straordinario avvenuto l’anno scorso. Si trattava infatti per lo più di ex soldati delle repubbliche CSI ed ex galeotti provenienti dalle periferie Russe, adatti più alla riserva di un esercito regolare che a rimpiazzare le perdite di veterani con esperienza pluriennale di combattimento, maturata in anni di guerra in Siria e in Africa dai mercenari messi in campo da Prigozhin.

La guerra in Ucraina riapre la partita libica?
Possibile dunque che, di fronte alla prospettiva di una Russia indisponibile a supportare le proprie iniziative, il generale Haftar sia in cerca di altri sostenitori. Non necessariamente in sostituzione degli attuali, ma è evidente che in questo momento non sarebbe saggio per nessuno, che non vi sia costretto, mettere tutte le proprie uova nel paniere dei russi. Se confermata, la fornitura di munizionamento o di altro materiale bellico alla NATO potrebbe essere un sintomo di un mutamento in corso negli equilibri libici. Appare evidente che il conflitto in atto in Europa sia destinato a ripercuotersi sullo scenario libico e a rinnovare l’interesse statunitense nella regione mediterranea. L’impatto sugli equilibri di potere nel nostro estero vicino potrebbe offrire al nostro paese la possibilità di giocare un ruolo più attivo in una regione oggi più che mai vitale per gli interessi strategici dell’Italia, dopo anni in cui l’iniziativa è passata ad attori ben più spregiudicati.

Giorgio Armento.
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Articolo pubblicato originariamente su DIFESAONLINE

in anteprima manifesto di Gheddafi a Ghadames, 2009 – autore foto Alex O – fonte https://www.flickr.com/photos/sludgeulper/3323964860/
Gaddafi poster Ghadames.jpg – Wikimedia Commons

Riferimenti

[1] Libia: l’inviato dell’Onu “commissaria” il Parlamento e lancia un nuovo piano per le elezioni – Agenzia Nova

[2] US Libyan missions – ItaMilRadar

[3] CIA chief visits Libya after Lockerbie suspect handover | Khalifa Haftar News | Al Jazeera ;

[4] Takeaways from William Burns’ Surprise Visit to Libya | The Washington Institute

[5] US seeks to expel Wagner Group from Sudan, Libya | The Libya Observer

[6] CIA director in Egypt after Libya and Ukraine, meets Sisi – Al-Monitor: Independent, trusted coverage of the Middle East

[7] Treasury Sanctions Russian Proxy Wagner Group as a Transnational Criminal Organization | U.S. Department of the Treasury

[8] Parliamentary question | Designation of the Wagner Group as a terrorist organisation | P-000194/2023 | European Parliament

 

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