.
livello elementare.
ARGOMENTO: SUBACQUEA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Rebreather, Pegasus
Nonostante offrano possibilità interessanti c’è ancora molta resistenza verso questo tipo di apparecchiature, a torto o a ragione, considerate di nicchia. Ce ne parla oggi un professionista che da tanti anni pratica ed insegna come immergersi con questi tipi di apparecchi di immersione, Vincenzo De Vita.
Salve a tutti, grazie di darmi la possibilità di raccontare la mia esperienza con il rebreather Pegasus II PRO MCCR/EMCCR. Ci troviamo a Praiano in costiera amalfitana con l’amico e collega Dario Santillo, un esperto sommozzatore ARA che oggi farà la sua prima immersione con la macchina Pegasus II PRO, un rebreather MCCR (che all’occorrenza può diventare anche un EMCCR). Ma prima di parlare dell’immersione, farò delle premesse che penso potranno essere utili a molti.
Gli MCCR sono dispositivi a miscela a controllo elettrochimico manuale. Il loro principio di funzionamento è in tutto e per tutto simile al circuito elettronico, ma i sensori per l’ossigeno non sono controllati da un sistema elettronico di iniezione e ripristino dell’ossigeno all’interno del loop, ma inviano solo la loro lettura su un display. Questo comporta che l’analisi delle Pp02 viene periodicamente letto dal subacqueo che quando il valore scende sotto il valore prefissato interviene in maniera manuale con un bypass lasciando entrare una certa quantità di ossigeno.
Spesso i rebreather MCCR hanno un sistema misto di controllo dell’ossigeno che prevede oltre il vero e proprio intervento manuale del subacqueo, anche il flusso costante mediante un ugello calibrato.
Questa apparecchiatura si può trasformare in una EMCCR inserendo sul meccanismo un computer che calcola tutto quello che ce da sapere dalle Pp02 dei tre sensori, alla decompressione, al funzionamento dell’HUD. Questo strumento è posizionato vicino al boccaglio a quattro vie e consente una veloce lettura delle colorazioni dei led.
Prima dell’immersione effettuiamo qualche prova a secco; iniziamo mettendo in funzione la macchina. La respirazione dal boccaglio a 4 vie ha due funzioni: quello di riscaldare la calce sodata e quello di leggere le Pp02 sul display. Raccomando a Dario di respirare nel modo più naturale possibile avvisandolo che noterà da subito in acqua la differenza di respirazione tra il rebreather e un erogatore bilanciato. Sarà anche molto importante l’equilibrio della respirazione tra il rebreather, l’uso del gav e della muta stagna.
Per facilitare eventuali problemi, ho approntato una sagola di sicurezza dove se il sub dovesse avere dei problemi si può attaccare per ricevere l’aiuto dell’istruttore. Sempre a secco, facciamo una simulazione per chiudere ed aprire il rubinetto a 4 vie. Un esercizio che ripeteremo in acque basse. Sarà importante che Dario,, quando chiuderà il sistema, si ricordi di soffiare dalla bocca una certa quantità di aria per poi passare all’erogatore del bailout. Un’operazione indispensabile in caso di problemi in acqua.
Programmiamo ora gradualmente un’immersione di 20 metri per 30 minuti, e raccomando a Dario di dare sempre una occhiata al display per controllare i valori dei tre sensori ad ossigeno, intervenendo sul bypass quando i valori non sono adeguati. Un altro esercizio che gli faccio fare è una simulazione in caso di avaria del sistema elettronico di controllo dei sensori (in caso di allagamento). Nel caso dovrà chiudere il rubinetto a 4 vie e passare al circuito aperto della bombola di bailout. Questo vale anche in caso di valori sballati.
La discesa
Iniziamo ora la nostra prima immersione. Dario si ferma per qualche minuto a circa 6 metri, perfettamente in assetto, controlla il display e mi fa cenno che e tutto ok, prima di continuare do anche io una occhiata se e tutto ok. Continuiamo la discesa e Dario a circa 12 metri si ferma nuovamente per ricontrollare che gli strumenti diano le giuste indicazioni. Arrivati a 18 metri Dario mi fa segno che ce qualcosa che non va. Guardando il , diamo una veloce occhiata al display e gli indico di usare il bypass per iniettare un pò di ossigeno per ristabilire le Pp02. Dopo 28 minuti incominciamo a risalire e, come da programma, effettuiamo un deep stop di 2 minuti a 15 metri e un safety stop di 5 minuti a 5 metri. Al rientro Dario è euforico, felicissimo e non aspetta l’ora di iniziare il corso. Incominciano però le domande.
Quali sono i rischi quando si entra in acqua per la prima volta?
Per quanto possa sembrare banale, il rischio maggiore è di entrare in acqua con i controller dell’ossigeno spenti. Basta un colpo d’occhio ai display per verificare che tutto funzioni e che i valori dei sensori cambiano mentre respirate. E’ indispensabile che ciò venga fatto PRIMA di entrare in acqua! Non sarebbe la prima volta che un subacqueo entra in acqua senza aver aperto l’ossigeno, il diluente o essersi assicurato che la frusta di bassa pressione sia collegata al comando di immissione manuale o ADV. Inutile dire che l’uso delle check list scongiura questo tipo di incidenti.
Quali rischi si possono presentare nuotando in superficie?
Nuotare in superfice indossando il rebreather può comportare un notevole sforzo; se la bombola dell’ossigeno è vuota o la rubinetteria chiusa oppure il solenoide non funziona, il livello di ossigeno si abbassa rapidamente, è pertanto essenziale guardare ogni minuto il display dell’ossigeno.
Durante la discesa cosa indica sul display?
La pressione parziale dell’ossigeno, Pp02, durante la discesa aumenta con l’aumento della pressione esterna. In caso contrario, sospettate un malfunzionamento.
Durante la discesa, con quale frequenza si aziona il solenoide?
E’ molto raro che il solenoide operi durante la discesa; il solenoide si attiva solamente se la Pp02, scende al di sotto del set point. L’aumento della pressione ambiente mantiene la Pp02 al di sopra del set point di 0.7 bar (set point basso) inibendo l’entrata in funzionamento del solenoide.
Al di sotto dei 23 metri, cosa comporterebbe rimanere con un set-point basso in questo caso 0.7 bar?
Il subacqueo con il diluente aria ed un set point di Pp02, impostato a 0.7 bar, alla quota dei 23 metri, respira esattamente le stesse pressioni parziali di un subacqueo con apparecchiature a circuito aperto con aria nelle bombole. Se il subacqueo, al di sotto dei 23 metri, continuasse a scendere senza variare la Pp02 impostata, la PpN2 risultante all’interno della miscela respiratoria aumenterebbe conseguentemente a valori superiori di quando respirato normalmente a circuito aperto. Questo comporterebbe effetti narcotici ed obblighi decompressivi superiori a quelli di un subacqueo in circuito aperto ad aria.
Raggiungendo il fondo quante volte vi aspettate che il solenoide operi? Per quanto tempo inietterà ossigeno?
Una volta raggiunta una profondità costante, il controller dell’ossigeno immetterà esclusivamente l’ossigeno metabolizzato; aspettatevi delle brevi immissioni approssimativamente ogni 30 secondi. Più andate in profondità, più sono brevi le iniezioni e maggiore diventa l’intervallo. Se udite una prolungata immissione di ossigeno, controllate immediatamente il display.
Addizionando diluente nel circuito respiratorio, per esempio dopo lo svuotamento della maschera, quale effetto comporta sulla Pp02?
Quando l’apparato funziona normalmente, l’addizionare di diluente riduce la Pp02 ed il grado di riduzione varierà con la profondità.
Se viene effettuato un lavaggio con diluente aria ad una certa profondità, quale sarà la Pp02 nel circuito?
La Pp02 non è altro che il risultato della frazione per la pressione ambiente, pertanto se il diluente è aria, avremo la frazione di 02, pari a 0,21, moltiplicata per la pressione relativa alla profondità alla quale si trova il subacqueo. Per semplificare il concetto facciamo alcuni esempi matematici:
profondità | Pp02 nel circuito: 0,21*atm |
10m | 0,42 bar |
20m | 0,63 bar |
30m | 0,85 bar |
40m | 1,05 bar |
Ogni quanto deve essere verificata la PpO2 sul fondo?
Costantemente, potremmo dire una volta ogni minuto.
Perché è importante controllare la Pp02 in risalita?
Durante la risalita la Pp02 diminuisce. Se nel circuito avete una Pp02 già bassa, effettuare una risalita di soli tre metri potrebbe essere sufficiente a ridurre ulteriormente tale valore, provocando un’ipossia con conseguente perdita di coscienza. Nel caso, chiudete il rubinetto a 4 vie, e respirate dall’erogatore del bailout.
Mentre risalite, ogni quanto il solenoide si aziona e per quanto tempo? Quanto incide la velocita di risalita su questi tempi?
Durante la risalita la Pp02 diminuisce (qualche volta di 0.2 bar) per cui il solenoide opera per tempi più lunghi. Si dovrebbero avvertire delle immissioni per circa 3 secondi con un intervallo di sei secondi tra un’apertura e l’altra. Durante le risalite veloci la Pp02 diminuisce più rapidamente per cui il solenoide si azionerà per periodi più lunghi (ma sempre ad intervalli di 6 secondi tra un’immissione l’altra).
Quanto tempo ci vuole per avere una buona padronanza e conoscenza dei rebreather?
Un domanda non semplice da rispondere. La mia esperienza può dare un’idea.
1974 | corso autorespiratore ad ossigeno |
1996 | corso SCR a miscela fissa di NITROX |
2009 | corso MCCR |
2015 | corso EMCCR |
In pratica, i tempi variano dalla vostra disponibilità e dalla capacità ed esperienza educativa dell’istruttore a cui vi rivolgerete (fondamentale). Considerate che ogni macchina è diversa da un’altra per cui dovrete acquisire le certificazioni per ogni tipo di rebreather che userete.
Spero di aver risposto a molte delle vostre domande.
Vincenzo De Vita
testo e immagini di Vincenzo de Vita
.
Una sorpresa per te su Amazon Music unlimited Scopri i vantaggi di Amazon Prime
Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
PAGINA PRINCIPALE

è composta da oltre 60 collaboratori che lavorano in smart working, selezionati tra esperti di settore di diverse discipline. Hanno il compito di selezionare argomenti di particolare interesse, redigendo articoli basati su studi recenti. I contenuti degli stessi restano di responsabilità degli autori che sono ovviamente sempre citati. Eventuali quesiti possono essere inviati alla Redazione (infoocean4future@gmail.com) che, quando possibile, provvederà ad inoltrarli agli Autori.