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livello elementare.
ARGOMENTO: NAUTICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Radio VHF, anemometro
La radio VHF è uno strumento obbligatorio (anche in configurazione portatile) per chi naviga oltre le sei miglia dalla costa ma è estremamente importante saperlo utilizzare in maniera corretta da parte di tutti i membri dell’equipaggio. Può sembrare una banalità, ma spesso è l’unico strumento di comunicazione quando ci allontaniamo dalla costa. In particolare, gli utenti devono sapere come scegliere i canali, come rispettare i silenzi radio, come effettuare una chiamata e … la normativa per possederlo. Ricordo che un uso ufficiale e legale prevede una Licenza di esercizio (da aggiornare ogni 10 anni e ad ogni cambio apparecchio o armatore) e il certificato limitato di radiotelefonista, senza scadenza.
un sistema radio VHF marine ICOM M con impostato il canale 68. Notare il tasto rosso DISTRESS sulla sinistra – autore PaterMcFly Modernes VHF-Funkgerät.JPG – Wikimedia Commons
Da più di una decina di anni gli apparati radio VHF in commercio, sono tutti predisposti per la funzionalità DSC e Distress e per poterli utilizzare (come per AIS e EPIRB) è obbligatorio essere in possesso di un certificato GMDSS-SRC rilasciato a seguito di un esame. Il tasto rosso, presente sulle radio VHF ci permette di lanciare, in poco tempo, una richiesta di soccorso automatica e completa associata al proprio codice MMSI, rilasciato per qualsiasi tipo di barca, natanti compresi, dall’Ispettorato Regionale del Ministero dello Sviluppo Economico. In navigazione il canale 16, dedicato all’emergenza, deve essere sempre acceso e lasciato libero, salvo diverso utilizzo. Ribadisco DEVE perché purtroppo non sempre viene rispettato. È necessario mantenere il silenzio radio in tutti i primi 3 minuti di ogni mezzora per essere certi di non oscurare eventuali richieste d’emergenza.
Che differenze ci sono tra il classico canale 16 e la funzionalità DSC?
Sul primo vengono annunciati gli avvisi ai naviganti, i bollettini meteorologici e inviate le richieste di soccorso. Il punto nave, la direzione, eventuale velocità, numero di persone a bordo, tipo di emergenza e altre informazioni utili sono infatti alla base del messaggio di emergenza MayDay. Il DSC permette di fare tutto ciò premendo per cinque secondi il tasto rosso distress (dopo aver alzato lo sportellino protettivo) e un conto alla rovescia, visualizzato sullo schermo del VHF, permette di decidere se inviare o annullare la chiamata di soccorso. Verranno trasmesse automaticamente le coordinate geografiche e l’ora premendo nuovamente il tasto per altri due secondi (per visualizzare le informazioni che verranno trasmesse) e poi altri cinque per confermarle e per inviare il segnale.
Attenzione
Saper modulare la potenza del proprio VHF fisso, in base alla comunicazione che si desidera fare, è un atteggiamento di rispetto, bon ton e di responsabilità. Usare 25 Watt invece di un watt per comunicare con una barca vicina potrebbe disturbare inutilmente il segnale a molte altre barche anche a miglia di distanza e … si spreca preziosa energia a bordo.
Non ultimo, un radio-check (controllo della funzionalità della radio) prima di ogni uscita in mare è sempre consigliato. Una “prova radio 5/5 cinque quinti” (indice di comprensibilità) richiesta ad una stazione Compamare o Locamare nelle vicinanze è il primo passo del check che deve essere testato poi a 20 miglia ed oltre per una verifica della propria efficienza di trasmissione e ricezione. Ricapitolando: fare attenzione restando in ascolto sul CH 70 del DSC e sul 16 del VHF e controllate l’efficienza del VHF di bordo controllando anche cavi e connettori coassiali, antenne in vetroresina (se cotte dal sole, ormai sfibrate e delaminate, con rischio di rotture e micro schegge volatili di vetro pericolose ad occhi e pelli sensibili). Prevenire è sempre meglio.
La stazione del vento
Entriamo ora in un argomento controverso. A mio avviso l’anemometro e bolinometro sono strumenti non necessari, tanto meno indispensabili per i diportisti. Nastri colorati sul sartiame, filetti su balumine, crocette, lo stesso windex in testa d’albero (anche se non collegato) o la bandiera sul paterazzo sono sufficienti a soddisfare la nostra conoscenza sulla direzione e velocità del vento. Al limite un anemometro a mano, uno strumento poco costoso per misurare la forza del vento, può farci valutare cosa sta succedendo a livello eolico intorno a noi … certo l’informazione andrebbe sempre usata a corollario dell’analisi meteorologica che presuppone un’educazione superiore di quella fornita nei corsi nautici. Di fatto la maggiore parte dei naviganti da diporto ha un’infarinatura di meteorologia nautica che non gli consente di analizzare compiutamente le mappe al suolo e comprendere l’evoluzione del tempo. La maggior parte, si spera, si affida alle previsioni meteo (scaricabili da internet, in particolare dal sito dell’Aeronautica militare) e agli avvisi ai naviganti sulle condizioni lungo la rotta.
Le condizioni di flusso geostrofico sono legate alle geometrie delle isobare: più sono ravvicinate e maggiori sono i venti. Per comprendere la direzione del vento vanno identificati i sistemi di alta e bassa pressione – autore Met Office del Regno Unito Pressure chart easterly geostrophic flow.jpg – Wikimedia Commons
Sapere, in partenza, cosa ci aspetta è quindi normalmente bastante per decidere cosa fare … In rotta, se non necessario, ci si mette con scienza e coscienza per non mettere a rischio la propria vita … In regata i dati del vento “True” e “App” (vero e apparente) si possono comunque ricavare con un minimo di intuito. In caso contrario, non servono se non per raccontare al bar che c’erano 45 nodi (reali o apparenti?) con tutto genoa e spesso il racconto diventa come la leggenda del pescatore la cui preda aumenta di 10 cm ad ogni racconto!
In sintesi, usate il buon senso. Al di là degli obblighi di legge, coltivate la vostra marittimità, la cultura del mare, approfondite le vostre conoscenze oltre i corsi canonici … ricordatevi che nessun strumento sarà sufficiente a farvi navigare in tranquillità se non lo saprete usare con competenza e capacità … buon vento e mare a tutti.
Sacha Giannini
in anteprima un’antenna VHF a frusta a quarto d’onda (monopolare) (barra bianca in alto) con tre conduttori a quarto d’onda messi a terra che sporgono dalla base della frusta che hanno un diagramma di radiazione omnidirezionale, ovvero che irradia la stessa intensità del segnale in tutte le direzioni azimutali (a 360°) con una potenza irradiata massima in direzione orizzontale e decrescente con l’angolo di elevazione a zero sull’asse dell’antenna – autore foto F1jmm
Antenne gp vhf 2.jpg – Wikimedia Commons
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architetto, yacht designer, perito navale ed ex ispettore di sicurezza del diporto per il rilascio delle certificazioni di sicurezza, è un appassionato e profondo conoscitore delle imbarcazioni a vela che effettua valutazioni tecniche e stime commerciali. Dal 2000 esercita la professione di architetto, tra terra e mare, impegnato nell’architettura come nel refitting di barche.
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