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L’ambizione cinese, tra operatività reale ed azioni dimostrative

tempo di lettura: 8 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: MARINE MILITARI
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANO PACIFICO
parole chiave: PLAN, USN

La PLAN vuol far ricordare il 2022 come l’anno delle sue prime operazioni “blue-water” anche come task force (una al momento) di portaerei. Nell’arco di un decennio, con le prime portaeromobili, la PLAN ha cercato di formare i suoi gruppi d’assalto di portaerei (CSG) sulla falsariga di quelli della Marina statunitense, con un incrociatore lanciamissili Type 055 che funge da polo di difesa antiaerea, con schermi costituiti da caccia lanciamissili Type 052C e fregate Type 054 oltre una nave da rifornimento della classe Type 901/Fuyu. Su questo schema la PLAN ha testato nel 2022 alcune operazioni CSG al di fuori della prima catena di isole, dopo aver condotto nel dicembre 2021 operazioni con velivoli ad ala fissa a più di 330 miglia nautiche a est di Okinawa.

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Con il preteso della visita di Nancy Pelosi a Taiwan del 2 agosto 2022, il PLAN ha condotto grandi esercitazioni aeronavali e missilistiche intorno a Taiwan dal 4 al 10 agosto, operazioni che hanno messo alla prova la cooperazione di tutte le componenti del PLA, impegnando contemporaneamente forze missilistiche, spaziali, informatiche, aeree, militari e navali, con l’obiettivo di isolare Taiwan e ridurre al minimo la resistenza costiera alle forze d’invasione. I contributi della PLAN a quella che alcuni hanno descritto come una prova generale di invasione di Taiwan comprendevano una media di 13-14 unità navali al giorno, tra cui incrociatori Type 055, cacciatorpediniere Type 052D, fregate Type 054, corvette Type 056A e forse una SSN. Grande battage, esibizione consistente, ma alla fine… “quanta” PLAN?

Ombreggiamenti e disturbi, operazioni reali ma anche per mostrare la bandiera
Le operazioni della PLAN nelle acque giapponesi e in quelle circostanti sono aumentate, molte in collaborazione con la Marina russa. In aprile e dicembre, soprattutto in ogni mare le unità della PLAN hanno costantemente esercitato quelle operazioni di libero transito che negano alle altre nazioni: sono transitate nello Stretto di Osumi, dirigendosi verso il Mar delle Filippine (nonostante la Cina protesti quando unità straniere transitano nelle acque internazionali dello Stretto di Taiwan o del Mar Cinese Meridionale) ed il Ministero della Difesa giapponese ha riferito che due navi da guerra della PLAN sono entrate nelle acque territoriali giapponesi al largo dell’isola di Kuchinoerabu, a sud di Kyushu.

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il nodo di Taiwan copyright @Guido Alberto Rossi – RM – 1970 – Taiwan – Quemoy Island – copia non autorizzata

Operazioni continue di libero transito e di provocazione, certamente in misura maggiore e costante di quelle esercitate dalle marine occidentali o allineate all’occidente, azioni ormai coordinate con la marina russa: a dicembre, quando la 41^ Task Force di scorta della PLAN, composta da tre navi, rientrava nel Mar Cinese Orientale attraverso lo Stretto di Miyako, altre due unità della PLAN passavano ad est attraverso lo Stretto di Osumi nel Mar delle Filippine, tre unità della Marina russa attraversavano contemporaneamente le stesse acque. L’incrociatore Lhasa e un caccia della PLAN hanno attraversato tre degli stretti strategici del Giappone – Tsushima, Soya e Tsugaru – circumnavigando completamente il Giappone, come aveva già fatto una formazione russo-cinese nell’ottobre 2021. Va sottolineato come molte di queste operazioni siano avvenute ben all’interno della zona economica esclusiva del Giappone, cosa di cui la Cina si lamenta ogni volta che unità straniere entrano nel Mar Cinese Meridionale o nello Stretto di Taiwan. Nel corso del 2022 unità russe e cinesi hanno effettuato pattugliamenti congiunti, e nell’agosto 2022 il PLA ha distaccato unità di tutte le forze per partecipare all’esercitazione del comando strategico russo Vostok 2022. In forma aperta ed evidente sono state poi condotte azioni di ombreggiamento nell’area delle Hawaii durante l’annuale esercitazione multinazionale Rim of the Pacific (RIMPAC), a luglio la PLAN ha distaccato una nave per la raccolta di informazioni (AGI) nelle acque circostanti le Hawaii, punto di concentrazione finale delle operazioni. Un chiaro messaggio alle 26 nazioni partecipanti, con la PLAN che ha sottolineato ancora una volta il suo doppio standard, di condanna delle operazioni di passaggio e di raccolta dati da parte di unità straniere all’interno della Prima Catena Insulare mentre evidenza le proprie operazioni di raccolta in acque statunitensi e alleate. Una crescita, ma quanto preoccupante?

Strategia(e), obiettivi e percezione dello strumento navale

Stranamente anche in questo caso bisognerebbe ricorrere alla storia ed alle analogie che segnarono gli anni precedenti la 2^ GM: la crescita e l’atteggiamento del Giappone imperiale. Il messaggio che lancia Pechino è duplice: quello di pace (e del tutto improbabile e insostenibile al riguardo della via della Seta) e quello dell’approntamento alla guerra. Già al secondo anno della devastante invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la Cina sottolinea che potrebbe invadere Taiwan, show sul campo ma anche show e prese di posizioni formali, come quelle del Congresso Nazionale del Popolo e della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese del marzo 2023 – note come le “due sessioni” – durante le quali Xi Jinping ha pronunciato quattro discorsi in cui ha annunciato di prepararsi alla guerra. Data la produzione e le attività della PLAN nel 2022, se Xi sta chiedendo ai leader della Commissione Militare Centrale se il PLA è pronto a invadere Taiwan, la risposta che si è voluta proiettare e stata sì e presto. Al di là degli enunciati e degli show all’interno della catena delle isole (i bastioni), esistono fatti e fattori significativi, anche se sottovalutati, che limitano le capacità della PLAN: in primo luogo il personale, la sua formazione e l’esperienza.

Il personale: quanta vocazione marittima?

Negli ultimi secoli il mare è stato visto dalla Cina come la fonte delle minacce e più recentemente è stato il limite della prima rivoluzione, la battuta di arresto della grande marcia; solo negli ultimi decenni, nella sua spinta alla crescita, nella sua nuova rivoluzione, la Cina ha acquisito la consapevolezza della sua dipendenza dal mare e del mare come opportunità. Questo non fa del colosso una nazione marittima. “Necessità”, non vocazione marittima, un forte esercizio della disciplina ed un buon livello di educazione hanno permesso alla Cina non solo di guardare al mare, ma di assumere alcuni ruoli da protagonista; li ha tuttavia assunti in un momento di confusione e di illusioni dell’economia globale e delle relazioni mondiali, di una pace irreversibile e di “autoregolazione economica” dei rapporti. Grandi risultati, certo, ma la marittimità è anche tradizione e continuità, mentalità che deve fondare ed accompagnare ogni strategia. Disciplina ed ordine non sono sufficienti: questo è probabilmente la spiegazione dei problemi di personale e, quindi, di crescita e piena rispondenza dello strumento navale … Dirigismo, pianificazione (con risorse e metodo) possono supportare ed accelerare la corsa al dominio dei traffici marittimi (favorita anche da molte disattenzioni occidentali) ma la corsa navale ha ben altri aspetti. Il PLA (ma soprattutto la PLAN) non appare ancora in grado di aumentare ed adeguare le proprie risorse umane abbastanza velocemente da soddisfare i requisiti operativi emergenti. Detto questo, il PLA sta facendo cauti progressi: le forze armate cinesi hanno recentemente avviato una serie di riforme del personale (quelle che chiamano “lavoro sui talenti”) per affrontare le carenze riconosciute nel reclutamento, nell’addestramento e nel mantenimento delle risorse umane, tuttavia obbiettivi e risultati che, quando avvengono, in campo marittimo ed ancor più navale sono “generazionali”.

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La portaerei di classe Nimitz USS Ronald Reagan (CVN 76) guida una formazione di navi provenienti da Corea, Taiwan, Giappone, Singapore, Francia, Canada, Australia e Stati Uniti durante Rim of the Pacific (RIMPAC) 2010. RIMPAC è un’esercitazione biennale multinazionale progettata per rafforzare le partnership regionali e migliorare l’interoperabilità. (Foto della Marina degli Stati Uniti di Scott Taylor, specialista in comunicazioni di massa di prima classe/pubblicata) US Navy 100724-N-9500T-336 The Nimitz-class aircraft carrier USS Ronald Reagan (CVN 76) leads a formation of ships from Korea, Taiwan, Japan, Singapore, France, Canada, Australia and the U.S.jpg – Wikimedia Commons

Le sfide con uno sguardo al futuro

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Pearl Harbor, Hawaii (06 settembre 2006) – il cacciatorpediniere Qingdao (DDG 113) della Marina cinese viene accolto dalla popolazione cinese locale al suo arrivo al molo di Pearl Harbor. Due navi che rappresentano la Marina cinese, il cacciatorpediniere Qingdao (DDG 113) e la petroliera Hangzhou (AOR 881) sono arrivate a Pearl Harbor per una visita di routine al porto. Durante la loro visita, i marinai cinesi hanno avuto l’opportunità di interagire con le loro controparti statunitensi e di sperimentare la cultura unica delle Hawaii. Foto della Marina statunitense di Ben A. Gonzales, specialista in comunicazioni di massa di terza classe – released US Navy 060906-N-4856G-040 Local spectators wave aloha to the Chinese Navy destroyer Qingdao (DDG 113) while mooring at the pier in Pearl Harbor.jpg – Wikimedia Commons

Man mano che le capacità operative miglioreranno la PLAN tenterà (?) di crescere operando lontano dalle acque nazionali, creando ulteriori sfide per gli Stati Uniti e Alleati. In un potenziale conflitto, le forze statunitensi dovranno affrontare minacce più sofisticate e complesse da nuovi vettori. Il PLA cercherà parallelamente di aggirare la strategia di operazioni navali distribuite della U.S. Navy (e gli sforzi delle forze alleate) con una “manovra estesa”: la strategia della “geometria variabile”. Naturalmente, tale “geometria” ha un doppio filo, e la PLAN deve anche preoccuparsi di poter sopravvivere a un attacco coordinato e multi assiale. La “questione” potrebbe essere se i vantaggi ottenuti e i rischi realizzati dalla mutevole geometria di queste nuove aree operative spingano una parte ad agire per prima in una crisi per mantenere il proprio vantaggio. Certamente la U.S. Navy non è la marina delle 600 navi e della molteplicità di basi della guerra fredda ma è ancora “la” Marina da battere. La sfida della geometria variabile contro la realtà di confrontarsi a tutti i livelli con la vera potenza navale (ancora) egemone, ricorda in qualche modo Davide e Golia, o Ulisse con il ciclope: tante unità, importanti per propaganda e disinformazione, puntando all’evento plateale ma anche fortunato. Ma se pragmaticamente si scende al confronto… uno vale uno e il risultato è ancora desolante per i cinesi. E la PLAN lo sa benissimo!

Questa diversa valutazione della reale forza della PLAN e della sfida in corso giustifica ampiamente la corsa al riequilibrio e la proiezione delle forze navali di TUTTE le nazioni occidentali verso l’indopacifico: significa rintuzzare la sfida e l’arrogante strumentalizzazione delle proprie forze da parte cinesi nei confronti di molti Paesi della regione, dai maggiori ai minori, che possono in tal modo sentirsi sicuri e rimanere nell’area più favorevole di un mondo che si sta de-globalizzando e tornando ai blocchi, significa vanificare la strategia cinese della geometria variabile, della presenza più che della potenza. Nella “fase di competizione”, si spera al di sotto del livello di conflitto armato, la mutata geometria delle operazioni della PLAN creerà anche nuove sfide e rischi. Non è detto che la Cina cerchi attivamente un conflitto con gli Stati Uniti o i suoi alleati, ma continuerà probabilmente a spingere la PLAN a punzecchiare gli Stati Uniti, a spingersi fino al punto di scontro, senza però oltrepassare la linea della guerra.

Fine IV parte 
Giancarlo Poddighe

 

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