ARGOMENTO: MARINA MILITARE
PERIODO: XX-XXI SECOLO
AREA: ITALIA
parole chiave: Bandiere ed insegne di Comando
L’Italia non è un’espressione geografica, come lo statista austriaco Klemens Von Metternich affermò nel 1847, ma rappresenta la nostra storia, cultura e sentimenti che devono essere preservati e trasmessi alle nuove generazioni affinché la nostra italianità diventi elemento di arricchimento interno ed esterno. Il simbolo principe della nostra identità è la bandiera nazionale che viene mostrata nei Palazzi del Governo e delle amministrazioni statali come su tutte le unità navali militari e le navi mercantili che rappresentano l’Italia e i suoi valori sovrani nei mari del mondo. Sono sicuro che avrete fatto caso alle tante bandiere che garriscono sulle navi militari e vi sarete domandati che cosa significano. Alcune identificano la nostra nazionalità e tradizione mentre altre sono invece delle insegne di Comando. In questo breve articolo descriverò le più importanti e il loro significato.
Iniziamo con la bandiera della Marina Militare. Il 30 dicembre 1939, il Sottosegretario di Stato per la Marina, Ammiraglio d’Armata Domenico Cavagnari, chiese alla Regia Consulta Araldica del Ministero degli Interni di riconoscere un emblema araldico alla Regia Marina. Emblema che, scrive Cavagnari nella lettera di richiesta, doveva contenere gli “emblemi caratteristici della Marina imperiale di Roma, delle Repubbliche Marinare di Venezia, Genova, Pisa e Amalfi e della Marina imperiale. […] A simboleggiare l’origine della marineria di Roma, lo stemma doveva essere sormontato “dalla Corona turrita e rostrata, emblema di onore e di valore che il Senato romano conferiva ai duci di imprese navali, conquistatori di terre e città oltremare“. Nacque così la bandiera navale che ancora oggi viene mostrata a bordo delle navi.
fiamma, insegna di comando
L’insegna di Comando
In navigazione la bandiera viene issata sull’albero di maestro e garrisce al vento durante la navigazione insieme ad una sottile insegna, chiamata fiamma, che rappresenta l’insegna di Comando del Comandante. Essa non viene mai ammainata nè in navigazione nè in porto. La fiamma ha varie misure (le misure sono relative alla sua lunghezza) e durante il periodo di Comando è tradizione sostituirla con una misura sempre più grande. Al termine del Comando viene tradizionalmente presentata, per quello che resta (viene logorata dai venti e dalla salsedine), al comandante della nave in ricordo dell’importante periodo.
Il Jack di prora
A prua garrisce invece la bandiera di bompresso, detta internazionalmente navy jack. Essa viene issata dalle unità navali da guerra all’estremità della prua (di solito su un asta d prua o dove esiste sul bompresso), quando in porto o quando all’ancora o alla fonda in rada. La bandiera di bompresso si alza e si ammaina contemporaneamente alla bandiera navale.
Una bandiera particolare: la bandiera di combattimento
Una bandiera che raramente può essere vista esposta a riva è la bandiera di combattimento. Simile alla bandiera di navigazione è in realtà confezionata in materiali pregiati e risponde a determinate misure standard. Essa viene consegnata in occasione dell’entrata in Squadra delle navi e dei sommergibili o dei Reparti a terra e viene mantenuta sacralmente in una teca pregiata normalmente custodita dal Comandante. La regola vuole che venga alzata riva solo in caso di guerra.
Quando le navi ed i sommergibili sono messi in disarmo la bandiera, al termine di una cerimonia ufficiale, viene restituita all’Alto Comando e quindi inviata a Roma dove viene conservata presso il Sacrario delle Bandiere del Vittoriano, uno dei musei più importanti delle forze armate italiane. Il Sacrario custodisce le bandiere di guerra delle unità navali radiate dal quadro del naviglio dello Stato, nonché le bandiere degli Istituti militari e delle unità appartenenti ai corpi armati dello Stato. Vi potrete trovare le bandiere di gloriose navi che hanno combattuto per mare nella I e II guerra mondiale, e nei conflitti successivi ma anche quelle più recenti sulle quali voi o i vostri cari possono essere stati imbarcati.
Una storia, poco nota, è che le navi della Marina Militare italiana, allora Regia Marina, al termine del secondo conflitto mondiale non ammainarono mai la loro bandiera di combattimento in segno di sottomissione. Un punto di onore rispettato anche dagli allora avversari. Mai nessun Comandante o ammiraglio si prostrò od inchinò di fronte ad un’autorità civile e militare. |
Le insegne di comando
Oltre alla bandiera di bompresso (Jack) ed alla bandiera nazionale, alcune navi mostrano sull’albero di Maestra, anche le insegne di comando. Ho citato la fiamma che rappresenta sempre il Comandante ma ne esistono altre, dette guidoni che hanno il compito di identificare la presenza a bordo di Comandanti gerarchicamente superiori. Mi limiterò solo ad alcuni ma, per conoscenza, sono previsti per il Presidente della Repubblica italiana, il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, il Comandante della Squadra e per gli Ufficiali ammiragli in visita. Naturalmente anche per il Comandante della Squadriglia o del Gruppo Navale. Essi vennero istituiti in tempi diversi, legati alle tipologie di navi militari del momento. Ne sopravvivono solo alcuni che riporto solo per i comandi retti da ufficiali superiori. Una curiosità: qualora un ufficiale in comando di grado superiore salga a bordo di un’unità (ad esempio un Comandante di Gruppo a bordo di un unità appartenente ad una sua Squadriglia) l’insegna che viene alzata è sempre quella del Comandante superiore.
Guidone issato sull’unità Comando del Comandante più anziano di grado.
Guidone di comandante di Flottiglia o di Gruppo navale con il grado di Capitano di Vascello.
Guidone di comandante di Squadriglia nel grado di Capitano di fregata
Le bandiere distintive dei Corsi Normali dell’Accademia Navale
Potrebbe capitare di visitare l’accademia navale di Livorno e vedere a riva sul brigantino Cappellini una strana bandiera colorata. Quello che vedete non è una bandiera navale propriamente detta ma rappresenta un corso normale del prestigioso Istituto. Queste bandiere, tutte diverse fra loro, non sono quindi bandiere o insegne ufficiali ed appartengono sentimentalmente solo ed esclusivamente al corso normale della Marina Militare che le scelse a bordo del Vespucci al termine della loro campagna addestrativa. Esse vengono alzate a riva solo in rare occasioni, ovvero quando gli appartenenti dello stesso Corso si riuniscono per sigillare nuovamente la loro appartenenza e amicizia. La loro storia è curiosa e vale la pena di essere raccontata.
Ogni Corso normale dell’Accademia Navale possiede un colore diverso (in realtà sono cinque colori che si ripetono a rotazione), un “grido di battaglia” ed una bandiera. Il nome del Corso viene scelto dagli allievi del I anno al termine della campagna del Vespucci dopo un paio di giorni di discussioni animate. In tale occasione viene disegnata e realizzata a mano dagli stessi allievi la “bandiera del corso“, che è sempre caratterizzata dal colore del corso e da un disegno che richiama il soggetto del nome prescelto. Sebbene possa sembrare una cosa anacronistica, l’appartenenza ad un corso ha un significato importante per i suoi membri, quasi una fratellanza che dura nel tempo, anche al termine del servizio effettivo. Gli appartenenti, al di là delle amicizie personali, usano ritrovarsi ufficialmente durante il venticinquennale ed il quarantennale dall’uscita del Corso insieme alle loro famiglie che, di fatto, li hanno accompagnati durante la loro carriera sugellando quelle amicizie fraterne che vanno oltre il rapporto di lavoro.
memorie campagna Vespucci 1978 – la bandiera del Corso SAOREN – 1977-1981
Dalla nascita della Accademia Navale, ogni Corso Normale ha seguito questa regola. In principio, ovvero dal 1881 al 1931, i Corsi portavano il nome del Capo Corso. In seguito la regola venne modificata ed il nome divenne legato alle … vicissitudini della campagna estiva.
Per curiosità, ecco i nomi dei Corsi normali dell’Accademia Navale, raccolti da ANMI (Associazione Marinai d’Italia) dall’origine fino ai giorni nostri:
dal 1881 al 1930 prendevano il nome del Capo Corso. 1931-1934: Altair – Nome della stella più luminosa della costellazione dell’Aquila. Il nome Altair deriva dall’arabo Al-tair che significa aquila volante 1932-1935: Gabbieri – Nome scelto dal TV Giovannini poiché “gabbiere” era il marinaio esperto nel maneggio delle vele 1933-1936: Fiocine – Nome scelto dallo scrittore Guido Milanesi su richiesta degli allievi 1934-1937: Nome non noto 1935-1938: Pirati – Inizialmente non era stato scelto alcun nome. Sembra che nacque a seguito di scontri nel porto di Tunisi il 20 settembre del 1937 che furono riportati dalla stampa italiana tra pirati 1936-1939: Rostri – nome simbolico ed ideale di slancio ed eroismo legato allo strumento con cui venivano abbordate in era classica le navi nemiche 1937-1940: Alcione – legato alle poesie del D’Annunzio sul mare che si trovano per l’appunto nell’Alcione (il terzo libro delle Laudi) 1938-1941: Uragano – legato ad una tempesta che colpì proprio l’ultimo giorno della campagna estiva il Vespucci. 1939-1942: Giobbe – dal nome dell’eroico Ufficiale alla classe, Capitano di Corvetta Giorgio Giobbe, che alla fine del primo trimestre dell’anno 1940-41, andò volontario nei mezzi d’assalto, e morì eroicamente il 26 luglio 1941. Il nome del Corso non era stato scelto, com’è abitudine, alla fine del primo anno, sia a causa dei pareri diversi dei membri del Corso, sia perché la guerra non aveva permesso agli allievi di effettuare la crociera nell’estate del 1940. Il Corso Giobbe è il solo corso che sia stato intitolato ad un Ufficiale 1940-1943: Squali – I membri del corso si chiamarono squali perché tutti indistintamente aspiravano ad essere destinati sui sommergibili 1941-1944: Raffiche – Il nome fu scelto perché, durante la prima crociera (estate 1942), improvvise raffiche di vento costrinsero le Navi Scuola Vespucci e Colombo, che stavano all’ancora nella rada di Lussinpiccolo, a fare numerosi posti di manovra. Ma il nome ha anche valore simbolico, come risulta dal seguente brano del libro del Mak π: «siano essi (i membri del corso) come il vento: forti da non avere ostacoli; la loro vita sia sul mare e del mare divengano fratelli» 1942-1945: Argonauti – Il nome fu scelto perché subito dopo l’8 settembre 1943 il corso dovette trasferirsi da Venezia a Brindisi via mare in un viaggio decisamente periglioso che ai membri del Corso sembrò si potesse in qualche modo paragonare a quella degli Argonauti 1943-1946: Vedette – Il nome fu scelto perché, in quegli anni così difficili (1943-1946), esso parve un simbolo di fiducia nell’avvenire in quanto la vedetta di una nave vede lontano e scorge prima ancora degli altri l’alba1944-1947: Prore – simbolicamente la prora è la parte più bella della nave, quella che solca il mare1945-1948: Narvali – in … antagonismo con il corso precedente minacciato dal caratteristico dente sporgente in avanti nel capo del narvalo 1946-1949: Atlantici – Il nome deve la sua origine al fatto che il primo corso , dopo la seconda guerra mondiale, ad uscire nell’Oceano Atlantico 1947-1951: Sagittario – Il nome fu scelto per perpetuare il ricordo delle eroiche imprese della torpediniera Sagittario nel Mare Egeo (1941) 1948-1952: Albatros – l’albatros è un uccello marino che vola sempre sicuro fra le onde, simbolo di libertà 1949-1953: Alisei – fu scelto perché, durante la campagna estiva del 1950, il Vespucci effettuò il tratto Casablanca-Ponta Delgada (Isola di São Miguel) in soli sette giorni anziché nei dodici previsti sostenuta dai potenti venti alisei 1950-1954: Oceanici – in ricordo della prima campagna (1951) che li portò negli Stati Uniti d’America, attraversando l’Oceano Atlantico 1951-1955: Australi – analogamente legata alla loro campagna che interessò l’America meridionale (emisfero australe) 1952-1956: Grecali – si deve ai fatto che durante la campagna (1953) il Vespucci incontrò spesso e volentieri il vento grecale 1953-1957: Vichinghi – Avendo toccato nella loro prima crociera estiva il porto di Oslo, i membri del corso assunsero il nome di vichinghi 1954-1958: Draghi – gli allievi di quel Corso attraversarono il canale di San Giorgio e notarono che il drago ricorreva assai frequentemente in Norvegia come motivo decorativo, sia sulle navi vichinghe disegnate nei musei, sia nella Starkirche, vicina a Bergen. Esiste un’altra versione, ovvero che i vichinghi antichi avevano paura dei draghi per cui fregiandosi di questo nome si sarebbero sentiti superiori ai loro colleghi del Corso precedente, chiamati Vichinghi. 1955-1959: Sparvieri – legato alla tradizione che i corsari si definivano sparvieri del mare. 1956-1960: Cicloni – legato al ciclone che causò l’affondamento della Nave Scuola tedesca Pamir nel settembre 1957 e che per poco non investì anche il Vespucci 1957-1961: Strali – legato alle frecce rappresentanti le sei nazionalità dei membri del corso |
1958-1962: Samurai 1959-1963: Olimpici 1960-1964: Marosi 1961-1965: Corsari 1962-1966: Folgori 1963-1967: Dragoni 1964-1968: Kon Tiki 1965-1969: Grifoni |
1966-1970: Furie 1967-1971: Antares 1968-1972: Alfa Tau 1969-1973: Llevantades 1970-1974: Lupi grigi 1971-1975: Seeadler 1972-1976: Odissea 1973-1977: Tempeste |
1974-1978: Eleutheros 1975-1979: Vespucci 1976-1980: Invicti 1977-1981: Saoren 1978-1982: Sjo-Hokar 1979-1983: Athanatos 1980-1984: Maestrale 1981-1985: Sinnfeinonjske |
1982-1986: Wellenreiter 1983-1987: Thalatnikos 1984-1988: Pegaso 1985-1989: Audace 1986-1990: Simun 1987-1991: Indomiti 1988-1992: Naumakos 1989-1993: Arditi |
1990-1994: Nemesis 1991-1995: Daimonos 1992-1996: Leviathan 1993-1997: Impavidi 1994-1998: Alba grigia 1995-1999: Intrepidi 1996-2001: Genesis 1997-2002: Apocalisse 1998-2003: Poseidon 1999-2004: Deimos 2000-2005: Teseo 2001-2006: Scorpius 2002-2007: Fenice 2003-2008: Impetuosi |
2004-2009: Asgard 2005-2010: Mirmidoni 2006-2011: Caesar 2007-2012: Ares 2008-2013: Etairoi 2009-2014: Sirius 2010-2015: Triarii 2011-2016: Vidhar 2012-2017: Titani 2013-2018: Adamastor 2014-2019: Mizar 2015-2020: Ateires 2016-2021: Dunatos 2017-2022: Akraton |
Insegne che garriscono sulle nostre navi a rappresentare i valori degli uomini e delle donne della Marina.
Andrea Mucedola
PAGINA PRINCIPALE - HOME PAGE
.
Alcune delle foto presenti in questo blog sono prese dal web, pur rispettando la netiquette, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o chiedere di rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
- autore
- ultimi articoli
ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).