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livello elementare.
ARGOMENTO: OCEANOGRAFIA E CLIMATOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: circolo polare, eclittica, Artico, geopolitica
L’estate climatica sta finendo e ci avviciniamo alla stagione di passaggio verso l’inverno dove le temperature nel nostro emisfero ed alle nostre latitudini sono meno alte. Eppure ci sono aree in cui le escursioni termiche hanno parametri diversi, e le temperature sono mediamente sempre più basse rispetto alle zone temperate. Oggi parliamo del Circolo Polare Artico, un cerchio immaginario che delimita un’area di circa 14,5 milioni di chilometri quadrati, poco meno del 3% della superficie terrestre. Al suo nord troviamo la regione artica, comunemente chiamata Artico, dove si trova il Polo Nord.
I circoli polari sono dei paralleli geografici che coincidono, quasi esattamente, ai confini delle zone in cui si verificano la notte polare e il giorno polare durante i solstizi. In realtà, a voler essere precisi, questa descrizione è approssimativa in quanto i limiti sono affetti dalla rifrazione atmosferica che “piega” i raggi luminosi vicino all’orizzonte ed al moto della Terra intorno al Sole lungo l’eclittica. Essendo l’asse del nostro pianeta inclinato rispetto all’equatore celeste di 23°27′ (più precisamente 23° 26′ 22″), in un determinato momento esistono aree della Terra che ricevono maggiore o minore insolazione; di conseguenza, ricevendo i raggi solari in modo obliquo, si scaldano di meno.
Un altro fattore che influisce è la precessione dell’asse terrestre dovuta all’attrazione del Sole e della Luna ed al fatto che la forma del nostro pianeta non è esattamente sferica (come ci fa comodo rappresentare). Questo fa sì che la linea degli equinozi (cioè il segmento congiungente i due punti dell’orbita terrestre in cui si verificano gli equinozi) vari nel tempo. Infine vi sono delle oscillazioni dell’asse di minore entità (circa 20′) e con un periodo più breve (circa 18,6 anni) per un fenomeno detto nutazione.
A causa di questi moti nelle regioni polari, nei relativi periodi estivi, il Sole si abbassa sull’orizzonte, senza mai tramontare (il famoso sole di mezzanotte), sfiora il punto più basso dell’orizzonte e quindi ricomincia a salire. Invece, in quelli invernali, non sorge mai al di sopra dell’orizzonte, arrivando al massimo a schiarire il cielo con una luce vespertina nelle ore centrali del giorno.
Fasi del Sole di mezzanotte fotografate in sequenza sul Lake Zhogino: situato all’interno dei confini amministrativi degli Ulus di Abiysky e Allaikhovsky, Yakutia – autore Victor Gabyshev.
Полярный день над оз. Ожогино.jpg – Wikimedia Commons
Per quanto sopra, pur partendo dal presupposto che l’inclinazione dell’asse terrestre rispetto all’eclittica varia sensibilmente col passare del tempo, è stato stabilito di fissare il valore di 66° 33′ 39″ di latitudine ai due circoli polari. Questo valore è stato calcolato facendo la differenza tra la verticale (90°) dell’inclinazione dell’asse di rotazione della Terra (latitudine dei poli) e il piano dell’eclittica (23° 26′ 22″). I cerchi polari sono spesso considerati i limiti delle regioni polari della Terra a causa del loro ambiente climatico intrinseco. Nel caso del circolo polare artico sono interessati diverse regioni geografiche: la Groenlandia, le Svalbard e altre isole polari, le parti settentrionali della terraferma della Siberia, dell’Alaska e del Canada, le coste del Labrador, il nord dell’Islanda, ed un lembo della costa settentrionale della Norvegia, Finlandia e della Svezia.
Una curiosità Attualmente il circolo polare artico attraversa anche l’isola di Grímsey, Islanda, ma per il fenomeno della processione e della nutazione, la sua attuale posizione si sta “muovendo” verso nord di circa 15 metri all’anno. All’inizio del XXI secolo il Circolo passava già vicino all’estrema punta settentrionale dell’isola e, secondo i calcoli, attorno alla metà di questo secolo ritornerà verso sud. Questo movimento è ben conosciuto e già nel XVIII secolo gli indicatori geografici, che segnavano la posizione del Circolo, erano stati spostati verso nord. In pratica, venivano eretti sulla terra ferma dei semplici monumenti che indicavano il punto di passaggio del circolo Questo ne facilitava lo spostamento nell’anno successivo. Dal 2017 è stata inaugurata al Circolo Polare Artico nell’isola di Grímsey una sfera di pietra del peso di otto tonnellate e tre metri di diametro. L’opera d’arte ha una forma sferica per essere meglio spostata intorno all’estremità nord dell’isola in accordo con lo spostamento del Cerchio. |
Perché si parla sempre più spesso dei circoli polari e, in particolare, di quello artico?
L’area tra il circolo polare ed il polo viene chiamata Artico nell’emisfero nord e Antartide in quello meridionale. A differenza dell’Antartide, che nasconde un vasto continente di terre ricoperte dai ghiacci, la maggior parte dell’Artico è coperta dall’Oceano Artico, ed è parzialmente ghiacciato, con uno spessore attualmente compreso tra i 2 a 3 metri secondo i dati del National Snow & Ice Data Center.
Fonte CIA World Fact Book Arctic circle.svg – Wikimedia Commons
Il cambiamento climatico sta accelerando lo scioglimento dei ghiacci rendendo sempre minore il processo per cui il ghiaccio marino artico cresce e cala con le stagioni senza mai scomparire del tutto. In altre parole, sembrerebbe che lo strato di ghiaccio e la sua estensione si stiano mediamente assottigliando. L’interesse, come vedremo, non è solo climatologico ma riguarda alcuni aspetti geopolitici non trascurabili.
Gran parte dell’Artico è costituito dall’acqua salata dell’Oceano Artico dove alcune parti rimangono congelate per tutto l’anno (o quasi tutto) e costituiscono la banchisa (detta anche ghiaccio marino). Si tratta di una vasta ed inospitale area geografica, dello spessore di circa tre metri, spesso completamente coperta da una coltre di neve. Per quanto possa sembrare strano, a causa delle basse temperature, il ghiaccio è invece composto da acqua dolce. Questo perché durante il processo di congelamento, i sali minerali restano in soluzione e ciò che viene congelato è semplicemente acqua pura.
la banchisa artica si sta sfaldando, aprendo nuove vie di navigazione – quando i blocchi di ghiaccio si staccano dal pack, trasportati dalle correnti marine, formano gli iceberg che, grazie alla loro bassa densità (inferiore a quella dell’acqua di mare), galleggiano, mantenendo però pericolosamente circa il 90% del loro volume sommerso.
La grande banchisa artica non è costante e varia stagionalmente, raggiungendo a marzo i 15 milioni di km² e scendendo a settembre ad un’estensione di 6,5 milioni di km². La parte della banchisa alla deriva, ovvero che galleggia liberamente, consiste invece in lastroni di ghiaccio che si spostano sulla superficie dell’acqua in balia delle correnti marine e dei venti. Quando compattati insieme formano una massa di grandi dimensioni chiamata pack. Quando si distaccano, trasportati dalle correnti marine, formano gli iceberg che, grazie alla bassa densità del ghiaccio puro (inferiore a quella dell’acqua di mare), galleggiano, mantenendo però circa il 90% del loro volume sommerso.
Il ghiaccio marino ha un’importanza fondamentale per la vita sulla Terra, contribuendo a determinare il clima terrestre. Di fatto, come una grande coperta, esso avvolge l’oceano, isolandolo e diminuendo così la dispersione del calore dal mare verso l’atmosfera. Inoltre il ghiaccio della banchisa, essendo bianco, è molto riflettente, e contribuisce alla quantità di radiazione solare che viene rispedita nello spazio per riflessione, per cui la diminuzione stagionale a causa dello scioglimento delle banchise. Questo comporta una minor riflessione dei raggi solari e quindi un ulteriore riscaldamento del pianeta. Parlando sempre di clima, durante i mesi invernali dell’emisfero settentrionale, l’Artico è uno dei luoghi più freddi e più bui della Terra, decisamente inospitale per gli umani. Almeno per ora …
Al di sopra del circolo polare artico si apre un territorio di estremo interesse che si stima possa contenere il 13% delle risorse di gas naturale non ancora scoperte ed un … mare di petrolio. Ad esempio è stato valutato che il versante artico dell’Alaska contiene il 6% dei maggiori giacimenti petroliferi degli USA e uno dei 100 maggiori giacimenti di gas naturali al mondo.
Inoltre, l’Artico è anche ricco di minerali, come nichel, rame, titanio, ferro ed altri preziosi minerali. Alcuni di questi materiali sono sepolti nei fondali dell’Oceano Artico ma potrebbero diventare industrialmente disponibili nei prossimi anni. Una ragione di più per le nazioni geograficamente interessate per cercare di accaparrarsi tali ricchezze. Ma non solo. L’Istituto Artico ha evidenziato che il governo della Groenlandia ha espresso interesse facilitare degli investimenti esteri per aiutare a diversificare la sua economia (attualmente basata sulla pesca) con grandi progetti minerari e infrastrutturali per sfruttare le sue risorse naturali che comprendono anche minerali rari, necessari per l’industria elettronica. In particolare ha identificato come potenziale partner la Cina. Un interesse pericoloso in quanto un investimento cinese in Groenlandia fornirebbe una forte posizione strategica nell’area, alle porte del continente americano.
Altro fattore non trascurabile è la disponibilità futura di nuove rotte che ridurrebbero considerevolmente i tempi di trasferimento e i consumi di carburante delle compagnie di navigazione. Voglio citare la rotta del Mare del Nord lungo la costa artica russa che ridurrebbe il viaggio marittimo tra Europa e Asia orientale a 13.600 km, alleggerendo il traffico via il canale di Suez di circa 10000 chilometri e, soprattutto, diminuendo il tempo di transito di 10-15 giorni. Altro passaggio è quello di nord ovest, da sempre ricercato nella storia della marittimità, che potrebbe diventare reale presto.
Inutile dire che gli interessi aumentano e non è escluso che si apriranno nei prossimi vent’anni nuovi contenziosi in quelle acque … e non ci saranno sfere sufficienti a stabilire quei confini.
Andrea Mucedola
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in anteprima iceberg alla deriva nell’Artico – autore AWeith
Iceberg in the Arctic with its underside exposed.jpg – Wikimedia Commons
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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