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La Biodiversità marina: nuove specie marine scoperte

tempo di lettura: 4 minuti


livello elementare
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ARGOMENTO: ECOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: ecologia
.
estratto da un’articolo da Greenreport.it del 13 marzo 2015.

Biodiversità marina, solo nel 2014 sono state scoperte ben 1.451 nuove specie, ma gli scienziati stimano che alla fine della nostra vita potremmo non conoscerne più di due milioni. Suona strano ma se volessimo descrivere tassonomicamente l’intera vita marina restante, al tasso attuale di quattro nuove specie scoperte  al giorno, ci vorrebbero 360 anni.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Animal_diversity_October_2007-wikipedia.jpg

A collage depicting animal diversity using a featured pictures.File:Animal diversity October 2007.jpg – Wikimedia Commons

Gli scienziati del World Register of Marine Species (WoRMS) affermano che anche se nel 2014 nelle acque del nostro pianeta sono state scoperte circa 1.500 nuove creature, la maggior parte delle specie marine sono ancora da scoprire. Ad oggi, il team del WoRMS ha censito 228.450 specie nei mari e negli oceani di tutto il pianeta ma stima che la biodiversità marina sia molto più estesa; ci potrebbero essere negli oceani un numero compreso tra i 500.000 e due milioni di organismi multicellulari ancora sconosciuti alla scienza.

Jan Mees, del Flanders Marine Institute (VLIZ) e co-presidente del WoRMS, ha sottolineato che «Fino ad adesso gli abissi sono stati poco studiati ma  numerose specie potrebbero estinguersi prima di essere state scoperte, a causa dell’inquinamento, del cambiamento climatico e dell’acidificazione degli oceani. Anche se restano alcune lacune relativamente minori, consideriamo il registro quasi completato per le specie descritte nel corso della storia scientifica e, naturalmente,  ci saranno  continui aggiornamenti con altre specie appena scoperte, revisioni della tassonomia e l’aggiunta di specie occasionali che sono state fino ad oggi trascurate.  Più di  diecimila nuove specie sono ancora nei laboratorio di tutto il mondo in attesa di essere descritte».

nudibranchi pacienza

nudibranchi – photo credit Francesco Pacienza

Solo nel 2014 i ricercatori del WoRMS hanno identificato 1.451 nuove specie “marine” – una media di 4 al giorno – tra le quali il delfino australiano Sousa sahulensis e il delfino di acqua dolce brasiliano Inia araguaiaensi, 139 spugne, una medusa  velenosa lunga 50 cm e priva di tentacoli, trovata al largo dell’Australia. Tra le “nuove” specie di pesci ci sono anche 122 squali e razze e un nuovo barracuda, Sphyraena intermedia, trovato  nel Mediterraneo. Ma il record spetta ai ghiozzi, con 131 specie aggiunte, seguiti dai Liparidae con 52 nuove specie.

Dal suo avvio, avvenuto nel 2008, questo progetto di censimento ha permesso di catalogare circa 18.000 nuove specie ma ha anche eliminato dagli organismi  conosciuti 190.400 specie – il 45% sono state infatti repertate con nomi diversi. Il caso più eclatante è quello della littorina, Littorina saxatilis, una chiocciola di mare molto comune che fu identificata per la prima volta nel 1972 da uno scienziato italiano a Venezia e che era stata classificata ben 113 volte sotto forme diverse. Quindi, tra nuove aggiunte ed esclusioni, il numero delle specie marine attualmente conosciute e classificate è di 228.450 di cui “… circa 195.000 (86%) di loro sono animali marini, tra cui poco più di 18.000 specie di pesci descritti a partire dalla metà del 1700, più di 1.800 stelle marine, 16 calamari, 93 balene e delfini ed 8.900 vongole e altri bivalvi.”

Il resto sono specie di kelp, alghe e altre piante, batteri, virus, funghi e organismi monocellulari. Ma anche al tasso attuale di circa quattro nuove specie al giorno, per descrivere classificare ogni specie degli oceani ci vorrebbero più di 360 anni. Da cui, forse, conosciamo meno dell’11% della vita marina.

Gli scienziati nel 2014 hanno anche descritto dodici nuove famiglie e 141 nuovi generi di organismi marini, tra cui il Dendrogramma, che presenta due specie associate, il Dendrogramma enigmatica e il Dengrogramma discoides, non facilmente inseribili in un phylum esistente, cosa che potrebbe portare alla storica aggiunta di una nuova classificazione della vita.

Nicolas Bailly, dell’Hellenic Center for Marine Research ha sottolineato che “Sorprendentemente, nuove specie di animali relativamente grandi vengono ancora regolarmente scoperte e descritte”. Appena il mese scorso, per esempio, si è aggiunta una nuova specie di drago marino, Phyllopteryx dewysea rosso rubino dal sud dell’Australia, distinto attraverso l’analisi del DNA da altre due specie di drago marino, parenti dei cavallucci marini che tutti conosciamo.

Molte nuove catalogazioni di pesci provengono da una rivalutazione delle specie che vivono sia nel Mar Rosso sia nell’Oceano Indiano, con una tendenza innovativa a separare le popolazioni del Mar Rosso come nuove specie. Le barriere coralline forniscono ancora il 30% delle nuove specie ittiche marine descritte (per lo più Gobiidae e altre famiglie di piccole dimensioni); un altro 30% sono quelle del mare profondo. Pochissime sono descritte dalla zona pelagica, nel mezzo degli oceani tra la  superficie e 200 metri di profondità“.

Tra le specie più curiose segnalate  ci sono  l’Areospora rohanae, un nuovo genere e specie di parassiti, il Litarachna lopezae, una specie di acari delle acque di Puerto Rico che prende il nome da Jennifer Lopez; il Mysidopsis zsilaveczi, un gambero chiamato “star-gazing” del Sud Africa perché i suoi occhi sono fissi verso l’alto; inoltre il Phoronis Emigi un verme parassita di cavalluccio marino scoperto oltre sessanta anni fa, la Nitzschia bizertensis, un’alga che causa fioriture che sprigionano una neurotossina e il Sierradiadema kristini, una nuova specie di riccio di mare individuata da un esemplare fossile.

NdR
Al di là degli aspetti scientifici ne esistono di pratici. Dallo studio di nuove forme animali e vegetali potrebbero essere scoperte sostanze naturali che potrebbero aiutarci a trattare gravi malattie o risolvere problemi ecologici dovuti all’inquinamento. C’è quindi bisogno di ricerca per aiutarci a superare i problemi attuali e futuri.   

 

 

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