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livello elementare
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ARGOMENTO: MARINE MILITARI
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: CONTRO MISURE MINE
parole chiave: Cacciamine nuova generazione, Intermarine
Il 15 febbraio 2021, l’Intermarine, società del gruppo industriale IMS.MI, ha firmato un contratto per lo studio di “riduzione dei rischi e definizione del progetto per un cacciamine di nuova generazione” per la Marina Militare Italiana. Il contratto è relativo ai programmi di ammodernamento della flotta di contromisure mine della flotta della Marina Militare italiana, che aveva già costruito quattro unità classe Lerici e otto unità classe Gaeta dalla società.
Una scelta che non sorprende vista la riuscita delle unità precedenti che hanno dimostrato in quasi 40 anni di impiego una versatilità operativa di notevole spessore. Non a caso i cacciamine Intermarine sono stati acquistati da molte marine straniere compresa la marina statunitense che li costruì negli Stati Uniti a Savannah ricalcando il progetto originale della classe Gaeta. In particolare, la classe statunitense, Osprey Class, era composta da dodici MCMV, consegnati alla US Navy tra il 1991 e il 1998.
MHC Osprey class – Autore Camera Operator Don S. Montgomery, CIV Release Status, Released to Public – Fonte Department of Defense – American Forces Information Service – Defense Visual Information Center, 1994 – File:Port side view of the US Navy (USN) OSPREY CLASS (MINEHUNTER COASTAL), USS CARDINAL (MHC 60), underway on the Potomac River – …jpeg – Wikimedia Commons
Otto navi di questa Classe furono costruite nei cantieri Intermarine situati negli USA (Savannah – Georgia), mentre le restanti quattro da un cantiere navale di seconda origine ai sensi di un accordo di licenza e trasferimento della tecnologia di Intermarine. Le unità classe Osprey furono messe in disarmo o vendute ad altre Marine nel 2014. Ebbi modo di visitare il cantiere a Savannah nel 1993 e parlai con gli ufficiali americani che si occupavano dello sviluppo del progetto, trovandoli sempre entusiasti delle caratteristiche del progetto che definirono un milestone, comprovato dalle performance dei cacciamine classe Lerici in golfo Persico. La ragione principale di questo successo fu l’implementazione di una tecnica costruttiva innovativa e robustissima alle esplosioni subacquee, che si dimostrò ideale per la costruzione degli scafi di quelle navi specialistiche utilizzate per cacciare le mine navali.
cacciamine Gaeta, classe Gaeta – foto dell’autore
Le unità di contro misure mine (CMM) costruite da Intermarine sono infatti realizzate utilizzando una tecnica di costruzione monocoque non irrigidita che utilizza una fibra di vetro sviluppata appositamente per questo tipo di progetto. Le sovrastrutture sono infatti realizzate in una configurazione sandwich costituita da due strati di fibra di vetro e fibra di carbonio che racchiudono un’anima in balsa, altamente resistente alle esplosioni.
Una sfida continua contro armi subacquee senza tempo
A differenza delle operazioni di dragaggio, intese ad ingannare o attivare a distanza le mine, le tecniche di cacciamine possono essere sintetizzate nella ricerca, scoperta, classifica ed eventuale bonifica degli ordigni scoperti. Operazioni complesse, che richiedono un’altissima professionalità per poterle effettuare in sicurezza. Non a caso il personale imbarcato, oltre al bagaglio culturale in comune con le altre componenti delle forze navali, subisce un lungo ed intenso addestramento specifico. Non c’è margine di errore in quanto i cacciamine operano, in tempo di pace come in tempo di guerra, su ordigni che possono essere pericolosi per la comunità civile. Il loro contributo non è minimale … migliaia di ordigni sono scoperti e neutralizzati ogni anno con il concorso dei sommozzatori disattivatori mine (SDM) del COM.SUB.IN..
SDM durante il recupero di un proiettile di cannone della seconda guerra mondiale. Ogni anno oltre 8000 ordigni sono bonificati nei nostri mari … un impegno che garantisce la sicurezza delle attività umane in mare – foto marina militare italiana
Questi sommozzatori sono imbarcati sui cacciamine come dei veri e propri sistemi d’arma, per poter operare nel primo volume d’acqua. A profondità maggiori vengono impiegati dei modernissimi ROV e AUV che consentono di effettuare tutte le fasi operative, compresa la bonifica degli ordigni anche a profondità non raggiungibili dagli operatori.
Come saranno i cacciamine di nuova generazione (CNG)
Dopo anni di missioni operative, effettuate anche durante gli ultimi conflitti nel Golfo Persico ed in mare Adriatico, i cacciamine classe Lerici e Gaeta hanno ormai raggiunto il loro limite di vita operativo per cui lo Stato Maggiore della Marina Militare italiana ne ha messo in programmazione la sostituzione con dodici unità di contro misure mine di nuova generazione.
Sebbene sia ancora presto per poter descrivere nei particolari queste nuove unità, sembrerebbe che i nuovi cacciamine avranno in comune con le classi precedenti lo stesso concetto di costruzione dello scafo. Le configurazioni (in termini di Mission e Propulsion Systems) saranno invece completamente differenti; probabilmente Intermarine integrerà ed installerà sulle nuove unità cacciamine le principali apparecchiature ed i sistemi oggi disponibili sul mercato del settore di contromisure mine al fine di consentire la massima flessibilità di impiego.
In particolare, da quanto dichiarato da Intermarine, le nuove unità CNG saranno costruite in due versioni, utilizzando la stessa tecnologia costruttiva delle navi esistenti della Marina Militare (cioè in materiale composito, con scafo in vetroresina ultra spessa senza telaio rinforzato), ma con dimensioni e prestazioni maggiori. Una prima versione, lunga circa 60 metri e denominata “Costiera”, sarà la naturale evoluzione delle imbarcazioni attualmente in servizio. Oltre alle dimensioni maggiori ed alle ovvie prestazioni più elevate, incorporerà anche una serie di sistemi di superficie e subacquei (SUV e AUV), in linea con le ultime tendenze del settore al fine di poter operare al di fuori dell’area di pericolo (stand-off) al fine di dare una maggiore sicurezza per gli equipaggi.
Viste le future ipotetiche esigenze operative, che potrebbero richiedere il trasferimento delle unità per lunghi periodi anche in aree lontane di interesse nazionale, la seconda versione, definita “d’Altura”, avrà una lunghezza maggiore di circa 80 metri. Sarà anch’essa una nave completamente innovativa ed impiegherà nuovi sistemi di propulsione e un’ampia gamma di veicoli ed attrezzature subacquee autonome. Lo sviluppo di queste unità navali farà parte dello studio commissionato ad Intermarine per esaminare i vari sistemi di propulsione esistenti e selezionare il sistema più idoneo per le nuove navi, in particolare per la versione “d’Altura”. Tenendo conto dell’efficacia, dei costi e delle considerazioni di impiego, la Marina Militare italiana sceglierà il progetto che riterrà più appropriato come base per lo sviluppo, in una seconda fase, del progetto di fattibilità in preparazione dell’avvio della futura produzione.
Andrea Mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
Speriamo arrivino presto!