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La famiglia strombidea nel Mar Mediterraneo – parte I di Mauro Brunetti e Pamela Baiocchi

tempo di lettura: 8 minuti

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livello medio
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ARGOMENTO: MALACOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: strombidi, malacologia
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STROMBOIDEA FOSSILE

strombo 2Gli Stromboidea presentano un albero genealogico veramente notevole. Già nel Giurassico erano presenti rappresentanti di questo gruppo per esempio il genere Phyllocheilus Gabb, 1868 di cui si riporta a lato la figura originale di Phyllocheilus bentleyi (Morris & Lycett, 1851) del Giurassico inglese. Di tempi meno remoti e in luoghi più vicini a noi, sono gli Strombacea rappresentati da moltissime specie rinvenute nell’Oligocene-Eocene dell’Italia nord orientale di cui per esempio la Strombolaria crucis (Bayan,1870) e la spettacolare Hippochrenes amplus lavacillensis (De Gregorio, 1894) sono due di queste.

Strombolaria crucis (Bayan,1870)- Photo courtesy Mr M.Lupato

Strombolaria crucis (Bayan,1870)- Photo courtesy M. Lupato

Hippochrenes amplus lavacillensis (De Gregorio, 1894)-Photo courtesy Mr M.Lupato

Hippochrenes amplus lavacillensis (De Gregorio, 1894) – Photo courtesy Mr M.Lupato

Più tardi nel Pliocene le due famiglie qui trattate sono rispettivamente rappresentate da cinque specie, una sottospecie (Aporrhaidae) e una sola specie (Strombidae).

Aporrhais Da Costa, 1778

Aporrhais pespelecani pespelecani (Linnaeus, 1758)

Aporrhais pespelecani pespelecani (Linnaeus, 1758)

Descrizione: guscio snello con spira alta e apice appuntito. La superficie esterna della conchiglia è generalmente color sabbia mentre l’interno della fauce è bianco perlaceo. Il labbro esterno ed il bordo dell’apertura hanno un colore più scuro.  Può raggiungere i 45 mm in lunghezza ed i 30 mm in larghezza .

pespelecani pespelecani Pliocene 30 mm

Pespelecani pespelecani Pliocene 30 mm

Pespelecani pespelecani Pleistocene 48 mm

Pespelecani pespelecani Pleistocene 48 mm


Descrizione:
Guscio snello con spira alta e apice appuntito. La superficie esterna della conchiglia è generalmente color sabbia l’interno della fauce, invece, è di un bianco perlaceo. Il labbro esterno ed il bordo dell’apertura hanno un colore più scuro. Può raggiungere i 45 mm in lunghezza e i 30 mm in larghezza. Negli esemplari adulti il labbro è espanso in maniera così peculiare da ricordare il piede di un pellicano. La parte esterna del labbro è provvisto fino a  cinque digitazione (normalmente quattro)  dalle punte arrotondate di cui a prima saldata alla metà della lunghezza della spira.

pespelecani pespelecani attuale (recent) 52 mm

Pespelecani pespelecani attuale 52 mm

Le estremità delle digitazioni due e quattro costituiscono la massima espansione della conchiglia. La quinta digitazione si proietta dalla base e curva, leggermente, verso l’apertura della conchiglia. La spira è costituita da 8-10 giri provvisti di tubercoli ed evidenti costole assiali. L’ultimo giro costituisce circa la metà della lunghezza totale della conchiglia. Il mollusco ha un muso lungo e affusolato con due tentacoli ognuno con un occhio alla base. Il piede è stretto ed a forma di scudo, l’estremità posteriore è appuntita. La colorazione delle parti molli è bianca con chiazze gialle sul “muso” e sui tentacoli. Vive su fondali sabbiosi o fango-sabbiosi fino a cento ottanta metri di profondità. Aporrhai spespelecani pespelecani comunque presenta una certa  variabilità sia nella morfologia sia nel numero delle digitazioni.

Si veda ad esempio Settepassi, 1971 (Atlante malacologico: I molluschi marini viventi nel Mediterraneo. INIVAG Roma II vol, 290 pp.), Filippi, 1984 (Sul polimorfismo di Aporrhais pespelecani (L., 1758), nota preliminare. Thalassia Salentina,  14: 39-45.) e Giannuzzi Savelli et al., 1996 (Atlante delle conchiglie marine del Mediterraneo vol. 2. Edizioni de “La Conchiglia”, Roma, 258 pp.).

Al contrario  la scultura della teleoconca e la forma della bocca si mantengono nel complesso piuttosto costanti. L’apertura è infatti sempre ampia . Tuttavia nella sottospecie crenatulina l’apertura si presenta sempre stretta. Nel Pliocene Aporrhais pespelecani pespelecani è rarissima [Brunetti M. & Forli, 2013, The genus Aporrhais Da Costa, 1778 (Gastropoda Aporrhaidae) in the italian Plio-Pleistocene. Biodiversity Journal, 4 (1): 183-208)] mentre diviene comune a partire dal Calabriano (Pleistocene inferiore). Come riportato da questi autori,si è notato come diverse popolazioni pleistoceniche assimilabili ad Aporrhais pespelecani pespelecani rinvenute in sedimenti corrispondenti al circalitorale-profondo, presentino caratteri che riconducono in parte ad Aporrhais pespelecani crenatulina (apertura stretta, leggerissime crenulazioni) ed in parte alla sottospecie nominale. Ciò potrebbe essere interpretato come un mantenimento di caratteri primitivi nelle popolazioni di profondità. Attualmente nel Nord Atlantico è presente un morfotipo, piuttosto raro nel Mediterraneo, chiamato Aporrhais pespelecani var. bilobata Clement, 1873 (= var. oceanica Bucquoy, Dautzenberg & Dollfus, 1884), caratterizzato dalle digitazioni seconda e terza parzialmente saldate e poco espanse, questo morfotipo è abbastanza comune nel Pleistocene inferiore del Nord Italia, e, pur non potendolo considerare come specie o sottospecie valida, si può certamente ritenere un “ ospite nordico” quindi una sorta d’indicatore paleoclimatico.

var. bilobata Pleistocene 45 mm

var. bilobata Pleistocene 45 mm

Attualmente l’Aprorrhais pespelecani è ampiamente diffusa tanto in Mediterraneo quanto nel NE Atlantico. Ritrovamenti sono stati registrati in varie località: Mar di Marmara (B. Ozturk, A. Dogan, B. Bitlis-Bakir, A. Solman-2014), Mar Nero ( S. Snigirov, R. Sizo & S. Sylantyes-2013),Mar Baltico (Ziegelmeier, E. -1966), Islanda ( Hayward, P.J.; Ryland, J.S.- 1990), Irlanda (Guiry, M.D. & Guiry, G.M. -2011), Portogallo (Ramos, M. -2010), Inghilterra (Medin-2011), Belgio (Muller, Y. -2004), Mar del Nord (Zühlke, R.; Alvsvåg, J.; De Boois, I.; Cotter, J.; Ehrich, S.; Ford, A.; Hinz, H.; Jarre-Teichmann, A.; Jennings, S.; Kröncke, I.; Lancaster, J.; Piet, G.; Prince, P. -2001), Norvegia (Hayward, P.J.; Ryland, J.S.- 1990). Tuttavia sembra non essere comune sia in Sicilia e Isole adiacenti e sia nelle acque delle Channel Isles. 

pespelecani creantulina a sin. 32 mm a ds. 31 mm

Pespelecani crenatulina 32 mm

Aporrhais pespelecani crenatulina (Sacco, 1893)Presenta caratteristiche costanti che la differenziano da Aporrhais  pespelecani pespelecani: taglia minore, diversa e più marcata  scultura spirale, forma dei nodi sulle carene degli ultimi giri non inclinate ma sub-rette, digitazioni mai allungate ma piatte e foliacee. Primi giri notevolmente meno allungati e proto-conca più grande e meno schiacciata. Il carattere discriminante più notevole  è l’apertura che è più stretta che nella sottospecie nominale. Inoltre sono comunemente presenti denticoli più o meno sviluppati su entrambi i lati della bocca carattere, quest’ultimo, mai presente in Aporrhais pespelecani pespelecani, sia in esemplari attuali, sia in esemplari fossili.

senegalensis 26 mm

senegalensis 26 mm

Aporrhais senegalensis Gray, 1838. Attualmente distribuita in Africa, dal Senegal al Gabon, presenta crenulazioni simili al Aporrhais pespelecani crenatulina, ma ha forma e scultura differenti (tubercoli grandi e arrotondati, prima digitazione saldata al giro).

etrusca (olotipo) (holotype), 30 mm

etrusca (olotipo) 30 mm

Aporrhais etrusca Brunetti M & Forli,2013.
Si discosta nettamente sia da Aporrhais pespelecani pespelecani e sia da Aporrhais pespelecani crenatulina. Dalla prima si distingue per il maggior numero di digitazioni (5 e non 4) e la scultura della teleoconca a grossi tubercoli appuntiti ; dalla seconda invece per la mancanza di crenulazioni sull’apertura e la forma e il numero delle digitazioni. Comunque gli esemplari gerontici presentano la seconda, la terza e la quarta digitazione saldate tra loro.  Non sono presenti forme di passaggio all’una o all’altra sottospecie. Aporrhais etrusca al momento è conosciuta esclusivamente per lo Zancleano di una ristretta zona della Toscana centrale.

uttingeriana Pleistocene 80 mm

A. uttingeriana Pleistocene 80 mm

Aporrhais uttingeriana (Risso, 1826) 
E’ una specie facilmente riconoscibile per le forma degli avvolgimenti e per le 4 digitazioni allungate, di cui la prima  aderente e parallela alla spira. Come per tutte le specie del genere, anche per Aporrhais uttingeriana, il numero delle digitazioni può eccezionalmente essere diverso dalla norma, Travaglini (1988, Gli Aporraidi del Mediterraneo e i loro antenati fossili. Notiziario di Mineralogia e Paleontologia, Riccione, 56: 2-10.), raffigurò un esemplare del Calabriano con cinque digitazioni, un altro, del Piacenziano, qui a destra,ne presenta solamente tre. L’Aporrhais uttingeriana è stata rinvenuta in terreni dallo Zancleano al Siciliano basale (Pleistocene inferiore), è straordinariamente abbondante nel Piacenziano mentre la presenza della specie nel Tortoniano è da confermare (Brunetti M.& Forli, 2013).

pesgallinae 39 mm

A. pesgallinae 39 mm

Attualmente lungo le coste atlantiche dal Marocco al Senegal è diffusa  Aporrhais pesgallinae Barnard, 1963 (Aporrhais  elegantissima Parenzan, 1970 e Aporrhais pseudoserresiana procerus Settepassi, 1971) che presenta somiglianze con Aporrhais uttingeriana  da cui si distingueper i giri arrotondati e non carenati e  la diversa disposizione delle digitazioni (prima digitazione scosta e divergente in Aporrhais pesgallinae, aderente e parallela alla spira in Aporrhais uttingeriana, differenze che fanno propendere come proposto da Manganelli et. al. che Aporrhais pesgallinae sia probabilmente derivata proprio da Aporrhais uttingeriana da cui si è ben differenziata.[2008, The lost Aporrhais species from the italian Pliocene: A. peralata (Sacco, 1893) (Gastropoda, Caenogastropoda). Journal of Conchology, 39 (5): 493-516],  [Forli, 1988,Considerazioni filogenetiche su alcune specie del genere Aporrhais da Costa, 1778 (Mollusca: Gastropoda) I parte. Argonauta, 4 (19): 4-12. Forli, 1989, Considerazioni filogenetiche su alcune specie del genere Aporrhais da Costa, 1778 (Mollusca: Gastropoda) ultima parte. Argonauta, 5 (27-28): 49-54.]

peralata 20, 5 mm

peralata 20,5 mm

Aporrhais  peralata (Sacco, 1893).  Potrebbe somigliare a un Aporrhais  uttingeriana di dimensioni ridotte, osservando però con attenzione, si possono notare alcune differenze importanti, in particolare la prima digitazione non è mai completamente saldata alla spira come accade in Aporrhais uttingeriana, ma sempre leggermente scosta, la seconda la terza e la quarta sono saldate tra loro a formare un’ala, la digitazione basale non è mai molto allungata e le linee di accrescimento sono molto più forti e visibili. Aporrhais peralata è limitata allo Zancleano e al Piacenziano dell’Italia centro-settentrionale, e viveva quasi certamente a notevoli profondità.

pliorara 44 mm

A. pliorara 44 mm

Aporrhais pliorara (Sacco, 1893).
La specie con cui Aporrhais pliorara presenta più affinità è indubbiamente l’Aporrhais  serresiana, che ha lo stesso numero di digitazioni (5) e da cui si  differenzia per la conchiglia più leggera, la spira meno allungata, le digitazioni più ampie e “palmate”,  il maggior numero di tubercoli sul penultimo giro, di forma meno prominente. Rarissima nel Pliocene, divenne più abbondante nel Pleistocene, soprattutto nelle regioni dell’Italia meridionale.

A. serresiana 32 mm

Aporrhais serresiana (Michaud, 1827) Specie facilmente riconoscibile per la spira allungata e stretta e per le sottili 5 digitazioni. Gli unici esemplari di Aporrhais serresiana fossili di nostra conoscenza, sono quelli segnalati per il Würmiano (Pleistocene superiore) del Tirreno settentrionale da Cecalupo [1988 sul Rinvenimento di  specie rare al largo della Sardegna) sud-orientale (contributo IV). Bollettino Malacologico, 24 (1-4): 33-39.] Attualmente Aporrhais serresiana è vivente nel Mediterraneo su fondali circalitorali a profondità maggiori di Aporrhais pespelecani pespelecani [Sabelli&Spada, 1977 Guida illustrata all’identificazione delle conchiglie del Mediterraneo Calyptraeidae, Xenophoridae e Aporrhaidae. Supplemento a “Conchiglie”, 13: 9-10].


fine I parte – continua 

 in anteprima Persistrombus latus (Gmelin,1791)

 

 

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