livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIX SECOLO
AREA: SARDEGNA
parole chiave: La Maddalena, Napoleone Bonaparte, Domenico Millelire
Il titolo è solo apparentemente fuorviante visto che i nostri cugini di Oltralpe ci provarono veramente … una storia di mare e di coraggio a nord della Sardegna, nelle splendide acque dell’arcipelago della Maddalena raccontata da Renato Scarfi.
VIII secolo, acque del nord della Sardegna
Le bocche di Bonifacio separano la Sardegna dalla Corsica e presentano, nel punto più stretto, una distanza di soli dodici chilometri. Ciò ha da sempre favorito gli scambi commerciali tra le due isole, consentendo peraltro anche ai pastori corsi di attraversare facilmente lo stretto per portare le proprie greggi a pascolare in Gallura o sulle isole dell’arcipelago de La Maddalena, che conta sette isole maggiori (La Maddalena, Caprera, Santo Stefano, Spargi, Budelli, Razzòli e Santa Maria) con una nutrita serie di isolotti minori. Sono tutte isole separate da piccoli bracci di mare prevalentemente non navigabili da navi di medie/grandi dimensioni e ciò, se da un lato era un pericolo per la navigazione, dall’altro rappresentava una protezione naturale per coloro che sostavano nelle acque dell’arcipelago, per proteggersi dai pirati o dal forte vento di Maestrale/Ponente che, per effetto della vicinanza delle due coste, raggiunte intensità significative.
Cartografia storica della Sardegna di Mathias Quad del 1592, con un non usuale orientamento orizzontale Sud-Nord. A sinistra si intravede lo stretto tra l’arcipelago della Maddalena e a Corsica – Fonte
http://www.visitsarroch.it/2021/05/cartografie-storiche-di-sardegna-dal.htmlSARDEGNA ANTICA.jpg – Wikimedia Commons
In tale ambito le tre isole maggiori (La Maddalena, Caprera e Santo Stefano) formano il gruppo più rilevante, anche perché si affacciano su acque navigabili, che offrono sia buona protezione sia la possibilità di sorvegliare il traffico in transito dalle Bocche. La posizione geografica dell’arcipelago, infatti, è sempre stata motivo di attrazione per coloro che avevano interesse a controllare (o sviluppare) i commerci in quella parte di Mediterraneo. Essendo così vicine, le popolazioni residenti in Corsica e nell’arcipelago hanno sviluppato e poi conservato numerose e proficue relazioni, dai tempi del neolitico fino all’inizio del XVIII secolo, quando cambiò tutto.
L’antefatto
Nel 1720, la Sardegna (con l’arcipelago de La Maddalena) venne attribuita ai Savoia, che fino a quel momento non conoscevano né l’area né le popolazioni né le isole dell’arcipelago. Essendo la Corsica di “proprietà” di Genova, al tempo non ancora sabauda, cominciarono a fiorire alcune tensioni a livello politico circa il possesso delle isole dell’arcipelago. Non tra gli abitanti che, invece continuarono indifferenti a tessere relazioni commerciali soddisfacenti con entrambe le sponde. Le cose cominciarono a complicarsi nel 1768, a seguito della firma del trattato di Versailles, con il quale Genova, ormai in bancarotta e che da tempo aveva perso il controllo dell’isola, vendette alla Francia di Luigi XV i propri diritti (sic!) sulla Corsica, che era però indipendente de facto dal 1755 (Pasquale Paoli).
Noël de Jourda de Vaux, Conte di Vaux, Maresciallo di Francia (1705-1788) Data 1789 – Fonte Palazzo di Versailles – Autore Sergente Antoine Louis Francois Noël de Jourda de Vaux, comte de Vaux, maréchal de France (1705-1788).jpg – Wikimedia Commons
L’occupazione militare francese avvenne immediatamente ad opera delle truppe comandate da Noël Jourda, conte di Vaux. La formale annessione avvenne tuttavia quattro mesi dopo la presa della Bastiglia (30 novembre 1789), con un atto dell’Assemblea nazionale costituente francese. Il passaggio della Corsica alla Francia cambiò completamente il quadro geopolitico dell’area, dato che il Regno Unito aveva continuato a inviare aiuti ai corsi, ponendosi una volta di più come antagonista dei transalpini. Pur avendo deciso di non intervenire Londra, avendo chiara la valenza strategica dell’arcipelago, si avvicinò ai Savoia, al fine di permettere di mantenere un qualche tipo di sorveglianza sul traffico mercantile in transito attraverso le Bocche di Bonifacio. Il valore strategico dell’arcipelago de La Maddalena era ben chiaro anche ai Francesi che da subito si posero come obiettivo il controllo dei due lati dello Stretto, sostenuti dai bonifacini che non avevano mai smesso di chiedere al loro governo di fare di tutto per “rientrare in possesso” di quelle isole. Il peso strategico della posizione e degli approdi dell’arcipelago si stava, quindi, facendo più netto e chiaro, anche nelle menti sabaude che rivalutarono tali posizioni strategiche per il commercio nell’area e cominciarono, con colpevole ritardo, a costruire opere militari di difesa, ormai diventate indifferibili.
La preparazione militare e l’aggressione francese
Il timore di un imminente attacco francese fece accelerare anche la preparazione degli equipaggi delle navi sabaude, tra le cui file militavano molti giovani maddalenini, precedentemente arruolatisi per combattere le incursioni dei pirati barbareschi, ancora frequenti e pericolose. Durante tali dure battaglie i maddalenini si coprirono di gloria per il loro coraggio e per la loro capacità marinaresca, guadagnandosi medaglie d’oro al valore. Risultati tanto più importanti se si considera che i maddalenini, nonostante abitassero su un’isola, fino ad allora non avevano acquisito significative competenze marinaresche, avendo lasciato tali incombenze ai marinai campani e maltesi che commerciavano nell’area. Nel maggio 1792 si fecero più insistenti le voci di una possibile spedizione francese contro l’arcipelago e la costa gallurese, fondamentali per il controllo dello stretto e, quindi, del Mar Tirreno. I decisori francesi ruppero gli indugi nel successivo dicembre, sostenuti da informazioni di intelligence secondo le quali i maddalenini sarebbero stati lusingati da una eventuale annessione alla Corsica e, quindi, alla Francia.
Per non farsi mancare nulla, i Francesi decisero che la sola Sardegna settentrionale non sarebbe stata sufficiente, e approntarono due corpi di spedizione, uno dei quali aveva il compito di occupare Cagliari. Come scrive Giovanna Sotgiu 1, si trattava di “… un corpo di spedizione notevole ma disorganico, con truppe volontarie raccogliticce che, ostacolate dal libeccio, dagli stagni costieri e da grande imperizia, dopo due mesi fu costretto a riprendere il mare, sconfitto …”.
Bombardamento francese di Cagliari nel 1793, durante la spedizione francese in Sardegna – autore sconosciuto – Fonte Biblioteca Digitslr Gallica – opera in Public Domain Misslungener Angriff der Franzosen gegen Sardinien.jpg – Wikimedia Commons
L’altro corpo di spedizione, più consistente e costituito da ben ventidue navi, sbarcò a Santo Stefano portando cannoni e obici con i quali cominciarono a bombardare senza sosta La Maddalena che, da quella posizione, era un bersaglio piuttosto facile. Tra le Forze francesi c’era un certo giovane ufficiale di artiglieria, Napoleone Bonaparte, che allora comandava alcune batterie francesi. Da questa posizione strategica i Francesi impedivano ai maddalenini di ricevere rinforzi dalla Gallura in quanto l’isola si frapponeva tra La Maddalena e la costa sarda.
I Francesi partirono da Bonifacio convinti, grazie alle informazioni ricevute, di ritornare facilmente vincitori compiendo un’azione rapida e indolore. A sostenere l’azione francese venne posta la fregata Fauvette, con il compito di bombardare il fianco dei difensori.
– continua
Renato Scarfi
in origine pubblicato su DIFESAON LINE Il nocchiere che sconfisse Napoleone – Difesa Online
Note
1 Giovanna Sotgiu, Storia di La Maddalena e del suo arcipelago, Paolo Sorba Editore, 2022, pag. 79
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è un ufficiale pilota della Marina Militare della riserva. Ha frequentato il corso Normale dell’Accademia Navale e le scuole di volo della Marina Statunitense dove ha conseguito i brevetti di pilotaggio d’areo e d’elicottero. Ha ricoperto incarichi presso lo Stato Maggiore della Difesa, il Comando Operativo Interforze, lo Stato Maggiore della Marina, la Rappresentanza militare italiana presso la NATO a Bruxelles, dove si è occupato di strategia marittima e di terrorismo e, infine, al Gabinetto del Ministro della Difesa, come Capo sezione relazioni internazionali dell’ufficio del Consigliere diplomatico. E’ stato collaboratore della Rivista Marittima e della Rivista informazioni della Difesa, con articoli di politica internazionale e sul mondo arabo-islamico. È laureato in scienze marittime e navali presso l’Università di Pisa e in scienze internazionali e diplomatiche presso l’Università di Trieste e ha un Master in antiterrorismo internazionale. È autore dei saggi “Aspetti marittimi della Prima Guerra Mondiale” e “Il terrorismo jihadista”
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