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Relitti nel blu: il rimorchiatore Miseno

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: RELITTO
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR TIRRENO
parole chiave: Rimorchiatore Miseno, Marina militare italiana

 

Quella mattina del 26 novembre 1982, il rimorchiatore Miseno salpò dall’arsenale della Maddalena verso le otto e trenta circa per dirigersi verso il porto di Napoli scortato dal rimorchiatore Forte (comandante Spiga). Sembrava una splendida giornata e così fu fino a notte, quando il tempo incominciò a cambiare

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è miseno-1969.jpg

Il Comandante Spiga, in accordo con quello del Miseno, Giovanni Pisani, decise di rimorchiare il Miseno allo scopo di accelerare la navigazione e cercare di sopravanzare il cattivo tempo, dirigendo verso Ponza. Durante la notte la perturbazione li raggiunse con un mare molto agitato (4/5), piovaschi e vento di libeccio con una visibilità molto scarsa. Alle prime luci dell’alba le unità si trovavano a circa due miglia da Punta Imperatore dell’Isola d’Ischia e il Miseno si inclinò fortemente, circa quattro gradi sul lato di dritta, e dichiarò di imbarcare acqua in sentina che le pompe non riuscivano a svuotare .

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è rimorchiatore-forte.jpg

Il Comandante Spiga decise quindi di effettuare un’ampia accostata in modo da far prendere abbrivio al Miseno, tranciare il cavo di rimorchio ed approfittare della forte risacca per mandare in secca il rimorchiatore. Nel contempo fu lanciato il May Day. Giunti al largo di Ischia, la situazione apparì disperata ed il rimorchiatore Miseno, ormai in balia delle onde, con un mare sei in aumento, si inclinò di prua. Cercarono di travasare il carburante dal serbatoio di sinistra a quello di dritta col tentativo di rimettere il rimorchiatore in assetto, ma senza successo.  La situazione era ormai disperata.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Alicudi-miseno.jpg

Alle prime ore dell’alba arrivò in zona Nave Alicudi che cercò di affiancarsi al Miseno in modo da ripararlo dalle onde. Ormai il rimorchiatore appariva ingestibile. Non rimase che radunare il personale a poppa sinistra ed ordinare l’abbandono della nave. Il personale si lanciò in mare e fu tutto salvato.

Una tragedia del mare che venne raccontata sul sito La Voce del marinaio, dal Capo di 1^ classe Umberto Cascella, ultimo Direttore di macchina del rimorchiatore Miseno.

Da quel momento i marinai, uno ad uno si sono tuffati in quell’acqua nera e minacciosa, battuta dal vento e dalle onde. Uno dei marinai era estremamente impaurito, sembrava non saper gestire col nuoto delle onde così forti, allora il comandante decise di tuffarsi con lui per incoraggiarlo ed aiutarlo. Io, mi tuffai per ultimo, ma non per eroismo, ero semplicemente terrorizzato all’idea di tuffarmi in quel mare imbestialito. Alla fine, però, trovai il coraggio, mi sedetti sulla base metallica di poppa e mi lanciai in acqua a candela, prendendo lentamente le distanze dalla nave. Ormai distanti dal Miseno a misura di sicurezza, mentre vere montagne d’acqua ci portavano su e giù, tutti abbiamo visto il lento ma inesorabile affondamento del rimorchiatore. Fummo tutti tirati in salvo da alcune navi della Marina Militare e di altre imbarcazioni che accorsero in nostro aiuto.”

Da quel momento il Comandante aveva lanciato la richiesta di aiuto, La notte era molto buia non riuscivo a vedere il Miseno e l’altezza delle onde, si capiva che il mare era in burrasca dagli schizzi dell’ acqua che arrivavano in plancia, dal rollio della nave e dal fatto che non riuscivamo a stare in piedi e tutto volava via. Per tutta la notte e la mattina procedevamo a velocità ridotta, intorno a mezzogiorno eravamo arrivati vicino alla costa sembrava che il peggio fosse passato. Il mare era ancora molto mosso ma la presenza della nave Alicudi al fianco del rimorchiatore Miseno che lo riparava dalle onde ci faceva sentire più sicuri. Per raggiungere il porto di Napoli a quella velocità ci volevano ancora diverse ore, intorno alle tredici da terra ci fu dato l’ordine di cambiare rotta e di andare al porto d’Ischia, come abbiamo cambiato rotta all’improvviso il Miseno si rovescio sul lato di dritta e tutto l’equipaggio con i giubbotti indossati si misero sul fianco del Miseno. Il nostro Comandante cominciò ad urlare “tagliate il cavo-tagliate il cavo”, recuperammo prima il cavo d’ acciaio fino ad arrivare a bordo il cavo in nailon e il Sergente Nicola con il Sergente Mattera con una scure hanno tagliato il cavo. Nel frattempo qualcuno a bordo del Miseno aveva suonato il fischietto penso fosse il Comandante e poi tutti si sono buttati in acqua, a momenti i marinai sparivano in mezzo alle onde per poi riapparire. Ricordo sempre quel brutto momento mi è rimasto impresso nella mente quando il Miseno si e inabissato prima si è messo di prua per poi affondare e attorno galleggiava di tutto. Dalla nave Alicudi avevano calato in mare un gommone che aveva recuperato la maggior parte dei naufraghi, in mare poco distante dalla nostra poppa c’era il Capo Macchina del Miseno che dovevamo recuperarlo noi della nave Forte . Per poter trarlo in salvo abbiamo dovuto fare una manovra di 360° per recuperarlo dalla prua, mentre ci allontanavamo il capo macchina urlava “non lasciatemi qui – non lasciatemi qui”, dopo aver fatto il giro e siamo giunti nelle vicinanze del marinaio si trovava in mare, dalla prua della nave un marinaio gli lanciava un salvagente con la cima. Ormai il Capo Macchina era in panico e urlava “Aiuto – Aiuto” e sbatteva le mani sull’acqua sul salvagente senza afferrarlo, per poterlo trarre in salvo dei marinai con una scaletta si sono calati in mare. Il pomeriggio siamo giunti al porto militare di Napoli, dovevamo ormeggiare il Forte in mezzo a due grosse navi militari che erano ormeggiate”.

L’inchiesta della Marina Militare stabilì che non c’erano state responsabilità da parte dell’equipaggio, e che quindi il rimorchiatore era affondato per cause di forza maggiore, come venne poi riferito alla Camera.

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Il relitto
Il rimorchiatore Miseno riposa nel fondo del mare su un fondale tra i 65 ed i 75 metri posizionato con la prua ad ovest in posizione di navigazione. Il fumaiolo è visibile a -58 metri mentre il resto dello scafo si trova per lo più tra i 65/70 metri.

L’immersione è chiaramente riservata a subacquei esperti (tecnici) con provata esperienza. Le belle immagini che mostriamo di seguito sono state scattate dal fotografo subacqueo ed esploratore di relitti profondi Marco Mori durante una recente visita.

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Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo

 

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