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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: regio sommergibile Guglielmotti
il sommergibile Guglielmotti ritrovato cento anni dopo il suo affondamento alla profondità di 400 metri – foto Marina Militare
I Cacciamine Rimini e Gaeta della Marina Militare italiana, durante un’attività di sorveglianza dei fondali nel Mar Tirreno presso l’isola di Capraia, hanno localizzato e identificato il relitto del Regio Sommergibile Alberto Guglielmotti, affondato nel marzo del 1917.
il cacciamine Rimini, classe Gaeta, foto Marina Militare italiana
Il ritrovamento del relitto del sommergibile è avvenuto da parte di Nave Gaeta ad una profondità di 400 metri, in una posizione correlabile con quella nota del suo affondamento avvenuto intorno alle 21:50 del 10 marzo del 1917 da parte dallo sloop inglese HMS Cyclamen, che lo aveva scambiato per un battello tedesco. Nella loro tragicità le immagini raccolte dai cacciamine hanno confermato lo speronamento avvenuto ad opera dell’Unità inglese. La scoperta, come vedremo, è stata poi convalidata dalla successiva investigazione da parte del cacciamine Rimini con il veicolo MULTIPLUTO.
il ROV MULTIPLUTO è un veicolo filoguidato che, quando dotato di semplici add-on, può essere trasformato in un veicolo amico (denominato PLUTO GABBIA). Questa configurazione consente di immergersi con un ROV che in profondità si può scindere in due veicoli indipendenti – foto IdRobotica
I cacciamine, unità specialistiche della Marina Militare, progettati per la ricerca e neutralizzazione degli ordigni esplosivi sul fondo del mare, si sono rivelati negli ultimi vent’anni degli straordinari sistemi di ricerca di relitti e artefatti subacquei. Non a caso sono forniti in dual use ad altre amministrazioni dello Stato per eseguire complesse operazioni di ricerca archeologiche e a favore delle Forze dell’ordine nelle indagini gudiziarie.
il cacciamine Gaeta, capo serie della classe Gaeta, foto Marina Militare italiana
La scoperta di nuovi relitti per questo tipo di unità non è rara. In precedenza, il cacciamine Gaeta aveva localizzato il relitto del HMS Saracen, un sommergibile inglese, affondato da due corvette italiane durante la seconda guerra mondiale, che era stato identificato durante una spedizione subacquea da parte di soggetti privati nel 2015. La ricerca del regio sommergibile Gugliemotti è stata eseguita con il sonar a profondità variabile ad alta frequenza in dotazione ai cacciamine. Una volta classificato come probabile relitto si è provveduto alla sua identificazione con i sistemi ROV di bordo.
I cacciamine italiani, sin dagli anni ’80 hanno in dotazione sistemi subacquei filoguidati, sviluppati per la ricerca e identificazione di oggetti sul fondo anche di piccole dimensioni. Per dare un’idea, grazie alle frequenze utilizzate è possibile distinguere i raggi di una ruota di bicicletta o la lattina di una bibita. La fase più complessa è la ricerca, assimilabile a quella di un ago in un pagliaio. tante sono le variabili e nonostante i mezzi disponibili, l’addestramento del personale è ancora fondamentale. Una ricerca quindi complessa che nel caso del Guglielmotti è stata portata a termine nelle fasi finali grazie al nuovo veicolo ROV MULTIPLUTO della GAYMARINE.
Il MULTIPLUTO è un ROV di osservazione compatto progettato dal vulcanico Ingegner Gay, noto in tutto il mondo per i suoi ROV, (Remotely Operated Vehicle) destinato per l’esplorazione oceanica profonda fino a 4000 metri.
Il valore aggiunto di questo piccolo ROV sono le sue dimensioni, così compatte da consentirne il trasporto anche nel bagagliaio di un’automobile. Con un peso di soli sessanta kg ed una configurazione portatile, il MULTIPLUTO può essere trasportato su un piccolo gommone, Il ROV si è rivelato particolarmente adatto per le esplorazioni subacquee profonde, per le ricerche nel campo della biologia, archeologia marina, geologia, oceanologia, campionamento, e melle ispezioni di relitti con il recupero di artefatti che è garantito dagli strumenti in dotazione. |
La scoperta del relitto. avvenuta tramite il sonar ad alta definizione SQQ 14 IT in dotazione ai cacciamine, è stata poi confermata otticamente nella fase di identificazione finale dal veicolo subacqueo MULTIPLUTO che ha registrato le prime immagini del relitto che siamo in grado di mostrarvi.
Il video dimostra «l’identità del relitto grazie alla corrispondenza con i dettagli costruttivi del battello che appare adagiato sul fianco ed evidenzia il cannone di prora». Gli esperti della Marina non hanno dubbi: «I frame hanno confermato lo speronamento avvenuto da parte dell’unità inglese».
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La breve storia del Guglielmotti
Questo sommergibile, progettato da Laurenti, rappresentò insieme al regio sommergibile Antonio Pacinotti, il primo esperimento nel campo delle unità subacquee di elevato dislocamento. La Regia Marina nel 1913 ne ordinò due esemplari, mentre la Marina Imperiale germanica aveva già in costruzione un’unità dello stesso tipo presso i Cantieri La Spezia. Si trattò di una produzione, in dimensioni maggiori, delle unità subacquee di piccolo dislocamento classe “Fiat – San Giorgio“, senza importanti innovazioni nel campo costruttivo. I compartimenti allagabili erano ricavati nell’interno della parete centrale dello scafo mentre dei depositi combustibili alcuni erano ubicati all’esterno, alle due estremità dello scafo, ed altri in una cassa interna centrale. Una particolarità nell’armamento era la sistemazione di tre lanciasiluri a prora, innovazione che non ebbe seguito nelle unità subacquee successive. I due sommergibili classe “Pacinotti” (Antonio Pacinotti e Alberto Guglielmotti) prestarono servizio per breve tempo ma la valutazione delle prestazioni da essi fornite non ne consigliò la riproduzione.
Il Guglielmotti fu impostato il 7 giugno del 1914 nel cantiere San Giorgio di La Spezia, dove fu varato il 4 giugno del 1916 e consegnato alla Regia Marina il 19 dicembre 1916. Il suo motto era “nella difesa degli oppressi e nella punizione degli scellerati”. Fu allestito nei cantieri del Muggiano sotto la direzione del futuro comandante, il capitano di fregata Guido Castiglioni, il sommergibile, dopo le prove di collaudo, fu inizialmente impegnato nell’addestramento sotto il controllo del Comando Militare Marittimo di La Spezia. Il 10 marzo 1917, di pomeriggio, il Guglielmotti, sempre sotto il comando del capitano di fregata Guido Castiglioni, partì da La Spezia diretto a Brindisi, la base cui era stato assegnato per operare nell’Adriatico meridionale con la 2ª Flottiglia. Si trattava della sua prima uscita in mare, se si fa eccezione per quelle relative alle prove ed all’addestramento preliminare.
Nella notte dello stesso giorno, tra Capraia e Capo Corso, il Guglielmotti avvistò a dritta al traverso una sagoma che ritenne essere la cannoniera Cirenaica, che doveva scortare il sommergibile durante il viaggio. Si trattava in realtà della cannoniera/dragamine inglese HMS Cyclamen; il Guglielmotti, che aveva manovrato per portarsi sulla stessa rotta della nave avvistata, avvistò poco dopo la nave trasporto truppe HMS Arcadia, alla cui scorta era stata assegnata la Cyclamen. Rendendosi conto dell’errore, il sommergibile Guglielmotti virò verso sinistra per allontanarsi ma la HMS Cyclamen, che lo aveva scambiato per un U-Boot, aprì il fuoco con i propri cannoni, centrando il sommergibile in torretta ed uccidendo il tenente di vascello Leopoldo Alboni. Speronato poi sul lato sinistro dalla nave britannica, il Guglielmotti iniziò ad appopparsi e, nel giro di alcuni minuti, andò a fondo a nordovest della Capraia, portando con sé metà degli uomini a bordo. Fu la stessa Cyclamen a recuperare i sopravvissuti, tra cui il comandante, capitano di fregata Guido Castiglioni. Scomparvero con l’unità due ufficiali, quattro sottufficiali, sette tra sottocapi e marinai ed un operaio del cantiere di costruzione. Altre fonti indicano che le vittime furono invece sedici tra le quali il comandante in seconda, tenente di vascello Virgilio De Biase.
Mezzi multidisciplinari al servizio del Paese
Il ritrovamento del regio sommergibile Guglielmotti conferma l’efficacia operativa dei nuovi veicoli subacquei in dotazione alla Marina militare italiana, capaci di operare a quote profonde e che potranno essere adoperati anche sui nuovi cacciamine che dovranno sostituire le ormai datate unità della classe Lerici/Gaeta.
L’attività condotta dimostra come le capacità militari possono essere messe a disposizione della ricerca subacquea, anche per fini di ricostruzione storica, nell’ambito delle funzioni duali e complementari della Forza Armata. Questa nuova metodologia di investigazione apre un nuovo capitolo sulle indagini a quote profonde ed amplia gli scenari (militari e non) nei quali, i cacciamine della Marina Militare, possono operare in futuro inquadrandosi in un più ampio programma di esplorazione e ricerca dei nuovi fondali marini. Non ultimo, lo Stato Maggiore ha sottolineato che la scoperta ha ridato voce al coraggio e alla dignità di quegli uomini che oltre cento anni fa servirono il Paese fino all’estremo sacrificio.
Si ringrazia lo Stato Maggiore della Marina Militare italiana per le informazioni e fotografie
in anteprima il sommergibile Guglielmotti alla boa nella rada di la Spezia nei pressi del Muggiano, sullo sfondo le alture della Castellana – Ufficio storico della Marina Militare
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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