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Si scende in acqua, siamo pronti al varo? parte II

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: NAUTICA
PERIODO: XXI SECOLO 
AREA: DIDATTICA
parole chiave: nautica, varo, controlli

 

Prima del varo
Siamo ancora in tempo a sistemare ciò che serve … salvo la consapevolezza di sapere però cosa! Questo è il momento di agire, ma come sempre di corsa prima del varo o nel tentativo di trovare un meccanico disponibile per un service stagionale, un elettricista per le batterie ormai a terra, un rigger “patentato” a salire in testa d’albero a sistemare il segnavento spezzato o una drizza uscita dal bozzello o, peggio ancora, un velaio per un nuovo anti UV del genoa necessario dopo un inverno arrotolato o per ritirare lo sprayhood ormai da più di un anno in veleria per i trasparenti nuovi!

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photo credit @Sacha Giannini

Molti controlli e lavori dovrebbero avvenire molto prima del varo, ma alcuni sono comunque condizionati da questo momento e altri legati necessariamente all’uso e al consumo “in attività” della barca e spalmati nell’arco del suo utilizzo.

Ricordiamo sempre che un “gioco” anche minimo (o trascurabile), individuato o sottovalutato a barca ferma a terra, è destinato ad aumentare inesorabilmente in navigazione!

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photo credit @Sacha Giannini

Iniziamo con la normativa e gli obblighi da assolvere non solo per poter navigare ma anche quando siamo fermi a terra o all’ormeggio:

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photo credit @Sacha Giannini

Dedichiamoci ora agli aspetti più pratici e manutentivi con alcuni suggerimenti di comune e sana abitudine ma spesso dimenticati.

Iniziamo dallo scafo e dal carenaggio, operazione di routine sia per gli scrupolosi del Fai da Te che per il cantiere di turno incaricato al trattamento. Un consiglio, evitare o trattenersi nel dare troppe “raccomandazioni” spesso malviste e sospette!

Antivegetativa
Adottare un criterio ragionato e differenziato nell’applicazione.  Dato che gli organismi vegetali e animali attecchiscono in primo luogo lungo la linea di galleggiamento, dove c’è più luce e la temperatura dell’acqua è più alta, è opportuno in quella sede raddoppiare o abbondare le mani di antivegetativo. Stessa cosa lungo i bordi di entrata dei profili immersi (estrema prua dello scafo, della deriva e sulla pala del timone), ovvero  dove esiste più attrito o abrasione durante la navigazione, e lungo il lato inferiore della deriva, spesso dimenticato e soggetto talvolta a “strofinare” sul fango o sabbia del fondo quando l’acqua è particolarmente bassa.

Di regola carteggiare tutta la superficie e, nel caso, usare un primer come fondo per far “aggrappare” meglio il tutto.  Dopo aver ricoperto con un primer adatto l’elica, l’asse di trasmissione ed il cavalletto, usare un anti fouling specifico per metalli, se vogliamo evitare l’aggressione in porto da parte dei denti di cane.

Anodi sacrificali
Chiamati comunemente zinchi, sono “cavie sacrificali” indispensabili per la protezione della barca e del motore dalla corrente galvanica. Quando due metalli di diverso potenziale elettrico ed immersi in un liquido conduttore (l’acqua di mare) entrano in contatto tra loro, si genera un processo elettrochimico che produce una corrente elettrica che provoca anche la corrosione di uno dei due elettrodi, quello “meno nobile”, che si sacrifica preservando il motore, la trasmissione, la chiglia, l’elica, l’asse, etc. su cui è applicato o nelle immediate vicinanze.

La scelta del materiale dell’anodo è questione di “nobiltà” e va fatta in base al materiale da proteggere e alla natura dell’acqua in cui l’imbarcazione è immersa. Non sempre sono di zinco. L’acqua salata è purtroppo un elettrolita favoloso per innescare i processi di corrosione. Qui vengono utilizzati gli anodi di zinco o anche di alluminio mentre in quelle dolci, che è sicuramente meno conduttiva, si utilizzano anodi in magnesio.

Segni evidenti di corrosione di parti immerse metalliche come anche trovare gli anodi intatti senza segni di consumo/lavoro dopo una o due stagioni, rappresentano sempre un campanello di allarme. Quando la lega non è buona o posizionata male può capitare che non si consumano anche a distanza di stagioni, provocando danni nascosti altrove. Diffidiamo e sospettiamo di ciò che non si consuma affatto!

Norme universali stabiliscono le percentuali di ciò che deve esserci e non nella lega per “sacrificarsi” a dovere. Un anodo deve logorarsi! Più si è consumato, meglio la barca è stata protetta. Se è intatto dopo un anno, è perché non ha fatto il suo lavoro e altre attrezzature nella barca potrebbero essere state danneggiate. Verificare soprattutto che non siano coperti di vernice (un errore comune è anche quello di verniciare sotto l’anodo interrompendo così il flusso di elettroni), che siano propriamente connessi, puliti da incrostazioni e nel caso di un consumo al 60% sostituirli senza pensarci troppo.

Pulizia griglie di aspirazione motore e/o dissalatori, generatori
E’ un’operazione indispensabile e veloce che spesso si dimentica di fare nella sua semplicità. Incrostazioni varie o molte volte le due mani fresche di antivegetativa nuova e passata sopra ogni cosa possono creare problemi seri. Armatevi di spazzola e lama per aprire le griglie per far “respirare” d’acqua i vostri impianti e motori.

Trasduttori log e eco
E’ l’occasione di testare e provare (spesso operazione mai fatta) l’estrazione dei trasduttori dal passascafo per pulirli e verificarne anche il funzionamento e, soprattutto, la presenza dei relativi tappi. Questi ultimi devono essere sempre a bordo e possibilmente legati in prossimità del passascafo con un cordino per non perderli.

Infine, un esercizio utile per i neofiti, i titubanti e per chi ignora questa pratica da buon marinaio. Al momento del varo (come per l’alaggio) controllare che le fasce di sollevamento non coprano i trasduttori, cosa che farebbe scaricare il peso della barca su questi punti delicati, danneggiando le elichette del solcometro (log) o indebolendo la struttura, la tenuta e la giunzione del passascafo.

Fine parte II – continua

Sacha Giannini

 

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