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Petizione OCEAN4FUTURE

Titolo : Impariamo a ridurre le plastiche in mare

Salve a tutti. Noi crediamo che l'educazione ambientale in tutte le scuole di ogni ordine e grado sia un processo irrinunciabile e che l'esempio valga piรน di mille parole. Siamo arrivati a oltre 4000 firme ma continuiamo a raccoglierle con la speranza che la classe politica al di lร  delle promesse comprenda realmente l'emergenza che viviamo, ed agisca,speriamo, con maggiore coscienza
seguite il LINK per firmare la petizione

  Address: OCEAN4FUTURE

La Battaglia del Golfo di Leyte: la controversa fine della Flotta Imperiale

Reading Time: 14 minutes

 

livello elementare

.

ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: OCEANO PACIFICO

parole chiave: seconda guerra mondiale, Leyte, USN Navy, Marina imperiale giapponese

 

La battaglia del Golfo di Leyte (23-26 Ottobre 1944) rappresenta un evento fondamentale dello scontro tra USA e Giappone nel corso della Seconda Guerra Mondiale. La convinzione di poter decidere il corso di una guerra con una singola azione decisiva รจ tema ricorrente nella storia militare, spesso motivo non secondario per il quale governanti decidono di prendere la via delle armi, fiduciosi nella possibilitร  di un rapido, indolore e vittorioso esito del conflitto. Negli anni โ€˜30 del Novecento, il Giappone Imperiale andava preparandosi allโ€™eventualitร  di uno scontro militare con gli Stati Uniti, scontro il cui esito โ€“ si pensava โ€“ avrebbe potuto essere deciso proprio da una singola, colossale battaglia tra le rispettive flotte: uno scontro di artiglierie tra corazzate, che gli strateghi nipponici progettarono di combattere sotto le migliori condizioni possibili, con navi, tattiche ed armamenti innovativi.[1]

Nellโ€™autunno del 1944 questi discorsi hanno oramai poca importanza: a tre anni dallโ€™inizio del conflitto, lโ€™Impero รจ sotto assedio da ogni lato. Lโ€™aviazione, non la corazzata, รจ diventata lโ€™arma centrale della guerra sui mari, e a Tokio lโ€™hanno compreso prima di molti altri, specie nel tentativo di assicurarsi una vittoria decisiva a Pearl Harbour. Da lรฌ, numerosi piccoli e grandi scontri tra le due flotte, e una guerra che mese dopo mese si fa sempre piรน di attrito, attrito con il quale lโ€™industria nipponica non tiene il passo. Infine, nellโ€™ultima primavera, lโ€™avanzata statunitense ha messo in pericolo il perimetro interno delle difese imperiali, e la flotta giapponese รจ uscita al completo: il grande scontro aeronavale passato alla storia come Battaglia del Mar delle Filippine รจ quello che piรน si avvicina al tanto teorizzato scontro decisivo, seppur combattuto a colpi di incursioni aeree, e si conclude con la grave menomazione dellโ€™aviazione imbarcata nipponica.

Cosรฌ, quando in ottobre le flotte da sbarco americane vengono avvistate avvicinarsi alle Filippine occupate, la flotta giapponese manca oramai della sua arma piรน importante, le portaerei, le quali sono ancora in attesa dellโ€™addestramento di nuovi gruppi imbarcati.[2] La situazione รจ critica: perdere le Filippine vuol dire perdere il collegamento tra il Giappone e Singapore, da cui dipende lโ€™approvvigionamento del petrolio imperiale; per Tokio, perdere le Filippine equivale a perdere la guerra.[3] Iniziare a pensare alla resa come strada per evitare ulteriori inutili sofferenze non รจ perรฒ unโ€™opzione che i comandi giapponesi si vogliono concedere. La flotta sortirร  di nuovo, al completo, forse per lโ€™ultima volta.

Viene cosรฌ messo in atto il piano โ€œSho-Goโ€, avente come bersaglio i trasporti della flotta da sbarco americana impegnati nellโ€™assalto anfibio allโ€™isola di Leyte. Parte centrale dellโ€™operazione sono le corazzate della marina imperiale, costruite o rimodernate negli anni โ€˜30 in vista del tanto atteso duello decisivo con le pariclasse nemiche, ritrovatesi poi per lo piรน a svolgere il triste ruolo di batterie antiaeree galleggianti. Si tratta di navi imponenti, tra le quali spiccano le moderne sorelle Yamato Musashi, risparmiate dagli scontri degli anni passati poichรฉ raramente le due marine si sono affrontate a colpi di artiglierie con le unitร  maggiori.

La flotta giapponese in Brunei poco prima della battaglia, in primo piano la corazzata Nagato – Fonte Kure Maritime City Historical Museum – autore ignoto 
Japanese Battleship Nagato 1944.jpg – Wikimedia Commons

Il complesso piano prevede che queste potenti unitร  di superficie, divise in due gruppi (il principale al comando di Kurita, uno secondario al comando di Nishimura) salpino dalla loro base in Brunei e navighino le strette acque dellโ€™arcipelago filippino, fino a convergere da due direzioni nel Golfo di Leyte colmo di trasporti americani. A dare loro una mano, attacchi aerei provenienti dalle basi terrestri, i quali avrebbero tenuto impegnate le Task Force di portaerei statunitensi poste a difesa della zona di sbarco. Infine, un compito quanto mai ingrato viene assegnato allโ€™ammiraglio Ozawa: prendere il comando di una squadra proveniente dal Giappone โ€“ incentrata su alcune portaerei quasi prive di aerei imbarcati โ€“ dirigersi in contemporanea alle altre due squadre verso le Filippine e farsi individuare, fungendo da allettante esca per le forze statunitensi e attirandole il piรน possibile lontano dalla zona degli sbarchi.

Il piano, redatto dal comandante in capo della flotta Toyoda, non puรฒ riscuotere grande entusiasmo da coloro incaricati di eseguirlo. Per le squadre di Kurita e Nishimura si tratta di avanzare โ€“ in pieno giorno โ€“ per centinaia di chilometri alla mercรจ degli attacchi aerei del piรน grande complesso aeronavale che abbia mai solcato i mari, penetrare poi nel golfo facendosi strada tra le corazzate e le unitร  minori lรฌ presenti, quindi attaccare i trasporti, infine ripetere il pericoloso viaggio per la base di partenza. La principale rimostranza sollevata รจ che i trasporti non sono un obiettivo sufficientemente appetibile per una missione di tale difficoltร , specie poichรฉ lo sbarco รจ giร  in atto e molte navi sono state scaricate: se proprio la flotta deve immolarsi โ€“ sostengono gli ammiragli โ€“ che lo faccia contro i gruppi di portaerei, bersaglio ben piรน prestigioso, anche se certamente piรน elusivo. Il piano viene approvato e messo in atto, principalmente perchรฉ il tempo stringe e sembra essere lโ€™unica strada percorribile; Toyoda concede ai propri sottoposti la libertร  di ingaggiare i gruppi di portaerei nemici solo se essi si presentano a tiro[4].

Sebbene lโ€™invasione delle Filippine colga la marina imperiale in un momento critico, priva di portaerei in efficienza e divisa in due tronconi,[5] essa รจ ancora una forza che non puรฒ essere ignorata, e quella che sta per avere luogo รจ una delle battaglie navali maggiori di tutti i tempi. Kurita salpa al comando di cinque corazzate,[6] dodici incrociatori e quindici cacciatorpediniere; la forza secondaria di Nishimura dispone di due corazzate,[7] un incrociatore e quattro cacciatorpediniere, ed รจ seguita da una piccola squadra guidata da Shima, con tre incrociatori e sette cacciatorpediniere. Anche lโ€™esca al comando di Ozawa ha una certa consistenza: una portaerei di squadra e tre leggere, con solo circa 100 velivoli a disposizione, due corazzate, tre incrociatori e otto cacciatorpediniere.[8]

Tuttavia, se la flotta giapponese รจ consistente, essa non regge il confronto con i mezzi messi in campo dallโ€™avversario, dotato di una formidabile forza aerea imbarcata. La Terza Flotta al comando di Halsey schiera cinque grandi portaerei e sei leggere con circa 700 aerei a bordo, sei corazzate,[9] otto incrociatori e quarantasei cacciatorpediniere, mentre la Settima Flotta di Kinkaid โ€“ incaricata di fornire supporto diretto alle truppe da sbarco โ€“ puรฒ contare su altre sei corazzate, diciotto piccole portaerei di scorta, una dozzina di incrociatori e un gran numero di cacciatorpediniere e unitร  minori.[10]

I quattro momenti salienti della battaglia, in ordine cronologico: gli attacchi aerei statunitensi nel Mare Sibuiano (1), la distruzione della squadra di Nishimura nello Stretto di Surigao (2), lโ€™attacco di Halsey a Ozawa (3), lo scontro al largo di Samar tra Kurita e le portaerei di scorta della Settima Flotta, conclusosi con il dietrofront giapponese (4) – Fonte Map_of_Battle_of_Leyte_Gulf.jpg – Autore Esercito degli Stati Uniti Annotated map of Battle of Leyte Gulf.png – Wikimedia Commons

Lโ€™inizio delle operazioni non รจ promettente per Kurita, poichรฉ unโ€™abile imboscata di sommergibili statunitensi lo priva di tre incrociatori, due dei quali spediti in fondo al mare a poche ore dalla partenza. รˆ solo lโ€™inizio del calvario: una volta entrata nel Mare Sibuiano, la principale forza giapponese viene avvistata dalla ricognizione aerea avversaria. La Terza Flotta statunitense รจ in quel momento impegnata a difendersi da insistenti attacchi aerei provenienti da terra, il cui unico successo sarร  lโ€™affondamento della portaerei Princeton. Tale รจ la forza a disposizione di Halsey che lโ€™ammiraglio puรฒ permettersi il lusso di difendersi ed attaccare simultaneamente: nella giornata del 24 ottobre, numerose ondate di velivoli si levano dalle sue portaerei.

Quel giorno, per quattro volte, la principale squadra nipponica si ritrova sotto attacco. Resisi conto della totale assenza di copertura aerea sul bersaglio, i piloti americani temporeggiano come avvoltoi al di fuori del raggio della contraerea, radunandosi in grandi gruppi prima di gettarsi avanti in attacchi sapientemente coordinati, volti ad attaccare medesimi bersagli da piรน direzioni, rendere difficili le manovre evasive e sopraffare le difese con la forza dei numeri. Avvertita dai radar dellโ€™arrivo degli stormi nemici, la squadra giapponese si porta a piena velocitร ; una volta sotto attacco, le grandi navi si esibiscono in violente manovre, un susseguirsi di accostate condotte a 25 nodi che dimostrano una agilitร  sorprendente e disegnano enormi cerchi nellโ€™acqua.

Le manovre evasive e lโ€™intenso fuoco antiaereo limitano la precisione degli attaccanti, i quali mettono comunque a segno i primi colpi sulla corazzata Musashi: inizia cosรฌ una sorta di duello tra gli stormi aerei e la grande nave giapponese, che diviene bersaglio privilegiato di ogni incursione. Il gigante dโ€™acciaio evade ed assorbe colpi su colpi, ma inesorabilmente vede la propria manovrabilitร  diminuire a causa dellโ€™acqua imbarcata, fino a ritrovarsi troppo lento per tenere il passo con il resto della flotta di Kurita. Quando lโ€™ultimo attacco aereo della giornata lascia il Mare Sibuiano, la Musashi รจ quasi immobile, ma galleggia ancora โ€“ bassa sullโ€™acqua โ€“ dopo avere incassato qualcosa come quindici bombe perforanti e venti siluri: un poco invidiabile record nella storia della guerra sui mari. Al calar del sole, infine, soccombe agli allagamenti, trascinando con sรฉ centinaia di uomini.[11]

La Musashi sotto attacco nel Mare Sibuiano da parte  di aerei della Task Force 38 il 24 ottobre  1944 – Fonte Naval History and Heritage Command U.S. Navy photo 80-G-281766Japanese battleship Musashi is hit during attacks in the Sibuyan Sea, 24 October 1944 (80-G-281766).jpg – Wikimedia Commons

Mentre tutto ciรฒ accadeva, Kurita cercava invano di contattare lโ€™aviazione di terra per richiedere soccorso, ignaro che ogni velivolo a disposizione era giร  impegnato ad attaccare le portaerei americane. Impotente di fronte ai continui attacchi, lโ€™ammiraglio decide quindi per un temporaneo dietrofront, volto ad evadere nuove incursioni, per poi ritornare sulla rotta prestabilita al calar del sole. Questa manovra รจ prodiga di conseguenze. Halsey ritiene infatti di avere inflitto danni tali con i propri aerei da avere costretto la squadra nemica alla ritirata,[12] e non cambia idea nemmeno quando, nella notte, la squadra di Kurita viene nuovamente rilevata in avvicinamento: deve trattarsi di poche unitร  superstiti, ragiona Halsey, da cui la Settima Flotta potrร  difendersi da sola. Lโ€™uomo al comando della Terza Flotta decide quindi di lanciare le proprie navi allโ€™inseguimento delle portaerei di Ozawa nel frattempo individuate a nord, ignaro di fare il gioco del nemico.

Una seconda conseguenza รจ che, avendo Kurita perso tempo nellโ€™inversione di rotta, lโ€™avanzata delle due squadre giapponesi verso il Golfo di Leyte non รจ piรน coordinata. Le navi di Nishimura vanno incontro ad un terribile destino. Idealmente, questa debole flotta avrebbe dovuto piombare sui trasporti statunitensi mentre Kurita affrontava il grosso del nemico, ma la realtร  รจ ben diversa: fiducioso che Halsey si fosse occupato delle forze giapponesi piรน a nord, lโ€™ammiraglio Kinkaid schierรฒ tutte le unitร  a sua disposizione a sud, in agguato allโ€™uscita dello Stretto di Surigao. Nella notte, appena uscita dallo stretto, la forza di Nishimura venne distrutta in pochi minuti di scontro impari, devastata dai siluri dei cacciatorpediniere e dal fuoco di numerose unitร  maggiori, tra cui le cinque corazzate danneggiate a Pearl Harbour. La piccola squadra di Shima giunse in ritardo e, visto il destino delle navi di fronte a sรฉ, fece dietrofront per salvarsi.

Tutto ciรฒ portรฒ allโ€™evento principe della grande battaglia: al sorgere del sole del 25 ottobre, uscite dallo Stretto di San Bernardino, le corazzate di Kurita avvistarono delle portaerei in lontananza. Di che si trattava? Non delle potenti forze di Halsey, in quel momento impegnate molto piรน a nord a mangiarsi lโ€™esca di Ozawa,[13] bensรฌ delle piccole portaerei di scorta della Settima Flotta, dedicate a fornire appoggio aereo ai marines a terra, che si ritrovavano loro malgrado ad essere lโ€™unico ostacolo tra Kurita e il Golfo di Leyte. Abboccando allโ€™esca, Halsey clamorosamente lasciรฒ strada libera al nemico!

Ciรฒ che seguรฌ รจ un ottimo esempio della abissale differenza esistente tra lโ€™esaminare eventi militari a decenni di distanza โ€“ con i tempi, la prospettiva e gli strumenti degli storici โ€“ rispetto al dover prendere decisioni immediate, dipendendo da informazioni parziali, ed essendo immersi in prima persona nello svolgersi degli eventi.

Quando i primi colpi iniziarono a piovere attorno alle piccole portaerei, il Contrammiraglio Sprague al loro comando inviรฒ disperati messaggi di soccorso e reagรฌ immediatamente con ognuna delle poche armi a sua disposizione: tutti i velivoli si levarono dai ponti di volo, anche se spesso privi di armamento adatto, mentre i cacciatorpediniere emisero cortine fumogene e si lanciarono contro la squadra nemica.

La situazione รจ seria, le portaerei di scorta sono troppo lente per fuggire, la potente Terza Flotta troppo lontana per intervenire; Kinkaid โ€“ il quale scopre solo adesso di come Halsey abbia lasciato le proprie posizioni! โ€“ dispone delle corazzate uscite vittoriose dallo scontro di Surigao, ma a corto di munizioni in seguito allo scontro notturno. In ogni caso, anchโ€™esse sono troppo lontane per fornire rapido aiuto a Sprague.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file รจ STORIA-MARINA-US-Explosion_on_USS_ST._LO_CVE-63_after_she_was_hit_be_a_Kamikaze_of_Samar_During_the_Battle_of_Leyte_Gulf_October_25th_1944._50232606747.jpg

Esplosione su CVE-63 dopo essere stata colpita da una kamikaze durante la battaglia di Leyte Gulf, il 25 ottobre 1944 – autore tormentor4555Explosion on USS ST. LO (CVE-63) after she was hit be a Kamikaze of Samar During the Battle of Leyte Gulf, October 25th 1944. (50232606747).jpg – Wikimedia Commons

Da parte sua, Kurita non perde tempo in seguito allโ€™avvistamento, ed ordina ad ogni nave di muovere allโ€™attacco alla massima velocitร . Per due ore lโ€™inseguimento si protrae, i cacciatorpediniere statunitensi si immolano nel tentativo di rallentare il nemico, mentre le piccole portaerei di Sprague si nascondono dietro cortine fumogene ed in fortuiti banchi di nuvole basse. Infine, quando oramai gli incrociatori alla testa della formazione di Kurita sono giunti a soli dieci chilometri dal bersaglio, un colpo di scena: le navi nipponiche fanno dietro front e si ritirano! Non entreranno piรน a contatto con forze nemiche.[14]

Termina cosรฌ, in questa maniera inaspettata, lโ€™ultimo degli scontri della Battaglia di Leyte. Come spiegare la rinuncia giapponese allโ€™inseguimento, proprio in procinto di ottenere una vittoria, quando la strada per il Golfo di Leyte era aperta?

La storiografia statunitense ha a lungo posto lโ€™enfasi sulla coraggiosa reazione dei cacciatorpediniere di Sprague e dei velivoli delle piccole portaerei, in grado di mettere in difficoltร  una forza ben piรน potente; per forza di cose, una risposta definitiva si puรฒ perรฒ solamente trovare nella mente di Kurita e dei suoi collaboratori. Sappiamo che la situazione agli occhi dellโ€™ammiraglio giapponese appariva ben diversa da come la conosciamo noi oggi. Anzi tutto, non essendo a conoscenza della riuscita dellโ€™esca di Ozawa,[15] per tutta la durata dello scontro Kurita ritiene di avere di fronte parte della flotta da battaglia di Halsey, non unitร  ausiliarie; il fraintendimento รจ cruciale, poichรฉ รจ noto che le grandi portaerei americane fanno 30 nodi e quindi difficilmente possono essere raggiunte. Dโ€™altronde, in quei momenti la confusione regna sovrana, come risulta anche dal rapporto di un ufficiale della corazzata Haruna: nelle due ore di inseguimento, per sette volte la nave apre il fuoco, ed ogni volta รจ costretta a cessarlo dopo qualche minuto; la visibilitร  risulta terribile, a causa dei banchi di nuvole e delle cortine fumogene le navi statunitensi non appaiono che per brevi attimi. I cacciatorpediniere avversari vengono ripetutamente scambiati per incrociatori, informazione che suggerisce la convinzione giapponese di avere di fronte la flotta principale nemica.[16] 

In sostanza, ciรฒ che spinge Kurita a desistere dallโ€™inseguimento รจ la convinzione di avere di fronte alcune delle veloci portaerei di Halsey, e che tutto ciรฒ stia divenendo una futile perdita di tempo; al contrario, i danni provocati dalla reazione statunitense non sembrano avere particolarmente influito sulla decisione.[17]

In realtร  la squadra giapponese non si ritira, ma si prepara ad attaccare lโ€™obiettivo principale, i trasporti nel Golfo di Leyte. รˆ a questo punto che avviene lโ€™ultima, importante decisione di Kurita: lโ€™improvvisa rinuncia ad attaccare i trasporti, e lโ€™ordine di dirigersi a nord per trovare ed ingaggiare il nucleo della Terza Flotta americana. Una decisione che non porta a nulla, poichรฉ dopo una breve e infruttuosa ricerca la squadra giapponese sarร  costretta a ritirarsi definitivamente a causa della scarsitร  di carburante, ma che illustra come lโ€™ammiraglio nipponico abbia infine deciso di andare contro gli ordini ricevuti, ritenendo forse inutile sacrificare le proprie navi ed i propri equipaggi per distruggere dei trasporti piรน o meno carichi โ€“ una decisione sorprendente se si pensa alla diffusa immagine di comandanti giapponesi facilmente propensi a seguire ordini suicidi.[18]

La Battaglia di Leyte si concluse con una sconfitta per lโ€™Impero Giapponese, non solo per i danni subiti, ma soprattutto per la perdita delle Filippine che immobilizzรฒ quanto rimase della flotta. Rimane la grande incognita di cosa sarebbe potuto succedere se Kurita non avesse desistito: con tutta probabilitร , nel giro di breve tempo tutte le portaerei di scorta di Sprague sarebbero state distrutte. Ma a quel punto? A cosa avrebbe portato il tanto atteso ingresso nel Golfo di Leyte? Le corazzate di Kinkaid avrebbero avuto difficoltร  contro la squadra di Kurita, e lโ€™eventualitร  che questโ€™ultimo facesse scempio dei trasporti nel Golfo non puรฒ essere esclusa. Ciรฒ che รจ certo รจ che, inevitabilmente, la forza giapponese sarebbe stata decimata dagli attacchi aerei, e che tutto ciรฒ avrebbe avuto ben poca influenza sul corso del conflitto. La decisione di Kurita fu forse errata dal punto di vista militare, tuttavia โ€“ con il senno di poi โ€“ lโ€™unico risultato che ebbe fu quello di evitare lโ€™inutile sacrificio dei propri equipaggi in una guerra giร  persa.

 Edoardo Fontana

 

articolo pubblicato originariamente su http://zweilawyer.com/

in anteprima la portaerei USS Franklin pesantemente colpita il 19 marzo 1945.  Le vittime ammontarono a 724 uccisi e 265 feriti ma avrebbero superato di gran lunga questo numero se non fosse per il lavoro esemplare di molti dei sopravvissuti – autore PHC Albert Bullock – collections of the National Archives
Attack on carrier USS Franklin 19 March 1945.jpg – Wikimedia Commons

 

Bibliografia e Sitografia

Tomas J. Cutler, โ€œThe Battle of Leyte Gulf at 75: a retrospectiveโ€, Naval Institute Press, Annapolis, 2019

Masanori Ito, โ€œLa Marina Imperiale Giapponeseโ€, Longanesi, Milano, 1970

Fletcher Pratt, โ€œStoria della guerra nel Pacifico: lo scontro navale tra Stati Uniti e Giapponeโ€, Res Gestae, Milano, 2013

Stan Smith, โ€œThe Battle of Leyte Gulfโ€, Eschenburg Press, 2017

JACAR (Japan Center for Asian Historical Records), Ref.C08030567500, โ€œPainting of Warship Haruna battle scene of Battle of Leyte Gulf from October 22 to 28, 1944โ€ (National Institute for Defense Studies of the Ministry of Defence) โ€“ archivio consultabile online a www.jacar.go.jp; traduzione resa possibile grazie al gentile aiuto di Masafumi Katsukawa.

United States Strategic Bombing Survey [Pacific], Naval Analysis Division, โ€œInterrogations of Japanese Officialsโ€, OPNAV-P-03-100 โ€“ consultabile online a http://www.ibiblio.org/hyperwar/AAF/USSBS/IJO/index.html

 

NOTE

  1. La tanto attesa โ€œKantai Kessenโ€, o scontro decisivo, avrebbe visto le corazzate giapponesi dare battaglia solo in seguito al logoramento della flotta statunitense tramite attacchi aerei, imboscate di sommergibili ed incursioni notturne da parte di incrociatori e cacciatorpediniere. Frutto di tale dottrina fu lo sviluppo di sistemi dโ€™arma particolarmente avanzati, come i siluri โ€œLunga Lanciaโ€, bombardieri a lungo raggio e le corazzate della classe Yamatoโ†‘

  2. Lโ€™aviazione imbarcata nipponica aveva appena subรฌto un ulteriore salasso di uomini e macchine nel tentativo di respingere unโ€™incursione statunitense su Formosa. Lโ€™erronea convinzione di avere in tale occasione inflitto perdite importanti ai gruppi di portaerei americani sembra avere giocato un ruolo nella decisione giapponese di cercare uno scontro decisivo a Leyte, vedi Stan Smith, โ€œThe Battle of Leyte Gulfโ€, Eschenburg Press, 2017, cap.1. โ†‘

  3. Principale fonte di petrolio per lโ€™Impero Giapponese erano i territori delle ex Indie Orientali Olandesi; Singapore fungeva da base di partenza per i convogli carichi del prezioso greggio. โ†‘

  4. vedi Tomijii Koyanagi, โ€œWith Kurita in the Battle of Leyte Gulfโ€, in Tomas J. Cutler, โ€œThe Battle of Leyte Gulf at 75: a retrospectiveโ€, Naval Institute Press, Annapolis, 2019 โ†‘
  5. A causa della difficoltร  nel trasportare carburante in Giappone, le unitร  principali di superficie erano state recentemente basate in prossimitร  delle fonti di greggio delle Indie Orientali Olandesi, in attesa di ricongiungersi con le nuove squadre di portaerei in addestramento in Giappone. โ†‘
  6. Le tre corazzate rimodernate KongoHaruna Nagato, piรน le moderne Yamato Musashi, le due corazzate piรน grandi di tutti i tempi. โ†‘

  7. Le corazzate rimodernate Fuso Yamashiroโ†‘
  8. Nella squadra di Ozawa troviamo la Zuikaku โ€“ lโ€™ultima portaerei superstite dellโ€™attacco a Pearl Harbour โ€“ e le due bizzare Ise Hyuga, corazzate rimodernate dotate di un ponte di volo, in quel momento prive perรฒ di aerei. โ†‘

  9. Le sei corazzate di Halsey sono unitร  veloci e moderne. โ†‘

  10. Le sei corazzate di Kinkaid sono tutte navi rimodernate, cinque delle quali riparate dopo i danni subรฌti a Pearl Harbour. Le cosiddette โ€œportaerei di scortaโ€ non vanno confuse con le loro cugine maggiori, in quanto trattasi di navi piccole e troppo lente per essere impiegate con la flotta principale, prevalentemente utilizzate per compiti secondari. โ†‘
  11. relativamente allo scontro nel Mare Sibuiano vedi Karl Zingheim, โ€Sibuyan Sea: The Price of Daringโ€, in Thomas J. Cutler,โ€The battle of Leyte gulf at 75โ€, Naval Institute Press, Annapolis, 2019. โ†‘
  12. I piloti statunitensi riferirono di avere colpito un gran numero di bersagli, quando in realtร  quasi tutti i danni delle circa 300 sortite furono assorbiti dalla Musashi. 18 aerei furono abbattuti dalla contraerea. โ†‘
  13. La terza Flotta affonda la portaerei Zuikaku, tre portaerei leggere e tre cacciatorpediniere della squadra di Ozawa, prevalentemente tramite attacchi aerei, vedi Trent Hone, โ€Halseyโ€™s Decisionโ€, in Tomas J. Cutler, op.cit. โ†‘
  14. Nel corso dellโ€™inseguimento, una portaerei e tre cacciatorpediniere americani vengono affondati, molte altre le navi danneggiate. Una seconda portaerei sarร  di lรฌ a poco affondata da uno dei primi attacchi Kamikaze della guerra. La squadra di Kurita perde tre incrociatori, alcuni affondati dai giapponesi stessi perchรฉ danneggiati e troppo lenti per il rientro alla base. โ†‘
  15. Anche a causa di problemi tecnici, le comunicazioni tra le forze giapponesi nel corso della battaglia furono quasi inesistenti. โ†‘

  16. per il rapporto della Haruna vedi JACAR (Japan Center for Asian Historical Records), Ref.C08030567500, โ€œPainting of Warship Haruna battle scene of Battle of Leyte Gulf from October 22 to 28, 1944โ€ (National Institute for Defense Studies of the Ministry of Defence), consultabile online a www.jacar.go.jp โ†‘
  17. Rimane lโ€™incognita di come Kurita abbia potuto stimare in maniera cosรฌ errata la composizione e velocitร  della squadra nemica. Dalla Haruna abbiamo la testimonianza di almeno un impiego del radar di bordo, che avrebbe potuto fornire informazioni utili in tal senso. La squadra di Kurita pagava la quasi totale assenza dei velivoli da ricognizione usualmente imbarcati su corazzate ed incrociatori, la maggior parte dei quali furono sbarcati dalle navi prima della battaglia per essere ceduti a basi terrestri. โ†‘

  18. per indagare la visione giapponese delle operazioni, molto utili sono gli interrogatori condotti nel dopoguerra dagli americani, reperibili online a http://www.ibiblio.org/hyperwar/AAF/USSBS/IJO/index.html โ†‘

 

 

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