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livello elementare
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ARGOMENTO: MARINARESCO
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: nodi comuni
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Ogni nodo ha le sue caratteristiche che sono la semplicità di esecuzione, la adattabilità ad una particolare funzione, la resistenza, la sicurezza e la facilità di scioglimento anche con la cima bagnata. Sono circa una decina i nodi da conoscere e che sono sufficienti ad eseguire un buon recupero, ma anche per essere usati in tante altre attività di mare o di terra.
Questi si dividono in NODI di ARRESTO, NODI di GIUNZIONE, NODI ad OCCHIO o GASSE, NODI di AVVOLGIMENTO, IMBRACATURE e PARANCHI. Vediamoli insieme
NODI di ARRESTO
Si eseguono ad una estremità della cima per evitare che questa si sfili da un foro o una apertura. Alcuni nodi di arresto sono usati anche a scopo decorativo e come nodi di appesantimento per cime o sagole da lancio. I più conosciuti sono:
NODO SEMPLICE o SINGOLO

nodo semplice è l’esempio più comune di nodo ed è la base per nodi più complessi. – autore Parkis File:Vůdcovský uzel.jpg – Wikimedia Commons
Oltre ad essere un nodo di arresto, può essere utilizzato per legare un corpo, purché i due capi siano in tensione. E’ un nodo sicuro, ma ha il difetto di stringersi troppo, danneggiando le fibre e conseguentemente è difficile da sciogliersi, particolarmente quando è bagnato. Per ottenere il nodo semplice si forma un occhio, all’interno del quale si introduce il corrente, tirando poi le due estremità per stringerlo.
NODO SAVOIA o A OTTO

nodo savoia è il più importante nodo di arresto, sicuro perché non indebolisce il cavo, non si stringe eccessivamente e si scioglie con facilità.File:Osmičkový uzel.jpg – Wikimedia Commons

nodo savoia ganciato
Per eseguire il nodo Savoia fare un’asola tenendola con la mano sinistra, ruotare in senso orario, per due giri, la testa dell’asola con la mano destra, passare il corrente nell’asola e stringere tirando il corrente.
Effettuando l’ultimo passaggio con il corrente lungo ed a formare un doppino, si esegue un nodo savoia ganciato.
NODO del CAPPUCCINO
più che un nodo di arresto è un nodo di appesantimento e le sue dimensioni sono determinate dal numero di giri che il corrente effettua intorno al dormiente, prima di stringere. Si esegue partendo da un nodo semplice, ma prima di assuccare, si eseguono un certo numero di giri intorno all’asola formata dal dormiente.
I NODI di GIUNZIONE
Questi nodi servono per unire le estremità di due cime senza danneggiarne la struttura e si possono sciogliere con estrema facilità. Con l’eccezione del nodo bandiera, sono sicuri solamente quando vengono utilizzate cime dello stesso diametro e dello stesso materiale.
NODO BANDIERA o di SCOTTA
Nodo bandiera è il più importante nodo di giunzione, che offre sicurezza e tenuta anche con cavi di diametro e di natura diversa – autore foto Markus File:Schotstek rechts.jpg – Wikimedia Commons
Di rapida esecuzione, non scorre, non danneggia i cavi stringendosi ed offre una ottima resistenza alla tensione.
La sua esecuzione è semplice: con il cavo di maggior diametro formare una asola, tenendola con la mano sinistra, passare il corrente del cavo più fine dentro l’asola circondandola, quindi passare il corrente nell’occhio formato dalla cima più fine e assuccare. Anche questo nodo può essere eseguito in maniera ganciata.
NODO PIANO
il nodo piano, simbolo nel dopoguerra dei volontari della Marina Militare italiana, è tra i più conosciuti nodi di giunzione e serve per unire due cime dello stesso diametro. Semplice da eseguire e facile da sciogliere, offre però poco affidamento in quanto, tirando dormiente e corrente dello stesso cavo, il nodo si rovescia scorrendo sull’altro cavo. Da usare solamente per legature provvisorie o che non richiedano forte tensione, purché esercitata sui dormienti.
Si incrociano i due correnti, soprammettendo quello di destra sul sinistro, e si esegue un nodo semplice avvolgendo con il corrente della cima di sinistra il dormiente di quella destra. Si incrociano i due correnti soprammettendo il corrente proveniente da sinistra sull’altro, avvolgendolo a formare un nuovo nodo semplice. Fare attenzione che corrente e dormiente della stessa cima passino all’interno dell’asola dell’altra cima. Per stringere il nodo tirare contemporaneamente corrente e dormiente di ogni cima.
NODO INGLESE
è un classico nodo di giunzione formato da due nodi semplici intrecciati ed offre molta resistenza. Si esegue, con una cima, un nodo semplice senza stringerlo, si passa il corrente dell’altra cima all’interno del nodo e si esegue un altro nodo semplice avendo all’interno il dormiente della prima cima, si stringono i due nodi piani e si assucca tirando contemporaneamente i due dormienti.

Come realizzare il nodo inglese – Autore foto Markus Bärlocher https://it.wikipedia.org/wiki/Nodo_inglese
A fronte di una tenuta elevata e della possibilità di unire corde di diverso diametro è difficile da sciogliere una volta terminato il suo utilizzo. Inoltre è sconsigliato per unire corde dello stesso diametro per i quali si preferisce il nodo galleggiante – animazione da https://carrozzadergambini.it/
DUE GASSE
sono asole o cappi eseguiti quasi sempre all’estremità di un cavo, che non vanno a stringersi, come i nodi scorsoi, sull’oggetto di presa. Esse servono per congiungere due cime di grosso diametro, anche diverso, e di diversa natura, con una ottima tenuta. Per l’esecuzione vedi la gassa d’amante semplice eseguita con il metodo dell’anello. Una volta eseguita la prima gassa, si passa il corrente della seconda all’interno della asola della prima.
GASSA D’AMANTE SEMPLICE
è la più comune e la più usata. Nodo molto sicuro come tenuta e facile da sciogliere anche con la cima bagnata, si esegue in tanti modi, anche se qui ne vengono spiegati solamente i due più comuni.

Autore David J. Fred CC 2.5
Anche questo nodo può essere eseguito ganciato per facilitare lo scioglimento.
Metodo dell’anello: si esegue un anello tenendo il corrente sopra il dormente e formando una asola delle dimensioni desiderate, si passa il corrente nell’anello e dietro il dormiente, si passa nuovamente il corrente nell’anello, formando una asola delle dimensioni desiderate. Si assucca tirando il dormiente mentre il corrente ed il bordo dell’asola sono tenuti insieme.
Metodo del tiro: si passa il corrente in un punto fisso, come un anello di metallo, e si esegue un nodo semplice senza serrarlo, si rovescia il nodo tirando il corrente verso il basso, si passa il corrente dietro il dormiente e lo si inserisce nell’anello formato dalla cima, si assucca tenendo il corrente insieme all’asola e tirando il dormiente.
NODI di AVVOLGIMENTO
Sono dei nodi che si eseguono direttamente sull’oggetto e se sottoposti a tensione iniziano a scorrere ed a stringere. Facili e rapidi da eseguire e da sciogliere.
MEZZI COLLI
sono nodi di base, di rapida e facile esecuzione, utili per legature provvisorie o per finire e chiudere altri nodi. Si esegue un nodo semplice portando il corrente nel senso del dormiente, si avvolge con il corrente il dormiente e lo si passa nell’occhio, si assucca tirando il dormiente.
Attenzione: I nodi mezzo collo (semplice e doppio) sono nodi provvisori che non debbono sopportare grandi trazioni. Sono utilizzati come complemento e sicurezza per altri tipi di nodi. Ad esempio, per legare, appendere, agganciare e possono essere applicati ad un anello o dopo aver dato volta intorno ad una bitta. Tipico il loro uso nell’ormeggio di una piccola imbarcazione.
Nodo parlato o del barcaioloFile:Nodo-barcaiolo.JPG – Wikimedia Commons
NODO PARLATO SEMPLICE
Il parlato è il nodo più conosciuto dei nodi di avvolgimento, di rapida esecuzione, ha una ottima tenuta, permette di bloccare quasi istantaneamente un cavo in tensione e di regolare con rapidità la lunghezza della cima allentando la tensione. Si può eseguire su pali o anelli e ci sono vari modi di eseguirlo.
Metodo a girare: si tiene il dormiente con la mano sinistra e con la destra si passa il corrente in senso orario avvolgendo il palo e, trattenendolo con la mano sinistra dopo il giro, si esegue un altro passaggio del corrente sul palo passando sulla sinistra del precedente. Si completa il giro passando con il corrente tra la cima ed il palo e si stringe mettendo in tensione il dormiente.
![]() Parlato semplice ganciato |
![]() Parlato semplice su anello |
Con questo metodo è possibile effettuare il parlato semplice anche su un anello e nel modo ganciato.
Metodo semplice ad otto: tenendo il dormiente con la mano sinistra si forma un’asola passando con il corrente, in senso anti orario, sotto il dormiente e bloccandolo tra il pollice e l’indice sinistri. Si esegue un’altra asola in senso anti orario, a formare un otto, e soprammettendola alla prima. Nelle due asole soprammesse si passa l’oggetto, normalmente un palo, su cui serrare il nodo assuccando con il dormiente.

Bocca di lupo – autore Malta File:Tête d’alouette.jpg – Wikimedia Commons
NODO BOCCA DI LUPO
è usato per agganciare qualsiasi cosa, che non pesi eccessivamente, ad anelli o pali. Normalmente viene usato per i parabordi delle barche, è un nodo semplice che però sottoposto a tensione tende a scorrere. Con il corrente di esegue una volta intorno ad un anello o palo, si passa sopra il dormiente e si esegue una nuova volta, rovescia alla prima, facendo uscire il corrente dalla parte del dormiente. Si assucca mettendo in tensione il dormiente. Una curiosità: il bocca di lupo veniva talvolta utilizzato per legare il bestiame e, per questo motivo, in inglese è chiamato cow hitch. Per impedire che il capo libero scorra però è opportuno fissarlo all’altro con un altro nodo.
NODO DI ANCOROTTO
prende ovviamente il nome all’uso che è destinato. E’ il più resistente dei nodi di avvolgimento, semplice da eseguire e da sciogliere. Si eseguono due volte della cima intorno ad un anello, si passa il corrente dietro il dormiente e lo si inserisce all’interno delle volte. Si assucca il nodo agendo sul dormiente. Su cavi di piccolo diametro si eseguono più volte. Per garantire una maggior sicurezza nella tenuta si eseguono una serie di mezzi colli intorno al dormiente.
Le IMBRACATURE servono per il recupero dell’oggetto, mentre i PARANCHI sono utilizzati per mettere in tensione le cime o sollevare oggetti, riducendo lo sforzo, utilizzando normalmente una fune, carrucole o bozzelli. In questa sessione sono costituiti solo da cime e, anche se l’attrito di lavoro eccessivo può portare ad un logorio rapido della cima, sono utilizzabili per trazioni o pesi non eccessivi.
NODO DI BOTTE
è una derivazione dal nodo semplice. E’ un nodo da imbraco per oggetti dalla forma cilindrica ed offre la possibilità di equilibrare il carico senza la necessità di doverlo sciogliere e rifare.

nodo barile, barrel hitch – Autore Claudelepoisson Barrel hitch instructions.png – Wikimedia Commons
Lasciando una buona lunghezza al corrente, si esegue un nodo semplice senza stringerlo, si allargano le volte della cima al punto intreccio fra corrente e dormiente, si inserisce l’oggetto dalla forma cilindrica all’interno con l’asola che passa sotto la parte inferiore dell’oggetto, si mettono in tensione dormiente e corrente verso l’alto.
PARANCO SEMPLICE
consente di utilizzare una potenza pari alla metà della resistenza. Si raddoppia una parte della cima con un cappio, eseguendo un nodo semplice, ed all’interno dell’asola si passa il corrente dopo che è stato collegato all’oggetto. Il dormiente deve essere assicurato ad un punto fermo e stabile, atto a sopportare lo sforzo. Il PARANCO DI POLDO riduce enormemente lo sforzo, è auto bloccante, ma ha una escursione pari ad un terzo della massima lunghezza del paranco. Ad un capo della cima si esegue una gassa d’amante, il corrente passa dentro l’asola e dopo viene fissato su se stesso con una altra gassa.
Come riporre le cime
Molto spesso, quando abbiamo la necessità di usare una cima, questa è un groviglio di nodi ed il districarla ci fa perdere molto tempo, che a volte può essere prezioso, come nelle emergenze. Inoltre, dobbiamo considerare che può essere stata lesionata la sua struttura dai nodi e quindi può divenire pericoloso il suo uso. Per questo motivo è importante saper riporre le cime nel modo corretto, avvolgendole in spire in modo da formare una matassa e bloccarla in modo che non si aggrovigli.
Nelle operazioni di recupero la matassa può essere fatta a mano avvolgendo nella mano sinistra le spire che faremo con la destra e facendo attenzione alla torsione (fig. 1). Per bloccare la matassa, a secondo dell’uso finale, si può procedere in due modi. Il primo è appendere la matassa (fig. 2): dopo aver fatto la matassa, con il corrente a modo di doppino, si fa un giro intorno alla parte alta della matassa passando sotto il corrente, seguito da un ulteriore giro che chiuderemo con un mezzo collo. L’asola così formata permetterà di appendere la cima.
![]() Figura 2 |
![]() Figura 3 |
Il secondo è riporre la matassa (fig. 3): con il corrente si fanno alcuni giri di traverso alla matassa, si doppia il corrente, si passa all’interno della matassa rovesciandolo su questa e si assucca.
Marcello Polacchini
articolo originale pubblicato su www.marpola.it
se non specificato alcuni disegni sono dell’ottimo blog Nodi 1 (marinai.it)
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Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo

veneziano, classe ’52, ha ereditato la grande passione per il mare dal padre e dal nonno, entrambi Ammiragli della Marina Militare. Laureato in Giurisprudenza, ex dirigente d’azienda, in seguito libero professionista, ha abbandonato definitivamente l’attività lavorativa nel 2014 per dedicarsi esclusivamente alle sue grandi passioni: scrivere, leggere, viaggiare e immergersi. Per oltre vent’anni ha navigato in barca a vela, regatando anche come professionista in tutto il Mediterraneo. Abbandonata la vela agonistica, dalla metà degli anni ’90, dopo aver conseguito i necessari brevetti, si è dedicato all’immersione subacquea affiancando alla sua attività professionale quella d’istruttore e guida subacquea. Avendo alle spalle centinaia di immersioni, dal 2007 ha abbracciato la cosiddetta “subacquea tecnica”, immergendosi con miscele ternarie e con il rebreather a circuito chiuso e potendo così ampliare gli orizzonti delle sue esplorazioni. Per divulgare la sua passione per il mare dal 2004 gestisce il sito “marpola.it, interamente dedicato alla subacquea e ha scritto diversi articoli, racconti e libri in materia (“Da solo nel relitto”, Magenes Ed. 2009, “Ovunque c’è acqua”, Magenes Ed. 2011, “Il Ritorno”, E-book 2013).