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livello elementare
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ARGOMENTO: PROTAGONISTI DEL MARE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: uomini gamma, X MAS, incursori, COMSUBIN, Serchio
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“Lo scopo della vita è creare, fare, dare. L’azione è gioia dello spirito” Gino Birindelli
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Capita spesso di leggere sulla rete giudizi su eventi e personaggi storici, basate su interpretazioni talvolta non suffragate da fatti ma solo da presupposti legati al proprio credo politico. Talvolta è legata all’ignoranza degli scriventi, spesso vi è invece un preciso disegno politico che sfrutta la rete per diffondere in maniera non obiettiva notizie storiche distorte, storicamente inesatte, a volte opportunamente manipolate per imporre la propria opinione sugli altri. E’ il caso di figure di rilievo, vissute a cavallo dell’ultima guerra, che sono state volutamente dimenticate se non altro perchè scomode, in un’epoca che ha fatto del materialismo e del consumismo nuovi ideali per i giovani.
Gino Birindelli, il marinaio scomodo
Oggi parliamo di un protagonista del mare, Gino Birindelli, un ufficiale della Marina Militare, eroe della seconda guerra mondiale, il cui spessore etico e morale dovrebbe essere di riferimento per molti militari e politici odierni. La straordinarietà di Birindelli è sintetizzata nel suo testamento spirituale che descrive il suo pensieroetico ancora oggi attualissimo. Al di là dei suoi meriti di servizio, possiamo dire che visse fino all’ultimo giorno della sua vita sempre con semplicità, correttezza e fermezza, come ben raccontato sul sito La voce del marinaio da Pancrazio Vinciguerra in questo articolo.
Racconterò oggi la sua lunga ed avventurosa vita e, soprattutto cercherò di sottolineare il suo pensiero, che rappresenta il suo testamento spirituale, di quell’Uomo scomodo, come fu definito da qualche militare e politico del dopoguerra, le cui parole taglienti scuotevano le coscienze di coloro che all’etica morale avevano preferito l’ignavia. Una testimonianza che spero possa essere di ispirazione per molti.

Gino Birindelli – foto Regia Accademia Navale – foto di proprietà @andrea mucedola
Gino Birindelli nacque a Pescia (Pistoia) il 19 gennaio 1911. Nel 1925, appena quattordicenne, lasciò il Collegio degli Scolopi di Firenze ed entrò nella Regia Accademia Navale di Livorno, da cui uscì con il grado di Guardiamarina del Corpo di Stato Maggiore nel 1930. Iniziò così una lunga e brillante carriera su varie unità di superficie e sommergibili della Regia Marina, tra cui l’incrociatore “Ancona”, la corazzata “Andrea Doria”, i cacciatorpedinieri “Quintino Sella”, “Confienza”, “Monzambano” e “Giovanni Nicotera” e i sommergibili “Santarosa”, “Naiade”, “Foca” e “Domenico Millelire”. Promosso Sottotenente di Vascello nel 1931 e Tenente di Vascello nel 1935 assunse, nel 1939, il comando dei sommergibili “Dessié” e “Rubino”. L’intensa attività di servizio non gli impedì di dedicarsi allo studio e, nel 1937, si laureò in Ingegneria Civile presso l’Università di Pisa.
Nel settembre 1939 fu destinato a La Spezia alla Squadriglia MAS per iniziare l’addestramento sui mezzi d’assalto insieme ad altri grandi personaggi del suo tempo: Teseo Tesei, Elios Toschi e Luigi Durand de la Penne. In quell’impegnativo periodo emerse quella tempra eccezionale di uomo e combattente che lo contraddistinse per l’intero arco della sua vita.

allestimento del primo maiale – ufficio storico Marina militare
Durante l’intensa attività alla Bocca del Serchio, base segreta di addestramento degli uomini dei maiali, incorse in un grave incidente. L’ossigeno dei respiratori a circuito chiuso gli provocò un grave danno ad un polmone per cui venne ricoverato nell’ospedale di Massa. Ma non ci restò a lungo. Insofferente della situazione, letteralmente scappò dal letto dell’ospedale per rientrare a Bocca del Serchio, riuscendo a convincere il Comandante, il principe Ajmone di Savoia, a mantenerlo in servizio. Prese quindi parte attiva alla prima spedizione dei Mezzi d’Assalto contro la base inglese di Alessandria (Operazione G.A.B 1) nella quale venne decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare “sul campo” per il comportamento dimostrato a bordo del sommergibile “Iride” che era stato soggetto ad un furioso attacco aereo nel Golfo di Bomba.
siluro S.L.C. – Ufficio Storico Marina Militare
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Nell’occasione si tuffò per cinque volte consecutive per portare in salvo un marinaio dell’equipaggio del sommergibile intrappolato nel battello in fase di affondamento. Rientrato in Patria prese parte alla prima e alla seconda spedizione dei mezzi d’assalto contro la base inglese di Gibilterra (Operazioni B.G. 1 e B.G. 2); nel corso della seconda spedizione, a causa dell’avaria al proprio mezzo, fu costretto ad affondarlo, venendo successivamente catturato e fatto prigioniero dagli Inglesi. Per questa azione venne in seguito decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Nei venti mesi successivi rimase prigioniero negli ospedali inglesi ed americani finché, alla fine del 1943, dopo l’armistizio, il Governo Italiano di Badoglio lo fece rimpatriare. Nel 1944 Birindelli venne promosso Capitano di Fregata ed assunse l’incarico di Sottocapo di Stato Maggiore dell’Ispettorato Generale MAS partecipando alla Guerra di Liberazione con mezzi di superficie lungo le coste albanesi ed jugoslave. Le sue condizioni di salute peggiorarono e lo costrinsero ad un lungo ricovero in ospedale. Al termine delle ostilità assunse il Comando del Battaglione San Marco e, successivamente, gli venne assegnato l’incarico di Comandante in Seconda della corazzata “Italia”, durante il periodo di internamento ai Laghi Amari in Egitto.
Birindelli al centro, prima di una esercitazione di operatori Gamma del dopoguerra, anni ’50 – foto di proprietà autore
Il dopo guerra
Successivamente fu assegnato al Centro Subacquei del Varignano, un comando gruppo composto per la maggior parte da sommozzatori già facenti parte dei mezzi d’assalto ai quali, dopo la guerra, era stato dato l’incarico di procedere allo sminamento dell’Alto Adriatico. In seguito frequentò l’Istituto di Guerra Marittima e successivamente assunse il Comando prima della 3^ Squadriglia Corvette poi della 3^ Squadriglia Torpediniere. Promosso Capitano di Vascello nel 1952 assunse incarichi prestigiosi, tra i quali il Comando del Centro Subacquei ed Incursori del Varignano (fu grazie a lui che il Comando fu intitolato a Teseo Tesei) a La Spezia ed il Comando dell’incrociatore Raimondo Montecuccoli con il quale, dal settembre 1956 al marzo 1957, effettuò una lunga campagna di circumnavigazione del globo. Promosso Contrammiraglio nel 1959, venne destinato prima presso il Centro Alti Studi Militari e quindi agli incarichi di Capo di Stato Maggiore Aggiunto del Comando della Squadra Navale e di rappresentante del Comando delle Forze Alleate del Mediterraneo presso il Comando delle Forze Aeree Terrestri del Sud Europa. Dopo la parentesi NATO, dove seppe far sentire la sua voce, venne destinato presso lo Stato Maggiore della Difesa. Nel 1962 venne promosso Ammiraglio di Divisione, e comandò la 1^ Divisione Navale. Nel 1966, promosso Ammiraglio di Squadra, ricoprì gli incarichi di Direttore Generale del Personale della Marina, di Comandante in Capo della Squadra Navale (CINCNAV) ed infine di Comandante Navale Alleato del Sud Europa, prima a Malta e poi a Napoli.
Una carriera prestigiosa durante la quale Birindelli non dimenticò mai i suoi uomini. Non tutti sanno che nel febbraio 1970, in qualità di Comandante in Capo della Squadra Navale, durante una conferenza stampa a bordo dell’incrociatore Garibaldi, denunciò fermamente la crisi in cui versava la Marina Militare e lo stato di profondo malessere morale e materiale in cui si trovava il personale che vi operava. In quella occasione, secondo quanto raccontato dai presenti, dopo aver ricevuto con i dovuti onori a bordo dell’incrociatore Garibaldi i parlamentari della Commissione Difesa, li fece suddividere per le varie unità navali alla fonda nel porto di Cagliari. Quindi impartì l’ordine di tenerli prevalentemente nei locali macchine e caldaie, caldi e rumorosi, certamente tra gli ambienti meno confortevoli di bordo. I parlamentari, dopo quattro ore di navigazione (sembra con un mare 2/3) furono riportati sul Garibaldi per la conferenza stampa di rito. All’arrivo dell’Ammiraglio gli onorevoli protestarono veementemente per il trattamento ricevuto e Birindelli, con lo spirito che lo aveva animato tutta la vita, rispose che quelle erano le migliori condizioni in cui viveva il personale a bordo delle navi.
Le dichiarazioni di Birindelli scatenarono forti reazioni politiche e prese di posizione a tutti i livelli ma alla fine portarono alla pubblicazione di un documento di programmazione, noto come il “Libro Bianco della Marina“, ed alla Legge Navale del 1975 che fu il presupposto non solo di un sostanziale ammodernamento della flotta, ma per la creazione di alloggi per le famiglie e di una rivisitazione dei magri stipendi del personale. Birindelli venne eletto Deputato al Parlamento nella VI Legislatura, dal 1972 al 1976, ma il 15 dicembre 1973 si congedò dalla Marina Militare, circondato dalla stima e da un sincero affetto del personale che aveva sempre difeso con fermezza e onestà morale fino all’ultimo giorno di servizio. Ebbe, come tutte le persone oneste, dei detrattori ma la sua fermezza gli permise di andare avanti fino alla fine a testa alta.
Nonostante il detto nemo propheta in patria sia sempre valido, le sue doti umane e di militare furono riconosciute anche dai precedenti avversari. A Birindelli fu intitolato un padiglione al Museo di Eden Camp, in Inghilterra, dove è conservato un esemplare di quei “Siluri a lenta corsa”, impiegati per la prima volta proprio contro gli Inglesi nella Seconda Guerra Mondiale.
L’ammiraglio Gino Birindelli morì al policlinico militare del Celio di Roma, il 2 agosto 2008 all’età di 97 anni. I funerali, ai quali ebbi l’onore di partecipare, furono svolti presso la caserma Grazioli Lante di Roma (l’allora Comando Marina della Capitale) il 5 agosto 2008, alla presenza del Presidente del Senato della Repubblica, del Presidente della Camera dei Deputati, del Ministro della Difesa, del Sottosegretario alla Difesa On. Giuseppe Cossiga, del Capo di Stato Maggiore della Marina e delle Alte Autorità civili e militari. Il feretro fu mestamente portato a spalla da una rappresentanza di incursori in tenuta operativa.
Il suo testamento spirituale
“La vera, essenziale, differenza fra il soldato e gli altri individui è determinata da due ragioni di fondo: egli è, e deve sentirsi, l’uomo della crisi, colui cioè che deve saper intervenire con chiarezza di idee quando tutto vacilla e tutti rischiano di perdere la testa; egli è l’uomo a cui si è messo in cuore un grandissimo amore, quello della Patria“. Queste parole sono tratte dal suo libro “Vita di Marinaio“, introvabile in lingua italiana (in inglese Navy Life. You were to die). Frasi che non vogliono essere un’esaltazione della figura del soldato ma ne sottolineano la missione che egli affronta nella sua vita tra mille tempeste, anteponendo ai propri interessi quelli del proprio Paese. Fa parte della coerenza individuale che molti ebbero, ed hanno, ma che spesso ora come allora non viene riconosciuta. Oggi sono cambiati molti riferimenti, talvolta in meglio talvolta, sempre più, in peggio. Alla maturità ed al rispetto dell’individuo si vuole sostituire l’appiattimento dei ruoli e la trasgressione fine a se stessa, alla rettitudine e onestà la furbizia, casuando l’impoverimento etico e morale delle nuove generazioni che certo non ci rende più forti per affrontare le sfide del III millennio. Di Gino Birindelli, consiglio di leggere il testamento spirituale (ne esiste anche una versione su You Tube, insieme a brani di interviste da lui rilasciate prima della sua morte), di cui riporto alcuni estratti, che possono aiutare a comprendere il suo spessore etico e morale:
Lo scopo della vita è creare, fare, dare. L’azione è gioia dello spirito |
Non chiedere mai alcunché ad alcuno se non a te stesso. Chiedi al tuo Dio solo e sempre la forza di “non chiedere”, ma ringrazialo continuamente per ciò che sei stato capace di fare. |
La forza più grande dell’uomo è la volontà, quella che permette di “strappare le stelle dal cielo”, di porre “il cielo come solo limite alle proprie capacità ed aspirazioni”, quella che spinge l’handicappato a cimentarsi nell’agone sportivo, a rendersi autosufficiente con il lavoro. |
Assisti senza fine chi si impegna con perseverante sacrificio all’elevazione materiale e spirituale propria ed altrui. Ogni atto di solidarietà che proponi sia, prima di tutto ed in buona misura, a tuo carico. |
Una più grande Famiglia donataci da Dio. Questa è la Patria e ad essa – come tale – si devono dedizione e devozione assolute. |
La Civiltà è il rispetto di se stessi, degli altri, delle altrui opinioni. La Cultura ha lo scopo precipuo di incrementare il grado di Civiltà degli individui. |
La Libertà e la Pace sono – solo e sempre – il prodotto dell’impegno duro, indefesso, doloroso degli uomini di buona volontà. La costruzione umana su cui si poggia la Pace ha, come chiave di volta, la Giustizia; quella su cui poggia la Libertà ha il Coraggio. |
Il coraggio vero, quello che conta, è il Coraggio Morale. Esso deriva dall’onestà, dal senso del dovere, dall’impegno con se stesso a tutelare i diritti umani di tutti. |
Solo là dove ogni atto è ispirato a vivo senso di responsabilità ci può essere ordine e democrazia. |
Non credo ci sia necessità di commentare queste frasi, scritte da Gino Birindelli, un protagonista del mare e del nostro tempo.
Andrea Mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.
Un grande Uomo che dovrebbe essere portato ad esempio in tutte le Scuole del Paese, in questa Italia che ormai ha per solo valore l’evitare le proprie responsabilità e l’ipocrisia di una politica basata solo sulla criminalizzazione delle idee che hanno fondato la nostra Civiltà
Veramente un grande personaggio del mare.