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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA DELLA SUBACQUEA
PERIODO: XIX – XX SECOLO
AREA: OCEANO PACIFICO
parole chiave: Angelo Belloni
Non è possibile parlare dello sviluppo delle attrezzature per sommozzatori senza rievocare il Comandante Angelo Belloni, storica figura all’interno dei reparti subacquei.
Ritratto del Comandante Angelo Belloni (da “Cinquant’anni di Mare” di Achille Rastelli, Mursia, 2008).
Angelo Belloni nasce a Pavia il 4 marzo 1882 da padre milanese e madre genovese e tenta di entrare alla Regia Accademia di Livorno, inseguendo una fatale attrazione per il mare, ma viene scartato per insufficienza toracica. Decide quindi di iscriversi ad un club di canottieri con la speranza di riuscire a colmare questa lacuna fisica. Testardo più di un mulo si impegna in continui allenamenti finché l’anno successivo (siamo nel 1900) decide di ripresentarsi. La sua circonferenza toracica è decisamente aumentata e viene quindi ammesso. La sua carriera si interrompe nel 1911 quando, a causa di una grave forma di otite che lo renderà quasi sordo, viene posto in congedo. Già in questi primi anni aveva dato prova di una certa genialità, interessandosi a vario titolo a tutto quanto di diverso e innovativo si potesse pensare nell’ambito di metodologie di lavoro subacqueo e di armamenti.
E’ di questo periodo una sua avventura che ha dell’incredibile e che merita di essere brevemente ricordata.
Belloni, con la retina in testa, all’interno di un sommergibile dove si stava collaudando la “Vasca Belloni” per la fuoriuscita. La Fiat San Giorgio lo assunse con il compito di collaudare e consegnare i sommergibili che venivano costruiti nel cantiere del Muggiano di La Spezia
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Nella notte tra il 3 e 4 ottobre del 1914, Angelo Belloni esce da La Spezia per le consuete manovre di collaudo di un sommergibile ma decide bene di dirigersi ad Ajaccio in Corsica (all’insaputa dell’equipaggio) dove vorrebbe chiedere alla Russia l’uso della bandiera e alla Francia un rifornimento di siluri per poi poter fare rotta per l’Adriatico ed attaccare le unità austro-ungariche, determinando così l’entrata in guerra dell’Italia. Belloni arrivò ad Ajaccio ma non ottenne alcun sostegno da parte di Francia e Russia. Decise quindi di ripartire alla volta di Malta ma dovette fare ritorno ad Ajaccio per le resistenze dell’ingegner Rocchi del cantiere S. Giorgio, incolpevole complice, che si trovava a bordo del sommergibile per coadiuvarne il collaudo.
Qui venne bloccato dai francesi che avevano avuto al riguardo precise istruzioni dai comandi italiani. Il sommergibile fu rimorchiato a La Spezia e Belloni, che aveva nel frattempo avuto assicurazioni sul fatto che non sarebbe stato arrestato, fu processato a piede libero ma subito assolto dalle accuse più gravi; complice il sentimento interventista che pervadeva la maggior parte della società italiana. Venne richiamato in servizio non appena l’Italia entrò in guerra e prese il comando del sommergibile Argo.
L’ideazione dei marciatori sul fondo
Fu in quegli anni che rispolverò l’idea di offesa insidiosa da portare nei porti nemici, studiando un sistema (all’epoca mai portato a compimento) per trasportare a bordo dei sommergibili, dei palombari assaltatori a ridosso dei porti austro ungarici.
Il “marciatore sul fondo” era un sommozzatore con ARO a grande autonomia, vestito Belloni, scarpe zavorrate con puntale dentato in bronzo e cappuccio sempre Belloni. Sulla schiena portava una carica esplosiva costituita da una “bomba torpedine da getto” del peso di 50 Kg e munita di spoletta a orologeria. L’idea si dimostrò irrealizzabile perché era in pratica impossibile riuscire a marciare sul fondale per distanze così lunghe e mantenere una condizione accettabile di efficienza per l’operatore (Archivio Ufficio Storico Marina Militare)
Fuoriusciti dal battello immerso, dopo aver aperto dei varchi nelle ostruzioni, questi strani palombari avrebbero dovuto trasportare delle cariche esplosive da sistemare sotto le carene nemiche. Fu l’idea di questo nuovo concetto di impiego offensivo dei palombari che Angelo Belloni si porterà dietro per molti anni, riproponendo alle soglie della Seconda Guerra Mondiale l’idea del sommozzatore marciatore sul fondo.
Negli intenti di Belloni, il “marciatore sul fondo” sarebbe stato portato in prossimità dell’obiettivo da un sommergibile e, una volta fuoriuscito e indossata la carica, avrebbe marciato sul fondo per 2 o 3 miglia. (Archivio Storico Marina Militare). Questo tipo si allenamento veniva svolto anche nei primi anno del dopoguerra per gli operatori gamma
Alla fine della Prima Guerra Mondiale fu di nuovo posto in congedo ma, pur dedicandosi allo sviluppo di attrezzature subacquee con una società di sua proprietà, non uscì mai completamente dall’orbita della Regia Marina. Sui documentari dell’epoca vengono mostrate le prime sperimentazioni come questa, avvenuta a Genova.
Nel video, quattro uomini e due donne estraggono dalle apposite valigette gli apparecchi di salvataggio Belloni e li indossano sul ponte del piroscafo Leonardo da Vinci ancorato nel porto di Genova. Come si osserva nelle immagini si trattava di una tuta impermeabile sormontata da un cappuccio di gomma con il quale era possibile respirare in caso di fuoriuscita di emergenza dal sommergibile.
Gli anni della II guerra mondiale
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il geniale Belloni venne richiamato entrando nel team della Decima Flottiglia MAS, prima in qualità di consulente tecnico e dopo di direttore della scuola sommozzatori di San Leopoldo a Livorno. Qui il Comandante Wolk, successore alla guida della scuola e ideatore della specialità degli uomini Gamma, lo trovò infervorato nel perseguire l’uso dei “fanti di mare”, trasformati in marciatori sul fondo, specialità che non poteva avere sbocchi vista l’impossibilità di camminare sul fondo marino per due o tre miglia con una carica di tritolo da 50 kg sulle spalle. Questa particolare specialità, utilizzata dagli operatori subacquei della Xa Flottiglia Mas, traeva le sue origini dagli esperimenti condotti presso il I° Gruppo Sommergibili di La Spezia del 1935 per la fuoriuscita dai sommergibili di palombari, muniti di autorespiratori. Erano i marciatori sul fondo che letteralmente trasportavano sulle spalle una carica da applicare alla carena di unità nemiche alla fonda.
foto “Pro Familia”, 17 settembre 1933
Tra le tante realizzazioni dovute allo straordinario ingegno di Angelo Belloni alcune rimasero allo stadio sperimentale mentre altre furono considerate particolarmente efficaci e prontamente adottate dalla Regia Marina. A lato un avveniristico scafandro con elmo trasparente che fu progettato da Angelo Belloni negli anni trenta. Pensiamo poi alla vasca Belloni per la fuoriuscita dai sommergibili in avaria o al vestito impermeabile per gli operatori dei barchini esplosivi e a quello per gli operatori subacquei, in seguito chiamato vestito Belloni. Si indossava sopra le lane e le tute da lavoro ed era in gomma abbastanza spessa. In quel periodo fu a lungo collaboratore del settore subacqueo della ditta I.A.C. di Tivoli con la quale costruì e perfezionò gli autorespiratori ad ossigeno modello 49 e 49/bis che vennero usati in seguito dagli operatori degli S.L.C. (Maiali) e dagli uomini Gamma.
Il cappuccio Belloni in tela gommata e munito di due oculari in vetro rotondi, andava indossato sulla testa a modo di piccola campana pneumatica. Era accoppiato a un respiratore Davis o ad una bombola e permetteva quindi la respirazione senza dover stringere il boccaglio tra i denti, cosa quanto mai utile in caso di fuoriuscita da un sommergibile.
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Nel campo degli strumenti di salvataggio per i sommergibilisti ideò il cappuccio Belloni, realizzato in tela gommata e munito di due caratteristici oculari in vetro rotondi. Il cappuccio andava indossato sulla testa a modo di piccola campana pneumatica ed era accoppiato ad un respiratore tipo Davis o ad una bombola che permetteva la respirazione senza dover stringere il boccaglio tra i denti. Una cosa quanto mai utile in caso di fuoriuscita in emergenza da un sommergibile. Sia la “vasca” che il “cappuccio Belloni” passarono alla storica cambiando il modo di affrontare il mondo marino. Nel 1935, per diretto intervento di Mussolini e del Duca Amedeo d’Aosta, Belloni fonda la Regia Scuola Sommozzatori avendo, tra i suoi primi allievi, Teseo Tesei. Richiamato in servizio il 29 agosto 1940 dal Congedo Assoluto, con il grado di 1° T.V. e Consulente Tecnico della Ia Flottiglia MAS, crea e dirige la prima “Scuola Palombari e Sommozzatori” a San Leopoldo, all’interno della Accademia Navale di Livorno.
La II guerra mondiale ed il dopo guerra
Anche durante la seconda guerra mondiale continua con le sue sperimentazioni geniali nell’ambito delle operazioni subacquee con i siluri a lenta corsa. Al termine della guerra viene arrestato dai partigiani e rinchiuso nel carcere di S. Maria Maggiore, con molti altri della Xa Flottiglia MAS. Ma gli Alleati, bisognosi della sua non comune esperienza, lo liberano e chiedono la sua collaborazione per la creazione di una Stazione Sperimentale Subacquea, nel Forte di Sant’Andrea. Come Technical Advisor della “Allied Navies Experimental Station” insieme ad un gruppo di uomini “Gamma” mette a punto nuovi autorespiratori, dedicandosi nel contempo all’arduo compito di sminamento della Laguna nel dopoguerra. In seguito, nel 1946, Belloni resterà Consulente Tecnico del nascente Maricentrosub (antesignano del COM.SUB.IN.) portando con se la sua grande esperienza e soprattutto documentazioni preziose per gli sviluppi futuri. Non tutti sanno che negli ultimi anni, vissuti nel castello Frugone di Cavi di Lavagna, il geniale scienziato si dedicò allo studio delle fonti di energia alternativa.
Angelo Belloni morì il 9 marzo del 1957 a Genova, investito da un tram che non aveva sentito sopraggiungere. Qualcuno che conosceva bene il personaggio avanzò l’ipotesi che il comandante, fantasticando su qualche nuovo progetto avveniristico, stesse camminando con l’apparecchio acustico spento.
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Fabio Vitale
scrittore e storico della subacquea
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