.
livello elementare
.
ARGOMENTO: BIOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: WORLDWIDE
parole chiave: pesce sega
.
Oggi andiamo a conoscere un pesce decisamente curioso: il pesce sega. In letteratura si descrivono due specie, il “comune” pesce sega (Pristis pectinata) ed il pesce sega dai denti larghi (Pristis perotteti) che si ritrovano, anche se sempre più rare, dalle acque del Golfo del Messico fino alle coste occidentali africane.
Dal punto di vista tassonomico questi strani e decisamente bizzarri pesci appartengono alla sottoclasse degli Elasmobranchii alla quale appartengono anche torpedini, aquile di mare e razze. Fanno parte della famiglia dei Pristidae caratterizzata, come vedremo, dalla presenza di un prolungamento della testa, costeggiato da ambo i lati da delle scaglie placoidi lunghe circa cinque centimetri, che vengono erroneamente chiamate denti. Questa curiosa protuberanza, detta anche “sega” per la sua rassomiglianza all’attrezzo del falegname, può raggiungere oltre un quarto della lunghezza totale dell’animale.
Pesce sega “Pristis perotteti” – Museum of Veterinary Anatomy, FMVZ USP – Fonte e autore: Museum of Veterinary Anatomy FMVZ USP / Wagner Souza e SilvaFile:Sawfish “Pristis perotteti” at MAV-USP.jpg – Wikimedia Commons
I pesci sega, a differenza degli altri pesci cartilaginei, nella loro evoluzione svilupparono questo lungo muso, detto rostro, utilizzato sia per difesa che per tagliare piccole prede a metà o anche per effettuare degli scavi nel sedimento. I biologi hanno infatti osservato questo curioso comportamento caratterizzato da un caratteristico movimento avanti ed indietro sul fondo, al fine di aprire dei tagli per ricercare i vermi marini di cui si nutre. Una cosa interessante è che il rostro possiede piccoli pori che possono rilevare i campi elettrici prodotti dalle prede. Studi recenti hanno infatti rivelato che il pesce sega sia in grado di rilevare i movimenti delle prede di passaggio proprio attraverso quei sensori. Questo particolare “sesto senso” è comune anche agli squali ed alle razze (con cui è strettamente imparentato) ma anche ad altri pesci come i dipnoi (o pesci polmonati) e persino ad alcuni mammiferi terrestri come l’echidna. Un altro mistero della natura.
Morfologia
Il Pristis pectinata può raggiungere oltre sette metri di lunghezza e 350 chilogrammi di peso. Il genere Pristis ha la parte anteriore del corpo appiattita sul piano orizzontale che termina con un rostro lungo circa un quarto del corpo. Il rostro è bordato da una serie di 24-32 spine che si dipartono lateralmente ad intervalli regolari come in una sega da falegname. Curioso il fatto che i maschi hanno due o tre file di più delle femmine. Alla base delle pinne ventrali nei maschi si ritrovano gli emipeni necessari per la riproduzione. Molti elasmobranchi sono infatti provvisti di due peni perché, al momento dell’accoppiamento, il maschio morde la pinna dorsale della femmina che tende a girare vorticosamente intorno a se. Questo violento contrasto può portare anche alla rottura di uno dei peni. Per sua fortuna la presenza dell’altro consente di ultimare la copulazione, ma niente paura, il pene perduto si riformerà in poco tempo. Questi pesci raggiungono la maturità riproduttiva a dieci anni e solitamente vivono fino ad un massimo di 30. Le stime della longevità sono simili in ambedue le specie.
smalltooth sawfish (Pristis pectinata). Image credit: Forrest Samuels / Sawfish by Forrest Samuels.jpg – Wikimedia Commons
Se si ha la fortuna di poterli osservare nuotare, potremo osservare che è provvisto da ampie pinne pettorali, seguite dalle due pinne ventrali, ben distinte dalle precedenti. Nei pesci sega, non sono presenti pinne anali. I loro occhi sono piccoli e seguiti dai due larghi spiracoli. La bocca, posta sul lato ventrale, è preceduta da due narici bilobate. Al suo interno i denti sono disposti su 10-12 file su entrambe le mascelle. Come molti pesci provvisti di denti, i pesci sega li possono sostituire in caso di perdita. Questo fenomeno è chiamato polifiodontia. Sempre sul lato ventrale si aprono cinque fessure branchiali di piccole dimensioni da entrambi i lati. La parte posteriore del corpo è simile a quella degli squali, con due pinne dorsali triangolari di dimensioni quasi equivalenti, la prima delle quali posta alla stessa altezza delle ventrali. La pinna caudale è triangolare, più sviluppata nella sezione superiore, rispetto a quella inferiore. Il suo colore è grigio, più o meno scuro o bruno-giallastro, talvolta con i bordi delle pinne chiari o giallo più intenso, mentre il lato ventrale è chiaro, quasi lattiginoso o grigio chiaro.
Riproduzione
I pesci sega sono ovovivipari ovvero le femmine portano al loro interno le uova, senza placenta, che si schiudono poi nell’utero, dove prosegue lo sviluppo embrionale, prima del parto. Alla nascita i piccoli, tra i 15 e 20 per gestazione, sono lunghi 60–80 cm e presentano un rostro flessibile e dotato di un tessuto di protezione, che viene perso nel periodo successivo al parto, per permettere la ricerca del cibo e la difesa. Recentemente, la rivista Current Biology, ha riportato che uno studio fra la Stony Brook University di New York, Field Museum di Chicago e la Commissione della Florida per la Conservazione dei pesci e della fauna selvatica ha rivelato che i pesci sega sono in grado di riprodursi anche asessualmente per partogenesi, un fenomeno già osservato negli squali, nei serpenti ed anche in alcuni uccelli. Questa sarebbe la prima volta però che viene osservato in membri della famiglia dei pristidi in natura. “Se non si trova un maschio e c’è bisogno di riprodursi, la partenogenesi è una soluzione“, spiega il responsabile della ricerca, Andrew Fields, genetista della Stony Brook University.
Habitat
Il pesce sega non è un grande nuotatore ed ha abitudini prevalentemente stanziali con limitati movimenti migratori. Sembra inoltre che prediliga acque calde, con temperature tra i 22 ed i 28 °C e, nel periodo giovanile, livelli di salinità tendenzialmente bassi. Generalmente il loro habitat sono le acque poco profonde e costiere, con fondali sabbiosi o melmosi, ma sono stati ritrovati anche lungo i fiumi dove si nutrono di pesci e crostacei. Entrambe le specie di pesci sega citati si ritrovano ormai solo nel Golfo del Messico meridionale. Oltre alle specie americane, esistono altre cinque specie di pesci sega che si trovano nell’Oceano Indiano, la parte nordorientale dell’Australia e fino a nord nella Cina ed il Giappone.
Le specie nord americane si ritrovano anche in Sud America, vicino al Golfo di California e sulla costa occidentale dell’Africa. Nel Mediterraneo e nel nord Africa è stato segnalato ma è considerato rarissimo. Gli scienziati sono concordi che la distruzione degli habitat e la pesca eccessiva sono la causa della sua prossima probabile estinzione a livello globale. L’ultima popolazione residente nelle acque statunitensi si trova al largo della Florida meridionale. Non molto se si pensa che un tempo erano comuni lungo la costa da New York al Texas. Le pinne pettorali del pesce sega vengono consumate localmente, ma questi animali vengono pescati soprattutto per la pelle, da cui si ottiene un cuoio di alta qualità, e per il fegato, ricchissimo d’olio. Il 1 aprile 2003 il servizio nazionale per la pesca marittima statunitense ha inserito il pesce sega nell’elenco delle specie minacciate di estinzione. L’Unione Mondiale per la Conservazione (IUCN) ha anche elencato P. pectinata come “In pericolo” e “Critically Endangered” nell’Oceano Atlantico del nord e sud-ovest. La Florida ha anche istituito tre aree protette per proteggere il suo habitat. Le popolazioni di pesce sega sono in declino anche a causa della pesca eccessiva (overharvesting) lungo le coste. A causa delle loro lunghe e sporgente spine essi possono facilmente restare intrappolati nelle lenze e nelle reti da pesca. Il loro declino in molte aree è dovuto anche alla loro pesca per la rivendita del loro curioso corpo essiccato, Purtroppo si ritrovano ancora nei mercati le loro seghe essiccate e vendute come curiosità. Inoltre, un’altra causa della loro scomparsa è legata alla perdita delle foreste di mangrovie e di altri habitat in cui l’animale vive. L’esperienza nel Golfo del Messico ha fatto ritenere che l’istituzione di aree protette marine e la proibizione di attrezzi da pesca, che possono in qualche maniera intrappolarli accidentalmente, possa contribuire a rallentarne l’estinzione nelle acque della Florida.
in anteprima: Green sawfish (Pristis zijsron) – Genova Aquarium File:Sawfish genova.jpg – Wikimedia Commons
Per approfondire
RED list (IUCN) elenco delle specie minacciate
NOAA Ufficio per la pesca delle risorse protette
National Geographic Society – “Il Snout Sawfish ha il sesto senso, e divide le sue prede a metà'”
Fish & Wildlife Service degli Stati Uniti
Alcune delle foto presenti in questo blog sono prese dal web, pur rispettando la netiquette, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o chiedere di rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
.

ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.
splendides reportages merci pour tout