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Il recupero e la conservazione

tempo di lettura: 5 minuti

 

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livello elementare

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ARGOMENTO: ARCHEOLOGIA
PERIODO: CLASSICO-MODERNO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Scavi archeologici
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Le varie fasi dello scavo archeologico ed  il recupero dei ritrovamenti
Qualsiasi scavo subacqueo archeologico, se condotto in termini scientifici corretti, affianca al lavoro di documentazione sui rapporti intercorrenti fra le varie Unità Stratigrafiche (che si individuano durante il recupero degli oggetti costituenti il relitto 1) anche il recupero dei materiali e la loro conservazione. Lo scavo è di fatto, una demolizione del sito di rilevanza archeologica e diviene quindi fondamentale documentare la giacitura dei reperti, nei modi e procedure già illustrate in precedenza. Il recupero di oggetti e reperti, deve essere svolto considerando che tali manufatti, sono stati immersi per lungo tempo nell’acqua e questo ne ha indebolito la struttura.Considerate queste premesse passiamo quindi ad analizzare materiale per materiale quali possono essere le procedure migliori per effettuare un recupero valido dal punto di vista scientifico. Il condizionale che ho inserito nella frase precedente sta a significare che è mia ferma convinzione affermare che il lavoro dell’archeologo subacqueo sia, in linea di principio, un work in progress riguardo a procedure, metodi, sistemi e che l’inventiva umana, l’ingegno, la solerzia nel voler risolvere problemi concreti, adattandosi a situazioni diverse, caso per caso, sia la miglior panacea per risolvere i molteplici problemi che si presentano al riguardo di quanto qui descritto.

Dopo aver suddiviso il cantiere in quadrati, avendone asportato il primo sedimento che lo copriva; dopo aver documentato tutta la fase con rilievi, misurazioni e disegni; passiamo a rimuovere i piccoli oggetti che si presentano alle evidenze dello strato superficiale. Ogni piccolo oggetto, che sia una piccola brocca, un corredo di bordo, una manovra dell’imbarcazione o altro, dovrà essere rinchiuso in un piccolo sacchetto di plastica che contenga anche un foglio di acetato che evidenzi l’U.S. a cui appartiene, la data del recupero, la numerazione progressiva. Riguarda al trasporto verso la superficie non ci sono particolari procedure se non la normale cautela al riguardo della fragilità dei reperti. In un organizzato cantiere di scavo archeologico subacqueo, per oggetti più pesanti e voluminosi, si possono adottare ceste metalliche che aiutino a portare i reperti fino alla superficie piuttosto che imbracature che ne possano compromettere l’integrità. Un altro metodo efficace è l’utilizzo della barella, un ausilio facilmente realizzabile, mediante l’adozione di un telo robusto con dei passanti su due lati paralleli dello stesso, dove inserire due tubazioni in acciaio o ferro zincato in cui a loro volta, verranno inserite le cime da collegare ai palloni di sollevamento o alla gru in superficie 2.
Tale strumento risulta perfetto per il recupero di anfore, statue, parti dello scafo che possono, durante il sollevamento fino alla superficie, subire fratture dovute a metodi scorretti di recupero.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 1200px-Alonnisos_Excavation-wikipedia-1024x711.jpg

Diving archaeologists excavating the Alonnisos shipwreck in fall 2000, trench Θ3. The 2×2 m rope grid and airlift are visible – autore Elpida Hadjidaki File:Alonnisos Excavation.jpg – Wikimedia Commons

Il recupero delle ancore
Particolare cura si rende obbligatoria nel recupero di anfore e dei vasi ceramici in genere, cercando di non impugnare mai le anse, anche se originalmente preposte a questo, ma maneggiando con cura il reperto, ponendo massima attenzione anche all’eventuale contenuto, che potrà essere, in superficie, oggetto di studio e di eventuale scavo stratigrafico interno 3. Ovviamente mai, tassativamente mai, issare a bordo un anfora o un vaso ceramico insufflando al suo interno aria che la alleggerisca, correremmo il grave pericolo di far esplodere il reperto ceramico creando un grave nocumento. 

Ceppi d’ancora in piombo, per le loro caratteristiche di consistenza e robustezza 4, potranno essere issate a bordo del pontone o dell’imbarcazione di assistenza anche attraverso una imbracatura e un sollevamento verticale con dei palloni di recupero, avendo cura di effettuare l’imbracatura in modo che il successivo sollevamento veda il ceppo d’ancora in posizione verticale 5. Ancore ammiragliato, generalmente in ferro hanno invece bisogno di maggior attenzione. Il ferro subisce in acqua una vera aggressione che in poco tempo lo elimina di fatto nella sua consistenza originale. Quello che noi troviamo è solo un involucro di materiale che deriva dalla scomposizione chimica del ferro e ne delinea la sua conformazione in un involucro vuoto in cui all’interno, attraverso una radiografia, è possibile individuare la forma originale. Si deve procedere con un impacchettamento dell’ancora, con pali di legno legati alla struttura, come se si trattasse di un arto umano fratturato, un lavoro questo che supporti gli sforzi tangenziali sull’affusto e sulle marre, quindi deporre il tutto in una cesta in rete capiente o in una barella e quindi salpare a bordo con l’utilizzo dei palloni di sollevamento 6

I primi trattamenti
Concluderò il discorso sui primi trattamenti dei materiali da adottare quando escono dall’acqua.

E’ opportuno lasciare se possibile, ogni materiale in acqua dolce, che aiuti a disciogliere i sali contenuti, quindi è necessario immergere tutto in grandi vasche piene. Una asciugatura veloce, magari al sole, dei reperti sarebbe foriera di danni incalcolabili. Particolare attenzione ai ferri che se esposti all’aria si disintegrano velocemente. E’ in questo caso, opportuno immergere gli oggetti in ferro in una soluzione di acqua e carbonato di sodio al 5% in contenitori di polietilene o acciaio 7. I metalli contenenti rame saranno a loro “agio” in una soluzione di acqua e sesquicarbonato al 5%8. Il piombo presente a bordo degli antichi relitti sotto forma di lingotti ma anche di tubazioni, scandagli, lastre di rivestimento e contro marre non deve essere lavato e/o immerso in acqua dolce deionizzata o distillata perché in queste condizioni è soggetto a corrosione. Per tutti i materiali organici, come ad esempio il legno, occorre assolutamente prevenire il disseccamento pena la dissoluzione, un primo immediato trattamento è l’immersione in acqua dolce con soluzioni funghicidi che preservino il materiale per qualche tempo, considerando che tali reperti sono di estrema importanza per l’eventuale datazione effettuata con il carbonio 14. Quanto veloce sarà la presa in consegna dei reperti recuperati, da parte dei tecnici del restauro, esperti nel trattamento dei materiali, tanto meglio sarà per la preservazione del materiale e il successivo studio a tavolino.

Ivan Lucherini

in anteprima: diorama dal National Maritime Museum in Gdańsk, Poland  – diorama lavoro archeologico subacqueo – autore Chiaco5
File:Underwater archeology A 993.jpg – Wikimedia Commons

Note dell’autore
1 
Ci concentriamo in questo contributo, sul recupero subacqueo nell’ambito di relitti di navi antichi non dimenticando però tutto il lavoro dell’archeologo subacqueo concernente altre strutture come porti e manufatti dell’uomo nei secoli passati
2 Nel caso si disponesse di tale struttura
3 Durante il recupero di anfore fenicio-puniche nello stagno di Santa Gilla, nei pressi di Cagliari, si effettuò uno scavo stratigrafico che pose evidenza sulla pratica cartaginese della macellazione e trasporto di ovi-caprini in anfore ceramiche
4 E’ noto come il piombo non subisca, nella prolungata immersione sottomarina, problemi di sorta, al contrario del più nobile ferro
5 Cfr E.Felici -Archeologia subacquea – metodi, tecniche e strumenti- 2002 Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Roma pag 205
6 Meglio tanti piccoli palloni che solo due grandi. Si divide così lo sforzo distribuendolo su più ampie superfici
7 Cfr E.Felici 2002 pag 219
8 ibidem

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