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Titolo : Impariamo a ridurre le plastiche in mare

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seguite il LINK per firmare la petizione

  Address: OCEAN4FUTURE

Nuove molecole anti cancro dalle barriere coralline … una ragione di più per preservarle

Reading Time: 5 minutes

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livello elementare
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ARGOMENTO: BIOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANO PACIFICO
parole chiave: coralli

 

Le barriere coralline stanno lentamente morendo a causa dell’acidificazione dell’oceano e dei danni causati dalla pesca illegale. Il danno a livello biologico è incalcolabile tenendo conto che con la loro morte viene a mancare un habitat fondamentale per molte specie animali. Se vogliamo al danno biologico ed economico se ne aggiunge un altro, poco conosciuto. I coralli ed altre forme animali della barriera hanno un’importanza notevole anche in campo medico, contenendo sostanze necessarie per le cure mediche di alcune delle malattie più comuni, ma anche delle più gravi. Recenti studi hanno infatti rivelato che coralli, spugne e tunicati sembrano offrire le maggiori speranze per nuovi trattamenti contro malattie infiammatorie e tumorali.

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ascidia su coralligeno, banco di Santa Croce, foto Immacolata Moccia

Da tempo gli scienziati hanno sviluppato molti trattamenti medici dalle risorse che si trovano negli oceani del mondo come i secosteroidi, enzimi usati dai coralli per proteggersi dalle malattie. Essi vengono usati per trattare malattie come l’asma, l’artrite e altri disturbi infiammatori. Un gran numero di nuovi steroli sono stati isolati dagli organismi marini in presenza di secosteroidi.

Il primo secosteroide marino è stato individuato nella Pseudopterogorgia americana nel 1972. La maggioranza dei secosteroidi odierni sono stati isolati in  spugne, gorgonie, coralli molli e nell’ascidia Aplidium conicum. Per scoprirne di più potete leggere il rapporto di due ricercatori italiani, Donato Sica e Domenica Musumeci, dell’Università di Napoli Federico II seguendo questo link.

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Bugula neritina

Ma non è finita qui. Esiste un briozoo, la Bugula neritina, comune in climi temperati e tropicali, che è una delle fonti per un composto anti-cancro particolarmente innovativo, la briostatina 1. Una recente ricerca dell’Università dell’Oregon Health & Science University sostiene che un gruppo di due o più geni  (cluster genico) di un battere, che protegge le larve della Bugula neritina dai predatori, potrebbe essere il primo passo verso la progettazione di nuovi farmaci contro il cancro. Si tratta del batterio, l’Endobugula sertula, che funge da simbionte per il suo ospite briozoo, secernendo una molecola bioattiva che rende le larve poco gradevoli ai pesci predatori. La cosa straordinaria è che questa molecola, conosciuta come briostatina, sembra confondere anche una gran varietà di cellule tumorali.hqdefault

I ricercatori medici conoscevano da molto tempo le briostatine, e studiavamo il tipo chiamato briostatina 1, che sembra aver dimostrato proprietà anti-cancerose contro il cancro al pancreas e renale, la leucemia, il linfoma e il melanoma non-Hodgkin. Lo studio prevede l’inserimento di un interruttore che rende le cellule tumorali  cellule normali. La briostatina 1 è ora in studi clinici di fase I e II per il suo impiego da sola e in combinazione con altri farmaci. Il National Cancer Institute statunitense ne ha raccolto recentemente più di tredici tonnellate sulle banchine portuali dove cresce copiosa. Un prodotto a basso costo con grandi potenziali?

Anche nel campo algale, alcune alghe blu-verdi, comunemente presenti nelle mangrovie dei Caraibi, vengono utilizzate per il trattamento del cancro polmonare a piccole cellule. Il National Cancer Institute ha anche approvato alghe blu-verdi per il trattamento del melanoma e di alcuni tumori.

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Sea squirt, ascidia

Molti farmaci attualmente in commercio per cure contro il cancro o come antidolorifici provengono da fonti marine. Fra di essi il Yondelis®, un trattamento innovativo per combattere il sarcoma del tessuto molle e il cancro alle ovaie, che viene estratto da una ascidia. Le ascidie sono tunicati che vivono filtrando le sostanze nutritive contenute nell’acqua in cui vivono. E’ un animale che vive sulle rocce e le asperità dei fondali. Nonostante il suo aspetto non si tratta di un vegetale, ed è più strettamente correlato ai vertebrati piuttosto che agli invertebrati come le spugne e il corallo. 

Ci sono più di 3.000 specie di ascidie sul fondo marino in tutto il mondo, in particolare nelle acque tropicali più calde e ricche di sostanze nutritive. Le ascidie possono variare da 3 a 30 cm in lunghezza a seconda della specie e dell’habitat.

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Sea whip (Ellisella), foto Douglas Faulkner

Ma non è finita, anzi siamo solo all’inizio di queste ricerche; ad esempio, una serie di sostanze chimiche organiche isolate da un corallo molle, chiamato Sea whip (frusta del mare) ed endemico nel mare dei Caraibi, sembrano avere uno straordinario effetto antinfiammatorio sulla pelle umana.

Chi l’avrebbe mai detto che questi coralli dell’ordine delle Gorgonacea (phylum Cnidaria), caratterizzati da lunghi bracci (come quelli di una frusta, da cui prende il nome) e da una varietà di colori vivaci, potessero fornire nuove molecole per la nostra salute. Stiamo parlando di animali coloniali in cui la lunga “frusta” è in realtà una colonia di piccoli polipi (forme cilindriche, a forma di gambo con apertura buccale ed otto tentacoli nella parte superiore) che crescono l’uno sull’altro in un unico stelo continuo.

In sintesi, molecole bioattive, prodotte da invertebrati marini come le spugne marine ed i tunicati, hanno mostrato una potente attività anti-virale, anti-tumorale e antibatterica. Scoperte straordinarie che possono dare speranza per nuovi farmaci. Non dimentichiamoci che l’abuso dei farmaci ha creato nuove resistenze e la ricerca di nuove molecole è fondamentale per la nostra sopravvivenza. I ricercatori di tutto il mondo stanno ora concentrando gli studi sui bivalvi, una classe di molluschi, per comprendere meglio i processi di invecchiamento, compresa l’attività metabolica e le reazioni agli stress ambientali.

Ancora oggi il 95 per cento degli oceani del mondo rimangono inesplorati, quindi è possibile che con la diminuzione della biodiversità, a causa dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento,  potremmo perdere un numero significativo di organismi marini senza mai scoprirne la loro esistenza … e le loro proprietà. Forse tra le tante specie ci potrebbero essere nuove molecole in grado di curare malattie attualmente incurabili.  Una ragione di più per preservare le risorse biologiche del nostro pianeta.

 

Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo

 

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