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La vittoria navale di Azio e la presa dell’Egitto – Parte IV

tempo di lettura: 8 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE ROMANA
PERIODO: I SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: Ottaviano, Marco Agrippa, Marco Antonio, Cleopatra, Azio

 

La situazione si era deteriorata ad un punto tale da costringere Antonio e Cleopatra a risolversi a salpare, per tentare di sconfiggere Ottaviano in mare [30] o almeno salvare il salvabile per un’eventuale successiva rivalsa [31]. Avendo armato le navi migliori con il personale disponibile e dato alle fiamme le unità rimanenti, essi uscirono finalmente da Azio [32], trovando già pronta l’intera forza navale di Ottaviano, comandata da Agrippa e costituita dalle navi veterane delle due precedenti guerre marittime, con l’aggiunta delle piccole e velocissime liburne [33]. La flotta orientale era meno numerosa, ma includeva un gran numero di mastodontiche poliremi fenicie ed egizie, che compensavano la scarsa manovrabilità con superiori capacità di offesa e di difesa [34]. Il raffronto fra gli equipaggi era ampiamente a favore di Agrippa [35].

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Le formazioni contrapposte nelle acque di Azio (disegno Domenico Carro su immagine satellitare Google Maps)

L’andamento tattico della battaglia è ricostruibile a grandi linee con discreta attendibilità. Si iniziò con una lunga attesa, in cui ciascuna delle due formazioni, entrambe ottimamente posizionate per fronteggiarsi, attendeva la prima mossa dell’altra per trarne immediato vantaggio. Si alzò poi la consueta brezza di mare, che iniziava da ovest-sud-ovest e ruotava progressivamente fino a Maestrale, via via rinforzandosi [36]. I primi movimenti in avanti effettuati delle navi orientali, forse per compensare l’effetto del vento, suscitarono l’immediata reazione di quelle romane: la squadra a dritta, sulla quale era imbarcato Ottaviano, manovrò per aggirare da sud la squadra contrapposta, mentre la squadra a sinistra, comandata da Agrippa, si estese notevolmente verso nord-est, vogando celermente contro mare e contro vento per scompaginare ed aggirare da nord quella di Antonio, consentendo così l’inizio degli ingaggi, che si presentavano eccessivamente ardui finché la formazione nemica restava compatta [37]. Alla predetta manovra seguì la fase degli attacchi navali (con le armi da getto ed i rostri) e degli arrembaggi [38], una fase in cui l’addestramento e le migliori condizioni degli equipaggi di Agrippa devono aver subito consentito di conseguire visibili successi [39]. A questo punto Cleopatra, la cui squadra di 60 navi si trovava in posizione protetta dal resto della flotta, ordinò di alzare le vele e, approfittando del varco formatosi al centro di entrambi gli schieramenti, diresse con il vento in poppa verso sud-est [40], presto seguita da Antonio – trasbordato su di una quinquereme – e forse da qualche altra unità di quest’ultimo. All’inseguimento dei fuggitivi vennero distaccate delle liburne, che riuscirono a raggiungere a remi la quinquereme di Antonio, ma dovettero poi desistere, non potendo competere con il vento in aumento.

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particolare della statua presunta di Cleopatra VII – Metropolitan Museum of Art – New York – donazione di Joseph W. Drexel, 1889 File:Statue of a Ptolemaic Queen, perhaps Cleopatra VII MET 89.2.660 EGDP013679.jpg – Wikimedia Commons

Visto che le navi della flotta orientale rimaste in zona continuavano a combattere ostinatamente, nonostante gli appelli a deporre le armi, e poiché la battaglia si protraeva oltre misura, verosimilmente per la difficoltà di arrembare le poliremi che presentavano una murata molto più alta dei bastingaggi degli assalitori, Agrippa ricorse alla soluzione che aveva già predisposto, prefigurando l’eventualità che si verificasse proprio per una situazione del genere: l’uso massiccio dei proiettili incendiari, in modo da mettere a fuoco le unità che non erano state ancora arrembate [41]. La vittoria navale venne così conseguita all’imbrunire e risultò del tutto chiara, nelle sue dimensioni, il mattino seguente: almeno 140 navi erano state catturate o distrutte; il dominio del mare era ancor più saldamente nelle mani di chi si era dimostrato più idoneo ad esercitarlo ed a vincere [42].

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Ricostruzione grafica del monumento di Nicopoli (da W.M. Murray, The Age of Titans [15], p. 39)

Aegypto capta
Anche se Antonio e Cleopatra erano fuggiti in Egitto portando con sé fra 60 e 90 navi, i sogni loro e dell’intera coalizione orientale erano irrimediabilmente naufragati nelle acque di Azio. Le forze navali romane, create da Agrippa e da lui comandate fino allora, non avevano più rivali. Lo stesso Agrippa non fu pertanto necessario per le ultime formalità nei confronti dell’Egitto. Per assalire Alessandria dal mare e da entrambi i lati della costa, Ottaviano distaccò Gaio Cornelio Gallo con una flotta verso la Cirenaica, mentre egli stesso, con la propria, navigò lungo la sponda orientale del Mediterraneo [43]. La spontanea resa della flotta alessandrina all’arrivo di Ottaviano determinò il suicidio di Antonio, seguito da quello di Cleopatra e dall’annessione dell’Egitto all’impero di Roma, con enormi benefici commerciali [44].

Nel lasciare Alessandria dopo un solo mese di permanenza, Ottaviano iniziò subito ad alleggerire le proprie forze terrestri, insediando dei veterani a Beirut [45], mentre mantenne integra la flotta di Cleopatra, posta alle proprie dipendenze e successivamente denominata Classis Augusta Alexandrina [46]. La vittoria venne celebrata in tutto l’impero con un’enfasi proporzionata alla comprensibile gioia liberatoria suscitata dalla cessazione di una serie ininterrotta di guerre e di durissime lotte intestine iniziate cento anni prima, all’epoca dei Gracchi. Oltre ai tradizionali onori e trionfi nell’Urbe ed alle manifestazioni di giubilo registrate ovunque e nella stessa Alessandria [47], vi furono le iniziative celebrative nell’area della vittoria navale: istituzione dei giochi quadriennali delle Aziadi, mostra navale con otto navi della flotta orientale, fondazione di Nicopoli e dedicazione del relativo monumento [48].

Domenico Carro


in anteprima, particolare di un altorilievo di marmo romano che raffigura la battaglia navale ad Actium – da un monumento imperiale che commemora la battaglia di Actium nel 31 a.C. e il trionfo di Octaviano nel 29 a.C. – Collection of the Dukes of Cardona, Cordoba
Medinaceli Actium reliefs 08.jpg – Wikimedia Commons

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per leggere gli articoli precedenti 

PARTE I PARTE II PARTE III
PARTE IV PARTE V

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Note

[30] Se concediamo ai due coniugi un minimo di coerenza, la prima priorità doveva ancora essere la vittoria navale: cfr. V. Duruy, Histoire des Romains … Tome 3 – César, Octave, les commencements d’Auguste, Paris, Hachette et C.ie, 1881, pp. 547-8 e E. Salza Prina Ricotti, Amori e amanti a Roma tra repubblica e impero, Roma, L’Erma di Bretschneider, 1992, p. 368, nota 1062.

[31] Per questo motivo avevano imbarcato le vele ed il tesoro: Like every good commander, Antony was ready for the worst while hoping for the best. (W.L. Rodgers, Greek and Roman naval warfare – A study of strategy, tactics, and ship design from Salamis (480 b.C.) to Actium (31 b.C.), Annapolis, United States Naval Institute, 1964, p. 535); cfr. C.H. Lange, The battle of Actium: a reconsideration, in “The Classical Quarterly”, Vol. 61, December 2011, p. 623.

[32] Era il 2 settembre 31 a.C., dopo quattro giorni di nervosa attesa a causa del maltempo.

[33] Cfr. S. Panciera, Liburna, in “Epigraphica”, 18, 1956, pp. 133, 137-8 e 143.

[34] Antoine et Cléopâtre … commirent la faute de prendre, en fait de constructions navales, l’énormité pour la force. E. Jurien de La Gravière, Les grands combats de mer – I – La Bataille d’Actium, in “Revue des deux mondes”, tome 54, novembre-décembre 1882, pp. 536-7) ; “ Antony’s largest ships were built to deliver and sustain ramming blows of terrific force.” (W.M. Murray, Reconsidering …, cit., p. 344).

[35] Antonio aveva fatto svernare fuori delle navi i rematori raccolti da varie nazioni, senza mai esercitarli… Le ciurme e l’esercito di Cesare erano, al contrario, bene ordinati e disciplinati.” (F. Corazzini di Bulciano, La Strategia e la Tattica nelle battaglie navali degli antichi, Storia della Marina Italiana – volume XV, Bologna, Stabilimento Poligrafico Emiliano, 1909, p. 210).

[36] A. Ferrabino, cit., pp. 452-3.

[37] Nei confronti della flotta orientale, la manovra era stata condotta pour l’attirer davantage, espérant que plus les lourds vaisseaux d’Antoine s’écarteront du rivage, plus ils rompront leur ligne serrée et compacte, qu’on ne peut songer à attaquer avec de légers vaisseaux. (E. Bouët-Willaumez, Batailles de terre et de mer, jusques et y compris la bataille de l’Alma, Paris, J. Dumaine, 1855, p. 11).

[38] È la fase della mischia: “la mêlée, car toute bataille navale finissait et a toujours fini par là. A un certain moment, la tactique était oubliée… Le conflit en venait à ce point que chaque capitaine, laissé maître de sa manœuvre, ne prenait plus conseil pour sa défense que de son génie et de sa valeur.” (A. Jal, La Flotte de César , Paris, Firmin Didot Frères, fils et Cie, 1861, p. 224).

[39] Secondo il Tarn, at this point Antony lost 10 to 15 ships sunk, while his flagship was ultimately captured. … Antony signalled Cleopatra to make for Egypt (W.W. Tarn, cit., p. 195).

[40] Questa fuga parrebbe l’attuazione del “piano B” preventivamente concordato fra i due coniugi e adottato non appena risultò chiaro che erano svanite le speranze di vittoria. Prescindendo dai giudizi su questa scelta, la manovra condotta dalla regina è risultata sensata ed abile: P.S. Napolitano, Marco Vipsanio Agrippa nella famiglia di Augusto, Roma, F. Failli, 1941, p. 26; J. Leroux, Les problèmes stratégiques de la bataille d’Actium. in “Recherches de Philologie et de Linguistique – Deuxième série”, Louvain, Bibliothèque de l’Université, 1968, p. 52; W.M. Murray, Reconsidering …, cit., p. 353; G. W. Richardson, cit., p. 163.

[41] L’ammiraglio statunitense Rodgers ha riconosciuto ad Agrippa l’alto merito di aver aiutato i suoi uomini ad ottenere la vittoria, predisponendo e utilizzando un’eccellente sorpresa tattica innovativa, ideata al di fuori dei ben rodati schemi tattici romani fino allora seguiti (W.L. Rodgers, cit., pp. 530, 534 e 537-8).

[42] The fitter to win overcame the opposition of the mastodons, but it was the inferiority of his personnel, not the dimensions of his materiel, that lost to Antony (F.T. Jane, Heresies of sea power, London, New York and Bombay, Longmans, Green and co., 1906, pp. 301-2).

[43] Per la ricostruzione di queste operazioni, trattate sinteticamente dalle altre fonti, risulta utile anche il Carmen de bello Actiaco (attribuibile a Gaio Rabirio o a Lucio Vario Rufo), recuperato da un papiro ercolanense le cui parti deteriorate sono oggetto di indagini sempre più fruttuose: “The recent application of digital infrared imaging technology… has made the text of P. Herc. 817 more accessible than ever before.” (R.T. Macfarlane, P.Herc. 817 from Facsimiles to MSI…, in “Proceedings of the 25th International Congress of Papyrology”, Ann Arbor, American Studies in Papyrology, 2010, p. 455)

[44] La conquête de l’Égypte … mit l’Europe, et surtout l’Italie, en communication directe avec les riches contrées de l’Orient.” (E. Cauchy, Le droit maritime international, considéré dans ses origines, dans ses rapports avec les progrès de la civilisation. Tome 1, Paris, Guillaumin, 1862, p. 116).

[45] Cfr. Z. Sawaya, Les monnaies d’Octave au dauphin et au trident…, in “Les monnayages syriens…”, Beirut, Bibliothèque archéologique et historique, tome 162, 2002, p. 123.

[46] “Un papyrus d’Oxyrinchus (P. Oxy. 2820) … évoque la flotte de Cléopâtre après Actium. … Si l’attribution à Aelius Gallus est exacte, nous avons ici la preuve que la flotte Lagide, d’ailleurs épargnée par la fuite de Cléopâtre à Actium, a formé le noyau de la marine romaine d’Egypte.” (M. Reddé, cit., pp. 494-5).

[47] Ne è un indizio l’epigramma del papiro SH982, unico esempio greco di encomio per il trionfatore di Azio, composto probabilmente pochi anni dopo la battaglia (S. Barbantani, cit., pp. 256, 281 e 305).

[48] L’epigrafe, ricostruita in base ai frammenti ritrovati, può essere tradotta in questi termini: L’imperatore Cesare (Ottaviano), figlio del Divo Giulio, in seguito alla vittoria ch’egli riportò per la Repubblica in questa regione, essendo console per la quinta volta e comandante in capo per la settima volta, dopo aver stabilito la pace sulla terra e sul mare consacrò a Nettuno ed a Marte l’accampamento da cui egli mosse per attaccare il nemico e che poi ornò di spoglie navali. (cfr. W.M. Murray and P.M. Petsas, Octavian’s Campsite Memorial for the Actian War, Philadelphia, American Philosophical Society, 1989, p. 76 e 86).

 

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