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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIII SECOLO
AREA: MAR ADRIATICO
parole chiave: Lamba Doria, Andrea Dandolo, Curzola, galere
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La battaglia navale di Curzola, svoltasi il giorno 8 settembre 1298 nei pressi dell’isola omonima con la vittoria di Genovesi, ripristinò l’equilibrio tra le due repubbliche marinare di Genova e Venezia. A seguito di numerose azioni diplomatiche che avevano coinvolto Genova e Costantinopoli da un lato, e Venezia e Carlo d’Angiò dall’altro, l’ostilità tra le due repubbliche era massima. Volendo accaparrarsi alcune colonie sul Mar Nero, i Veneziani iniziarono una trattativa con il Khan dei Tartari, in Crimea. Incominciò così su tutti i mercati orientali, con la sola eccezione dei domini veneziani, un’aspra concorrenza tra le due Repubbliche marinare per il controllo del traffico dei cereali, indispensabile per la sussistenza dei loro cittadini.
Gli scontri con Genova non si fecero attendere. I Veneziani distrussero alcuni fondaci genovesi a Limassol e a Famagosta, mentre Nicolò Spinola portò la flotta genovese a catturare venticinque galee Veneziane nel porto di Alessandretta. Una prima spedizione genovese nel 1295 di 160 galee guidate da Oberto Doria, decisa a distruggere definitivamente la flotta veneziana, fu costretta a tornare in patria a causa di una delle tante lotte intestine che tormentavano la Genova medievale.
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Venezia ne approfittò per attaccare i possedimenti liguri di Petra, Focea, Cipro e Caffa. Infine la Repubblica ligure diede al suo nuovo Capitano del Popolo Lamba Doria il comando di 78 galee per attaccare la flotta Veneziana, anche “a costo di stanarla nella sua stessa laguna“. Lamba Doria, fratello del Capitano del Popolo Oberto, passò alla storia per essere stato uno tra i più abili ammiragli genovesi.
L’8 settembre 1298, vicino a Zara, dato che i Genovesi per provocare i Veneziani avevano devastato la costa dalmata, 90 vascelli Veneziani diedero battaglia a 80 vascelli Genovesi. La formazione ligure era a favore di vento e a “voga arrancata” (ovvero la massima velocità raggiungibile da una galea) piombò in formazione serrata sullo schieramento di Venezia, rompendone i ranghi. Memore del successo alla battaglia della Meloria, Doria lasciò in disparte 15 delle 78 galee come rinforzo, nonostante l’alto rischio: i Genovesi infatti erano in netta inferiorità numerica contro le 95 navi veneziane al comando del Doge Pietro Gradenigo e dell’Ammiraglio Andrea Dandolo. Quando i Veneziani credettero di avere la meglio, dal ridosso dell’isola di Lastovo le quindici galee dei Genovesi piombarono sui Veneziani cambiando la sorte dello scontro. La battaglia fu particolarmente sanguinosa, ma costò caro in termini di perdite umane.
Nella battaglia i Veneziani persero ottantacinque navi: di queste, diciotto furono catturate e le rimanenti, in spregio, furono bruciate. I morti tra i veneti furono 7.000, circa 7.500 i prigionieri, tra cui forse un personaggio che sarebbe divenuto celebre, Marco Polo, che tornato dal suo viaggio in Oriente, fino al lontano Catai, era stato insignito dell’onore del comando di una delle galee. Sebbene la sua presenza nella battaglia non è certa, sicuramente fu catturato dai Genovesi, anche se non nei pressi di Curzola, come sostenuto da alcuni studiosi, ma forse più probabilmente a Laiazzo in Cilicia, dopo uno scontro navale nel Golfo di Alessandretta. Nelle prigioni di Palazzo San Giorgio a Genova il grande navigatore veneto incontrò Rustichello da Pisa, scrittore, incarcerato in seguito alla sconfitta di Pisa nella Battaglia della Meloria (1284). Questi durante la prigionia si offrì di scrivere i resoconti orali del viaggio di Marco Polo che fu scritta in lingua d’oïl, lingua medievale romanza-galloromanza da cui nacque il francese moderno.
Una curiosità: l’opera prese il titolo di Le Divisament du Monde, conosciuta in italiano come Il Milione, che sembra fosse il soprannome di Marco Polo. |
Tornando allo scontro navale, secondo Sabellico, storico ufficiale della Repubblica di Venezia, tutto il comando Veneziano fu catturato, e fra di essi anche l’ammiraglio della Serenissima flotta Andrea Dandolo, che si racconta si tolse la vita prima di essere portato a Genova “rompendosi il cranio contro il banco cui era stato incatenato“. L’ammiraglio ligure Lamba Doria, invece, perse un figlio nella battaglia e lo fece seppellire in quel tratto di mare, affermando che non avrebbe potuto avere tomba migliore di quella.
Nella battaglia i Veneziani persero ottantacinque navi: di queste, diciotto furono catturate e le rimanenti, in spregio, furono bruciate. Ma, le perdite per Genova non furono minori e Lamba Doria decise di tornare in patria, rinunciando ad attaccare Venezia; un errore con ricadute strategiche che, secondo alcuni storici, perseguendo la campagna navale avrebbe potuto determinare il declino completo della “Serenissima“. Nel 1299 fu firmata la pace tra Genova e Venezia, senza vincitori né vinti. In realtà. Dopo Curzola, sia Genova che Venezia di fatto si ritrovarono indebolite mentre in Mediterraneo, incominciavano a farsi notare i Catalani.
Un secondo conflitto tra la “Superba” e la “Serenissima”, passato alla storia come la guerra di Chioggia, si svolse tra il 1379 ed il 1381 ma questa … è un’altra storia.
Ma cosa accadde a Lamba Doria? Tornato a Genova in trionfo, all’ammiraglio fu donato dal Comune un palazzo in piazza San Matteo, che divenne la tradizionale zona di residenza e di potere della famiglia in città che, inoltre aveva altri possedimenti a Savona (dove è tuttora il Palazzo D’Oria Lamba), a Genova ed in Piemonte.
Andrea Mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).