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Salvatore Todaro, un ufficiale gentiluomo

tempo di lettura: 9 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: OCEANO ATLANTICO
parole chiave: Sommergibili, Regia Marina, Salvatore Todaro
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Mi capita a volte di raccontare la vita di personaggi della Marina Militare ai quali sono state intitolate nuove navi o sommergibili. Non nascondo che ve ne sono alcuni che trovano nel mio cuore un angolo privilegiato. Tra di essi mi piace ricordare Salvatore Todaro, un ufficiale della Regia Marina italiana che si distinse non solo per il suo valore e coraggio di comandante ma per il suo stile di ufficiale gentiluomo.

Di origini agrigentine, Salvatore Todaro entrò alla Regia Accademia Navale di Livorno il 18 ottobre 1923 e venne promosso guardiamarina nel 1927. Dopo l’Accademia, venne destinato a Taranto per frequentare il corso di osservazione aerea, propedeutico per diversi incarichi imbarcati sia su unità subacquee che di superficie. Nel 1933, a Livorno, si sposò con Rina Anichini, dalla quale avrà poi due figli, Gian Luigi e Graziella Marina. Come ufficiale di marina, la cui vita ha visto numerosi trasferimenti, posso immaginare le loro prime difficoltà familiari, aggravate dai venti di guerra che incominciavano a soffiare nel Mediterraneo. Il 27 aprile 1933, a La Spezia, subì un incidente aereo su un Savoia Marchetti S 55, su cui era imbarcato in qualità di osservatore; durante il lancio di un siluro di esercitazione, l’acqua sollevata dall’impatto colpì l’idrovolante nei piani di coda e lo fece precipitare in mare. Todaro sopravvisse ma restò gravemente ferito con una frattura della colonna vertebrale che lo obbligherà a portare il busto per il resto della sua vita. 

foto di un Savoia Marchetti S 55, un bombardiere/aerosilurante bimotore prodotto dall’azienda italiana Savoia-Marchetti dagli anni venti che fu protagonista  di celebri trasvolate oceaniche. Questo veicolo di successo divenne uno dei simboli dell’aeronautica militare e del progresso tecnologico italiano nei primi anni del regime fascista.  SIAI S.55X.jpg – Wikimedia Commons

Nel 1936 venne destinato alla 146ª Squadriglia Idrovolanti e l’anno successivo fu imbarcato su di un sommergibile operante al largo delle coste spagnole durante la guerra civile. Nel 1940, con il grado di capitano di corvetta, ricevette il comando del sommergibile Luciano Manara (Classe Bandiera) e successivamente quello del sommergibile atlantico Cappellini (Classe Marcello).

L’ammiraglio Doenitz in visita a BETASOM, acronimo di Bordeaux Sommergibile (ottenuto dall’unione della prima lettera della parola «Bordeaux» espressa con l’equivalente fonetico («beta») e la prima sillaba della parola «sommergibile»). BETASOM fu la base navale dei sottomarini della Regia Marina italiana a Bordeaux durante la Seconda guerra mondiale, accogliendo una trentina di battelli della Regia Marina dall’autunno 1940 all’8 settembre 1943, data dell’entrata in vigore dell’armistizio di Cassibile.

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Salvatore Todaro, al comando del sommergibile Cappellini, viene destinato alla base oceanica BETASOM di Bordeaux (Francia) per bloccare i rifornimenti lungo le rotte marittime oceaniche tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, affiancando gli U-boot tedeschi.

una rara foto del R. Sommergibile Cappellini, sullo sfondo la banchina sommergibili dell’arsenale di La Spezia

La vicenda del Kabalo
Nella notte del 15 ottobre 1940, nel corso di una missione di perlustrazione al largo dell’isola di Madera, Todaro avvistò alle 23:15 un piroscafo belga da 5.186 tonnellate, il Kabalo. Il sommergibile italiano incominciò così la sua caccia e, alle 04:00 del mattino, lo attaccò in emersione con il cannone.

Scrisse Giuseppe Grazzini: “una salva c’entra il Kabalo a poppa, si sviluppa un incendio. Todaro ancora avanza, accosta in fuori, mette a segno altri colpi in plancia e al galleggiamento, vede che la nave sbanda e si arresta: è la fine. A tratti, nella luce abbagliante dell’incendio si distingue la gente del Kabalo che corre nelle scialuppe cercando di metterle in mare, ma non ci riesce perché la cannonate del Cappellini hanno fracassato scafi e manovre. Soltanto una si stacca, stracarica, dalla nave che affonda: con il mare agitato che c’è non arriveranno lontano, quei disgraziati.La regola di guerra vorrebbe che il sommergibile si allontanasse il più velocemente possibile per non essere intercettato dal nemico ma Todaro ordinò di recuperare quegli uomini in balia del mare.

Questo il racconto di Teresio Bosco (Di professione Uomini, 1976): ”Il sommergibile accosta alla scialuppa, una sagola sola verso cinquanta mani protese. C’è un ferito che prega ad alta voce, in spagnolo. Un altro piange. La scialuppa è legata saldamente alla poppa del sommergibile, che riprende a navigare lentamente. Todaro spera di incrociare una nave neutrale a cui affidare i naufraghi, o almeno che il mare si calmi un poco, e permetta a quei disgraziati di remare verso un’isola con qualche speranza.


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il salvataggio dei membri dell’equipaggio del Kabalo

Dopo poche ore, le condizioni del mare peggiorarono ed un’onda spezzò la cima della scialuppa, lasciando al proprio destino i ventisei uomini. Il Comandante Todaro decise di accoglierli a bordo nell’unico spazio disponibile: in torretta.

Scrive ancora Bosco: “Per due giorni e due notti il Cappellini viaggia in emersione. Nella gabbia i ventisei pregano davvero tra il fragore dei marosi e le staffilate di schiuma che li investono. Sull’Isola del Sale (il luogo dove Todaro vuole sbarcare quegli uomini) ci sono fortificazioni inglesi. Se avvisteranno il sommergibile italiano, i cannoni spareranno. Ma Todaro ha fatto trenta e farà anche trentuno. In piena notte mette in mare il battellino pneumatico. Cinque per volta, i naufraghi raggiungono la spiaggia”.

Nel libro “La battaglia dell’Atlantico” si racconta che dopo averli sbarcati il secondo ufficiale del Kabalo gli chiese: “Ma lei, visto che tratta così un nemico, che razza di uomo è? Vede, se quando ci ha attaccati di sorpresa non stessi dormendo nella mia cabina, le avrei sparato addosso con il cannone, scusi la mia franchezza“.
Salvatore Todaro salutandolo militarmente rispose: “Sono un uomo di mare come lei. Sono convinto che al mio posto lei avrebbe fatto come me“. Al momento dello sbarco, a nome di tutti, il tenente belga Gaudron ringraziò il comandante italiano e gli chiese di poter conoscere il suo nome. Todaro rispose di chiamarsi Salvatore Bruno e, per modestia, tacque il suo cognome.

L’episodio divenne però virale ed apparve in tutti i giornali del mondo che sottolinearono il comportamento generoso dei marinai italiani. Apprezzato da tutti ma non dal comandante in capo dei sommergibilisti tedeschi, l’ammiraglio Karl Dönitz, che criticò aspramente la magnanimità del Comandante definendolo un don chisciotte. Si disse che Todaro rispose al disprezzo dell’ammiraglio tedesco dicendo «Gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle».

Todaro fu accusato di aver affondato una nave belga, nazione al momento ancora non belligerante. In realtà, il Kabalo era una mercantile appartenente al convoglio inglese OB.223 e trasportava pezzi di ricambio aeronautici per cui il suo affondamento era pienamente giustificato. Todaro non volle comunque che i suoi uomini divulgassero le vicende del salvataggio e l’episodio fu presto dimenticato o del tutto ignorato, forse per evitare ulteriori imbarazzi con l’alleato tedesco.  
Nel dopoguerra La Gazette de Bruxelles pubblicò un minuzioso racconto del tenente Gaudron e degli altri superstiti del Kabalo, rilasciato dopo aver saputo che il Comandante Todaro era morto in guerra. La vicenda ebbe larga risonanza (come spesso accade all’estero più che in Italia) ed una ignota signora portoghese sentì l’impulso di scrivere una breve lettera allo Stato Maggiore della Marina italiana che terminava con: “Fortunata la Nazione che ha figli come questo. C’è un eroismo barbaro, ma ce ne è un altro davanti al quale le anime si inginocchiano: il suo.

Ma torniamo alla sua biografia
Il 22 dicembre 1940, Todaro lasciò nuovamente la base di Bordeaux con il Regio sommergibile Cappellini per una nuova missione. Il 5 gennaio 1941, nel tratto di mare compreso tra le isole Canarie e la costa africana, il Cappellini affondò, sempre utilizzando il cannone, un piroscafo armato inglese, Shakespeare, da 5.029 tonnellate. Durante l’azione un marinaio del Cappellini morì a causa del violento fuoco avversario. Dopo l’affondamneto della nave nemica, Todaro raccolse ancora una volta i ventidue superstiti, alcuni gravemente feriti, e li portò poi in salvo sulle coste dell’isola di Capo Verde.

Proseguendo la sua missione il sommergibile giunse nelle acque di Freetown (Sierra Leone), dove affondò con due siluri ed il cannone una nave trasporto truppe britannica, l’Emmaus, da 7.472 tonnellate. Nel corso della battaglia un aereo inglese, sopraggiunto sul luogo dell’azione, riuscì a colpire con due bombe il Cappellini prima che si immergesse, causando gravi danni e diversi feriti. Ciononostante, Todaro riuscì a portare il Cappellini fino al porto neutrale spagnolo di Puerto de La Luz, Gran Canaria, dove giunse il 20 gennaio 1941. Grazie all’aiuto delle autorità spagnole sbarcò tutti i feriti e riparò il battello, per poi rientrare in sicurezza alla base di Bordeaux. Per queste missioni ricevette la medaglia d’argento al valor militare.

Gli ultimi anni di guerra
La perdita di alcuni suoi uomini lo ferì profondamente e, nel novembre del 1941, chiese ed ottenne di essere trasferito alla Flottiglia MAS. Fu quindi assegnato alla 4ª Flottiglia MAS partecipando al blocco navale della città di Sebastopoli, sul Mar Nero, durante le operazioni sul fronte orientale.

Salvatore Todaro a destra con a fianco Valerio Borghese, a sinistra è l’ammiraglio Aimone di Savoia Aosta, al centro Ernesto Forza

Nei 1942 Todaro venne destinato alla base di La Galite, Tunisia, e, al comando del motopeschereccio armato Cefalo, iniziò a pianificare una serie di attacchi al porto di Bona, importante base avversaria.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è USMM_Cefalo-1024x651.jpg

motopeschereccio armato Cefalo

Dopo essere rientrato da una missione notturna, il 13 dicembre 1942, il Cefalo venne attaccato da un aereo inglese Spitfire. Durante il mitragliamento il Comandante Todaro fu colpito da una scheggia alla tempia e morì sul colpo. Aveva solo 34 anni e la sua memoria venne onorata con la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Salvatore Todaro amava dire: “Morirò quando il mio spirito sarà lontano da me”. Ed il suo spirito resta vivo nei cuori di coloro che credono che esistano ancora quei valori etici e morali che hanno reso grande il nostro Paese nei secoli.

Questa è una storia che non troverete sui libri scolastici, come quella di tanti Italiani che in una guerra drammatica ed ingiusta diedero la loro vita per il nostro Paese. Ricordatela con affetto quando vedrete il suo nome sulla fiancata del sommergibile che porta oggi il suo nome.

Salvatore Todaro, un Ufficiale gentiluomo, un esempio di virtù per le nuove generazioni.

Al Comandante Salvatore Todaro è intitolato uno dei nuovi sommergibili tipo U212 della Marina Militare Italiana. Si tratta di sottomarini convenzionali costieri tra i più moderni al mondo, dotati di propulsione diesel-elettrica affiancata ad un sistema di celle a combustibile indipendente dall’ossigeno.

sottomarino italiano tipo U212

Questo sistema permette una navigazione subacquea continua, a moderata velocità, per un periodo stimato di due settimane. Inoltre, l’elevata silenziosità rispetto al motore elettrico e la particolare forma dello scafo, rendono il sommergibile poco tracciabile dai sonar avversari. 

corvetta Todaro

Storicamente, nel dopoguerra, la Marina Militare italiana diede il suo nome anche ad una corvetta antisommergibile appartenente alla classe De Cristofaro. La costruzione di queste corvette risale al programma navale 1959-60, necessarie per affiancare la precedente classe “Albatros”, le cui unità iniziavano ad essere poste in disarmo o assegnate a compiti secondari. La loro costruzione venne avviata tra il 1962 ed il 1963 e la loro entrata in servizio avvenne tra la fine del 1965 ed il 1966. Le unità furono largamente utilizzate in missioni di vigilanza pesca nell’ambito delle Zone di Sfruttamento Economico Esclusivo (ZEE) del canale di Sicilia, a protezione dei nostri pescherecci dagli attacchi motovedette libiche e tunisine. La corvetta Todaro (F550) fu impiegata negli ultimi anni per l’addestramento di molti futuri comandanti, proprio in quelle acque siciliane dove nacque Salvatore Todaro. 

Andrea Mucedola

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immagini Ufficio Storico della marina militare italiana
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Fonti
Samuel Eliot Morison, La battaglia dell’Atlantico, Fermi, 1947 
Teresio Bosco, Di professione Uomini, Mursia, 1976
Sergio Bernacconi, Da testimone – Uomini, fatti e memorie fra la cronaca e la storia, Ferrara, S.A.T.E. s.a.s., 1984
Armando Boscolo Anzoletti,
Il comandante Salvatore Todaro, Roma, Giovanni Volpe Editore, 1970
Antonino Trizzino, Sopra di noi l’Oceano, Milano, Longanesi & C., 1968
Wikipedia

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5 commenti

  1. Luigi Turco Luigi Turco
    21/05/2021    

    Circa il Comandante Salvatore TODARO, molto tempo fa, mi fu raccontato un altro bello e significativo episodio.
    Durante una azione di combattimento un sergente del suo sommergibile aveva compiuto gesta eroiche ed era rimasto ferito.
    Il Comandante in assemblea davanti all’equipaggio avrebbe detto: ” Per quello che hai fatto io non ti posso dare medaglie, ti posso premiare solo così: da ora in poi tu solo potrai darmi del tu.”
    Qualcuno può dirmi se la cosa risulta vera ?

  2. Bruno Cammarota Bruno Cammarota
    28/12/2018    

    Buongiorno,
    il Comandante Salvatore Todaro che dalla biografia si comprende sia stato un eroico combattente, sorprende per la sua straordinaria umanità ma al contempo coraggio ma al contempo straordinaria umiltà e questo avveniva in epoca fascista. E’una autentica meraviglia che evidentemente non si spiega solo nelle grandi doti della Persona ma bensì nella scuola, cultura e tradizione della Istituzione ed in Questo caso della Regia Marina Italiana. Storicamente questo è riscontrabile anche nell’Arma dei Carabinieri che infatti induceva molta diffidenza nel comando nazista al punto che negli anni conclusivi della seconda guerra mondiale i tedeschi occupanti ne disarmarono e circoscrissero interi reparti, non si fidavano dell’Arma, anche quì il sacrificio di Salvo D’Acquisto rappresentava un fatto enorme oltre l’eroismo personale, una resistenza alla barbarie, inammissibile per chi governa con la barbarie, ecco.
    Allora la lezione dell’uomo ma della istituzione in cui ha operato, nella tradizione culturale di cui essa è espressione. La nostra tradizione culturale è nell’umanesimo e nel cristianesimo e direi nella pace e democrazia. Questo mi pare molto importante e questa è la lettura che mi piace darne per chi può condividerla. Trovo che questo sia il contenuto importante da attualizzare e proporre ai giovani. Direi che siamo un grande Paese Democratico e grazie anche ale Sue importanti istituzioni.

    • 28/12/2018    

      Concordo pienamente, sarebbe bello che certe figure fossero raccontate maggiormente nei media come esempi di un’italianità che non dovremmo perdere.

      • 06/04/2020    

        Per caso navigando su internet mi sono soffermato sulla storia del comandante Salvatore Todaro avvenuta il 16 ottobre 1940 nell’oceano Atlantico , con il sommergibile Cappellini. devo dire che l’ho riletto 3 volte emozionandomi ogni volta, lho trovato nel comandante Todaro una persona come raramente si può trovare, di una grandezza d’animo e una forza spituale enorme, tanta era la luminosità del suo essere. Nella Marina italiana ho travato ancora uomini come Salvatore, credo sia nel DNA degli uomini che fanno grande la marina italiana nel mondo. il più sentito ringraziamento. Luigi Dalla Rizza (appassionato di storie marinare)

        • 07/04/2020    

          Grazie, per le sue parole. Fu decisamente una persona eccezionale, sia umanamente che come Comandante.

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