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Breve storia dei mezzi subacquei – parte I

tempo di lettura: 8 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: DALL’ERA CLASSICA AI TEMPI MODERNI
AREA: DIDATTICA
parole chiave: mezzi sommergibili

La sfida per gli abissi incominciò molti secoli fa, con il desiderio degli Uomini di sfidare gli oceani e scoprirne i segreti.  Pur sapendo di non poter esaustivi, in questa serie di articoli racconteremo in breve la storia dei mezzi subacquei, sia civili che militari, partendo dai primi fantasiosi tentativi ai giorni nostri. 

alessandro-magno-bodley

Improbabile campana subacquea di vetro gestita con due catene ai suoi lati porta Alessandro Magno in fondo al mare – dal Romanzo di Alessandro, manoscritto tra il 1338 ed il 1344 – Fonte Oxford, Bodleian Library, ms. 264, c. 50r – autore Jean de Grise Alejandro Magno en submarino.jpg – Wikimedia Commons

L’idea di poter sfidare gli abissi per esplorarli è molto antica;  i primi resoconti risalgono ad Alessandro Magno, che si racconta volle farsi calare sul fondo del mare dentro una botte rivestita di pece e provvista di finestrini di vetro, per conoscere le meraviglie del mondo sottomarino. 

Dopo l’era classica, nel Rinascimento il geniale Leonardo da Vinci ingegnò un mezzo subacqueo in grado di sfondare le imbarcazioni nemiche. Questo antesignano dei mezzi insidiosi era agganciato tramite corde ad una normale barca da pesca, in modo da potersi avvicinare al bersaglio in maniera occulta. Giunto nelle prossimità dell’obbiettivo, il pilota si calava all’interno dello scafo per la sua guida.  La propulsione avveniva tramite due pinne meccaniche che si muovevano alternativamente grazie ad un ingranaggio che riceveva la spinta proprio dalle gambe del pilota. Il mezzo si sganciava dalla barca per navigare poi sott’acqua fino allo scafo del nemico che poteva poi essere affondato con astuti congegni di sabotaggio (non rivelati da Leonardo).

Da Leonardo in poi la storia ci racconta pagine di esperimenti di fantasiosi vascelli in grado di sommergersi per breve tempo che, pur essendo spesso poco fortunati, aprirono la strada ai moderni mezzi subacquei. 

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Il battello sommergibile di Cornelius Drebbel – Fonte https://datapdf.com/cornelis-drebbel-and-oxygen-acs-publications.html – autore sconosciuto 1620 –File:Drebbel submarine.jpg – Wikimedia Commons

Nel 1620, per opera dell’inventore olandese Cornelius Drebbel, fu costruito per Giacomo I il primo mezzo sommergibile, studiato per rilasciare le “water petards” (degli ordigni esplosivi) in prossimità delle navi nemiche. Sebbene non esistano immagini attendibili in merito a quel mezzo, dai dipinti dell’epoca, sembrerebbe si trattasse di una barca ricoperta da pelli con capacità di incamerare acqua per immergersi. Tramite una pompa interna era poi possibile rilasciarla e riemergere. Era provvisto di un alettone posteriore che, a seguito del moto ottenuto tramite una serie di rematori, permetteva l’immersione del battello portandolo ad una profondità di circa cinque metri. 

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L'”american turtle” di David Bushnell – autore William Oliver Stevens – Fonte “A History of Sea Power” By William Oliver Stevens, Allan Westcott, Allan Ferguson Westcott Published by G. H. Doran company, 1920, pg. 294 [1] Originally uploaded to EN Wikipedia as en:File:Turtle submarine 1776.jpg by en: User: Swampyank 06:37, 20 February 2009 (UTC) Turtle submarine 1776.jpg – Wikimedia Commons

Il 7 settembre 1776, fu impiegato per la prima volta l’American Turtle, un grosso barile provvisto di un elica ed un timone, studiato per navigare sott’acqua  fino al suo bersaglio. Il mezzo possedeva un trapano verticale dotato di una punta particolare che gli permetteva, dopo aver forato lo scafo, di sfilare la parte interna lasciando l’esterna inserita nel fasciame. Una carica da 150 libbre di polvere da sparo era poi collegata al perno. L’ingegnoso mezzo effettuò un attacco ad una nave inglese in rada ma non ebbe successo per la scarsa manovrabilità del mezzo e le forti correnti che costrinsero l’operatore a sganciare la carica prima del tempo.

Nella storia dei mezzi subacquei Robert Fulton occupa certamente un posto d’onore; Fulton nacque a Little Britain (oggi Fulton) in Pennsylvania nel 1765; dotato di una forte personalità unita ad un’innata curiosità, decise di trasferirsi in Gran Bretagna per approfondire gli studi di ingegneria. Sebbene sia maggiormente noto come l’ideatore della propulsione navale a vapore, fu l’ideatore dei primi battelli subacquei concepiti per essere usati appositamente come arma subacquea. Tutto iniziò nel 1797, quando Fulton, entusiasta del clima rivoluzionario politico e sociale della Repubblica francese, si recò in Francia, dove mise a disposizione il suo ingegno per creare una nuova arma da impiegare contro la flotta inglese.

FultonNautilus

il Nautilus di Fulton, disegno 19° secolo – autore sconosciuto – user World ImagingFile:FultonNautilus.jpg – Wikimedia Commons

Nonostante non fosse un militare e tanto meno un analista di problemi strategici, aveva una concezione molto moderna del potere marittimo: “la liberté de la mer fera le bonheur de la terre”. Il battello da lui ingegnato, il Nautilus, aveva una forma ellissoidale, lungo circa sei metri era dotato di un doppio sistema di propulsione: il primo per la navigazione in superficie (una sorta di vela) e l’altro per quella in immersione. Sebbene taluni storici, ipotizzino che Fulton avesse studiato un sistema di propulsione a vapore per il suo Nautilus non se ne hanno prove certe e comunque non fu mai utilizzato. Questo concetto di doppia propulsione è rimasto valido fino ai giorni nostri per tutti i battelli subacquei convenzionali che ancor oggi sfruttano la propulsione diesel in superficie e quella elettrica in immersione.

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Confederate Submarine H.L. Hunley. Cutaway drawings published in France, based on sketches by William A. Alexander, who directed her construction – U.S. Naval Historical Center Photograph #: NH 58769 – autore sconosciuto – user Rainer Zenz Hunley-1.jpg – Wikimedia Commons

Nello stesso periodo apparvero negli Stati Uniti delle unità di attacco semi-sommerse, chiamate “David”. Nella notte del 5 ottobre 1863, uno di questi scafi danneggiò gravemente la USS Ironsides, nel porto di Charleston. Un altro David, nel febbraio 1864, affondò l’USS Housatonic. Su questo mezzo sommergibile, considerato a tutti gli effetti un’unità bellica, si svolsero studi e ricerche che portarono nel 1861, l’inventore francese Brutus De Villeroi a costruire per la marina statunitense un sommergibile di 14 metri, dotato di un sistema di purificazione dell’aria che fu chiamato Alligator. Il suo impiego tuttavia si rivelò fallimentare perché il sommergibile risultò essere pericoloso e poco maneggevole. Ciononostante l’Alligator fu il primo mezzo subacqueo della Marina Americana.

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Diagram of USS Holland (SS-1) – Fonte Submarine Development – A Short History [1] at the Naval Historical Center – autore US Navy File:SS-1 Holland diagram.png – Wikimedia Commons

I maggiori progressi nell’evoluzione di sommergibili si devono ad un irlandese emigrato negli Stati Uniti, John P. Holland che cominciò a costruire i primi sommergibili con propulsione a vapore nel 1875; nel 1900, la Marina statunitense gli commissionò, per la cifra di 160.000 dollari, il sommergibile Holland (SS-1). Un battello subacqueo lungo oltre 16 metri, con un equipaggio di sei uomini e dotato di due motori di propulsione: uno a vapore per la navigazione in superficie ed uno elettrico per la navigazione in immersione. In quegli anni un contributo sostanziale fu apportato anche da Simon Lake, che costruì i primi sommergibili dotati di una torretta di comando, di una sala di controllo ed un primo rudimentale periscopio ruotabile. Nel 1901, su un progetto di J.P. Holland, fu costruito il primo sommergibile della British Royal Navy chiamato Holland I, molto simile all’americano SS-1.

Tutti questi battelli avevano un unico scafo (con ovvi problemi di sicurezza) e si dovette aspettare il 1904, con il sommergibile francese Narval, per avere il primo battello subacqueo a doppio scafo:  uno  interno, particolarmente resistente per sopportare la pressione idrostatica, ed uno esterno, sagomato in modo da favorire la navigazione in superficie. Il progetto ebbe molto successo e fu acquistato anche dalla marina giapponese in cinque esemplari.

E in Italia?

In Italia il primo sommergibile, varato nel 1895, fu il Delfino costruito nell’Arsenale di La Spezia dall’ingegnere Giacinto Pullino, Generale Ispettore del Genio Navale. La decisione di dotare la Marina italiana di un’unità subacquea fu presa da Benedetto Brin, ministro della Marina ed ingegnere navale. Il progetto del nuovo mezzo, di 182 tonnellate, fu completato nel 1889 da Pullino coadiuvato da due ufficiali, Carlo Vigna e Cesare Laurenti (futuro progettista dei sommergibili italiani). Costruito in segreto tra il 1890 ed il 1892 nell’arsenale di La Spezia, per rispondere alle nuove costruzioni della Marina francese, il sommergibile fu dapprima denominato «Pullino», assumendo solo in seguito il nome di Delfino

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Il Delfino, progettato e costruito dal generale del Genio Navale Giacinto Pullino, fu varato nel 1895 e restò in servizio fino al 1918. Dislocava 182 tonnellate ed era dotato di periscopio, bussola giroscopica e di un tubo lanciasiluri. Il 29 aprile 1892 ebbero inizio le prove segrete a La Spezia quando il battello, al comando del tenente di vascello Carlo Scotti, con quattro uomini di equipaggio, rimase in immersione per ben cinque ore. Un successo? Nonostante tutto nel 1893 esisteva nello Stato Maggiore della Regia Marina ancora una notevole diffidenza nei confronti di questo nuovo tipo d’arma, considerato non leale in uno scontro con il nemico. Una volta effettuate tutte le prove, nel 1895, il sommergibile fu infatti accantonato in un capannone dell’Arsenale di La Spezia. I tempi non erano ancora maturi.

Lo scafo del Delfino – di tipo semplice, a sezioni circolari – era affusolato e di forma simile più a quella di un odierno sottomarino, fatto per operare sempre in immersione; effettivamente era stato ideato, a differenza dei successivi sommergibili, per operare esclusivamente in immersione. La parte superiore dello scafo era munita di una corazza d’acciaio spessa cinque centimetri, mentre la torretta, aveva uno spessore di 15 cm in bronzo, con alcune aperture coperte da oblò di cristallo. L’unico motore, da 65 CV, era elettrico ed azionava una singola elica tripala, mentre altre due eliche con tre pale, poste in coperta, servivano per l’immersione ed il mantenimento della profondità (erano dette «eliche di affondamento»). Due timoni verticali, collocati a poppa, e due orizzontali, a prua, permettevano la manovra. Per emergere impiegava delle pompe centrifughe. Vi erano due casse d’assetto e piani di piombo del peso di 30 chili. Il Delfino fu inoltre il primo sommergibile munito di una bussola giroscopica.

In quegli anni, in Germania fu varato il SM U 1, il primo sommergibile militare tedesco della Kaiserliche Marine. Consegnato il 14 dicembre 1906, prestò servizio attivo come unità di prima linea fino al 1919. In seguito venne adibito al compito di nave scuola per istruire gli equipaggi.

Un miglioramento sostanziale per la propulsione dei sommergibili fu la sostituzione del motore a benzina con il motore Diesel, sviluppato dal tedesco Rudolf Diesel, che utilizzava un carburante più stabile, più economico e decisamente meno pericoloso. Inoltre, questo gasolio consentiva di aumentare notevolmente l’autonomia complessiva del mezzo subacqueo, rendendolo capace di navigare a lungo in superficie ricaricando nel contempo gli accumulatori elettrici per la navigazione in immersione. Nel 1906 fu varato il sommergibile U-1, il primo U-boot tedesco (il nome è un’abbreviazione di Untersee boot) lungo 42 metri e dislocante  347 tonnellate. L’U 1 fu costruito dai cantieri Krupp di Kiel ed aveva un equipaggio di 10 uomini. Il sommergibile poteva operare fino a 30 metri di profondità ed era propulso da un motore diesel da 200 CV. Dopo la radiazione venne collocato al Deutsches Museum di Monaco di Baviera dove può essere ancora visto.

fine prima parte

Andrea Mucedola
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