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livello elementare.
ARGOMENTO: GEOLOGIA
PERIODO: TRIASSICO – CRETACEO
AREA: PALEOCEANI
parole chiave: rettili marini, ittiosauri
Trovare un fossile tra le rocce è come riaprire una pagina di un tempo passato. Immaginiamoci la sorpresa dei ricercatori che hanno scoperto tra le montagne del Nevada i resti fossili di un gigante del mare, un ittiosauro della lunghezza di 55 piedi (circa 17 metri) vissuto nei grandi paleo-oceani prima dei dinosauri.
Secondo una recente scoperta gli ittiosauri, un gruppo di rettili marini che abitarono i mari della fine del Triassico fino al Cretaceo, raggiunsero queste dimensioni in un arco di soli 2,5 milioni di anni. In altre parole, le balene impiegarono circa il 90% della loro storia di 55 milioni di anni per raggiungere le dimensioni in cui si evolsero gli ittiosauri solamente nel primo 1% della loro storia di 150 milioni di anni.
Gli ittiosauri hanno sviluppato dimensioni corporee di grandi dimensioni prima dei cetacei. La fauna delle colline fossili del Triassico medio del Nevada, negli Stati Uniti, è risultato fondamentale per riconoscere questo modello che ipotizza che il primo gigante oceanico tra i tetrapodi apparve solo tre milioni di anni dopo la prima apparizione degli ittiosauri. In pratica le balene impiegarono relativamente più tempo per raggiungere dimensioni corporee altrettanto grandi degli ittiosauri – grafica credito Stephanie Abramowicz – dallo studio in riferimento
I paleontologi scoprirono per la prima volta fossili di ittiosauro nel 1998, fra le rocce delle montagne del Nevada nordoccidentale. “Solo alcune vertebre sporgevano dalla roccia, ma era chiaro che l’animale era di grandi dimensioni“, ha detto Schmitz, uno degli autori di uno studio pubblicato su Nature Science, Early giant reveals faster evolution of large body size in ichthyosaurs than in cetaceans | Science. Nonostante quella straordinaria scoperta, fu possibile effettuare uno scavo definitivo solo nel 2015 quando i ricercatori riuscirono a portare alla luce completamente i resti fossili che includevano un teschio, una spalla e un’appendice simile ad una pinna. I resti furono trasportati in aereo al Museo di Storia Naturale di Los Angeles County dove i fossili del grande animale marino furono assemblati.
Nello studio, Early giant reveals faster evolution of large body size in ichthyosaurs than in cetaceans, pubblicato il 24 dicembre 2021, si apprende che questa nuova specie di ittiosauro, battezzata Cymbospondylus youngorum, visse circa 247 milioni di anni fa durante il periodo Triassico. Un rettile marino decisamente inquietante che richiama alla memoria i draghi marini delle leggende, con un cranio allungato di due metri, un corpo idrodinamico di 45 tonnellate, con arti modificati in pinne ed una lunga coda che poteva raggiungere una lunghezza di oltre 55 piedi (17 metri). Il Cymbospondylus youngorum visse nell’Oceano Pantalassico, un grande oceano primordiale di cui, in realtà, sappiamo ancora poco. I fossili delle acque costiere più basse intorno alla piattaforma continentale di Pangea indicano la presenza di grandi e diversificate barriere coralline con numerose specie di spugne e coralli.
Le ammoniti, animali simili agli odierni nautilus, erano molto diffusi, così come i brachiopodi. In quel periodo i pesci dalle pinne lobate, che avevano dato origine agli anfibi del Carbonifero, furono sostituiti dai pesci ossei. Squali e razze erano presenti in abbondanza e, probabilmente erano parte della dieta del Cymbospondylus youngorum che, viste le dimensioni, aveva importanti esigenze nutritive. I ricercatori pensano che tra le varie forme di vita, che nuotavano in quel mare, questo gigante del mare si distinse per per diversi motivi. Ad esempio, il Cymbospondylus youngorum visse solo 5 milioni di anni dopo “la Grande Morte”, un evento di estinzione di massa avvenuta 252 milioni di anni fa alla fine del periodo Permiano, che uccise circa il 90% delle specie mondiali. Come ricorderete da alcuni nostri articoli precedenti, il Permiano fu il periodo finale dell’era paleozoica, tra 299 milioni e 251 milioni di anni fa, a cui seguì il periodo carbonifero che precedette il Triassico.
ricostruzione di Ichthyosauria del Giurassico al Musée de Lodève – Autore Tylwyth Eldar Musée de Lodève – Ichthyosauria 01.jpg – Wikimedia Commons
All’inizio del Permiano, i due grandi continenti del Paleozoico, Gondwana ed Euramerica, si erano scontrati per formare il supercontinente Pangea. Il Pangea aveva la forma di una lettera “C” la cui parte superiore era costituita dalle masse continentali che in seguito avrebbero formato l’Europa e l’Asia. La parte inferiore creò il Nord e il Sud America con l’Africa all’interno della curva mentre l’India, Australia e Antartide formavano la parte bassa della curva. All’interno di questo grande continente c’era l’Oceano Tetide mentre la maggior parte delle acque formavano l’immenso Oceano Panthalassico. Poiché il super continente Pangea era così immenso, le parti interne avevano durante il Permiano un clima molto più fresco e secco di quello che era esistito nel Carbonifero. La grande estinzione di massa che avvenne alla fine del Permiano fu causata da una serie di variazioni ambientali fisici (riscaldamento globale, piogge acide, acidificazione degli oceani e anossia oceanica), che portarono 252 milioni di anni fa alla perdita di oltre il 90% delle specie a livello globale.
Le specie che sopravvissero si diversificarono rapidamente in un periodo tra 1 a 3 milioni di anni, ma le estinzioni continuarono comunque durante il primo periodo del Triassico. In pratica ci vollero circa 8-9 milioni di anni dopo la crisi per tornare alla … normalità. Nacquero forme viventi nuove come i rettili marini ed i crostacei decapodi, nonché nuovi tetrapodi sulla terraferma, inclusi, alla fine, i dinosauri.
Una femmina di ichthyosauro e il suo embrione espulso al momento della morte, un eccezionale fossile che fotografa un momento drammatico di milioni di anni fa (deposito di Holzmaden, Germania) – autore U. Schmid – Fonte Journal di CNRS https://lejournal.cnrs.fr/articles/des-monstres-marins-au-temps-des-dinosaures – Ichtyosaure et nouveau-né.jpg – Wikimedia Commons
A causa del boom di diversificazione dei molluschi marini, noti come ammoniti, avvenuto tra 1 a 3 milioni di anni prima dell’estinzione di massa, è probabile che facessero parte della dieta primaria degli ittiosauri insieme ai conodonti senza mascelle, pesci simili ad anguille, che riempirono il vuoto ecologico dopo l’estinzione. Gli scienziati ritengono che invece l’aumento delle dimensioni delle balene sia legato all’ingestione dei produttori primari altamente produttivi, come il plancton, che però erano assenti nelle reti trofiche dell’era dei dinosauri. Nonostante i diversi percorsi evolutivi delle balene e degli ittiosauri verso il raggiungimento del gigantismo, essi hanno alcune somiglianze. Ad esempio, esiste una connessione tra le grandi dimensioni e la caccia predatoria, ad esempio quella dei capodogli che si immergono per cacciare i calamari giganti, nonché tra le grandi dimensioni e la perdita dei denti, proprio come per le balene giganti che utilizzano i fanoni.
“Questo nuovo fossile documenta in modo impressionante l’evoluzione rapida del gigantismo negli ittiosauri“, ha detto Schmitz. Al contrario, le balene “hanno preso una strada diversa verso il gigantismo, molto più prolungato e meno veloce“.
Forse quei ittiosauri ebbero la fortuna di vivere in un oceano senza concorrenti, dove non c’erano problemi di nutrimento, per cui si avvantaggiarono rispetto alle altre specie. E’ il caso di dire chi primo arriva meglio alloggia.
Riferimento
Early giant reveals faster evolution of large body size in ichthyosaurs than in cetaceans | Science
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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