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Una storia del mare: Il naufragio della “City of Columbus”

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIX SECOLO
AREA:OCEANO ATLANTICO

parole chiave: City of Columbus

 

Lungo la costa orientale degli Stati Uniti esiste un’area di mare che nel diciannovesimo secolo vantava una densità di traffico navale seconda solo al Canale della Manica tra Inghilterra e Francia.

Questa zona, chiamata “Vineyard Sound”, è delimitata dall’isola di Martha’s Vineyard e la serie di piccoli isolotti detti “Elizabeth Islands” a sud di Cape Cod e costituiva la rotta principale per i movimenti delle navi da nord a sud. Nel 1870 il guardiano del faro, posizionato su “Gay Head” nell’isola di Martha’s Vineyard, registrò il movimento di più di ventiseimila navi. 

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Fonte NOAA

Il Vineyard Sound, nonostante la sua posizione relativamente ridossata e la modesta profondità è tutt’altro che un mare “facile” da navigare. Le forti correnti che lo contraddistinguono, legate alle variazioni di marea, la presenza di barre sabbiose e secche, che spesso si muovono sotto la spinta delle correnti e delle onde, e le frequenti nebbie rendono la navigazione molto impegnativa anche oggi nonostante  gli ausili per la navigazione più moderni.

Non è quindi una sorpresa che un elevato numero di relitti costelli i fondali di quest’area. Dei tanti naufragi che si sono succeduti negli anni quello che coinvolse la “City of Columbus” fu uno dei più tragici e, sotto certi aspetti, misteriosi.

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SS City of Columbus” prese il nome dall’omonima città in Georgia. La società armatrice “Ocean Steamship Company” decise di battezzare la sua nuova unità con questo nome in onore della città che, negli anni successivi alla guerra di secessione, era divenuta una delle metropoli della nuova unione. La nave venne costruita nel 1878 nei cantieri  “John Roach & Son” lungo il fiume Delaware vicino Filadelfia, venne quindi spostata a New York e da lì a Savannah. La nave era lunga 275 piedi e larga 38 con un pescaggio di quasi 24 piedi. La propulsione era a vapore con quattro caldaie ognuna delle quali veniva alimentata da tre fornaci a carbone. La velocità di crociera era stimata in 12,5 nodi. Circa 200 passeggeri potevano esser trasportati, ospitati nelle 42 cabine e nell’area popolare delle camerate. Come quasi tutte le navi dell’epoca la City of Columbus aveva vele distribuite su due alberi, uno a prua e l’altro verso poppa. Il suo utilizzo principale era sulla rotta Boston-Savannah per il trasporto di cotone dal sud verso il nord e pesce, patate, mele e merce varia durante il viaggio di ritorno verso il sud.

Il capitano Schuyler Wright assunse il comando della nave nel settembre del 1882. All’età di 52 anni il capitano Wright era all’apice della sua carriera iniziata a soli 13 anni con una serie di imbarchi ed aveva un’ottima esperienza nel navigare nelle pericolose acque del Vineyard Sound.

Il 17 gennaio 1884 la “City of Columbus” salpò da Boston per il suo viaggio di ritorno a Savannah, a bordo vi erano 87 passeggeri e 45 membri d’equipaggio. La notte era chiara, con un forte vento da nordovest. Il capitano Wright rimase in plancia fino alle una e trenta della mattina del 18 gennaio quando ormai la nave aveva ormai doppiato Cape Cod. Prima di ritirarsi in cabina Wright lasciò le istruzioni di navigazione per il primo ufficiale, Edwin Fuller ed il timoniere. Quest’ultimo però non sentì il capitano e quindi aspettò ulteriori ordini dal primo ufficiale. Fuller era tranquillo, in questo punto il canale navigabile è largo quasi cinque miglia e la nave procedeva spedita. Purtroppo, Fuller non realizzò che la forza combinata del vento e della corrente stavano facendo scarrocciare la nave verso le pericolose rocce che si estendono a poca profondità dal capo di “Gay Head” e che hanno il sinistro nome di “Devil’s Bridge” (il ponte del diavolo).  Poco prima delle tre e quarantacinque della mattina la vedetta di prua notò una boa a dritta … vicina, maledettamente troppo vicina. Il capitano Wright venne svegliato dalle grida della vedetta e, raggiunta la plancia, ordinò una brusca accostata a sinistra e di fermare i motori. Fu troppo tardi, la City of Columbus collise con le rocce sommerse del Devil’s Bridge. A questo punto il capitano commise un grave errore di valutazione; nel tentativo di liberare la nave dalle rocce, ordinò macchine indietro. Lo scafo si mosse ma la falla era troppo grande ed in meno di quattro minuti la City of Columbus affondò nelle gelide acque del nord Atlantico.

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il relitto visto dal cutter Samuel Dexter poco dopo il naufragio – Fonte https://www.marinersmuseum.org/ 

Il guardiano del faro di Gay Head, Horatio N. Pease, scorse le luci della City of Columbus che affondava e immediatamente attivò i soccorsi. I superstiti erano disperatamente aggrappati alle cime ed alle drizze degli alberi della nave che ancora emergevano dalle gelide acque. Un gruppo di sei soccorritori iniziò a remare verso il relitto ed a questi si aggiunse un cutter, il Samuel Dexter, della Guardia Costiera.

Lo stato del mare rese le operazioni difficili e lente ma i soccorritori non si arresero e, dopo molte ore di incredibili sforzi, 29 persone furono tratte in salvo. Purtroppo, nel disastro perirono tutti i bambini e le donne che erano a bordo, facendo di questa tragedia uno dei peggiori disastri marittimi negli annali della navigazione a vapore del Massachusetts. Il capitano Wright perderà la sua licenza e non navigherà mai più. I soccorritori verranno premiati per i loro eroici sforzi.Oggi tutto quello che rimane della City of Columbus sono alcune parti dello scafo e dei motori che emergono spettrali dai fondali attorno al Devil’s Bridge e che ci ricordano le parole dello scopritore del relitto, Eric Takakjian, ovvero che dietro ad un relitto vi sono spesso storie di vite perdute che meritano il nostro rispetto e compassione.

Giorgio Caramanna

 

in anteprima disegno di Schell and Hogan sull’affondamento della nave – Paul Sherman collection  http://www.tfaoi.com/aa/4aa/4aa562.htm
City-of-columbus2.jpg – Wikimedia Commons

 

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