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L’Era Mesozoica, quando i dinosauri regnavano sul pianeta – Parte VIII

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: GEOLOGIA
PERIODO: 245 Ma
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Mesozoico, dinosauri, K-T

 

Nel nostro lungo viaggio nelle Ere della Terra siamo arrivati finalmente al Mesozoico
Durante la prima era mesozoica, apparvero numerose nuove specie animali e vegetali, riempiendo le nicchie ecologiche lasciate vuote dall’estinzione di massa del tardo Permiano. Durante il Giurassico, i dinosauri vagavano sulla Terra, circondati da una natura lussureggiante. I grandi rettili nuotavano negli oceani e grandi barriere coralline crescevano nei mari caldi. Sulla terra ferma, gimnosperme e rettili si diversificarono, e la Terra vide le sue prime tartarughe e rettili volanti. 

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Nel Cretaceo si aggirava uno strano dinosauro, lo Spinosaurus, che pur essendo terrestre era capace di muoversi in acqua. I paleontologi pensano che il gigantesco Spinosaurus passasse molto tempo sott’acqua forse cacciando le prede come un enorme coccodrillo – autore Kabacchi
Spinosaurus skeleton.jpg – Wikimedia Commons

Alla fine del Triassico, apparvero i primi dinosauri  che si differenziavano dagli altri rettili in quanto le loro gambe erano posizionate sotto i loro corpi piuttosto che ai lati, ed erano probabilmente a sangue caldo. Alla fine del periodo Giurassico, avremmo potuto incontrare giganteschi dinosauri sauropodi insieme a stegosauri ed i primi uccelli piumati, come l’Archaepteryx. I primi antenati dei mammiferi apparvero verso la fine del periodo Triassico ed erano piccole creature simili a topi.

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Fossile di Ittiosauro, autore BallistaIchthyosaurus sp 2.jpg – Wikimedia Commons

Il periodo Cretaceo (145-65 Ma)
Durante il Cretaceo, il clima della Terra divenne sempre più caldo, i ghiacci si sciolsero ed il livello del mare aumentò al punto da superare i livelli nei 200 milioni di anni precedenti. Molte aree all’interno dei continenti  della Pangea vennero inondate creando grandi baie e passaggi. Si creò l’Oceano Atlantico meridionale, a seguito della separazione del Sud America e dell’Africa, ed il Pacifico meridionale, da quella dell’Antartide e dell’Australia. Geologicamente il pianeta si trasformò, avvicinandosi alla distribuzione delle terre emerse attuali.

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i resti dei fondali marini del Triassico esposti a Capitol Reef, photo credit andrea mucedola

Durante il tardo Cretaceo, si formò un arco vulcanico continentale ed una via di mare transcontinentale. L’India si staccò dal Gondwana e si spinse verso l’Asia. Lungo i margini continentali dei nuovi oceani mesozoici si svilupparono enormi bacini che si riempirono di sedimenti. Le dorsali oceaniche del Cretaceo occupavano più volume di quanto non facciano oggi. Il volume delle dorsali spostò le acque del mare, provocando l’innalzamento del suo livello. Anche durante il Cretaceo, i vulcani sottomarino crearono enormi altopiani formati da basalti. Il vulcanismo, associato all’espansione del fondo marino, rilasciò biossido di carbonio (CO²) nell’atmosfera. I geologi ipotizzano che questa maggiore concentrazione atmosferica di CO² portò ad un aumento globale delle temperature, provocando lo scioglimento delle calotte polari e facendo salire ulteriormente il livello dei mari. 

Evoluzione della vita
Nei mari del tardo Mesozoico, apparvero nuovi pesci con mascelle corte, squame arrotondate, code simmetriche e pinne specializzate. Enormi rettili nuotatori e gigantesche tartarughe (fino a quattro metri di diametro) predavano i grandi banchi corallini. Sulla terra ferma, i dinosauri raggiunsero l’apice del loro successo. Si potevano osservare  grandi mandrie al pascolo che vagavano per le pianure, facili prede dei predatori come i Tyrannosaurus rex (un dinosauro del Cretaceo e non del Giurassico). Gli pterosauri, con un’apertura alare fino a undici metri, volavano nei cieli predando dall’alto gli animali terrestri e marini. Ma non sempre gli andava bene, nei mari nuotavano enormi sauri marini, grandi predatori di quegli oceani primordiali che non disdegnavano prede alate. Uccelli e mammiferi incominciarono a diversificarsi e specializzarsi, e quelli di maggior successo, una volta tanto, furono quelli di dimensioni minori.

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fossile di Hydrorion. L’Idrorione era un temibile predatore marino. L’analisi delle ossa craniche ha permesso agli scienziati di ipotizzare che vi fosse una notevole muscolatura, e che questa fosse utilizzata dall’animale per esercitare un potente morso. Inoltre, la forma delle zampe fa supporre che l’idrorione fosse un nuotatore molto capace, in grado di effettuare manovre complesse. Gli studiosi hanno ipotizzato che le sue prede abituali fossero veloci pesci ossei, come Leptolepis.- Urwelt-Museum Hauff Holzmaden – foto di Ghedoghedo File:Hydrorion.JPG – Wikimedia Commons

L’impatto del meteorite
Improvvisamente qualcosa cambiò ed avvenne un brusco cambiamento, chiamato dai geologi confine K-T (K sta per Cretaceo e T per Terziario). Sebbene fino agli anni ’80, si pensava che il ricambio faunistico richiedesse milioni di anni, attraverso nuove tecniche di datazione, si scoprì che il cambiamento avvenne in brevissimo tempo. Un’improvvisa estinzione di massa della maggior parte delle specie sulla Terra. Dopo oltre 150 milioni di anni scomparvero improvvisamente i dinosauri, insieme al 90% delle specie di plancton nell’oceano e fino al 75% delle specie vegetali. 

Cosa causò l’estinzione?
Alla fine degli anni ’70, un geologo americano, Walter Alvarez, esaminando uno strato di scisto depositato esattamente al confine K-T scoprì  che questa roccia conteneva concentrazioni relativamente elevate di iridio, un elemento che proviene principalmente dai meteoriti. Ulteriori studi dimostrarono che le argille contenevano minuscole sfere di vetro che si generano quando una roccia fusa si raffredda improvvisamente, un altro indizio che indicò che si era verificato un enorme impatto meteoritico al momento del confine K-T.

In seguito i geologi trovarono un cratere meteoritico di ben 100 km di diametro e 16 km di profondità, ricoperto da strati di sedimenti più giovani al largo della penisola dello Yucatan, Messico. La datazione isotopica indicò  che la sua formazione del cratere avvenne intorno a 65 milioni di anni orsono. L’impatto causò un’apocalisse sul pianeta, generando tsunami con onde alte due chilometri che inondarono le terre emerse, spazzando via le coste dei continenti. Inoltre, si generò una bolla di aria calda che incendiò le grandi foreste. Le polveri andarono in atmosfera e non vi fu luce sulla Terra per mesi. In quell’apocalisse, le temperature crollarono e si generarono sul pianeta piogge acide. La vita scomparve quasi del tutto. Scomparvero i dinosauri ma si salvarono i mammiferi e poche altre specie. In mare andò un pò meglio ma non sarebbe stato più come prima. 

La Terra subì il suo più grande insulto, poche forme di vita sopravvissero ed alcune di quelle specie sono ancora presenti sul pianeta ma ci volle molto tempo per la rinascita … e questa è un’altra storia.

Fine parte VIII – continua

Andrea Mucedola

In anteprima: fossile di Aeger tipularius (Schlotheim, 1822) – gambero del Giurassico (CM 33123, Carnegie Museum of Natural History, Pittsburgh, Pennsylvania, USA)

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