.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XVIII – XX SECOLO
AREA: GUERRA DI MINE
parole chiave: mezzi insidiosi, mine navali, minewarfare, Porter, privateers, Stanhope, Turrini
David, tra ordigni e mezzo insidiosi
Facciamo un doveroso passo indietro. Nel periodo della guerra civile americana apparvero delle singolari unità navali di attacco, con gran parte dell’opera morta sommersa, che furono chiamate “David”[37]; esse erano dotate di cariche esplosive da 134 libbre posizionate alle estremità di lunghi pali prodieri, esse impiegavano lunghi pali prodieri per speronare le navi nemiche e portare le cariche a contatto con lo scafo avversario. Le cariche avrebbero dovuto esplodere al momento dell’urto. L’arma fu denominata spar-torpedo e rappresenta il primo tentativo di utilizzare dinamicamente una carica. Non a caso, in seguito, nella Prima Guerra Mondiale, con il termine torpedine (in inglese torpedo) vennero chiamati i siluri in seguito definiti “torpedini auto propulse” per differenziarli dalle cariche statiche che assunsero il nome attuale di mine navali.
disegno a penna e inchiostro di una barca confederata di tipo “David” – anni ’60. Parte superiore: il profilo fuoribordo della barca con il siluro a proravia, da fotografia del centro storico navale americano #: NH 95242. Parte inferiore: disposizione interna della barca; per gentile concessione del Dr. William J. Morgan – U.S. Naval Historical Center Fotografia #: NH 59420 http://www.history.navy.mil/photos/sh-us-cs/csa-sh/csash-ag/david.htm CSS David drawing.jpg – Wikimedia Commons
L’ammiraglio Porter e le cow catcher
Un personaggio chiave del periodo fu l’Ammiraglio David Porter, Comandante delle U.S. Naval Forces del Mississippi, che fece equipaggiare tutte le sue navi di sistemi per catturare ed evitare le mine. Si trattava di un insieme di tronchi trainati a poppavia, dotati di rampini per cercare di recuperare le mine in galleggiamento; per allontanare le mine durante il passaggio furono approntate lunghe aste laterali e prodiere, dette “cow catcher”, con le quali squadre di marinai si alternavano nel delicato compito di far scapolare gli ordigni verso poppa.
Le “cow catcher” vennero poi sviluppate in modo da sostenere delle reti paramine a circa dieci metri dallo scafo verso prora e lateralmente. Nel periodo furono sperimentati anche i primi dragamine, con l’incarico di precedere le navi maggiori con lo scopo di agganciare le catenarie di ormeggio o le ancore delle mine stesse; essi erano costituiti da piccole barche trainanti lunghi cavi, appesantiti all’estremità da pesi e trainanti sul fondo tronchi di legno dotati di rampini ed appendici.
Porter adottò le prime tecniche di formazione per queste unità, facendole procedere in maniera inclinata rispetto alla direzione del moto, in modo che le apparecchiature striscianti sul fondo coprissero meglio il percorso sovrapponendo le fasce coperte [39]. In pratica era il sistema della pesca a strascico impiegato dai pescatori di gamberi del Mississippi, ed ancor oggi effettuato dai marinai di tutto il mondo. Un sistema simile fu utilizzato quasi due secoli dopo per ripulire il mar Adriatico dalle cluster bomb su idea di un valente ufficiale italiano, il comandante Valter Maggiani, ma questa è un’altra storia.
ramponi usati dai pescatori di frodo adattati per la raccolta delle cluster bomb – museo storico del dragaggio – La Spezia – photo credit @andrea mucedola
Le mine urtate da queste primitive apparecchiature esplodevano ad una distanza di relativa sicurezza per gli equipaggi, consentendo quindi alle navi maggiori di poter precedere con relativa tranquillità. Dopo la Guerra Civile il Governo degli Stati Uniti cercò di concentrare le poche risorse nella ricostruzione della flotta; l’Ammiraglio Porter, nel 1869, aprì un centro di studi sulle torpedini e sul modo di contrastarle. Ironicamente al Comandante Thomas Selfridge, ex Capitano della USS Cairo, fu assegnato il US Navy Torpedo Corps, il primo reparto organico di contromisure mine della storia. Tale iniziativa ebbe termine nel 1885, quando i fondi governativi vennero inspiegabilmente tagliati, e nulla valse l’udienza al Congresso di Porter, nel 1886, in cui denunciò i rischi conseguenti all’abbandono di suddetti studi [40].
Nel frattempo, l’Ufficio per la protezione costiera, gestito dall’US Army, varò un piano di difesa che comprendeva campi minati in ausilio alle artiglierie costiere. Nel 1890 fu approvata la posa di mine per la difesa del fiume Potomac [41] . Il loro scopo non era quello di distruggere eventuali navi nemiche ma di ritardarne il movimento e renderle facile bersaglio delle batterie costiere. Un uso limitato, se vogliamo, a fronte delle potenzialità dell’arma subacquea ma che fa comprendere quanto poco le mine fossero considerate dallo Stato Maggiore della Marina Statunitense.
In sintesi, al termine della guerra civile, furono delineati per le torpedini cinque possibile tipi di impiego:
- ordigni lasciati alla deriva in superficie o agganciati al di sotto di un galleggiante ad una certa profondità;
- ordigni ancorati o posti sul fondo, nel mezzo di aree di sicuro transito di navi, ed attivati remotamente tramite cavi elettrici;
- ordigni posti a contatto di uno scafo da operatori subacquei e fatti saltare tramite un sistema a tempo;
- ordigni trainati e diretti contro altre navi;
- ordigni posti alla fine di lunghi pali (spar torpedo) per esplodere a contatto.
Di questi il primo ed il secondo fanno ancora parte in qualche modo della guerra di mine in quanto nel primo caso, anche se vietate dalla Convenzione dell’Aia, l’uso delle mine alla deriva è stato causa di danni anche nella storia recenti e, nel secondo caso, l’impiego di mine ormeggiate, da quote profonde fino alle very shallow water, è ancor oggi possibile e rappresenta un’alternativa costo efficace. Nel terzo caso, l’impiego di armi a contatto è divenuto patrimonio dei reparti navali speciali che ne custodiscono gelosamente gli sviluppi; il quarto impiego si estinse nell’ultimo conflitto mondiale in quanto poco praticabile ed efficace. Infine, l’ultimo, derivato dai David, si è evoluto con il siluro moderno ed alcuni mezzi di attacco dei reparti speciali della seconda guerra mondiale, i famosi barchini esplosivi. ma questa è un’altra storia.
fine parte IV – continua
immagine in anteprima: Confederate Submarine H.L. Hunley. Cutaway drawings published in France, based on sketches by William A. Alexander, who directed her construction – U.S. Naval Historical Center Photograph #: NH 58769 – autore sconosciuto – user Rainer Zenz –File:Hunley-1.jpg – Wikimedia Commons
Una sorpresa per te su Amazon Music unlimited Scopri i vantaggi di Amazon Prime
Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
PAGINA PRINCIPALE
Note
[37] Il nome David fu dato dal suo inventore, il capitano Francis D. Lee, riferendosi al Davide biblico che con una fionda uccise il gigante Golia. Nonostante l’idea fosse originale, i David non collezionarono successi fino al 1863 quando furono ulteriormente sviluppati dal consorzio di Horace Hunley con la costruzione del semi sommergibile Hunley.
[38] Il CSS Hunley dopo tre tentative falliti, durante i quali perì anche il suo inventore con sette uomini di equipaggio, riuscì ad affondare l’USS Housatonic, una nave ad un ponte, armata con una decina di cannoni. L’Hunley penetrò la nave con la lunga asta alla quale era collegata la torpedine, che esplose all’urto affondando entrambe le unità.
[39] Con il termine fascia coperta si intende l’area di influenza di una certa apparecchiatura rispetto al moto. Nel caso specifico, due apparecchiature con fasce sovrapposte, avevano maggiori possibilità di intercettare le mine.
[40] Morris David, The Mine Warfare Cycle: History, Indications, and future, CSC 1997
[41] Ne furono posate cento quarantasette mine, comandate da stazioni fisse collocate a Fort Washington ed a Fort Hunted ed assegnate, significativamente, alla responsabilità dell’Esercito – Fonti Archivi US. NAVY – US Post Graduate School, Monterey CA.
- autore
- ultimi articoli
ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.