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Valcour: lo scontro sul lago – parte III

tempo di lettura: 9 minuti

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livello medio
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XVIII SECOLO
AREA: NORD AMERICA
parole chiave: Valcour
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Il 5 ottobre la flottiglia britannica era salpata da Saint Jean e il 9 ottobre si ancorò a Windmill Point dove fu raggiunta dall’Inflexible; oltre ai bastimenti armati contava circa 50 battelli disarmati per il trasporto delle truppe. L’11 ottobre la flottiglia, al comando del capitano Pringle, costeggiò la riva orientale di Grand Isle diretta verso Crown Point, dove si supponeva si trovasse la flottiglia di Arnold; il vento spirava verso sud, ma Arnold, avvertito dai suoi esploratori dell’avvicinarsi del nemico, aveva deciso di attendere l’attacco all’ancora, in quanto riteneva che affrontare la superiore flottiglia britannica in movimento e in acque meno ristrette avrebbe condotto in un sicuro disastro. Dopo essere trasbordato dalla Royal Savage alla galea Congress ordinò alle galee di salpare ed avanzare oltre il capo meridionale dell’isola. Lo scopo di questa manovra era forse quello di attirare i bastimenti nemici verso la sua linea di battaglia. Solo verso le 11:00 la flottiglia britannica, ormai arrivata a sud dell’isola, avvistò prima la Royal Savage e poi le altre unità continentali. Pringle ordinò immediatamente alle sue unità di virare ed attaccare, senza dare alcun ordine circa la formazione da assumere. La manovra risultò complicata perché i suoi bastimenti per avvicinarsi all’avversario dovevano navigare controvento, correndo dei bordi.

Anche i quattro bastimenti avanzati continentali avevano ora il vento contrario per rientrare nel canale e raggiungere la loro linea di battaglia. Grazie ai remi, le galee riuscirono a raggiungere il resto della flottiglia e a prendere le loro posizioni nello schieramento, ma la goletta, poco manovrabile, fallì ripetutamente i tentativi di virare in prua e scarrocciò sottovento. Analogamente alle galee continentali le cannoniere britanniche manovrate a remi riuscirono ad avanzare e a portarsi a portata di tiro. La loro prima vittima fu il Royal Savage che fu gravemente danneggiato allo scafo e all’alberatura a tal punto che, impossibilitato a manovrare, andò ad arenarsi contro la punta meridionale dell’isola. Abbandonato dall’equipaggio, nella notte fu abbordato e bruciato dai britannici. Le cannoniere troppo concentrate contro la goletta furono attaccate da alcuni bastimenti continentali che, salpati per portarle soccorso, le presero sotto il loro tiro; le cannoniere si ritirarono e si disposero anch’esse in linea di fronte ed iniziarono a cannoneggiare i continentali.

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Mappa del lago Champlain con indicata con linea tratteggiata la rotta seguita dalla flottiglia continentale in fuga, l’area del combattimento del 13 ottobre e il luogo dove Arnold portò ad arenare la Congress e 4 gondole; “The American Military Pocket Atlas”, 1776.

I maggiori bastimenti britannici ebbero anch’essi difficoltà nel manovrare di bolina nelle acque ristrette del canale e scaddero sottovento, allontanandosi; tra di essi vi era la Thunderer, il bastimento più potente, che non riuscì a far altro che sparare qualche colpo del tutto inefficace a grande distanza. Inizialmente soltanto la Loyal Convert, grazie ai remi, riuscì a raggiungere le cannoniere; successivamente giunse anche l’Inflexible che sparò alcune fiancate molto efficaci prima di scadere anch’essa sottovento.
Da mezzogiorno fin verso le cinque del pomeriggio il combattimento si ridusse ad un continuo scambio di cannonate tra le due linee nel quale i continentali ebbero la peggio a causa della superiore potenza di fuoco delle cannoniere e del loro scarso numero di marinai e cannonieri addestrati. Quando il suo equipaggio cominciò ad essere decimato dalle perdite, lo stesso Arnold si mise personalmente a puntare i cannoni della Congress, che si trovava al centro della linea. Numerose palle trapassarono lo scafo della galea, alcune sulla linea di galleggiamento, ed anche l’albero e l’antenna furono danneggiati.

Durante il combattimento gruppi di indiani furono sbarcati su Valcour e, insieme a quelli che si erano appostati sulla riva del lago mantennero un vivace fuoco di fucileria contro i continentali. La New York ebbe quasi tutti gli ufficiali uccisi o feriti e subì altre perdite quando uno dei suoi cannoni esplose; anche la Washington subì forti perdite e fu colpita numerose volte sia allo scafo che all’alberatura, così come la Trumbull che fu colpita da 20 a 30 volte. La Philadelphia fu gravemente danneggiata e affondò un’ora dopo la fine del combattimento. Due ore dopo l’inizio del combattimento anche il Carleton riuscì a portarsi a tiro: attraversò la linea delle cannoniere e si ancorò a circa 500 m dalla linea continentale: le dimensioni e la vicinanza all’avversario l resero il bersaglio principale. Con gli ufficiali più anziani feriti, il comando passò al diciannovenne guardiamarina Edward Pellew, futuro protagonista delle guerre napoleoniche sul mare. Cominciando a far acqua, dovette ritirarsi e a fatica si portò fuori tiro. Nel frattempo una delle cannoniere britanniche fu distrutta dall’esplosione della sua santabarbara colpita da una palla. Verso le 17 ambedue le flottiglie cominciarono a scarseggiare di munizioni. Quasi di mutuo accordo cessarono il fuoco e Pringle fece arretrare le cannoniere fuori tiro. Le perdite britanniche ammontarono a circa venti caduti, quelle continentali a 60.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è VALCOUR-16-378x1024.jpg

Schizzo del tenente Hadden con indicata con la linea tratteggiata “E” la rotta seguita dalla flottiglia continentale la notte dell’11 e il mattino del 12 e con la linea tratteggiata “D” lo schieramento della flottiglia britannica durante la stessa notte. Hadden’s Journal and Orderly Books.

Le cannoniere e i bastimenti maggiori, compreso il Thunderer che finalmente era riuscito a raggiungere il resto della flottiglia, si ancorarono in linea di fianco appoggiando il fianco destro a Garden Island, un isolotto posto subito a sud della punta meridionale di Valcour, e il fianco sinistro vicino alla riva del lago. All’estrema destra vi era il Thunderer e all’estrema sinistra la goletta Maria. Lo sbarramento avrebbe dovuto impedire la fuga dei continentali, ma sembra che tra la Maria e la riva sia stato lasciato un varco troppo ampio. Arnold, d’accordo con i suoi ufficiali, decise di tentare di sfuggire ai britannici e ritirarsi verso Crown Point: con il calare della notte i bastimenti continentali si misero in movimento a remi e in linea di fila attraversarono il varco tra la riva del lago e la Marie approfittando dell’oscurità e probabilmente di una densa nebbia. Solamente il mattino dopo i britannici si accorsero della loro fuga (vedi Nota).

Al mattino del 12, molto dispersi, i bastimenti continentali giunsero all’isola Schuyler, 11 km a sud di Valcour, mentre la galea Trumbull si ancorò ancora più a sud; eseguite le più necessarie riparazioni, nel pomeriggio Arnold, dopo aver affondato tre gondole troppo malconce, salpò nuovamente. Il vento continuava ad essere contrario, rendendo faticoso l’avanzamento delle gondole che dovettero continuamente far ricorso ai remi. Naturalmente il vento era contrario anche per i britannici che al mattino del 12 avevano intrapreso l’inseguimento. Nella notte tra il 12 e il 13 l’equipaggio della gondola Jersey dovette abbandonarla; essa sarà ritrovata arenata solamente qualche giorno dopo dai britannici. In coda alla sfilacciata formazione continentale si trovava la galea Washington, troppo danneggiata per mantenere il passo con gli altri bastimenti. Al mattino del 13 il vento risultò favorevole per la flottiglia britannica che era poco a sud dell’isola Schuyler mentre quella continentale, circa 14 km più a sud, lo aveva invece ancora contrario, un evento consueto sul Champlain. I britannici riuscirono quindi a raggiungere la Washington che, troppo danneggiata per poter rispondere al fuoco e con pochi uomini ancora illesi, dopo poche fiancate si arrese. Anche se più tardi il vento divenne favorevole anche per i continentali i bastimenti più veloci e non danneggiati della flottiglia di Pringle raggiunsero la Congress che fu attaccata dalla Maria, dall’Inflexible e dal Carleton; il combattimento durò due ore e mezza mentre i quattro bastimenti venivano spinti sempre più a sud e raggiunsero quattro gondole continentali che si erano portate più a sud. Infine, Arnold dovette rassegnarsi a dirigere insieme alle gondole Providence, New Haven, Connecticut e Boston nella baia di Panton (ora nota come Baia di Arnold). Dopo averle portate ad arenare le mise a fuoco. Con i suoi uomini riuscirà a raggiungere prima Crown Point, che fu poi abbandonato, e poi il forte Ticonderoga. Anche il cutter Lee era stato portato ad arenare in un momento imprecisato, ed abbandonato dal suo equipaggio; fu trovato nei giorni successivi dai britannici.

Della flottiglia di Arnold si salvarono solamente lo sloop Enterprise che, essendo stato adibito a nave ospedale non aveva preso parte diretta al combattimento dell’11, la goletta Revenge e la galea Trumbull.
La spedizione britannica, ora padrona del lago, si arrestò davanti a forte Ticonderoga, dove i continentali si erano arroccati. L’arrivo del precoce inverno del lago Champlain, la prima neve cadde il 20 ottobre, bloccò ogni operazione militare. Dopo qualche inefficace scaramuccia i britannici si ritirarono per l’inverno a forte Saint Jean, rimandando la conquista del Forte Ticonderoga all’anno successivo.
All’esistenza della flottiglia di Arnold si deve sicuramente il fatto che la spedizione britannica sia stata avviata così tardi nella stagione per attendere l’arrivo dell’Inflexible che avrebbe garantito la superiorità navale sul lago; se fosse partita un mese prima probabilmente Forte Ticonderoga avrebbe potuto essere conquistato nel 1776, accelerando così le operazioni britanniche dell’anno successivo, ossia la nuova invasione comandata dal generale Burgoyne che invece dovette ripartire da Saint Jean per seguire la stessa via della precedente; il rinvio al 1777 diede tempo all’esercito continentale di rafforzarsi e di sconfiggere le forze di Burgoyne a Saratoga.

Aldo Antonicelli

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Nota

Nella seconda metà dell’800 alcuni storici misero in dubbio il fatto che nella sua ritirata la flottiglia di Arnold avesse realmente attraversato la linea britannica e sostennero invece che avesse circumnavigato l’isola Valcour doppiandone l’estremità settentrionale e discendendo lungo la sua costa orientale. Nel rapporto scritto al generale Gates il 12 ottobre, Arnold si era limitato a riferire che la flottiglia era salpata alle sette di sera e si era ritirata senza essere molestata dal nemico, senza specificare quale rotta avesse seguito. Il suo secondo in comando, generale Waterbury, che era stato preso prigioniero quando la Washington si era arreso ed era poi stato liberato sulla parola, scrivendo al presidente del Congresso il 24 ottobre, aveva invece affermato che nel consiglio tenuto al termine della battaglia “…[fu deciso] di ritirarsi attraverso la loro flotta per raggiungere Crown Point, cosa che fu fatta in tale segretezza che passammo attraverso di loro completamente inosservati…”; la sua è l’unica testimonianza scritta di parte continentale che dichiari che la flottiglia abbia attraversato lo schieramento avversario. Il primo a sostenere invece che essa circumnavigò Valcour da nord fu P. Palmer in “The History of Lake Champlain” pubblicato nel 1866; in seguito W.C. Watson in due articoli pubblicati nel 1874 e nel 1871 sostenne la stessa teoria. Entrambi facevano riferimento a testimonianze tramandate oralmente da persone del posto (Watson, la cui famiglia risiedeva in una cittadina posta sulla riva del Champlain in prossimità dell’isola Schuyler, ricordava quello che gli aveva narrato il padre che aveva conosciuto alcuni degli ufficiali che servirono sotto Arnold nella campagna del 1776 e ciò che veniva ricordato da componenti di un’altra famiglia residente sulla riva vicino a Valcour). Tali testimonianze rimasero però circoscritte all’interno di una piccola area.
Le loro affermazioni furono riprese in un articolo di L.H. Bolander pubblicato sul numero di dicembre 1929 di Proceedings. Secondo Bolander, la dichiarazione di Waterbury che la flottiglia era passata “attraverso” quella nemica non era da intendersi letteralmente, ma è difficile pensare che se effettivamente i continentali avevano doppiato l’isola Valcour a nord ed erano passati lateralmente allo schieramento britannico, Waterbury avrebbe omesso di scriverlo specificatamente descrivendo invece quella manovra come un “trough”. Bolander riteneva anche che le testimonianze di fonte britannica non fossero attendibili in quanto nessuno a bordo della flottiglia si accorse della fuga di Arnold, e quindi non avrebbero potuto sapere dove fosse effettivamente passato. È però da tener presente che Waterbury che fu catturato quando la Washington si arrese e il suo equipaggio avrebbero potuto riferire ai britannici le circostanze esatte della fuga.
L’articolo di Bolander non teneva nemmeno conto di quanto aveva dichiarato il tenente britannico Hadden, che partecipò alla battaglia, il quale nel suo “Hadden’s Journal and Orderly Books” pubblicato nel 1884 a cura del generale Horatio Rogers, scrisse esplicitamente che la flottiglia si ritirò verso Crown Point “passando attraverso la nostra flotta alle 10 circa della notte senza essere scoperta”. Lo stesso Hadden allegò al libro una mappa sulla quale indicò la posizione dei bastimenti britannici e tracciò la rotta lungo la riva orientale del Champlain che Arnold aveva seguito. È possibile che il suo disegno sia stato quello utilizzato da W. Faden per realizzare la sua nota mappa “The Attack and Defeat of the American Fleet” stampata a dicembre del 1776, che è postillata “Ricavata dal disegno di un ufficiale presente sul posto”. Un’altra mappa del lago Champlain pubblicata nell’American Military Pocket Atlas, datato 1776, mostra la disposizione delle due flottiglie durante l’11, 12 e 13 ottobre, e con una linea tratteggiata il percorso seguito da Arnold costeggiando la riva occidentale del canale tra Valcour e la riva.

La versione proposta da Palmer e Watson è sicuramente interessante e teoricamente possibile, è pero da rilevare che la distanza dal posto d’ormeggio della flottiglia continentale alla punta meridionale dell’isola doppiandone la punta settentrionale era di circa 6 km, una parte dei quali da effettuare controvento, distanza da aggiungere agli 11 km necessari per raggiungere la tappa più vicina, l’isola Schuyler; allungare il percorso di più del 50% in termini di distanza e probabilmente molto di più in termini di tempo, sembrerebbe quindi un rischio visto lo stato di stanchezza degli equipaggi che avevano ancora da coprire un lungo percorso prima di giungere alla salvezza rappresentata dal forte Ticonderoga. È d’altra parte abbastanza inverosimile ritenere che se effettivamente la versione della fuga diffusasi fosse stata errata, nelle settimane e nei mesi successivi sia lo stesso Arnold che gli altri membri degli equipaggi non avessero rivelato pubblicamente come essa si fosse svolta realmente. Tutti gli storici moderni concordano che la flottiglia di Arnold si ritirò passando tra la riva occidentale del lago e l’ala sinistra dello schieramento britannico. J. Bratten nel libro dedicato alla Philadelphia, riporta una lettera aperta scritta nel 1777 da alcuni comandanti dei bastimenti britannici che servirono sotto Pringle nella battaglia, in cui essi confutavano la sua asserzione che la fuga dei continentali fosse stata favorita dall’oscurità, ed asserivano che invece era stata causata dall’eccessiva distanza che il loro comandante aveva lasciato tra l’estremità sinistra dello schieramento e la riva del lago.
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